Epilogo
Si sente un naufrago, quando si tratta di navigare nel rapporto che ha edificato con Levi. Nonostante siano trascorsi sette anni - i primi dei quali spesi a profondere ogni energia di loro stessi nel tentativo di mantenere un equilibrio, precario sì, ma che poi è divenuto stabile col corso del tempo -, Eren si chiede ancora come sia possibile percepire vive quelle giovani emozioni scalpitare nel suo petto. Come ora, ad esempio, che si baciano piano sui gradoni della chiesa di San Francesco di Paola, nella piazza del Plebiscito, con una pizza al portafoglio fra le mani e gli anelli nuziali che pendono dal collo. Le catenine si intrecciano mentre le loro labbra si saggiano, la rada barba di Eren che graffia appena la pelle candida dell'uomo, una sensazione che, a detta sua, lo infastidisce notevolmente.
Eppure Levi non si discosta dalle attenzioni che gli sta riservando, ma, al contrario, insinua le dita nelle ciocche lunghe sulla nuca, alcune raccolte in una mezza coda, ed approfondisce quel contatto, la lingua che scivola sulla sua, urta i denti, e che si allontana soltanto per inseguirla ancora. Si distacca per guardarlo negli occhi, palpebre cadenti e sorrisi stanchi per l'intensa settimana lavorativa. -Ti amo.- soffia Levi, ed Eren non può risparmiargli una risatina, mentre intreccia le loro dita.
-E questo a cosa lo devo? Non ricordo neppure l'ultima volta che me l'hai detto.-
-Per l'appunto.- sorride trionfante, mentre lo bacia di nuovo, 'sta volta a fior di labbra, il retrogusto di salsa sulla lingua. -Non ti sembra forse il momento più adatto per ripetertelo? Qui,- e fa cenno con la mano per indicare l'ampia e ghiacciata scalinata –dove te l'ho detto per la prima volta a sedici anni, ricordi?-
Le iridi di Eren si illuminano nel far riemergere a galla quella memoria, un sorriso che gli brilla negli occhi, si aggancia al corpo che rabbrividisce di malinconia. Ma 'sta volta no, nessun pentimento, neppure un rimpianto, perché ciò che vuole gli è seduto di fianco, si chiama Levi Ackerman, Lee quando fanno l'amore e sospira il suo nome. Ecco, ora vorrebbe proprio stringerlo fra le sue braccia, sentire che anche quel passato che li ha visti rivali sia ormai sepolto alle loro spalle, e che, nonostante i battibecchi furiosi e gli screzi continui, nulla sia mutato.
-Ricordo.- ricorda tutto, Eren, ingenuo Levi se ha creduto che potesse trovarlo impreparato a riguardo. La loro storia, lui, ce l'ha cucita nella mente, e la ripercorre quando l'altro meno se l'aspetta, ad esempio mentre il telegiornale riempie casa di notizie nere, o quando, davanti alla vetrata del suo ufficio, riflette sul loro rapporto.
Ecco perché naufraga sempre, mica è semplice fare ammenda a tutte quelle avventure, a quelle migliaia di parole preziose, anche a quelle inutili e provocatorie. Mica è semplice, però ci prova, a ricordare tutto, anche se ogni giorno si aggiungono nuove avventure, nuove parole preziose, e altrettante inutili e provocatorie. Cavolo, ora ha proprio voglia di fare l'amore.
-E c'ho voglia di fare l'amore, ora. Mannaggia a te, Levi Ackerman.- glielo dice, mica si risparmia, come Levi che non si ferma dal riservargli una risata compiaciuta, mentre affonda il volto nel suo collo e gli succhia un lembo di pelle, maledetto lui, proprio sotto l'orecchio, ed un sospiro grondante di anticipazione si leva nell'aria.
Socchiude gli occhi, Eren, e fosse per lui getterebbe immediatamente la pizza nel primo cassonetto disponibile solo per strattonarlo verso la macchina e farsi prendere lì dentro, come quando erano ragazzini. Però la giornata non è ancora conclusa: aspetta, aspetta, si dice, lo supplica. Gli poggia una mano sul petto, lì dove la catenina fredda gli ricorda l'esistenza concreta di un legame potente, e lo scosta debolmente mentre schiude gli occhi lucidi d'emozione. -Aspetta, ho una cosa da darti.-
Le sopracciglia di Levi si stringono in un dubbio, ed Eren, senza lasciare spazio ad ulteriore imbarazzo, infila una mano nella tasca interna della giacca di pelle, sotto la quale si cela un reperto storico incredibile, uno di quelli che sa, che lo farà commuovere. È forse spietato, nel volerlo vedere piangere, proprio come si è emozionato lui scovandola fra altre mille lettere ingiallite.
-È tua.- gliela porge a capo chino, la vergogna gli dirige lo sguardo altrove, mentre Levi si passa la lettera fra le dita, rigirandola un paio di volte, prima di sollevarne la linguetta ed iniziare a leggere. Perché sa, che quel giorno di sette anni prima non avrebbe potuto dire altro se non "Ti amo, ti amo, non ho smesso mai, perdonami", come un mantra, mentre Levi lo prendeva fra le lacrime di sollievo, di una riconciliazione finalmente divenuta possibile e definitiva.
Perché sa, che non esistono parole per poterlo spiegare; però quel giorno ha intimamente creduto che fosse possibile, esprimere un amore come il loro, e ha deciso di osare, lui che non ha osato mai. Lui che ha imparato a farlo al suo fianco, finché osare non è divenuto un rito quotidiano.
Perché Paura, non gli fa più paura da quel giorno.
Oggi parlo di te in questa lettera, racconto di noi, di me. Ci siamo persi tante volte, ma oggi non più. Oggi, invece della mia paura, ho scelto te.
Perché è vero che siamo cambiati, però certe cose, lo sappiamo entrambi, non cambieranno mai.
A te, a noi, a me.
Eren
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