25
Pov. Nora
Sì. La mia vita doveva prendere una piega diversa.
Ciò che era avvenuto in questi pochi mesi al college, non potevo di certo cancellarlo, ma non potevo nemmeno fare finta di niente.
La natura era stata crudele, meschina, a legarmi così fortemente alla persona che, anche se da poco, mi era entrata nelle vene come eroina.
Pensavo a lui dalla mattina alla sera, dal sorgere del sole al suo tramontare, ma mi sforzavo, con l'aiuto di Izzy, di allontanare il suo viso dalla mia mente almeno per un po' durante il giorno.
E stava procedendo tutto secondo i piani - shopping, cinema, feste in discoteca in cui conoscere ragazzi nuovi - fino a quando, proprio ad una di queste feste, successe il caos.
<<Vedrai, stasera sono sicura che troverei un bel ragazzo con cui pomiciare e scordarti di Bieber, per quanto possa essere possibile siccome è tuo fratello>> esordisce la bruna all'entrata del locale notturno nel quale mi ha portato.
All'inizio, avevo ribattuto, non mi sembrava il luogo migliore in cui far affogare i miei pensieri e le mie ansie, in più nella sua condizione di ragazza incinta, avrei convenuto rimanere a casa davanti ad una tazza di tè e ad un bel film.
<<Non c'è bisogno che me lo ricordi ogni volta>> borbotto avanzando lungo la fila di persone che stava aspettando di entrare.
<<Scusa, è che anche per me è difficile da digerire>>
Di certo non quanto per me.
Sospiro, cercando di concentrarmi sulla serata a venire e non su altro di biondo e tatuato.
Una volta dentro, un sorriso meravigliato mi si dipinge immediatamente sul volto. Quel posto era enorme e, a discapito di quello che si potrebbe pensare, accogliente e luminoso.
Dai cartelloni posti all'esterno, quella sera avrebbe dovuto esserci una festa anni '60 con musiche e canzoni dello stesso periodo, ed infatti i primi ragazzi che intravedo indossano quasi tutti magliette bianche e giacche di pelle con qualche logo ricamato sul retro.
Al ritmo di Jailhouse Rock, del mitico Elvis Prisley, avanzo tra la folla seguita da Izzy, che mi posa le mani sulle spalle tipo trenino di capodanno ed inizia ad ancheggiare facendomi ridere.
Trovato un posto abbastanza largo per scatenarci entrambe, iniziamo a ballare alzando le braccia e muovendo i fianchi e le gambe come avrebbe fatto il re del rock 'n' roll.
***
Non eravamo arrivate nemmeno da dieci minuti e già alcuni ragazzi si erano messi a ballare intorno a noi, lanciandoci occhiate a dir poco maliziose.
Ero lì per divertirmi, giusto?
Con quella domanda nella testa mi avvicino ancheggiando a quello, a mio parere, più carino dei quattro, il quale mi aveva fissato sin dal suo arrivo in pista con molta, troppa insistenza.
Gli sorrido e inizio a ballare di fronte a lui, questa volta una canzone molto più lenta e sensuale ma allo stesso tempo coinvolgente e adrenalinica.
Il moro dagli occhi verdi come smeraldi, mi cinge i fianchi prima di cominciare anche lui a muoversi a ritmo con me.
<<Sei brava, sai?>> mi urla all'orecchio per sovrastare la musica.
<<Grazie>> rispondo io con voce altrettanto alta.
Poi, i nostri occhi si incrociano per qualche secondo. Sono sicura che voglia provare a baciarmi, e non mi dispiacerebbe affatto se, all'improvviso, non mi fosse venuta una terribile sete da costringermi ad abbassare lo sguardo.
<<Io vado a prendere qualcosa da bere, vieni con me?>> chiedo legandomi i capelli in una coda alta. Fa troppo caldo lì dentro per tenerli sciolti.
<<Certo, così offro io>> risponde il ragazzo seguendomi.
Una volta seduti al bancone, per quanto ci è possibile, iniziamo a chiacchierare, e scopro che, forse, Izzy aveva ragione nel dire che avrei trovato un sostituto per Justin.
Caleb, così si chiama il bel moretto dagli occhi chiari, studia giurisprudenza a Miami ed è al primo anno, proprio come me, ma ha un anno in più. Mi racconta che il secondo anno di liceo è stato bocciato a causa delle numerose assenze per via della malattia del padre, morto di cancro l'anno dopo.
<<Ma.. È terribile, non è stata colpa tua>> esclamo indignata. Come si può bocciare un ragazzo solo perché si preoccupa del padre e resta a casa da scuola. Mi sembra più che lecito.
<<Lo so, ma in ogni caso è passata ormai>> mormora, ma dal suo tono capisco che, invece, quella ferita è ancora molto aperta.
Continuiamo a conversare per qualche minuto, fino a quando noto il suo sguardo spostarsi oltre le mie spalle varie volte.
<<Che succede?>> domando senza però girarmi.
<<Sembra che un altro ragazzo ti abbia messo gli occhi addosso>> dice, facendo cenno con la testa in direzione opposta alla mia.
Con lentezza quindi mi giro, e quello che scopro mi fa accellarare i battiti, non so se di rabbia o di emozione.
Gli occhi del biondo seduto davanti ad un cocktail color rosso scuro, si incastrano perfettamente con i miei, che alzo verso il soffitto in segno di seccatura.
Cosa fa? Mi pedina adesso?
<<Chi è quel tizio? Lo conosci?>> chiede Caleb appena torno nella mia posizione.
Cosa dovrei rispondere adesso? Che è il mio ex o mio fratello?
<<No>> mento, alzando le spalle e sorridendogli prima di afferrare la cannuccia del mio drink e portarmela alle labbra in modo sexy.
Pov. Justin
Non posso crederci!
Sta già flirtando con un altro e per di più davanti ai miei occhi.
Ma che cazzo di colpa ne ho io se...
La mia mente non riesce a finire la frase perché subito viene attratta da alcuni movimenti davanti a me: Nora sta andando in pista con quel ragazzo.
La gelosia si impossessa di me e di colpo vorrei alzarmi e andargli a spaccare quella faccia da pervertito che si ritrova, ma rimango immobile. Lei non mi perdonerebbe mai se facessi una cosa simile.
E poi, è felice, penso mentre la guardo danzare accanto a colui che in quel momento invidio e odio come solo Dio sa cosa.
Non riesco ad accettare il fatto che non sia più mia, che potrebbe innamorarsi di qualcun altro scordandosi di me, di quello che abbia avuto e vissuto insieme.
Scuotendo la testa, mi volto alla mia sinistra dove Dominik, il ragazzo con cui sono venuto alla festa, sta animatamente conversando con una ragazza bionda e piuttosto appariscente.
Beh, già che sono qui, sarà meglio che mi diverta anche io.
Così, mi alzo dallo sgabello e mi dirigo nel bel mezzo del caos, dove inizio a guardarmi intorno in cerca di una bella ragazza con cui ballare e scambiare due chiacchiere.
Ed è proprio mentre cammino, con le mani nelle tasche dei jeans, che mi imbatto nella chioma rosso fuoco e nel vestitino blu elettrico a me fin troppo famigliari.
Sposto lo sguardo più in basso, per notare solo in un secondo momento che le mani di quel figlio di puttana sono finite lentamente sotto il suo vestito.
Stringo i pugni nel vedere quella scena, ma sopratutto nel constatare che lei non fa nulla per impedirglielo.
Mi sembra quasi impossibile. Nora non è così, non si lascerebbe mai palpare da uno sconosciuto.
Forse è ubriaca, penso, avvicinandomi di più alla coppia senza però dare nell'occhio.
Ed è proprio in quel momento che i miei dubbi diventano certezze.
La vedo scoppiare a ridere e barcollare all'indietro, per poi reggersi al ragazzo che, senza pensarci due volte la bacia con tanto di lingua prima che lei si ritragga e gli molli un sonoro schiaffo sulla guancia leggermente barbuta.
Brava piccola!
Esulto mentalmente nel vedere la sua reazione ed ora riconosco finalmente la vera Nora, quella con più palle di una squadra di giocatori di Baseball.
Quel gesto però, non è affatto gradito dal morettino, che le afferra un polso e inizia a strattonarla.
Eh no, questo è troppo.
Avanzo a passo deciso facendomi spazio tra gli improvvisati ballerini di musiche anni '60 e mi piazza davanti a loro.
<<Se la tocchi di nuovo, puoi dire addio a quegli occhi verdi che ti ritrovi>> grido, in modo tale che lui capisca bene le mie parole.
<<E ti chi cazzo sei? La sua guardia del corpo?>> sbraita l'altro tenendo ancora ben saldo il polso della ragazza, la quale cerca in tutti i modi di liberarsi.
<<Sono...>> mi blocco, non so che dire, così continuo la frase in altro modo.
<<Chi sono non ti riguarda, lasciala andare se vuoi concludere bene questa serata>>
Dopo secondi interminabili in cui i nostri sguardi si sfidano in un duello silenzioso, lui lascia la presa su Nora e se ne va, lasciandoci soli uno di fronte all'altra. La rossa mi guarda per un istante, per poi osservare il rossore sul suo polso.
<<Stai bene?>> domando avvicinandomi a lei, la quale però indietreggia.
<<Sì, grazie per avermi difeso>> borbotta biascicando un po' le parole.
In quel momento anche Izzy fa il suo ingresso in mezzo a noi, e i suoi occhi castani si spalancano nel vedermi.
<<Che ci fai tu qui?>> chiede curiosa ma anche un po' stizzita.
Sbuffo, è palese che io non sia desiderato lì.
<<È ubriaca, non lo vedi? Andiamo, vi serve un passaggio>> dico voltandomi senza nemmeno aspettare una loro risposta.
So già che mi seguiranno.
***
<<Beh, grazie, davvero>>
La sua voce è un sussurro ma io lo sento benissimo talmente concentrato come sono su di lei.
Fa per entrare nella sua stanza, ma le afferro la mano, è più forte di me.
I suoi occhi dorati di fondono nei miei e io sento una scossa, un'energia che mi spinge ad accarezzarle il viso.
E lo faccio, senza esitazioni.
Le accarezzo la tempia, poi la guancia e infine il collo, quel collo che vorrei tanto poter baciare, leccare e marchiare come un tempo.
Nora chiude gli occhi, abbandonandosi alla mia coccola, mentre una lacrima le riga il viso. Gliela asciugo, so quanto stia soffrendo perché sto soffrendo anche io quanto lei, e la attiro verso di me in un abbraccio.
La stringo forte e lei ricambia, sento il suo cuore battere contro il mio petto. Mi abbandono a lei comoletamente, fino a quando non pronuncia quella frase che mi riscalda tutto il corpo:
<<Mi manchi>>
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