A Tender Kiss Under The Christmas Tree
Ismael si voltò verso la vetrata per osservare la città di New York in festa.
Era più luminosa che mai in quel periodo dell'anno.
Le strade erano piene di gente vociante, sentì le canzoni in sottofondo e il profumo dei dolci tipici che usciva dalle pasticcerie.
Il piccolo alberello nel soggiorno, era decorato con un mare di lucette intermittenti e pieno di palline colorate di ogni tipo.
Un rumore lo fece scattare, attirando la sua attenzione verso la porta della sala da pranzo.
Un batuffolo di piumino blu, dentro al quale si agitavano un ciuffo di capelli color vaniglia e un paio di occhi color pece, si avvicinò alla penisola della cucina.
Il bimbo mugugnò con le guance arrossate dal sonno, e un pugnetto intento a strofinare un occhio ancora mezzo chiuso.
«Leon» sorrise teneramente il padre prendendolo in braccio.
«'A 'che pipì» l'uomo sorrise alla parlata del figlio e lo accompagnò in bagno.
Poi, si lavarono le mani e quando furono nuovamente in soggiorno, Ismael fece sedere il bimbo sul divano.
Erano quasi le cinque del pomeriggio.
«Vuoi un po'di cioccolato caldo?»
«Ti! Ti!» esclamò battendo le mani sul cuscino morbido affianco a lui.
Ismael preparò due tazze di cioccolato denso al latte e le sistemò sul basso tavolino del salotto.
Leon allungò le manine per poter prendere la sua bevanda, ma il padre lo fermò con un piccolo schiaffetto.
«Fermo lì» mormorò sorridendo al broncio del bambino.
«Che ne dici se ci mettiamo il maglione che indossavi stamattina?»
«Ma è b'utto!»
«Non è brutto» disse scompigliandogli i capelli.
Lo aiutò ad indossare l'indumento, poi tornò in cucina per poggiare su un piatto dei biscotti che aveva sfornato qualche ora prima.
«Leon!» esclamò il padre vedendo il piccolo con le mani sporche di cioccolato.
«Cosa ti avevo detto?» lo rimproverò avvicinandosi.
Il bimbo, che stava guardando alternativamente lo schermo e la cioccolata, scoppiò in un pianto disperato.
Ismael si avvicinò sentendo il cuore stringersi alla visione di quei grossi lacrimoni, che coprivano gli occhioni da cucciolo del figlio.
«'Evo ibro» singhiozzò tirando sul con il nasino rosso.
«Il libro dovevi lasciarlo lì come la cioccolata. Papà ti ha avvisato. La cioccolata scotta» sorrise vedendo il figlio annuire.
Prese dei panni bagnati pulendo le piccole e sottili mani di Leon.
«E ora..» lo prese tra le braccia sollevandolo in aria, mentre una grossa risata e lievemente stridula scoppiò dalle labbra del bimbo «Beviamo il cioccolato e poi facciamo il bagnetto» gli lasciò due baci sulle guance prima di farlo sedere sulle sue gambe.
***
Quella notte, Leon, dormí tranquillo, ma il mattino dopo, si svegliò di buon'ora, cominciando a chiamare a gran voce il papà.
«Papino!» strillò più volte e Ismael, precipitatosi, lo trovò seduto nel letto con un peluche tra le braccia.
«Ciao ometto! Ti sei svegliato» lo prese in braccio.
«Che succede?» gli massaggiò il pancino.
«'Utto ogno»
«E cos'hai sognato?» cercò di essere il più naturale e rilassato possibile.
«'Ande agno!» aprì le braccia per indicare la dimensione del ragno al padre.
«Ma ora non c'è più, vero?»
Annuì.
«Meglio se andiamo a fare la pipì prima di fare il laghetto nel letto»
Quando andarono in cucina per fare colazione, Ismael preparò un succo di frutta per Leon con delle frittelle di mele.
C'era il sole, anche se l'aria era parecchio fredda.
Domani sarebbe stato il giorno di Natale.
Ismael sospirò passando una mano tra i capelli color miele.
Il Natale era il periodo più malinconico dell'anno, il momento in cui il passato entrava prepotentemente nella sua vita.
Illuminava i vuoti e le assenze.
Non importava quanto fosse diventato forte e indifferente, il Natale trovava il punto debole della sua corazza che si era costruito, riaprendo antiche ferite.
«Papino?» lo richiamó Leon muovendo le gambe sulla sedia color mogano.
«Dimmi cucciolo» sorrise accarezzandogli una guancia paffuta.
«'A let BabNat o'ri sta?» le iridi brillavano.
«Certamente! Ti ricordi che stasera dobbiamo lasciargli sotto all'albero dei biscotti e del latte freddo?»
«Si si!» esclamò con la bocca piena di frittelle.
Ismael preparò una tazza di caffè, sentendo all'improvviso il campanello suonare.
«'I è?»
«Adesso andiamo a vedere amore» lo prese in braccio.
Aprì la porta spalancando la bocca sentendo gli occhi inumidirsi velocemente.
«S-shawn, che diavolo ci fai qui?» chiese con voce incerta sentendo la rabbia attraversare il suo corpo.
«Ismael» disse il ragazzo appena arrivato.
I capelli color nocciola erano cresciuti leggermente ai lati, il leggero strato di barba era più scuro rispetto a quattro anni fa.
Leon si agitò tra le sue braccia per farsi mettere a terra.
«Giù! Giù!» disse e una volta che toccò con i piedini il pavimento, allargò le braccia verso il nuovo arrivato.
«'Gioetto!»
Shawn guardò Leon con uno sguardo sconcertato senza capire.
«Chi è questo cucciolo?»
Il giovane si inginocchiò a terra sorridendo ampiamente.
«Ciao» sussurrò.
«Gioetto!»
Alzò lo sguardo verso Ismael corrugando le sopracciglia.
«Penso voglia dire di dargli il gioco che hai nella tasca della felpa.»
Sbarrò gli occhi porgendo la macchinina al piccolo, al quale si illuminarono gli occhietti.
«Glazie!»
«Leon, non è tua.» lo bloccò per una mano.
«Ma, ma...»
«Può tenerla, me l'hanno appena regalata ad una bancarella di dolciumi» sorrise scompigliando i capelli al bimbo.
Quest'ultimo corse a sedersi sul tappeto del salotto, inziando a giocare.
«Da quanto?»
Ismael lo guardò assottigliando lo sguardo.
«Due mesi dopo che te ne sei andato»
Quelle parole colpirono Shawn che sospirò.
«Posso entrare?»
«Perché sei qui?»
«Volevo salutarti»
«Bene, l'hai fatto. Ora vattene»
Fece per chiudere la porta, ma l'altro ci poggiò la mano, tenendola aperta.
«Devo parlarti»
Entrò senza aspettare, mentre faceva scorrere uno sguardo lascivo lungo il corpo dell'altro.
Ad Ismael mancò un colpo.
Era talmente bello, non era cambiato dall'ultima volta.
Si spostò sulla sedia della cucina accomodandosi in silenzio.
Ogni tanto il padre guardava il figlio così spensierato.
«Quanti anni ha?»
«Quasi quattro» bevve un lungo sorso d'acqua.
Shawn sentì un brivido lungo la schiena; si fece violenza per non cedere al bisogno di sfiorare con le dita, quelle labbra perfette appena socchiuse.
«Mi hanno offerto un nuovo lavoro appena fuori città»
L'altro sentì il cuore battere troppo velocemente.
«Sono tornato per restare»
«Ma non sei rimasto quando avresti dovuto» sputò quelle parole con disprezzo.
«Era il mio sogno»
«Non ti ho mai chiesto di abbandonarlo..» si voltò sentendo le spalle irrigidirsi.
«Ma mi hai lasciato comunque»
Non seppe come ribattere. Era tutto vero.
Se quattro anni fa non avesse abbandonato Ismael, a causa della distanza, per quel sogno irrealizzabile ora..
«Devi dirmi dell'altro? Devo portare Leon all'asilo»
«No, io.. non ho un posto dove andare»
«E vorresti rimanere qui?» alzò un sopracciglio.
«Per una notte»
Ismael non distolse lo sguardo per alcuni minuti, poi sospirò.
«Entro ventiquattrore devi essere fuori da qui. Il divano è libero»
Si allontanò per avvicinarsi al figlio.
«Pronto per andare all'asilo?»
«Papi, 'o flddo» sussurrò con gli occhi lucidi.
«Dio, no..»
Sfiorò la fronte del piccolo con la mano, accorgendosi che la temperatura era troppo alta.
«Hai la febbre amore» sussurrò.
«Come faccio ora. Ho lezione tra mezz'ora» mormorò agitato. Fece sedere poi il bimbo sul divano, lo coprì e sedette accanto a lui.
«Posso stare io con lui» si offrì Shawn.
«No, sarebbe solo un disturbo»
«Lo faccio volentieri Ismael»
Era sincero. Riconosceva quegli occhi che spesso l'avevano spogliato con un solo sguardo. Quegli occhi capaci di farlo sentire la persona più bella del mondo.
Sentì la paura logorarlo da dentro. Aveva paura delle sue emozioni che pian piano stavano tornando in superficie.
«D'accordo»
«Qui ci sono le medicine..» andò in cucina, «Qui il pranzo.. e qui.. »
«Ismael, rilassati» l'afferrò per i fianchi, ma l'altro tenne le mani poggiate sul suo petto, facendo forza per allontanarlo.
«Ora è meglio che vada» sussurrò staccandosi dalle sue braccia.
Salutò il figlio uscendo di casa.
Non avrebbe resistito altrimenti, perché sapeva di essere ancora innamorato di lui, nonostante tutto, perché il vero amore non si scorda mai.
***
Quando Ismael tornò dal lavoro, li trovò seduti sul divano davanti al caminetto.
Le fiamme erano alte e rosse.
Shawn stava leggendo alcune favole, così, andò in cucina; avrebbe riscaldato il passato di zucchine e patate, scaldando una cotoletta per Leon.
Shawn era seduto su un lato del divano con Leon a cavalcioni sulla gamba sinistra.
Guardò Ismael vedendo la sua tensione, il suo nervosismo e la sua stanchezza.
«Papi!» esclamò Leon correndo verso le braccia del padre.
«Ciao terremoto.»
«'Awn etto me!»
«E cosa ti ha letto di bello?»
«Iter An!»
«Peter Pan? Wow!» lo sbaciucchiò teneramente.
«Sei stanco?» gli chiese avvicinandosi.
Il giovane era davvero esausto, sentiva una sensazione di vuoto dentro che non poteva mandare via.
Avrebbe voluto mettere tutto a tacere, ma continuava a fare gran chiasso.
Shawn era stata l'unica persona in grado di entrare nella sua vita.
Così come un fulmine, l'aveva trafitto, ma non lacerandolo, aiutandolo a curare qualsiasi ferita, e quando decise di abbandonarlo, lo squarcio si aprì nuovamente.
«Papino?»
Sbatté le palpebre più volte.
«Vai a riposarti» sorrise prendendo Leon in braccio.
«Qua ci penso io, la febbre è passata, quindi..» sorrise.
«Ora...» sollevò il piccolo poggiandolo sul seggiolino da pranzo, per poi fargli indossare il bavaglino «Facciamo la pappa!»
«Ti! Pappa!» esclamò il piccolo, ormai legato a quel ragazzo entrato nella sua vita per caso.
Quei due si amavano a tal punto di odiarsi, e si odiavano a tal punto di amarsi.
Erano una forza inarrestabile insieme, eppure separati erano fragili come il vetro.
Si ostinavano ad odiarsi per paura di perdersi, anche se in realtà sapevano che non si sarebbero mai persi del tutto, perché l'uno era la quintessenza dell'altro.
Ismael salì in camera appoggiandosi pesantemente sul letto.
Allungò le gambe addormentandosi.
***
Venne svegliato dai lamenti acuti del bambino.
Il giovane si riscosse dal torpore, notando la luce della stanza di Leon accesa.
«Silent night, holy night, all is calm and all is bright. Holy infent so tender and mild»
La voce dolce, lenta e delicata di Shawn, fece battere il cuore ad Ismael.
Sentì il respiro del bimbo farsi più pesante tra le braccia dell'altro.
Si era stremato dopo aver pianto parecchi minuti.
Shawn si voltò incontrando il suo sguardo.
«Non sapevo fossi qui» sussurrò a bassa voce per non svegliare Leon.
Ismael capì ogni cosa.
Il cuore si riempì di gioia.
Fino a pochi giorni prima, la sua vita era vuota e spenta, chiusa in una monotona routine.
Non voleva ammetterlo, ma aveva paura di far entrare di nuovo l'amore nella sua vita.
Era un sentimento enorme.
Un sentimento capace di schiacciarti.
Afferrò il compagno per una mano accompagnandolo in camera.
Intimidito, ma con il cuore che batteva come un locomotore, baciò le labbra soffici di Shawn.
Quel gesto fece vibrare ogni muscolo del ragazzo che, non aspettando altro, lo sollevò con una presa ferrea e decisa, provocando ad Ismael un sussulto di piacere.
I sessi a contatto si irrigidirono. Le mani di Shawn si fecero spazio dentro al pigiama del ragazzo.
Lo tolse con una mossa furtiva e quando caddero anche i boxer a terra, sorrise dolcemente.
«Non ti ho mai dimenticato»
Ismael si sentiva inerme, soggiogato dai suoi occhi.
Con un gesto veloce, Shawn fu dentro Ismael.
I corpi uniti, scandivano il tempo che scorreva.
I gemiti risuonavano nella stanza come dolci melodie.
Il maggiore si spinse più velocemente fino a rilasciare il suo orgasmo dentro al compagno, che stremato, si lasciò cadere sul letto.
«Ho paura» disse infine.
«Ho paura per quanto ti voglio, eppure sono qui, che ti voglio ad ogni costo. Non voglio più perderti» concluse Ismael.
«Paura significa che hai qualcosa da perdere, giusto? Non accadrà mai più»
Si strinse al suo uomo.
«Accetterai Leon nella nostra vita?»
«L'ho fatto nel momento in cui i suoi occhi hanno guardato i miei» sussurrò baciandogli la spalla nuda.
«Ti ho aspettato per tanto tempo. Ero convinto che prima o poi saresti tornato»
«Ora non dovrai più aspettarmi. Non temere»
Poi stringendolo tra le braccia calde chiese al suo orecchio «Posso rimanere qui o devo andarmene?» chiese sorridendo afferrando il sesso del compagno che sobbalzò.
«Il patto era che entro ventiquattrore....»
Shawn sfiorò delicatamente la punta del sesso turgido.
«O.. fanculo il patto!» si voltò baciandolo con passione e necessità.
***
«Quello osso!»
«Quale?»
«Quello otso!» esclamò Leon seduto sul piccolo tappeto del soggiorno.
Era la mattina del 25 dicembre, ed era arrivato il momento di scartare i regali.
Shawn prese il piccolo pacco rosso con un fiocco celeste.
Impaziente, il piccolo scartò.
I pezzetti di carta strappata caddero a terra.
Un peluche a forma di cavallo fece illuminare il bimbo.
«'Glazie!» abbracciò i due di slancio.
Il profumo della torta alla vaniglia si sparse per la piccola casetta.
Ismael portò al figlio una tazza di latte con una piccola fetta di torta.
«Tieni» sussurrò porgendo al compagno una tazza di caffè.
«Vieni qui» lo fece sedere sulle sue gambe.
«'A Lion piac!» batté le mani.
«Ti piace?» chiese il padre pensando si riferisse alla torta.
«Shan!»
«Shawn?»
«Ti!»
Scoppiarono a ridere mentre le guance di Ismael si tinsero di rosso.
«Ora scarta il tuo regalo» sussurrò Shawn al compagno.
«Regalo?» chiese accigliandosi.
Gli porse una scatoletta nera.
Con il cuore a mille, aprì il tutto tremando.
«Cosa..»
«Mi vuoi sposare?» sussurrò poggiando le mani sui suoi fianchi.
«Io....» le lacrime annebbiarono la sua vista.
Vennero asciugate dai pollici di Shawn, che prese l'anello d'oro bianco tra le dita, portandolo all'anulare di Ismael.
«Si..»
Per sempre.
C'era scritto.
Shawn poggiò le labbra su quelle del futuro marito.
Fu un bacio lento e dolce.
Le emozioni si mescolarono velocemente, così come i dubbi, le insicurezze e le paure.
«Ti amo»
«Anche io» sorrise sulle sue labbra.
«'A chio!» sollevò le braccia il bimbo, che venne afferrato dal padre.
Shawn sorrise.
«'A chio!» ripetè sporgendo le labbra a cuoricino al centro. Chiuse gli occhi aspettando il bacino che venne ricambiato dai suoi due genitori.
Ora e per sempre.
Fine.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top