Regola n.45: lascia scattare la trappola


La camera da letto delle regine di Samarcanda era sontuosa: colonne alte con i capitelli intarsiati, tende di velo bianche e nere che separavano la zona notte da un salottino e un patio pieno di candele, con una fontana d'oro al centro di un un mosaico geometrico. Porte d'oro, poltrone di velluto, mobili di legno massiccio dall'aria antica. E anche una grande piscina privata, dove mia madre Dafne faceva riposare la pinna senza farsi vedere da nessuno che non fosse sua moglie.

C'ero stato pochissime volte negli ultimi anni ed era stata una sorpresa che fossi convocato in un posto simile, piuttosto che nella sala d'amministrazione della Regina Jelani. Ero convinto che mi aspettasse una strigliata sensazionale, dopo quello che avevo fatto.

Avevo ordinato a sei Alpha stranieri, ospiti della nostra corte e del nostro regno, probabili futuri sovrani, di lavorare con me per espugnare il Formicaio. Avevo cercato di distruggere un impero criminale che mia madre stessa voleva restasse in piedi. E avevo tentato di fare tutto in prima persona, nonostante qualcuno mi volesse morto. Nonostante fossi un Omega. 

Erano tutti buoni motivi - secondo il loro punto di vista - per darmi una punizione che non avrei dimenticato. E tuttavia non temevo le conseguenze: ero pronto a combattere per i miei diritti e per quelli della mia gente.

Zakhar non poté seguirmi oltre la soglia degli appartamenti reali, ma mi indirizzò uno sguardo d'incoraggiamento, che mi spinse a sorridere. Dopo quello che mi aveva raccontato del suo passato, dopo avermi mostrato il suo nido e avergli detto che lo amavo, ci eravamo avvicinati molto più di prima. Anche quando eravamo tornati a palazzo, avevamo continuato a tenerci furtivamente per mano e a baciarci senza farci vedere. Ci guardavamo con una dolcezza e una complicità perfino più affiatata di prima.

Quasi fu difficile separarmi da lui, ma dovetti farlo e accettare di affrontare le mie madri. Al mio ingresso non mi accolse nessuno, perciò scostai tende ed avanzai lungo il pavimento di marmo a scacchi. Le trovai entrambe in raffinate camicie da notte, sedute su un divano di velluto blu notte, che si tenevano le mani con apprensione ed affetto. 

Quando mi videro entrare, mia madre Dafne mi corse incontro per abbracciarmi forte. «Eravamo così preoccupate!» esclamò, accarezzandomi il capo senza neanche lasciarmi andare. Da sopra alla sua spalla e oltre una matassa di capelli, riuscii ad intravedere Tusajigwe, che mi fissava con aria contrariata, a braccia incrociate. Presi un bel respiro.

«Mi dispiace avervi fatto preoccupare.» ammisi, non realmente dispiaciuto... Non del tutto, almeno. Perché la stretta al cuore mi venne quando vidi le lacrime negli occhi di Dafne. 

«Spero tu ti renda conto della gravità delle tue azioni.» disse la regina, ora affiancandoci, una mano sulla mia spalla e le dita che stringevano. «Ti sei messo in pericolo con le tue stesse mani. E' una fortuna che tu sia ancora vivo.» Stranamente non mi stava urlando addosso, né mi stava schiaffeggiando. Era dura, analitica. E non c'erano dubbi che sapesse già tutto: una delle tante guardie coinvolte doveva aver parlato. 

«Lo so. Ma non tornerei indietro nemmeno potendo. Il Formicaio deve cadere ed io non ho intenzione di scusarmi.» Scossi la testa. «Quel posto è marcio. Schiavizza e annienta Omega e molti altri esseri viventi. E non ha senso pensare che debba esistere per tenere al sicuro gli Omega della famiglia reale, perché non è più così. Lo squalo mannaro che è entrato a palazzo e ha cercato di uccidermi veniva da lì. E c'è una grossa taglia sulla mia testa, in quel posto.» 

Deglutii il groppo, mentre mia madre continuava a fissarmi. «Non si tiene al sicuro pochi eletti in cambio di tante vittime sacrificali, non funziona così. La popolazione va rieducata, dalla radice!» Avevo il fiatone, per aver parlato troppo velocemente, sentendo di avere l'acqua alla gola. «Per cui no, non mi scuserò se ho provato a risolvere le cose a modo mio, cercando di migliorare Samarcanda.»

«Che discorso stranamente assennato, per un Omega sempre relegato alla vita di corte...» insinuò, inclinando la testa di lato, mentre io aggrottavo la fronte con una certa confusione. Mi stava accusando di essere troppo intelligente? «Mi chiedo se non sia colpa delle nuove frequentazioni.»

Il mio cuore perse un battito. «Cosa?»

«Ho i miei informatori anche io, Taye. Sono la Regina.» mi ricordò, seccamente. «La voce che il principe ereditario sia la puttana del Falco è arrivata anche a me. Potrebbe averti messo lui in testa certe idee.» La puttana. Quell'insulto, nella bocca di mia madre, fece particolarmente male. Cercai di non andare troppo velocemente sulla difensiva e mi limitai a fare una risata aspra.

«Mi sorprende che la Regina in persona creda a tali assurdi pettegolezzi. Questo è ciò che diffonde la gentaglia per infangare il nostro buon nome, ma penso lo sappiate già.» risposi, stringendo le labbra. Lei annuì solo una volta, apparendo rassicurata, come se sperasse proprio di sentirmelo dire.

«Già, la penso anche io così.» disse infine, mentre io tenevo a bada il tremore traditore nelle mani. «Ammetto di essere stata molto severa con te, negli ultimi tempi, Taye. Ma è perché ho delle aspettative molto alte sul tuo futuro e non voglio essere delusa. Lascia perdere il sottosuolo di Samarcanda e pensa al tuo destino come consorte del Re: potrai fare grandi cose.» Incassai il colpo in silenzio - consorte del Re - mentre lei rabboniva l'espressione. «E se ci tieni tanto, vedrò cosa posso fare per ridurre l'autonomia del Formicaio.»

Quella era una sorpresa. Non significava che quel postaccio avrebbe chiuso, ma era un bel passo avanti, se davvero avesse tenuto fede alla promessa. «Davvero?»

«Sì. Ma tu non uscire più dal palazzo senza il mio permesso e smettila di far preoccupare tua madre Dafne.» L'interpellata, che aveva ascoltato tutto sino ad ora senza intervenire, annuì. «Inoltre, il matrimonio di tua sorella si svolgerà fra pochi giorni. E' già nervosa. Non creiamole altre preoccupazioni, intesi?»

«Sì. Intesi.» confermai, intenzionato a darle ragione su tutto per essere lasciato andare senza ulteriori ripercussioni. Cosa che, effettivamente, successe: era andata molto meglio di come mi aspettavo. Augurai ad entrambe la buonanotte e mi dileguai dal complesso lussuoso di stanze. 


⚜⚜


Io e Zakhar avevamo passato tutta la notte insieme, non certo a fare l'amore - anche se c'eravamo baciati, molto più di una sola volta - ma ad escogitare il piano segreto per far uscire allo scoperto lo schiavista che si nascondeva fra i miei pretendenti. 

Come il Falco sosteneva, lo schiavista in incognito non doveva essere uno stupido: sapeva che adesso sospettavamo di uno dei sei Alpha e sarebbe stato molto più attento alle sue mosse. Eppure, quel tipo aveva scelto volontariamente di mettersi nei guai, solo per proteggere il Formicaio e i suoi affari dentro di esso. Era stato disposto a correre il rischio di venir scoperto.

Questo lo rendeva arrogante, avventato e molto sicuro di sé. Tutti aspetti che io e Zakhar avremmo potuto sfruttare a nostro favore per creare una trappola.  L'Alpha mi aveva spiegato che l'approccio con gli arroganti non era difficile: bisognava lusingare e, al tempo stesso, stuzzicare e provocare perché loro potessero dimostrare di essere i migliori. 

Ecco perché la trappola sarebbe stata una sfida.

L'unico modo per spingere lo schiavista ad essere di nuovo avventato era offrirgli un'esca tutta luccicante, già impacchettata, che voleva essere anche una sorta di dimostrazione del suo potere. Perché si trattava di qualcosa che lo schiavista aveva già perso. I Gemellini Omega che avevo salvato dal Formicaio: aveva l'occasione di riprenderseli. 

Il piano, dunque, era semplice. Il Falco, nel cuore della notte, avrebbe lasciato un messaggio infilato sotto allo stipite dei balconi dei sei Alpha. Un messaggio che avevamo studiato insieme:

"So che sei stato tu ad avvisare la gente del Formicaio per fuggire, prima dell'imboscata reale. Conosco il tuo operato nella tratta degli schiavi e credo che fra di noi potrebbe nascere un'interessante collaborazione. 

Fino ad ora sono stato contro l'esistenza del Formicaio, perché ha sempre intralciato i miei affari... Ma se ci mettessimo in proprio, insieme, potremmo fare la differenza. Tuttavia, ho bisogno di fidarmi di te. Devi dimostrarmi di che pasta sei fatto. Perciò ti offro un'occasione, anzi, un dono. So che il principe e i mocciosi Omega che ha salvato saranno nell'ala est del palazzo, nel giardino, a fare colazione alle otto in punto. Mi sbarazzerò delle guardie e della sua scorta per te, così che tu possa catturarli.

So che sei perfettamente in grado di farcela, ma la vera domanda è: hai il coraggio di rischiare? Ricorda che hai tanto da perdere, ma tutto da guadagnare. E non fare parola di tutto ciò a nessuno, o la mia proposta salta.

- Il Falco"

Ad ognuno dei sei Alpha avevamo consegnato il medesimo messaggio, quasi identico. Cambiava però, in ogni missiva, l'orario e il luogo d'incontro. Per il principe Shun sarebbe spettata la colazione nel giardino ad est, per Akia il brunch sotto l'arco di gelsomino, per Jorvar il pranzo in una delle tante sale piene di dipinti, per Lorence la merenda nella mia grotta acquatica, per Rajat l'aperitivo dinnanzi all'idolo della Tigre di Giada e per Thiago la cena in una terrazza isolata ad ovest del castello.

Se uno dei miei pretendenti avesse mandato degli uomini a prenderci, a tentare di catturarci o a farci del male, avremmo capito subito chi fosse il responsabile, in base al posto e alla fase della giornata. Era ovvio, ognuno dei miei corteggiatori aveva informazioni diverse. 

Zakhar diceva che fosse un piano abbastanza buono e con poche falle. Avrebbe accompagnato la lettera con una piuma e la sua firma, così che lo schiavista non dubitasse della sua identità. La falla stava nel fatto che, nel Formicaio, si sapeva che io e il Falco ci frequentassimo, ragion per cui sarebbe potuto sembrar strano che lui mi vendesse allo schiavista, così a cuor leggero.

Del resto, il Falco aveva la reputazione di un crudele sanguinario: avrebbe potuto buttarmi via come un giocattolo rotto in qualsiasi momento, nell'opinione di un criminale. E quindi, perché non crederci? 

E poi c'era un altro problema. Ovvero, che lo schiavista avrebbe potuto infischiarsene dell'offerta del Falco, per non rischiare di essere scoperto. Eppure, i gemellini e la testa del principe a portata di mano... Era un'offerta troppo ghiotta per rifiutare. Io stesso avevo deciso di esporre i gemelli Omega ad un piccolo rischio, ma ne valeva la pena: Zakhar mi avrebbe protetto e io avrei passato tutta la giornata con i bambini. E io avrei fatto in modo che non accadesse loro nulla di brutto. 

Dopo un'ulteriore conferma, Zak mi augurò la buonanotte e consegnò le lettere. L'indomani, avremmo lasciato scattare la trappola, nella speranza che il topo rimanesse incastrato.  


⚜⚜


Erano le otto meno cinque e l'orologio da taschino, che continuavo ad aprire e chiudere, lo confermava. Ero angosciato e, mentre i bambini si ingozzavano di dolcetti all'ombra di una palma, io non riuscivo nemmeno a spiluccare qualcosa. Loro non sapevano niente e cercai di tenere a bada il senso di colpa per averli usati come esche, insieme a me. 

Sapevo che Zakhar era appostato da qualche parte del giardino e ci guardava, per cui non eravamo davvero in pericolo, ma come potevo stare tranquillo? Sospettavo del principe Shun come schiavista perché era un tipo astuto e intelligente. O forse perché era un rettile e, secondo uno stereotipo animale, i serpenti velenosi erano sempre quelli cattivi, marci dentro.

Eppure, passarono dieci minuti, e poi venti. A mezz'ora dall'orario di incontro, capii che non sarebbe successo nulla e che Shun non era il colpevole. Oppure aveva capito che fosse una trappola e aveva deciso di non esporsi. Ma non lo credevo possibile. In fondo, perché un principe avrebbe dovuto essere uno schiavista? Era già ricco sfondato! 

«Facciamoci una bella passeggiata, eh?» esclamai verso i Gemellini, che annuirono con aria allegra e mi seguirono nei dintorni del giardino. Il secondo incontro era alle undici, sotto l'arco di gelsomino, per il brunch. Quello era il messaggio lasciato ad Akia.

E fu una vera sorpresa vederlo in piedi sotto all'arco, con una lancia in mano, come se ci stesse aspettando. Era lui lo schiavista?! Il mio cuore fece un balzo nel petto, mentre i miei occhi incontravano i suoi ed io, di riflesso, indietreggiavo spaventato. Ma il Leone mannaro mi corse incontro.

«Dovete scappare! Quel criminale del Falco si è alleato con uno schiavista e vi ha messo in pericolo. Che ne è della vostra scorta, Taye?» esclamò, concitato, afferrandomi una mano e stringendola, seriamente preoccupato, guardandomi e anche guardandosi intorno, sul punto di combattere eventuali nemici. 

Oh. Il messaggio doveva averlo allertato: questo era un piccolo intoppo a cui io e Zakhar non avevamo pensato. Sondai il suo sguardo, cercando di capire se fosse una tattica e mentisse, oppure se fosse sincero. 

«No, Akia... Non c'è nessun Falco. So che uno schiavista si nasconde fra i miei sei pretendenti, è stato lui ad avvisare la gente del Formicaio di scappare prima dell'imboscata. Ho preso una delle piume usate nella mia bomba di chiodi e ho imitato la sua firma copiandolo da un articolo di giornale. E la mia scorta è nascosta, qui nei paraggi.» spiegai. «Probabilmente vi sta tenendo sotto tiro proprio ora, Akia.»

L'Alpha sembrava sinceramente sconvolto. «Voi sospettavate di me?»

«Come di chiunque altro. Non prendetela sul personale, ma non potevo rischiare.» continuai. Pareva deluso, ma dopo qualche istante accettò la cosa. 

«E i vostri cugini... Quindi non lo sono davvero.» capì, ricordando che nel messaggio si parlava di "mocciosi Omega che avevo salvato". Annuii. «Posso accompagnarvi? Se avete mandato quel messaggio a tutti gli altri, significa che siete ancora in pericolo. Non sto tranquillo a sapere di questo piano segreto e non poter far nulla.»

Sospirai. Potevo sentire la disapprovazione di Zakhar, che era nascosto, da lontano un miglio. Eppure, il Leone mi fissava con testardaggine. «Solo se restate nascosto. Potreste rovinare i piani, quindi...» Senza altri giri di parole, l'Alpha annuì con un dondolio di dreadlocks pieni di perline e si nascose alla nostra vista. 

Il terzo incontro era quello che mi faceva contorcere più lo stomaco. Non volevo che lo schiavista fosse il Lupo Bianco. Significava che tutto il suo supporto nei miei confronti era sempre stato finto, finalizzato ad ingannarmi. Non lo credevo possibile, ma per fugare ogni dubbio, dovevamo portare avanti la trappola.  

Io e i Gemellini ci spostammo in una sala tappezzata di dipinti, con qualche armadio a muro, divani, e un tavolo centrale che era già stato apparecchiato per il pranzo. Anche stavolta rimasi ad osservare i bambini mangiare con gusto, perché avevo il voltastomaco e la nausea. Doveva essere la paura... Passarono le tredici, ma non successe nulla, al punto che Akia entrò di soppiatto nella stanza.

«Quindi non è Jörvar, gius-?» Nemmeno il tempo di finire la frase, che uno degli armadi a muro si spalancò. L'Alpha dai fulgidi capelli color platino schizzò fuori con la spada in mano, pronto ad attaccare Akia con una violenza infallibile, ma il Leone parò il colpo. 

«Sei tu! Sei tu lo schiavista che vuole rapire il principe!» sibilò il Lupo - che era stato appostato per tutta la durata del pranzo dentro ad un armadio - in direzione di Akia. I miei muscoli tesi si rilassarono: nemmeno Jörvar era lo schiavista. Era rimasto nascosto solo per proteggermi. Grazie agli spiriti animali! 

Prima che iniziassero a picchiarsi, mi affrettai a spiegare la trappola che io e la mia scorta avevamo ordito per incastrare il vero ingannatore della situazione. Anche stavolta, il Lupo Bianco insistette per seguirci, restando nascosto. Fino ad ora stava andando tutto fin troppo bene, ma non osai abbassare la guardia, nemmeno sapendo che tre degli Alpha più potenti che conoscevo mi stessero seguendo.

Sulla riva rocciosa del cenote, sistemati su un tappeto, distribuii una fetta di torta ai bambini, che io non mangiai. Mi girava la testa: colpa dell'ansia, che si stava protraendo a lungo. «Oggi si mangia tanto!» cinguettò la piccola Omega, stringendo fra le dita paffute il dolce ricoperto di zucchero a velo. Sorrisi dolcemente. 

«Sì, è vero. Vi state divertendo ad esplorare il palazzo insieme a me?» domandai, mentre loro annuivano allegri. Erano quasi le quattro del pomeriggio: mi guardai intorno, cercando di capire dove Zakhar, Akia e Jörvar fossero nascosti. Magari dietro a quella parete di roccia? Oltre quell'agglomerato di stalagmiti? 

«Ah!!» Il piccolo Omega indicò l'alto. Una frotta di guardie reali era comparsa in cima alle scale di pietra che portavano verso il lago, con le armi in pugno, correndo verso di noi. Scattai in piedi.

«Che sta succedendo?!» esclamai. Qualcuno aveva parlato? Forse avevano avvisato mia madre del mio piano e avevano deciso di intervenire? In un istante, gli uomini ci circondarono, senza lasciarci vie d'uscita. 

«Dovete venire con noi. Ordini dalla regina!» esclamarono, continuando a puntarci le balestre contro. I piccoli Omega si accalcarono dietro di me. La piccola pianse spaventata, ma il fratellino strinse un coltellino da burro con coraggio. Sapevo che c'era qualcosa che non andava, a partire dal fatto che continuassero a tenere le armi alzate, per finire con i loro sguardi. 

Zakhar uscì da dietro al gruppo di rocce più vicino e gli altri due Alpha lo seguirono. Senza nemmeno fare domande, partì all'attacco: combatteva con un'eleganza e una rapidità così letale che ne mise al tappeto la maggior parte, senza nemmeno aver bisogno di farsi spuntare le ali. Con lo stivale che spingeva sulla testa di una guardia, sibilò: «Chi vi ha assoldato?» L'uomo resistette. «Chi cazzo vi ha assoldato?!»

Ma lo sapevamo già. Era l'unico a sapere che mi sarei trovato alle quattro nella grotta acquatica e aveva corrotto delle guardie perché mi catturassero coi gemelli. Eppure, alla fine, il soldato lo ammise apertamente: «Lorence Williams! E' stato Lorence Williams!»

Giusto. Non era forse il mercante più famoso di Samarcanda?





⚜⚜

*N D A*

Hola!
Apro questo angolo per un avviso flash: sabato parto e starò via un paio di settimane. Spero comunque di riuscire ad aggiornare per i prossimi due mercoledì, magari anche solo con dei capitoli corti corti! Però, se aggiornerò nelle giornate successive o se non lo farò, almeno sapete perché!
Alla prossima <3

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