Regola n.1: niente paura
Non ero mai stato un ragazzo temerario.
Perciò cercai di sfogliare mentalmente i capitoli migliori del mio libro preferito: La Rivendicazione degli Omega. Ma non c'era proprio niente che mi aiutasse a cavarmela nella situazione in cui mi trovavo adesso.
Calma, rifletti Taye.
Era ormai passata la mezzanotte a Samarcanda, le bancarelle variopinte del suq dovevano aver già chiuso i battenti da un pezzo, la vita notturna era in pieno fermento e un drappello di guardie era sicuramente stato sguinzagliato da più di un'ora, circa il tempo che era passato da quando Ymir, la mia scorta personale, aveva perso di vista il gruppo di criminali con cui ero sparito.
Li sentivo a parlottare fra di loro da interminabili minuti, con dei versi spregevoli simili a squittii. Topi mannari...? Ugh. Non avrei saputo definirlo con certezza, visto il cappuccio di tela nera che mi avevano ficcato a forza sulla testa. Non potevo vederli, a malapena riuscivo a respirare. Il caldo era asfissiante e il sudore mi appiccicava il tessuto scuro alla fronte e alla nuca, in maniera insopportabile. Ma quelli non erano i problemi peggiori.
I legacci intorno ai polsi erano così stretti da non poterci far passare in mezzo neanche un dito, mentre quelli intorno alle gambe non mi permettevano di muovere le caviglie. Riflettei sull'idea di palesare la mia coda di pesce per liberarmi, ma la scartai, ricordando che ci avrei messo un po' a tornare normale, cosa che avrebbe reso impossibile la fuga. Non volevo nemmeno perdere i pantaloni e correre col sedere al vento per le strade della città, ero già abbastanza umiliato così.
I giornali ci sarebbero andati a nozze, visto che ero il loro argomento preferito: il fatto che non mi fossi ancora fidanzato era un pettegolezzo piccante di cui i cittadini ficcanaso ciarlavano per ore. Perciò, se avessi scelto di scappare a chiappe nude, sarebbero nate centinaia di storielle su avventure clandestine e... Sarebbe stato anche divertente, in realtà. Ma avrebbe potuto causare a Ymir una gran brutta giornata.
«... Dobbiamo aspettare!» Il filo dei miei pensieri s'interruppe quando uno dei criminali parlò a voce alta, spingendomi a velocizzare il movimento delle dita.
Sforzandomi, riuscivo a raggiungere il nodo delle corde intorno ai polsi ed era tutta l'ora che cercavo di lavorarci su. La natura non mi aveva donato né potenza, né stamina, ma ero determinato e testardo. E anche bravo in compiti stupidi come la tessitura, che per una volta nella vita trovai utile a qualcosa. Grazie a ciò, i legacci si stavano man mano allentando.
«Fanculo... squit... lui e le sue regole... squit!» continuò qualcuno, confermando le mie ipotesi. Sì, erano proprio ripugnanti topi mannari. Per fortuna, era questione di poco tempo prima che le guardie mi trovassero: ero certo che stessero setacciando la città da cima a fondo in questo preciso istante. Avrebbero trovato questa maledetta botola.
Pregai che facessero veloce, pregai di essere fortunato, pregai che le corde si sciogliessero. Veloce, forza, vi prego.
«Lui ti ammazzerà senza ripensamenti... squiit... se fai qualcosa al bottino.» disse un altro ancora. Non avevo idea di quanti fossero, ma sentii chiaramente dei passi muoversi verso di me. Il bottino? Stavano parlando di me? E chi era Lui? Mi premetti istintivamente al muro contro cui ero poggiato, strisciando col bacino sul pavimento.
«Quando ci ricapiterà un'occasione come questa?!» Quello che aveva parlato per primo ghignò in uno squittio raccapricciante. Mi stavo sforzando di non cedere alla paura, ma quel verso mi turbò profondamente. «Un omega.. squit.. tutto per noi...» Vidi le loro ombre anche attraverso il cappuccio: un semicerchio che mi chiudeva le vie di fuga tappandomi contro la parete. Non che potessi fuggire chissà dove, legato com'ero, ma le corde ora avevano ceduto abbastanza da permettermi di muovere i polsi.
Sentii lo scatto improvviso di un coltello a serramanico affettare l'aria e il mio sangue si fece di ghiaccio. Per tutti gli spiriti animali! Volevano uccidermi? O mi avrebbero amputato qualcosa da inviare come monito a palazzo, in attesa di un riscatto?
«Muoviamoci, squit! Mi sta già venendo duro al solo pensiero...»
Sgranai gli occhi dietro al cappuccio, trattenendo un singulto strozzato. Se pensavo che mi avrebbero ferito, mi sbagliavo di grosso. Era peggio di così. La lama recise i legacci intorno alle caviglie ed ebbi le gambe libere per circa un secondo, che servì ai criminali ad aprirmi le cosce.
«Lasciatemi, sorci! LASCIATEMI!» urlai ed incominciai a scalciare come una bestia indiavolata, ma la triste realtà mi colpì come un mattone schiantato sul naso quando riuscirono ad immobilizzarmi con poche mosse. Ero un omega. La mia debolezza fisica mi impediva di tener testa anche a dei semplici beta. E poi, io ero uno solo, mentre avevo contato già tre di loro. La frustrazione fu tanto forte da farmi venire le lacrime agli occhi, almeno quanto il disgusto che mi investì quando le loro mani mi raggiunsero i pantaloni.
Poi la avvertii, feroce ed improvvisa, estatica e potente. Non avevo mai sentito niente di simile in vita mia.
L'ondata di testosterone che riempì immediatamente la stanza mi fece girare la testa e seccare la bocca in un istante. Alle narici mi raggiunse quell'odore virile ed assolutamente irripetibile in qualsiasi altro essere della specie che non fosse la sua... Un Alpha. Sentii il sangue ribollire come lava nelle vene e il cuore iniziare una corsa sfrenata.
Quando cercai di mettere a fuoco qualcosa oltre al tessuto calato sulla faccia, affilando le palpebre, riuscii ad intravedere solo un guizzo argenteo e velocissimo: raggiunse la testa del topo mannaro che mi teneva la mano sui pantaloni e il suo corpo pesante si accasciò al mio fianco, il capo sulla mia spalla come se si fosse semplicemente addormentato accanto a me. Rabbrividii.
Ecco chi era Lui.
«Avete un bel coraggio a disobbedire alle mie regole.» disse l'Alpha. La sua voce baritonale e sensuale fu come un alcolico bevuto tutto d'un fiato. Dava alla testa. «Vi avevo detto di non toccarlo.»
Non avevo smesso nemmeno per un attimo di armeggiare con le corde e, proprio in quel momento, le sentii cedere. Finalmente. Avevo le gambe molli per via della presenza di quell'uomo nella stanza, ma ero libero a tutti gli effetti e non mi sarei fatto sfuggire l'occasione per nulla al mondo. Se c'era una cosa che il mio amato libro diceva, era che la prima regola per la sopravvivenza di un Omega era di non cedere alla paura.
Quindi niente paura, Taye.
Finsi per un breve secondo di essere privo di sensi contro al muro, svenuto in preda allo shock, quando i passi dell'Alpha rimbombarono vicino a me per afferrare il corpo del suo sottoposto. Nell'istante in cui lo sollevò per allontanarlo da me e lanciarlo letteralmente dall'altra parte della stanza come un sacco dell'immondizia, io scattai in piedi come una molla, iniziando a correre.
Mi liberai la faccia dal cappuccio, inspirando l'aria stantia dentro alla stanza sotterranea, senza neppure voltarmi indietro. «AH! Qualcuno... squit... lo fermi!» Davanti a me c'erano delle scale e una botola chiusa: le percorsi così velocemente che rischiai di inciampare sui miei stessi piedi, ma raggiunsi l'uscita tutto intero, aprendola con una spallata. Per fortuna non era chiusa a chiave.
Quando fui fuori, per poco non mi misi a saltare dalla gioia, ma non avevo tempo da perdere: dovevo uscire da quella stradina, raggiungere i grandi viali della città e farmi salvare dalle guardie. Riuscivo a sentirle correre anche da lontano, per quanto fossero numerose. Peccato che non feci neanche un passo.
Un braccio muscoloso mi avviluppò la vita con una presa ferrea, bloccandomi di schiena contro il suo petto ampio. Capii all'istante che fosse l'Alpha. Quanto ero stato stupido a credere di potergli sfuggire! Non c'erano dubbi che riuscisse a raggiungermi: loro erano molto più veloci e prestanti di chiunque altro.
In pratica ero spacciato.
Almeno finché non sentii i passi delle truppe avvicinarsi e, quello, fu il suono più bello che udii in vita mia. «Se non mi lasci mi metto ad urlare.» sibilai, cercando di girare il collo da sopra alla spalla per guardare in faccia il mio aggressore. Il movimento, però, venne bruscamente interrotto quando la sua mano mi bloccò il viso, spostandolo verso la strada che avevo davanti. Mi tappò le labbra stringendomi le guance con un certo vigore, i pollici ruvidi sugli zigomi e il palmo schiacciato sulla bocca.
«Mphf!!» mi ribellai senza successo. La luna proiettava le nostre ombre lungo la via, riuscivo a vederle partire dai miei piedi fin sullo sdrucciolato di fronte a noi. Sembravamo fusi insieme in un abbraccio, col suo corpo che circondava il mio e le sue labbra che mi si accostavano all'orecchio. Quando la sua bocca mi sfiorò la pelle, mi sentii avvampare violentemente.
«Per stasera sei libero.» soffiò, con una voce cavernosa che mi strisciò nei canali uditivi fino ad aggrapparsi alla mia anima e a lasciarmi senza fiato. «Ma ricorda, Altezza, che non esiste nessun posto al mondo dove tu possa nasconderti che io non riesca a raggiungere.» Nell'istante in cui concluse la minaccia, il mio pugno si fiondò con tutta la forza che avevo in corpo contro al cavallo dei suoi pantaloni.
Se non li puoi sconfiggere, colpiscili alle palle. Questo non lo avevo letto in nessun libro, me lo aveva insegnato Ymir. Il suo braccio mi liberò di scatto la vita e subito mi misi a correre, ignorando il suono suadente della sua risata per sfrecciare fuori dalla stradina.
Come già detto, non ero mai stato un ragazzo temerario, ma quando c'era da tirare fuori gli artigli, ce la mettevo tutta.
⚜⚜⚜
N D A
Benvenuti nelle note dell'autrice, lettori nuovi o habitué,
e grazie per aver incominciato questa storia!
E' la prima volta che mi cimento in una omegaverse (siate clementi eheh), ma l'idea mi frullava da tanto in testa, perciò nonostante abbia già un po' di storie per le mani ho scelto di imbarcarmi in questa nuova avventura, con la promessa di non diventare prolissa così da garantire degli aggiornamenti veloci. Ho già qualche capitolo pronto, per cui aggiornerò ogni mercoledì della settimana.
Spero che questo nuovo mondo possa piacervi <3
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