Capitolo 9

"Che giornata di merda!", Troy sfondò la porta con rabbia, "Che lavoro di merda!" Iniziò a prendere a calci il cestino dei rifiuti, poi passò allo scopettino del water per poi lanciare un rotolo di carta igienica per tutto il bagno, sembrava però non essersi accorto subito della presenza di Zacchy che lo stava guardando con la coda dell'occhio. Quando se ne accorse prese un respiro per calmare i nervi e fece un sorriso beffardo: "Ah Andres, avevo proprio bisogno di te sai? So che sei molto bravo ad ascoltarmi mentre mi  sfogo."
"Lasciami in pace stronzo."
"No, ho avuto una pessima giornata."
Si avvicinò in modo alquanto prepotente e poi iniziò a spingerlo, al terzo spintone Zacchy si ritrovò contro al muro, lo guardò a testa bassa come al solito e come al solito non disse niente. Troy lo scrutò quasi con disgusto, si grattò il naso come se stesse pensando a cosa dire, anche se lo sapeva perfettamente e Zacchy sapeva esattamente cosa e come lo stava per dire. Troy guardò un secondo i suoi amici, tornò a incontrare gli occhi di Zacchy colmi di odio e poi aggiunse: "Ora so perchè ho avuto una giornata di merda, che mi posso aspettare da una classe dove c'è della merda?"
"Chiudi la bocca."
"E ora so anche perchè vieni sempre qui, cavolo questa è casa tua. Dove potrebbe mai vivere una merda?"
"Basta!"
"Hey sto invadendo la proprietà privata di questa merda ragazzi, chiamate la polizia!"
"Non sei divertente!"
Troy continuava a ridere insieme ai suoi amici, non si curava nemmeno delle sue parole. Zacchy strinse le mani in pugni come per contenere la tensione ma era più forte di lui, mentre guardava il bulletto che rideva sentiva una voglia atroce di spaccargli la faccia. Ma ne avrebbe avuto la forza o anche solo il coraggio? Era disposto a rischiare tanto? No. Lo ammetteva sempre a se stesso: era troppo codardo. Ed era questo che a loro piaceva di lui, ci godevano nelle sue lacrime. E infatti una iniziò a ridargli la guancia ma venne asciugata subito, peccato che Troy se ne accorse e prese la palla al balzo: "Ah ragazzi sapete una cosa? Avete mai visto un vampiro piangere?"
"No!"
Zacchy sussultò, quello stronzo stava per mostrare ai suoi odiosi amici quella foto, non aveva già fatto abbastanza male per oggi? Istintivamente si fiondò su di lui per impedirgli di aprire la galleria e distruggergli la dignità per sempre, Troy crollò a terra per il suo peso e i due iniziarono a strattonarsi: Zacchy per impedirgli di mostrare la foto e Troy per liberarsi di lui. Alla fine il bulletto riuscì a uscire dalla presa di Zacchy che rotolò sotto a un lavandino, quando si rialzò vide come Troy lo stava guardando e vide il telefono sbloccato rivolto i suoi amici, entrambi risero sonoramente di lui. In quel momento risuonò la campanella e i tre bulli tornarono in classe lasciandolo solo; Zacchy si rialzò guardando per terra, ma perché se la prendeva tanto, non sarebbe cambiata la sua situazione scolastica. Sentì un rigurgito salirgli in gola, corse al water e vomitò, il suo stomaco era vuoto ma riusciva a tirare fuori qualcosa.

Rimase disteso sul letto, era incredibile come quella giornata fosse stata pessima, se sommava la cattiveria di Troy e la falsità dei suoi compagni si sentiva di nuovo male, sua madre stava bussando alla porta per chiedergli se voleva cenare, le rispose di no; non le aveva nascosto che aveva vomitato a scuola questa volta, almeno lo avrebbero lasciato in pace. Annabeth lo lasciò da solo e tornò in cucina dal marito che stava ancora mangiando dicendo: "Sono preoccupata per Zacchy, non va bene saltare così i pasti."
"La verità è che mangia troppe schifezze. Si è rovinato l'appetito."
"Si è sentito male a scuola Michael."
"Appunto, troppe schifezze lo hanno fatto stare male."
"Credi che sia quello?"
"Cos'altro se no?"
Annabeth si grattò dietro al collo come se stesse decidendo se dire qualcosa o tacere, poi sospirando si sedette e guardando in faccia il marito disse: "Zacchy non racconta niente della scuola, si limita solo a dire che va tutto bene, studia tanto e non esce di casa. Io sento che non ci dice qualcosa che dovremmo sapere."
"Come no? Oggi ha detto del lavoro di gruppo, e ha anche detto che è andato tutto bene."
"Sì però, è sempre da solo capisci? Non c'è nessuno dei suoi compagni che esce con lui qualche volta?"
"Annabeth, da sempre nostro figlio è così, adesso forse di più ma perchè è tutto nuovo. Ha solo quindici anni, lascialo fare come si sente."
"Si, penso che tu abbia ragione infondo."
"Adesso studia tanto per le verifiche, vedrai che verso l'estate andrà tutto bene.", le accarezzò le mani per tranquillizzarla. Zacchy dalla sua stanza sentiva tutto quanto, magari fosse come diceva suo padre, magari si stesse solo abituando a una cosa nuova, ma la verità era che non era così, il bullismo non dovrebbe essere una cosa a cui abituarsi.
Aspettò un bel po' di tempo prima che i suoi genitori si addormentassero, erano passate due ore e mezza da quando si erano coricati sotto le coperte, si alzò e preparò la sua camera come sempre, questa volta sentiva già cosa voleva suonare, era una melodia che lo rispecchiava molto, che parlava dell'ipocrisia delle persone e della loro cattiveria e di quanto si possa soffrire senza ricevere aiuto. Le sue dita passavano pacifiche sulle corde, non pizzicavano con forza anzi le sfioravano appena, ormai si era anche abituato al fatto che cantava e quindi agì di conseguenza, la sua voce copriva la musica ma era così bello che non avrebbe potuto fare altro, in quella canzone Zacchy mise tutto il suo dolore giornaliero, alzava e abbassava la voce a ritmo di musica, le mani ormai sapevano già il copione, come sempre erano vive e lo guidavano. Il video non mostrava la sua faccia come sempre ma chi lo avrebbe visto avrebbe potuto benissimo capire come si sentiva in quel momento, forse la sua canzone rispecchiava qualcun'altro fuori dalle sue mura che lui non conosceva, non aveva mai né visto né sentito in giro ma che sicuramente era nella sua stessa condizione, solo che questo qualcuno non aveva una passione che lo portasse nel suo piccolo posto felice. Fermò il video per salvarlo nella galleria e guardò un commento nuovo, sempre positivo ma nuovo. Sospirò mentre lasciava cadere il telefono sul suo petto, Beirut come al solito grattò la porta della stanza per entrare e Zacchy lo accolse e lo invitò a infilarsi sotto le coperte con lui, lo voleva vicino, aveva bisogno di qualcuno che davvero gli stesse vicino come il suo amico peloso. Anche mamma e papà gli stavano vicino in qualsiasi momento, ma non era abbastanza dato che erano all'oscuro di tutto. Quando chiuse gli occhi risentì la sua musica e si mise anche a cantare nel sonno.

Le sue prestazioni scolastiche stavano iniziando a calare, dormiva molto poco e lo studio peggiorava le cose. Tutte le sue medie si erano abbassate notevolmente, erano comunque ottime medie tranne letteratura ed educazione fisica ma sicuramente non erano il massimo. Zacchy guardò il voto scritto sulla sua verifica di scienze: una bella C- che lo guardava severa, si stropicciò gli occhi con l'indice e il pollice e poi passò la mano nella frangia fin sopra la testa scompigliandosi i capelli, mentre l'insegnate stava ritirando i fogli delle verifiche gli sussurrò che voleva parlargli in privato con la docente di educazione fisica, sbuffò rassegnato. Finita l'ora andò in sala insegnanti per parlare con le due professoresse che lo attendevano sedute a un tavolo: "Prego Andres, siediti pure."
Obbedì senza fiatare, poteva solo aspettarsi di cosa volessero parlare e iniziò ad elaborare delle scuse, la docente di educazione fisica prese per prima la parola: "Andres abbiamo notato un forte calo nelle tue prestazioni scolastiche, come mai?" Zacchy la guardò e la prima cosa che gli venne di fare fu alzare le spalle, non sapeva nemmeno lui cosa dire, l'insegnate continuò: "Sai che non va bene vero?"
"Si lo so."
"Noi abbiamo motivo di credere che ci sia qualcosa dietro, tu non sei stupido e hai sempre comunque avuto ottimi risultati nelle altre materie e sei molto attento allo studio, mi sbaglio?"
"No, è vero."
Zacchy non le staccava gli occhi di dosso, voleva reggerlo perchè pensassero fosse super sincero anche se non era così. Le due insegnanti rimasero a guardarlo per un po', poi la professoressa di letteratura gli chiese: "Andres ascolta, c'è forse qualche problema serio? Qualche cosa che ti turba, dentro la classe magari?"
"No, no...", iniziò svelto a pensare a una scusa plausibile, "È solo che, a casa mi esercito per il concerto di fine anno e a volte faccio le ore piccole."
"Ma le prove sono una volta ogni due settimane."
"Lo so, ma mi tengo in esercizio. E a volte studio fino a tarda notte per recuperare il tempo perso ecco."
"È solo questo?"
"Si."
Rispose nella maniera più convinta possibile, prima di poter andare però l'insegnate di educazione fisica gli disse che aveva deciso di esonerarlo dalle sue lezioni e che voleva parlare coi suoi genitori di questo, Zacchy corrugò la fronte e si sentì salire l'ansia, poi venne congedato.
Arrivato a casa vide sua madre che stava apparecchiando per il pranzo , aveva preparato i peperoni ripieni, lo salutò e lui ricambiò sorridendo, poi seduto al tavolo prese un respiro profondo e disse: "Mamma la signora Kley vuole parlarvi."
"Perchè?"
"Ha detto che mi ha esonerato dalle lezioni, e vuole parlarne con voi."
"L'insegnate di educazione fisica?"
"Si."
Sua madre si mise una mano davanti alla bocca grattandosi le labbra pensierosa, aveva in mente qualche idea forse del perchè la docente avesse preso tale decisione ma non voleva esserne troppo sicura. Mentre passava a Zacchy il piatto disse: "Centrano tutti quei lividi con cui ti vedo tornare a casa?"
"Non lo so, non me lo ha detto."
"Non le hai chiesto niente?"
"Non mi sono voluto intromettere, vuole parlare con voi.", Zacchy tagliò corto per non voler approfondire il discorso, disse solo a sua madre la data e l'ora del colloquio, poi finito di mangiare andò in camera sua.

Gli si chiudevano gli occhi ma non poteva assolutamente smettere di studiare, doveva come minimo ritirare su tutte le medie che aveva, non prendeva ancora brutti voti ma il suo rendimento scolastico peggiorava di giorno in giorno. Tra due settimane avrebbe avuto ancora le prove del concerto e voleva comunque trovare il tempo anche per pensare a se stesso, ma ora iniziava a rendersi seriamente conto delle difficoltà che lo attendevano. Non riusciva a smettere di suonare, era più forte di lui, ma doveva farlo almeno in un orario decente, aveva già filmato una melodia quella sera e ora i libri lo attendevano. Si buttò sullo schienale della sedia e si stropicciò la faccia, guardò per un istante il soffitto e poi tornò sulle pagine, aveva gli occhi talmente stanchi che vedeva tutto sfocato. Sentiva il suo letto chiamarlo e desiderava così tanto raggiungerlo, ma poi la sua vista cadde sul suo diario che segnava ben tre interrogazioni tutte di fila, mise il volto tra le mani: "Cazzo...", sussurrò, il suo telefono vibrò per una notifica, subito dopo ne arrivò una nuova e poi una nuova ancora, alla quarta notifica alzò le mani dall'esaperazions, spalancò gli occhi per tenerli aperti e rimase fisso sul libro: "Vi prego basta, non ne ho il tempo."
Come se quelli potessero sentirlo.
Scattarono le tre e mezza di notte, Zacchy era ancora chino sui libri mentre si masticava la penna, doveva tenersi occupato mentre ripassava, ogni tanto si ripeteva tra sé e sé quello che aveva letto per vedere se lo aveva imparato, la maggior parte delle volte per fortuna ebbe successo, ma aveva ancora tante cose da memorizzare prima dell'inizio di jna nuova giornata e le sue forze lo stavano abbandonando: "Dio che sonno che ho. Ah fanculo, ripasso domani sul bus."
Lanciò la penna, ripose tutto nello zaino e si buttò sotto le coperte, si addormentò praticamente subito e senza problemi.

Il giorno dopo a scuola sentiva tutte le voci ovattate, iniziava davvero a sentirsi poco bene e non per colpa di qualche coglione antipatico ma per la carenza di ore di sonno, aveva davvero bisogno di dormire. La prima interrogazione del giorno era di chimica e per sua fortuna non venne chiamato, almeno si poté concedere un'ora di sonno in più;  la lezione successiva non richiedeva interrogazioni ma dovette comunque stare attento alla spiegazione, si sentiva le palpebre così pesanti. Alla terza si sdraiò completamente sul banco incapace di stare dritto, Troy approfittò dell'occasione e iniziò a tirargli addosso dei bigliettini accartocciati, quando Zacchy li aprì roteò gli occhi dalla frustrazione: ecco dei nuovi scarabocchi per offenderlo in silenzio, era da tanto che non glieli lanciava, aveva anche sperato che non ricominciasse però.
All'intervallo buttò la grande palla di bigliettini come in passato, arrivato al suo armadietto appoggiò con forza la fronte sull'anta per la fatica di mantenerla alzata, Troy gli andò dietro alle spalle e lo spinse di lato buttandolo per terra: "Finalmente riprendi le tue abitudini Dracula!"
"Cosa?"
"I vampiri di giorno dormono, te ne sei scordato?"
"Dacci un taglio con questa storia."
"Cavolo ho dimenticato l'aglio, qualcuno ne ha un po'?"
Anche se in quel momento Zacchy era debole e assonnato, oltre ad essere come al solito un vero codardo, non voleva più farsi mettere i piedi in testa, così si alzò e si scagliò contro il bullo che stava ancora ridendo della sua stupida battuta: ne aveva abbastanza di lui, della sua arroganza, dei suoi amici e delle false persone che li circondavano.

Davanti all'ufficio del presid in due si guardavano in cagnesco, Troy con le nocche insanguinate e Zacchy con il labbro tagliato sul lato destro, non si erano picchiato alla fine ma aveva comunque combinato un bel disastro: quando Zacchy gli era saltato addosso entrambi avevano perso l'equilibrio, Troy si era rialzato e aveva scagliato un pugno nella sua direzione che però non andò a segno e ruppe una finestra, i frammenti volanti colpirono anche Zacchy. Ora eccoli qui, entrambi dal preside in attesa dei loro genitori.
La madre di Troy non era come Zacchy se l'aspettava, aveva immaginato di vedere una donna tutta in ghingheri, tacco dodici, ricca da paura e tremendamente permissiva, invece si trovò davanti una donna rispettabile, severa in giacca e cravatta. Quando raggiunsero i due ragazzi nelle poltrone notò che c'era anche sua madre e istintivamente si voltò dalla parte
opposta: sentiva già cosa avrebbe detto o fatto e ciò lo avrebbe imbarazzato tanto, soprattutto di fronte a Troy. Le due donne raggiunsero i rispettivi figli, una guardando la mano di Troy e rimproverandolo per il danno che aveva fatto, l'altra guardando il labbro si Zacchy e chiedendogli se stava bene. A un tratto il preside uscì dal suo ufficio per richiamare a sé l'attenzione delle due mamme, mentre parlava con loro tra saluti e altre cose fatte dagli adulti Troy filminò Zacchy con lo sguardo e sussurrò: "Me la pagherai questa Andres."
"Muori stronzo.", Zacchy rispose a tono reggendo il suo sguardo, Troy fece per alzarsi di scatto ma venne fermato da sua madre che lo guardò severa: "Smettila, hai già fatto abbastanza."
"Ma mamma..."
"Silenzio, abbi un po' di buonsenso e chiudi la bocca adesso."
Tutti e cinque entrarono nell'ufficio, si sedettero alla cattedra e ascoltarono il preside che spiegava la situazione, poi dopo aver guardato per qualche secondo le rispettive mamme coi rispettivi figli disse che se si fosse trattato di un incidente non avrebbe preso provvedimenti per quella volta, ma la faccia di Troy faceva ben intendere che era stato voluto tutto ciò. Prese un respiro profondo e rivolgendosi ai ragazzi chiese: "Signor Sigrif, hai rotto la finestra con un pugno volontariamente oppure è stato accidentale?"
"È colpa sua! Adesso sta cercando di lavarsene le mani ma la verità è che è tutta colpa sua!"
"Ok ok calmati adesso, ho capito.", si girò nella direzione di Zacchy che guardava in basso, almeno per una volta nella sua vita sarebbe davvero stato sincero. Il preside si schiarì la voce e gli chiese: "Signor Andres, confermi quello che ha detto il tuo compagno di classe?"
"Si."
Deglutì la sua risposta amara, sua madre continuava ad accarezzargli la testa come per consolarlo e fargli capire che le era vicino, Troy si drizzò sulla sedia trattenuto da sua madre: "Allora ce l'hai la faccia tosta di ammetterlo!"
"Troy siediti!"
"Vediamo se hai il coraggio di ammettere anche il perchè!"
"Finiscila subito! Siediti composto e non fiatare!"
Sua madre stava decisamente perdendo la pazienza. Il preside si ricompose e guardò nuovamente Zacchy che lo osservava a sguardo basso: "Andres ascolta, devo prendere seri provvedimenti oppure mi confermi che non accadrà più?"
"Non succederà più."
"Ho la tua parola?"
"Si signor preside."
"Bene, solo un'ultima domanda: Sigrif, hai rotto la finestra perchè stavi tentando di colpire il tuo compagno di classe?"
Troy sembrò perdere sicurezza e di questo Zacchy se ne accorse, cosa gli sarebbe convenuto rispondere? Se ammetteva di aver voluto colpire Zacchy sarebbe finita molto male per lui, ma questo avrebbe voluto dire che Zacchy doveva ammettere gli atti di bullismo non menzionati ai suoi genitori, e nonostante ogni studente normale volesse che tutto venisse a galla e finisse subito lui sperava che questo non accadesse mai. Guardò con la coda dell'occhio Troy, che sembrava riflettere sulla risposta da dare, col fiato sospeso; voleva quasi entrare nella sua testa per suggerirgli la frase da dire ma quello stupido continuava a rimanere in silenzio, "Che cazzo, hai sempre la risposta pronta e adesso taci? Non scherzare andiamo!", pensò innervosito, il preside iniziò a diventare impaziente e incitò lo studente a dare una risposta definitiva, Troy alla fine prese un respiro e disse: "Si signore, volevo colpirlo"
"E come mai?"
"Andres mi ha spinto, abbiamo avuto entrambi una pessima giornata e io per istinto ho riposto, ma mi dispiace non volevo farlo. Sono molto dispiaciuto." Il preside lo ascoltò molto attentamente, dopo aver finito la giustificazione Troy attese il verdetto, il preside sembrò comunque poco convinto ma decise di credergli: "Ok Sigrif, conosco molto bene la tua condotta in classe e apprezzo che tu abbia voluto essere sincero con me. Appoggiandomi ora alla vostra promessa che ciò non capiti più chiedo almeno ai vostri genitori di ripagare la finestra rotta. Per me questo è tutto."
"La ringrazio signore, non si preoccupi faremo a metà tra le due famiglie."
Vennero tutti congedati. Fuori dall'ufficio la madre di Troy si volse verso Zacchy e Annabeth e disse: "Mi dispiace che suo figlio si sia fatto male. Troy è un po' scatenato a volte, sono ragazzi infondo. Buona giornata."
Annabeth la salutò con un sorriso tirato, poi rimasero entrambi ad osservare Troy e sua madre sparire giù per le scale.

"Che faccia di bronzo, mai vista una donna tanto sgradevole!"
"Ma almeno si è scusata."
"Poteva anche farne a meno sai? Non me ne faccio proprio niente delle sue scuse. Intanto ti sei fatto male per colpa di suo figlio e pensa di cavarsela così. I figli si educano."
"Ma è stata colpa mia."
Zacchy si voltò verso di lei reggendo la testa con la mano, voleva troncare il discorso subito ma sua madre non sembrava affatto intenzionata ad assecondarlo. Viaggiarono per dieci minuti in silenzio, sua madre con lo sguardo scuro e Zacchy intento a guardare il finestrino, a un tratto, fermi al semaforo, Annabeth sospirò pesantemente e disse: "Voleva picchiarti Zacchy? Lo fa spesso?"
"No mamma non voleva."
"Come no? Lo ha detto lui stesso!"
"Si, cioè no, insomma si ma no."
"Che vuol dire si ma no?"
"Mamma basta!", Zacchy non ne poteva più, voleva lasciarsi questa giornata alle spalle, chiudersi in casa e suonare fino a tarda notte fregandosene dello studio, delle verifiche e di tutto il resto. Annabeth prese la palla al balzo e decise di ascoltarlo, lo vedeva stressato e non voleva peggiorare la situazione, mentre ripartirono pensò a come cambiare discorso e l'unica cose che le venne in mente, piacevole quanto il discorso di prima, era che Zacchy aveva appuntamento tra una settimana per la sua trasfusione di sangue, a causa della sua malattia ne necessitava molto spesso: "Ascolta tesoro."
"Cosa c'è?"
"Martedì prossimo ha appuntamento per una trasfusione."
"Oh no..."
"Lo so che non ti piace tutto questo, la tua malattia e altre cose, però non abbiamo altro da fare capisci?"
"Tra tutto quello che potevo avere proprio la porfiria, che palle."
Annabeth gli accarezzò la testa dolcemente, sapeva bene quanto suo figlio odiasse la sua malattia, ma non potevano farci niente, l'unica cosa che potevano permettersi di fare era quella di adattarsi. La macchina si fermò in garage, Zacchy prese la sua cartella ed entrò in casa con l'unico scopo di andare a chiudersi in camera, aveva in testa solo la sua chitarra adesso. Annabeth lo abbracciò forte forte, poi lo portò in bagno e gli curò il taglio al labbro, quando gli chiese se aveva fame Zacchy rifiutò l'offerta e venne lasciato libero di andare nella sua stanza.

Non riusciva a togliersi dalla testa l'incontro col preside, non poteva credere che avesse dovuto mentire per salvare il culo di Troy, anche se in realtà aveva salvato il suo di culo dalla furia di quel maiale, ma alla fine aveva comunque dovuto coprirlo davanti a tutti prendendosi una colpa meritata solo a metà. Il suo telefono vibrò, Zacchy non sapeva se era una notifica di instagram o cosa quindi lo sollevò subito, erano i suoi cugini che tra messaggini di battute squallide sentite alla TV gli dicevano che lo avrebbero accompagnato all'ospedale per la trasfusione.
'Che gentili, una gita sanitaria tra cugini.'
'Eh si scusami! Anche io voglio vedere le specie di infermiere che si aggirano libere per i reparti!'
Faccina che sorride. Henry era sempre bravo a fare battute, anche dove apparentemente non c'era da ridere, chiuse la chat con loro e rimase a fissare lo schermo spento del suo telefono: su tutta la sua faccia pallida si vedeva solo una grande macchia rossa di sporco vicino alle labbra. Sospirò e si stropicciò gli occhi con due dita, se avesse potuto fermare e riavvolgere il tempo avrebbe cancellato la stronzata appena fatta, voleva dimostrare a Troy che non valeva meno di lui ma era solo riuscito a finire nei guai, pagandone pure le conseguenze. Sua madre bussò alla sua porta per dirgli che c'era stato un problema alla panetteria e che doveva assolutamente andare a risolverlo, Zacchy la salutò sorridendo: adesso poteva dedicarsi alla sua chitarra senza che qualcuno lo disturbasse!
Appena sentì la porta d'ingresso chiudersi a chiave balzò giù dal letto e prese tutto l'occorrente per il filmato, gli tremamavano le mani per quanto aveva atteso quel momento. Quando il timer scattò Zacchy liberò una melodia forte, decise, gioiosa e avvolgente, non vedeva l'ora di affondare i polpastrelli per sentire il segno delle corde. A un certo punto smise di suonare e si dedicò alla sua voce, riprendeva a intervalli come se sotto alla chitarra ci fossero altri strumenti a comporre la canzone, in quel momento se qualcuno al di fuori di casa sua lo avesse sentito per Zacchy non era importante, non gli importava più niente in quel momento.
Finito di filmare il tutto decise di caricare due video questa volta, era ancora tutto preso dalla sua musica per pensare lucidamente, sembrava quasi una droga. I commenti e i like non tardarono ad arrivare, tutti quelli che lo seguivano sembravano così rapiti che qualcuno addirittura diceva di essersi emozionato, uno degli ultimi commenti diceva: 'Oddio che voce magnifica! Sei impressionante!' Faccina con occhi a cuoricino. Zacchy non poté fare a meno di sorridere, soprattutto quando lesse un commento che diceva che l'unico difetto dei suoi vide era che finivano, nessuno gli aveva mai detto niente del genere e questo lo fece sentire così bene. Per un momento la sua mente finalmente si svuotò del tutto, non esisteva più Troy, i suoi insulti, le sue cattiverie, non esisteva più nemmeno la sua classe, era tutto svanito, c'era spazio solo per la sua gioia e la sua musica.

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