Capitolo 5

Fare la doccia era uno dei piaceri più immensi della vita. Fare una doccia per Zacchy voleva dire lasciare che i pesi della giornata scivolassero nello scarico per non sentirli più, ovviamente prima di recuperarne buona parte a scuola il giorno dopo. Adorava lasciare che lo scroscio d'acqua picchiasse sulla sua schiena, era meglio di un massaggio; finita la doccia tornò a scarabocchiare sullo specchio appannato, non apriva mai la finestra perché dopo sapeva che avrebbe avuto freddo. Indossò finalmente il pigiama dopo una settimana che si era dimenticato di farlo, un pigiama con la maglia nera e il pantalone con una fantasia a toppe grigie e nere con la caviglia stretta, lui adorava i pantaloni a caviglia stretta. Si sedette sulla scrivania e prima di prendere il diario per guardare i compiti accese il computer e iniziò a navigare su internet come al solito, questa volta non aveva una voglia ben precisa, andò su YouTube e scorse i video nella home attendendo che qualcosa attirasse la sua attenzione; qualcosa in effetti la catturò, la sua attenzione, ma era il suo telefono che vibrò per la notifica di un messaggio: era sua madre che gli scriveva 'faremo tardi, ordinati qualcosa, poi ti ridò i soldi'. Un sorriso soddisfatto si dipinse sul suo volto mentre mordicchiava una penna; ecco qualcosa che da vero adolescente anche Zacchy adorava: ordinare schifezze a casa da solo!

Morse felicemente il suo hamburger doppio con formaggio, cipolla e bacon, tutta la casa era inebriata dall'odore della carne alla griglia, della salsa e delle patatine che gli stavano davanti, Beirut si sgranocchiava soddisfatto i nuggets di pollo che Zacchy aveva preso insieme alla sua cena per non farlo sentire solo. A ogni morso che dava si sentiva come in estasi, adorava il cibo spazzatura anche se avrebbe dovuto ricominciare a mangiare sano e in modo normale, tutta quella sofferenza a scuola non faceva bene ai suoi nervi ma scuotendo la testa decise di non rovinarsi quella sera tanto perfetta con i volti di quei tre maiali crudeli. Beirut si appoggiò su di lui guardando il panino con occhi sognanti: "No bello, questo non te lo do.", gli disse guardandolo teneramente, "Sei una fogna Beirut, ti sei mangiato il mio pranzo e ti ho ordinato la cena, quello che deve avere fame sono io sai?"
Appoggiò il panino e si pulì le mani per bere un sorso di Coca-Cola. Non poteva certo mancare anche la bibita spazzatura.

Annabeth aprì lentamente la porta della camera di Zacchy per vedere se stava dormendo: Zacchy era stravaccato sul letto piacevolmente sprofondato nel mondo dei sogni. Sua madre entrò e gli rimboccò le coperte, poi con un fazzoletto gli pulì il lato della bocca ancora sporco di salsa, suo padre notò sulla scrivania i libri e i quaderni coi compiti e sorridendo sussurrò alla moglie: "Dovrebbe iniziare a regolarsi meglio con gli impegni."
"Ha fatto festa stasera, va bene così."
"Attenta, prende subito l'abitudine."
"Ma dai, che cattivo.", rise silenziosamente mentre spostò una scura ciocca di capelli castani dalla tempia di Zacchy, "Guarda com'è rilassato, ha davvero passato una bella serata."
Sistemò il lenzuolo fino alle sue spalle e il figlio si girò istintivamente sul lato sospirando di piacere. Michael si aprì una birra prima di dormire e Annabeth buttò la spazzatura lasciata dalla cena di Zacchy; Beirut appena sentì il sacchetto di carta venire accartocciato corse verso la donna pensando di trovare ancora qualcosa, Annabeth scosse la testa guardandolo: "Scommetto che hai fatto il bovino anche tu vero? Siete due golosoni."
"Secondo te come è andata la giornata di Zacchy a scuola oggi?"
"Michael no, ti prego. Rovini un così bel clima adesso."
"Non voglio essere assillante ma lo hai detto tu, deve imparare ad aprirsi di più anche con noi."
"Lo so ma, gli da fastidio. Se domani vorrà dirci qualcosa molto bene altrimenti non importa. L'importante è che sia felice." Chiuse l'anta della spazzatura e accarezzò il viso del marito che aveva appena finito di bere un sorso di birra, sorrise e lo abbracciò, Michael ricambiò piacevolmente. Finito di bere si fecero a turno la doccia e andarono subito a dormire, erano troppo stanchi per guardare la TV ma erano anche molto contenti di essere finalmente a casa.

Troy continuò ad affondare le dita tra le sue scapole spingendolo per tutto il corridoio, Zacchy tiene la testa bassa cercando di mantenere il controllo ma gli venne difficile: "Questa volta lo giuro, lo ammazzo.", pensò tra uno spintone e l'altro, Troy si divertiva sempre di più e ogni volta aumentava la forza finché non esagerò e lo spinse dritto per terra: "Ma allora la forza di gravità esiste anche per te!", rise sonoramente mentre Zacchy si girò a pancia in su per guardarlo in faccia: "Hai scoperto l'acqua calda stronzo."
"Non lo sai che i vampiri possono volare? Ah no vero aspetta, tu sei sbagliato pure in quello."
"Ti credi tanto divertente?"
"Tu cosa dici?"
Troy indicò i suoi due compagni Caleb Grey e Albert Maylor che ridevano a crepapelle, Zacchy si rialzò mantenendo una certa distanza almeno per non venire spinto un'altra volta, Troy fece per avvicinarsi e Zacchy si preparò sulla difensiva ma un gruppo di ragazzi di un'altra prima catturarlo l'attenzione dei tre bulletti richiamandoli a loro, almeno per una volta, anche se stronzi pure loro, qualcuno aveva fatto qualcosa di minimamente utile alla sua persona. Troy mollò la presa un po' infastidito e con gli altri due raggiunse i compagni: "Eddai mi stavo divertendo."
"Certo che sei proprio coglione, non impari proprio mai."
"Cosa vorresti dire?"
"Nel corridoio in mezzo a tutto il personale scolastico? Sei serio? E se ti beccano?"
"Ah fanculo i docenti, Andres è talmente ritardato che non sa nemmeno rispondere. Dai lo avete visto?"
Albert interruppe il suo amico alzando gli occhi al cielo: "Io sono finito dal preside per colpa sua, i professori quando vogliono vedono. Stai attento."
"Ti ha punito perchè sei scemo, era l'unico rimasto in palestra e lo colpisci pure due volte. Anche un ritardato lo avrebbe notato subito."
"Possono pure sospenderti sai?"
"Non me me fotte un cazzo, sono il giocatore più promettente nella squadra di football di prima e ho grande esperienza, la carriera è già pronta."
Troy tirò piccoli calci al nulla mentre parlava, i suoi amici lo guardarono storti, anche se lo trovava divertente rischiava troppo a farlo in pubblico: "Vedi solo di non cacciarti in guai ancora più grossi."
Finito l'intervallo gli studenti si avviarono verso le proprie classi, Zacchy si sdraiò sul suo banco nascondendo il volto per non ingolosire quei deficenti che stavano camminando di fianco a lui, Cortez e Berpy abbassarono lo sguardo e camminarono più in fretta verso il loro posti mentre tutto il resto della classe si comportava come al solito, "Preferisco essere ignorato come fanno tutti piuttosto che venire insultato in quel modo", pensò mentre scrutava i suoi compagni di classe, quando tutti ebbero preso posto la docente di letteratura entrò tutta vivace in classe con dei fogli protocollo in mano: "Buongiorno ragazzi, chi sa dirmi cosa potreste fare oggi con questi fogli?"
Zacchy osservò per un po' i fogli impilati sulla cattedra, voleva azzardare una risposta ma ne aveva già abbastanza degli schermi di Troy quindi preferì rimanere in silenzio. Carly Broyle alzò subito la mano approfittando del silenzio imbarazzante e, facendo l'orgogliosa, esclamò: "Sono i compiti a sorpresa su gli ultimi due capitoli? Be' io sono prontissima prof!"
"Bene, apprezzo il tuo interesse nel metterti al pari con il programma ma ti sbagli. Oggi ragazzi affronteremo il tema biografico e autobiografico.", disse l'insegnante scrivendo il titolo alla lavagna. Carly si risedette al banco sconfitta in mezzo alle risatine silenziose dei compagni che stavano godendo della sua figuraccia pubblica, anche Lisa rise sotto i baffi: "Ti sta bene brutta strega orgogliosa."
Per la prima volta anche lei si sentì una del popolo pensando a qualche cattiveria contro una ragazza antipatica come lei, anche Zacchy stava ridendo in silenzio. L'insegnante richiedette l'attenzione su di lei e iniziò a distribuire i fogli dicendo che sul banco doveva solo esserci l'astuccio e la penna e che gli alunni dovevano pensare di svolgere una verifica, arrivata al banco di Zacchy gli sorrise dolcemente. Quando diede il via tutte le teste si abbassarono: Zacchy morse il retro della penna pensando a cosa scrivere, in quel momento l'insegnante disse di poter scrivere le cose poi profonde e che non avrebbero letto il loro lavoro di fronte alla classe, quindi potevano dare sfogo alla loro creatività. In quel momento gli balenò in testa l'idea di descrivere il suo rapporto con la musica e si gettò sul foglio di carta; prese giusto un secondo per pensare con cosa iniziare il suo tema e poi partì all'attacco. Mentre scriveva ripensò alla sua suonata della giornata precedente: descrisse come si sentì quando prese la chitarra in mano, cosa sentì quando le corde vobrarono sotto le dita per le prime note, cosa provava quando nella sua mente costruiva la melodia da suonare e via dicendo; la mano andava da sola, ogni riga che scriveva usciva in automatico come se da tempo quel tema attendeva di essere scritto, senza accorgersene arrivò alla fine di tutti i fogli protocollo e aveva ancora tanto da scrivere, inserendo il pollice nel buco della manica che faceva da guanto alzò la mano per chiamare la docente.
"Dimmi Andres?"
"Posso avere un altro foglio?"
"Ma certo caro, ecco tieni pure."
"Grazie."
Tutta la classe alzò lo sguardo verso di lui per pochi secondi, forse bruciando leggermente d'invidia perché alcuni di loro non avevano nemmeno iniziato a scrivere, poi ritornarono a riflettere sui propri temi almeno per assicurarsi di aver scritto un foglio prima del suono della campanella. Un minuto prima della fine dell'ora dentro l'aula si formò una lunghissima fila indiana pronta per consegnare i temi autobiografici, o qualcosa che vagamente ci potesse assomigliare, poi tutti gli studenti presero sulle spalle le proprie cartelle e lasciarono la scuola pronti per raggiungere le proprie abitazioni, alcuni tra i più grandi accesero una sigaretta mentre uscivano e altri tra le prime e le seconde classi organizzarono un pomeriggio clandestino per saltare lo studio. Zacchy andò dritto e spedito fuori dal cancello della scuola, quel tema lo aveva reso davvero felice, si sentiva pieno di energia e voglia di fare e iniziò già a pensare a cosa suonare appena tornato a casa. Preso posto sul bus si appiccicò al finestrino osservando il mondo che correva dalla parte opposta a lui, mentre viaggiava chiuse gli occhi e iniziò a canticchiare qualcosa, gli sarebbe convenuto comprare un taccuino dove segnare tutte le note che gli venivano in mente. Sceso dal bus tirò fuori al volo le chiavi e si precipitò in casa, come al solito sua madre e suo padre non c'erano e lui aveva tutto il pomeriggio da dedicare alla sua amata chitarra. Entrò in camera quasi volando e la afferrò rapidamente, la accordò e sistemò il telefono col cavalletto sulla sedia, impostò il timer e cominciò ad intonare qualcosa: questa volta la sua nuova melodia fu più allegra, più rapida; le note uscirono quasi cantate dalla chitarra, le sue dita le pizzicarono rapidamente e a un certo punto Zacchy iniziò pure a cantare, dalla sua gola uscì una voce che seguì la musica senza sosta. Per la prima volta Zacchy era davvero felice, non doveva sfogare la sua frustrazione per colpa dei suoi compagni, questa volta stava suonando solo ed esclusivamente per il piacere di farlo, ma il risultato non cambiava: era sempre così magico, il piacere che provava era sempre lo stesso ogni volta che lo faceva, ogni volta per lui era come se fosse sempre la prima volta che la prendeva in mano quella chitarra.

Zacchy scorse la galleria coi video della sua musica, erano le undici e tre quarti e lui avrebbe dovuto andare a letto ma non ci riusciva, suonava e si filmaav da cinque giorni ormai e gli frullava da tempo un pensiero insolito da parte sua: se la sentiva condividerli con qualcuno? Di solito Zacchy non condivideva le sue passioni più private col resto del mondo. Dormire però era impossibile con la testa piena di pensieri, queste giornate si erano anche rivelate noiose: Troy e gli altri avevano degli allenamenti speciali con la squadra di football e per i due giorni passati non erano stati presenti in classe, il resto dei suoi compagni invece, anche se poco simpatici, passavano più tempo a ignorarlo. Si alzò dal letto silenziosamente per non svegliare i suoi genitori che si erano coricato solo mezz'ora fa, accese il computer e iniziò a navigare su YouTube, attaccò le cuffie per non far sentire il volume e guardò qualche video presente nella home: erano video di persone che suonavano come lui o interpretavano cover, non ascoltava altro da quando aveva ripreso in mano la chitarra e sotto sotto forse voleva sentirsi esattamente come loro, dopo tutto nessuno viene preso in giro perché sa suonare qualcosa vero? Inoltre sotto i commenti erano tutti positivi ma non era tanto questo quello che gli importava, lui si concentrò di più sui like e i dislike sotto ai video, Zacchy non era uno che reggeva tanto la critica pubblica, temeva che uno di quei due simboli potesse influenzare il suo piacevole passatempo. Chiuse lo schermo del computer e si stropicciò gli occhi, gli si chiudevano dal sonno ma sapeva che appena avrebbe toccato il letto le palpebre non si sarebbero mosse; ma non aveva altro da fare, si arrotolò sotto le coperte e tornò su YouTube dal telefono con le cuffie; Zacchy non aveva profili social e non aveva dato a nessuno il suo numero di telefono, gli bastava avere problemi a scuola, a casa voleva stare tranquillo e in pace. Nel mentre che ascoltava qualche video pensò se magari non fosse una buona idea crearsi un profilo sui social network, omettendo nome e cognome ovviamente. I suoi cugini avevano tutto quello che ogni adolescente poteva e doveva avere: gruppo della classe, instagram, telegram e altre cose, ma loro non dovevano nascondersi, postavano anche delle belle foto. Zacchy non era comunque mai stato attratto da quel mondo virtuale, e poi non aveva nulla da mostrare a nessuno, fino adesso però: adesso poteva mostrare al mondo come suonava la chitarra e come cantava amatorliamente, sarebbe stato comunque un modo per interagire con altre persone senza rischiare di venire preso in giro anche li, la faccia tanto non era obbligato a mostrarla. Tolse YouTube e ripose il telefono sulla sedia, poi si rigirò su un fianco per mettersi comodo, strisciò una mano sotto al cuscino per tenersi sollevata un po' la testa e chiuse gli occhi sperando di addormentarsi, ma questo pensiero non non voleva abbandonarlo. Cosa avrebbe dovuti fare? Fare un tentativo? Oppire rimanere nella sua fortezza confortevole e tranquilla? Se solo fosse stato più bravo a confidarsi avrebbe potuto chiedere ai suoi cugini cosa ne pensavano, ma preferiva tenere questa storia dei filmati tutta per sé, riprese il telefono e li riguardò senza volume: tutto quello che si vedeva era una larga felpa nera e pesante, una chitarra, le sue mani ma per quello non poteva farci niente e a volte spuntavano delle ciocche di capelli, be' logico non li aveva mica tanto corti, ma la faccia non veniva notata, era stato molto bravo ad evitare che si vedesse e ci era riuscito, nessuno avrebbe potuto riconoscerlo.
"No, forse è ancora troppo presto. Non me la sento."
Questo pensiero concluse momentaneamente la sua odissea, non si sentiva pronto ad affrontare il mondo con una delle sue passioni più intime, non era ancora pronto a sentire il pensiero di gente che non conosceva, non era ancora pronto ad aprirsi e a mostrarsi a nudo. Si addormentò in mezzo a questi pensieri, l'indomani domani avrebbe avuto l'ultimo giorno di scuola e forse avrebbe raggiunto una conclusione.

"Zacchy mi passi la bottiglia d'acqua?"
"Si, tieni."
"Grazie."
Quella domenica sarebbero venuti a trovarlo i suoi cugini come di tradizione, ogni domenica si faceva a turno ed era il giorno che Zacchy preferiva di più insieme alle feste e al suo compleanno, perché? Perchè poteva starsene a casa tra la gente che lo amava e senza avere bulli fastidiosi tra i piedi! Quanto adorava il fatto che la domenica non si andasse a scuola. Mentre finivano di pranzare suo padre ricevette un sacco di e-mail di lavoro, tipico per lui, i suoi colleghi mangiavano più presto o più tardi rispetto a loro e quindi non pensavano che Michael invece aveva altri orari, ma d'altronde ne aveva la prova a scuola suo figlio, nessuno pensa a nessuno se non per puro interesse personale. Annabeth sbuffò infastidita: "Ma insomma, non hanno proprio nulla di meglio da fare? Senti come ti assillano!"
"Lo so cara, lo so. Ma non posso farci niente, questo è il lavoro che ho e questi sono i colleghi che ho."
"Si ma almeno potrebbero prestare un po' di rispetto, non lo sanno che la domenica la passi in famiglia?"
"Oggi sei nervosa?", Michael sollevò leggermente gli occhi dal suo piatto di spaghetti al formaggio per interrogare sua moglie, Annabeth incrociò le braccia e sbuffò di nuovo, in confronto al marito lei non aveva tutti questi problemi da affrontare: di mestiere era panettiera. Non capiva nemmeno cosa dovessero dirgli di tanto importante i suoi colleghi, loro alla fine erano artigiani, fabbricavano divani e poltrone, che mail dovevano spedire con così tanta urgenza? Zacchy giocerellava con la forchetta assistendo silenzioso alla scenata di sua madre, in effetti in questo periodo aveva un diavolo per capello e tutto, anche la cosa più minima e insignificante, le dava fastidio. Michael alzò gli occhi al cielo: "Annabeth, sono quello che dirige tutto il lavoro. Mi staranno mandando i tessuti disponibili e i modelli di piedini per i divani, non è difficile da intuire."
"E lo devono fare la domenica? Durante l'ora di pranzo? No questo non lo concepisco.", si alzò e silenziò il cellulare del marito, poi si girò a guardarlo ckn aria vittoriosa, "Adesso aspetteranno stasera per ricevere risposte."
In quel momento suonò il campanello e Zacchy sorrise maliziosamente sentendo le voci fuori dalla porta: "Vado io.", disse. Si alzò da tavola e quando aprì la porta sua zia Katherin esibì un sorriso così largo e splendente che avrebbe potuto illuminare l'intera casa, si gettò ad abbracciare suo nipote che venne travolto dal suo affetto ed entrando con Zacchy spiaccicato al petto gridò: "Oh tesoro mio quanto sei cresciuto! È passata solo una settimana ma sei sempre più bello amore mio!"
"Ciao anche a te zia."
"Michael, Annabeth sono così felice di rivedervi!", zia Katherin mollò la presa su Zacchy che tornò finalmente a respirare e andò a stritolare i coniugi Andres, Henry e Zane raggiunsero loro cugino e gli altri zii scuotendo la testa dall'imbarazzo, salutarono tutti, dopo di che i tre ragazzi si rifugiarono in camera da letto. Zane e Henry si sedettero sul letto disfatto del cugino mentre Zacchy prese posto  alla scrivania, i due notarono la chitarra che li guardava fiera dal muro vicino alla finestra, "Alla fine l'hai rispolverata!"
"Si, hai visto?"
"Sei ancora capace? O come me hai dimenticato come si fa."
"No me la sono cavate bene, confesso che mi era mancata."
"Come mai l'avevi abbandonata? Sai eri molto bravo."
"Non lo so, forse mi ero stufato. Credo." Zacchy rivolse lo sguardo verso il soffitto mentre ci pensa, il reale motivo non lo ricordava: era in seconda media quando aveva imparato ad usarla e ricordava di averla amata tantissimo, ma di punto in bianco aveva smesso e non sapeva dire il perché, poi in prima superiore aveva vissuto così tanti cambiamenti che nemmeno ricordava di averla. E poi in effetti, dovendo ammetterlo a se stesso, Troy e la sua gang di teste di cazzo se lo avessero saputo molto probabilmente lo avrebbero perseguitato a vita ancora più pesantemente, non che adesso fosse meglio però è molto più leggera la situazione da 'vampiro della scuola' piuttosto che 'vampiro musicista della scuola'. Riabbassò la testa pesantemente per cacciare via i pensieri negativi, nel frattempo Henry stava girando su instagram e leggendo un post chiese: "Zacchy ma questo qui viene a scuola con te?"
"Chi?"
"Guarda, si chiama Troy Sigrif. Gioca a football."
"Ah si, si viene nella mia classe, in questi giorni è stato assente per gli allenamenti intensivi."
Sospirò mentre dava questa spiegazione, non si era mai fatto il problema che i suoi cugini potessero vedere i profili social dei suoi compagni di scuola, non sapeva nemmeno se Troy avesse postato qualcosa di offensivo su di lui ma aveva buone probabilità di no considerato quanto quel bulletto fosse narcisista. Henry chiuse il profilo annoiato: "Cavoli che bimbo minchia, deve essere uno spasso in classe."
"Non lo è infatti.", Zacchy mantenne una faccia neutra per non far trasparire niente di personale, prima o poi avrebbe dovuto vincere questa sua riservatezza, e il bullismo a scuola lo aveva chiuso ancora di più, Zane rise sarcasticamente e disse: "Ovvio che non lo è, corre dietro a un pallone. Cosa ci sarà mai di così fantastico, boh."
"Sai diventi anche molto famoso però."
"Certo in ospedale, quante caviglie si sarà slogato nel corso della sue esperienza scolastica?"
"Non lo so, non partecipo mai al loro allenamenti. Sono noiosi."
'Bugiardo!', la frase gli si strizzò in gola. Degluttendo il boccone pesante e amaro della sua bugia chiese guardando i suoi cugini: "Voi a scuola non avete una squadra?"
"No diciamo che lo sport è secondario li, se lo fai bene se no pace." Henry gesticolò con la mani come per sminuire la cosa, Zacchy rispose con un lieve 'Ah' quasi pieno di delusione. Anche se non sapeva il perché.
"Che fortuna, da noi ogni mese fanno un raduno e ci devi partecipare per forza."
"Che palle!", Zane balza in piedi, "Ma cosa te ne frega a te di quello che fanno gli altri? Se non giochi puoi anche andartene a casa, che odio questi obblighi scolastici."
"Ma siamo una classe, è giusto così.", Zacchy alzò le spalle. Henry ascoltò in silenzio la conversazione poi tornò a guardare la chitarra di suo cugino: "Ok va bene frega cazzi della scuola, e Domenica no? Zacchy ci fai sentire come suoni?"
"Si va bene."
Prese la chitarra e sedendosi sul letto insieme ai suoi cugini intonò una melodia quasi dal ritmo country, bella energica, allegra e coinvolgente; Henry e Zane balzarono in piedi e finsero di essere due cowboy che ballavano al ritmo della musica di Zacchy. Alla fine tutti e tre risero di gran gusto. Dopo che la rimise a posto tornò alla sua scrivania e Henry, ritornato sul suo instagram, si trovò nella home un video di un ragazzo che suonava la cover di una canzone che non conosceva.
"Oh Zacchy! Ma tu questa canzone la conosci?"
"È 'Yellow Submarine' dei Betlemme, perchè?"
"Perchè questo sembra quasi al tuo livello, ovviamente ha ancora parecchia strada."
Zacchy alzò un sopracciglio, non immaginava che anche anche su instagram ci fossero video simili. Si mise vicino ai cugini e tutti e tre spulciarono il profilo del ragazzo, e oltre al suo video trovarono anche altre persone di ogni etnia. Alcuni si vedevano in faccia, altri no, e altri ancora suonavano strumenti diversi. Qualcuno cantava, qualcun altro no.
"Questi sono in assoluto i video più apprezzati da tutti."
"Veramente?"
"Si, la musica credo sia la cosa che unisce tutto il mondo, dopo il cibo ovviamente."
Ascoltando queste parole, a Zacchy tornarono in mente alcuni pensieri e la sua fatidica domanda: se la sentiva di condividere la sua passione col mondo intero? Guardando i video si accorse meglio che alcuni erano come lui, nascondevano la faccia perchè il focus del video ovviamente era la canzone. I like erano moltissimi e leggendo qualche commento notò come tutti condividevano gli stessi pensieri, era proprio vero che dopo il cibo la musica univa il mondo intero. Anche per lui avrebbe potuto segnare una rinascita? Poteva davvero essere la svolta per lui per uscire finalmente dalla sua confort zone? Ai suoi cugini non disse nulla di questi pensieri, loro lo avrebbero convinto a buttarsi senza pensare che per lui c'erano molti ostacoli, ma ovviamente lo avrebbero fatto senza cattiveria.

La visita dei suoi zii giunse al termine, si salutarono tutti calorosamente per poi lasciare l'abitazione e tornare alle proprie dimore. Finito di farsi la doccia Zacchy andò subito a letto, domani avrebbe dovuto tornare a scuola e affrontare il solito inferno ma non era quello il suo pensiero principale: stava riflettendo sui video guardati il pomeriggio e di come poter buttare giù il muro della sua timidezza. Preferiva comunque pensarci su ancora un po', magari il tempo avrebbe aiutato la sua decisione, ma quello che aveva detto Henry era molto interessante. Si scmpigliò la frangia cercando di fare ordine nella sua testa e alla fine, dopo un tempo incalcolabile, si attaccò al muro cercando di dormire. E se i suoi video li avesse postati su instagram? Con un nome anonimo e la faccia nascosta nessuno poteva riconoscerlo, e se anche lo avesse trovato Troy non avrebbe potuto dirgli nulla, una felpa nera e un armadio so o indizi troppo vaghi. Si alzò dal letto e camminò per la stanza, ormai era tempo che cercava di liberarsi dalla sua insicurezza e voleva dedicarsi altro tempo, ma se il fatto di pensarci tanto lo rendeva tanto indeciso allora la cosa migliore da fare era buttarsi e vedere come finiva quella storia. Così, mandando al diavolo le sue paure, prese il suo telefono e entrando nell'app store andò a cercare l'app di instagram, iniziò a pensare bene a tutte le precauzioni necessarie: avrebbe dovuto silenziare le notifiche e crearsi un vero itinerario di pubblicazione anche se il suo era solo e puramente un gioco, non gli importava niente dei followers, dei like e dei commenti. Non del tutto almeno. Il suo pollice rimase sospeso sopra in tutto tutto installazione tremando, i suoi occhi nocciola rimasero fissi sulla schermata a bassa luminosità e l'unico rumore nella stanza era il battito del suo cuore. Stava per compiere jn grande passo per la sua persona, buttarsi suoi social era la sua risposta definitiva? O avrebbe rischiato di voler tornare indietro?
"Prendi una fottuta decisione ritardato!", si sussurrò mentre leggeva le recensioni di Instagram, tutti ne parlavano bene anche a scuola, le ragazze stolkeravano ogni singolo modello che capitava nelle loro ricerche e i post diventavano quasi una droga, lui non voleva arrivare a quello.
"Deciditi su!"
La testa iniziava a scoppiargli, odiava essere così indeciso e lo era sempre stato. Guardò la galleria piena dei suoi filmati che per ora erano cinque, a lui piaceva riguardarli, e gli piaceva anche vedere altre persone farlo, e di sicuro anche a quelle persone piaceva fare quei video. Alla fine di tutta quella inutile riflessione si fece coraggio e seguì il suo istinto: scaricò instagram e si registrò con un nome semplice ma che facesse capire cosa avrebbe postato in futuro e rendendolo più anonimo possibile, poi col cuore che gli batteva in petto caricò il suo primo video. Il profilo de 'Il.Musicista' era partito.

Cadde sul letto sospirando di liberazione, era fatta, poteva tornare indietro se voleva cancellando tutto e questo lo tranquillizzava. Chiuse gli occhi rilassando i muscoli dopo aver rimesso a posto il telefono, da adesso iniziava la sua nuova vita al di fuori di Zacchy Andres.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top