La prima notizia

Bussò alla porta ma non ricevette risposta, così lentamente aprì la porta trovandosi davanti una scena pietosa. L'intera stanza era intonsa della puzza di alcool, c'erano bottiglie di birra sparse ovunque e qualche lattina dallo strano e sconosciuto contenuto buttate qui e la, Damon dormiva scomposto sul letto in un sonno agitato, la televisione era rimasta accesa su un canale di musica a basso volume e i compiti che avevano fatto il giorno prima giacevano sulla scrivania come a provare un eventuale finto studio nella giornata.
Decise di rimboccarsi le maniche, prendere una busta vacante per la stanza e cominciarla a riempire di tutta la spazzatura circostante. Intanto aprì la finestra per far cambiare aria e infine prese la cena portata da Camelia e riportò tutto giù, buttando la spazzatura e conservando al meglio il cibo.
Al suo ritorno Damon lo guardava con gli occhi iniettati di sangue da sotto al piumone probabilmente non completamente cosciente -Che ci fai qui?-
-Volevo parlarti, ma a quanto pare non sei in uno stato abbastanza civile per rivolgermi la parola-
-Certo, stronzo figlio di papà, non sia mai che io, ubriaco fradicio, mi avvicini a te e ti contagi- ridacchiò coprendosi meglio -Chiudi quella cazzo di finestra!-
-Altri cinque minuti, deve cambiare aria la stanza-
-Vaffanculo Ron, nessuno ti ha chiesto nulla-
-Ne sono cosciente-
-Era una battuta?- rispose alterato.
-Affatto, sto parlando tranquillamente Dam-
-Porta il tuo culo fuori di qui- ringhiò voltandosi.
Ron deglutì e si avvicinò chiudendo la porta a chiave -Ti va di sfogarti un po'?-
Lo sentì ridere, poi si alzò in un lampo e afferrò Ron per la gola sbattendolo contro la porta -Vuoi essere scopato? Basta dirlo, puttana!- gli inveì contro.
Ma Ron, nonostante le lacrime a gli occhi non si fece intimorire -Dam, puoi dirmi quello che vuoi, non me ne vado, puntualmente quando hai bisogno di aiuto ti isoli da tutti, ma io l'ho capito, non pensi davvero quello che hai detto, quindi devi essere più convincente se vuoi che me ne vada-
-Però stai piangendo- si avvicinò al suo volto soffiando volutamente sotto il suo naso per fargli sentire quanto aveva bevuto.
-Ammettilo che ho centrato il punto-
-Io non sono una puttana e non mi faccio scopare perché ne ho voglia- rispose risoluto.
-Stai dicendo che sono io quello che ha bisogno di te?- si sorprese Damon.
-Puoi giurarci, e adesso toglimi la mano dalla gola- lo guardò fermamente negli occhi.
Il nero scoppiò a ridere, sembrava quasi impazzito, in tanto aveva staccato la mano dal collo del rosso che era andato a chiudere la finestra e a spegnere la tv ancora accesa.
-Chi te lo ha detto?- sussurrò dopo un attimo di silenzio, scivolando lentamente lungo la porta, fino a sedersi a terra, le spalle ricurve in avanti, la testa calata fra le spalle...
-Mia madre è rientrata e dato che non sono andato a scuola ieri mio padre gli ha riferito che sono stato da te, mi ha detto che facevo bene a starti vicino in questo momento e quando lo ha fatto gli ho chiesto cosa intendesse-
-Vedo che le voci circolano come fulmini-
Ron intravide le spalle del compagno tremare e balzare -Dam?-
Non rispose.
-Perché non me lo hai detto?- domanda stupida.
Gli poggiò una mano sulla spalla e si ritrovò a terra sotto un Damon in lacrime che lo abbracciava per non farsi vedere, scosso dai singhiozzi, atterrito dal dolore, in difficoltà per la mancanza di ossigeno.
A Ron si stava spezzando il cuore ma l'unica cosa che poteva fare era stringerlo fra le sue braccia ed esserci per affrontare quel dolore in due.

La mattina dopo si svegliò sentendo dei conati provenire dal bagno in camera di Dam e si preparò a sopportare la sofferenza post-sbornia del compagno.
Si alzò da terra e si sorprese a ritrovarsi in boxer... Quando esattamente si era spogliato?
Poco importava, corse in bagno e prese la fronte di Damon regendogliela evitando in tutti i modi di guardarlo ridotto in quel modo.
Dopo una mezz'ora circa passata tra conati e parole incomprensibili biascicate dal nero, Ron se lo era caricato in spalla e iniziato a pulire la faccia, lavargli i denti, spogliarlo, infilarlo nella doccia con lui, dove lavò entrambi, cambiarlo e infine buttarlo a letto esausto e scombussolato.
Damon da parte sua si era lasciato fare di tutto e non si sentiva presente a se stesso, gli sembrava di assistere in terza persona ai suoi stessi movimenti... sentì però vividamente le mani lisce e calde del rosso che scivolavano lentamente sulla sua vita e andavano a stringerlo, incollando la sua schiena al petto di Ron che inspirò profondamente l'odore del bagnoschiuma del nero e sorrise -Vuoi qualcosa per calmare il mal di stomaco?- sussurrò dolcemente sul suo collo.
Si schiarì la voce e si voltò verso il riccio -Camelia c'è?-
-Si-
-Allora lo dico direttamente a lei-
-Ma se viene e ci trova...-
-Che diavolo importa!!- borbottò premendo il bottone accanto al letto che serviva per richiamare l'eventuale servitù presente.
-Ma...- insistette il rosso ritrovandosi davanti lo sguardo alterato di Damon.
-Come se quella non sapesse cosa facciamo noi due qui dentro! Non è stupida Ron!-
Sospirò e tornò a sistemarsi accanto a lui convinto che non sarebbe più riuscito a guardare in faccia Camelia dopo che li...
-Hai bisogno di qualc... O merda! Che carini!-
Ecco!
-Mi puoi portare qualcosa che mi faccia passare questa merda di dolore?-
-Perché invece di lamentarti non eviti di bere come un alcolizzato?-
-Vaffanculo!-
-E allora fottiti!-
Ron ancora nascosto dietro la schiena di Damon non riuscì a trattenere una risata... quanto potevano essere comici?
-Ma perché cazzo non chiudi quella bocca di merda e fai quello che devi fare!?-
-Non sono la tua sguattera stronzo! Hai 18 anni, non porti più il pannolone e si presume tu abbia un cervello funzionante, quindi se vuoi una mano esistono le paroline magiche, altrimenti provvedi da solo!-
-Ma sai dove te le devi ficcare le "paroline magiche"?- sussurrò sotto voce.
-Ti ho sentito!-
D'un tratto Ron si ritrovò scoperto e la porta del bagno sbatteva...
Altri conati.
Camelia sospirò rassegnata e guardò Ron dolcemente -Grazie Ro, sei un tesoro, immagino lo avrai trovato in condizioni pessime-
-Puoi dirlo forte- si coprì col piumone.
-Fai il timido?- ridacchiò -Visto che mi trovo, vuoi qualcosa per colazione?-
-Oh, grazie, magari- arrossì.
-Lui ti vuole più che bene- sospirò -Solo che è uno stronzo e ammetterlo non gli è facile, fa di tutto per allontanarti ma ogni volta che ritorni si rende conto di non poter fare a meno di te, è lui che ha bisogno di te, non il contrario. Non farti allontanare, resta con lui-
-Perché mi stai dicendo queste cose adesso?- domandò un Ron confuso.
-Perché lui è fragile, lo sai, adesso più che mai devi supportarlo, e perché... Magari un giorno di questo ti svelo un segreto- gli fece l'occhiolino e se ne andò velocemente.
Intanto che metabolizzava la conversazione appena avvenuta si alzò dal letto ancora assonnato e si diresse al bagno per monitorare i movimenti di Damon, lenti, goffi, calcolati... barcollanti!
-Attento!- fece per prenderlo per le spalle ma il nero si scostò nervoso e si poggiò sul lavandino aprendo l'acqua.
Ron sospirò poggiandosi alla porta mentre continuava a guardare cosa facesse il nero.
-Devi per forza startene li a fissarmi?- borbottò d'un tratto.
-Cosa vuoi che faccia?-
-Andartene a letto e aspettare Camelia-
-Se cadi e sbatti la testa da qualche parte non voglio essere io a trovarti morto a terra sanguinante, quindi resto qui e mi assicuro che ciò non accada.
Dalle labbra di Damon uscì una lieve risata che fece tremare per un istante il cuore di Ron.
-Grazie- sussurrò appena.
O santo cielo! Probabilmente da un momento a l'altro si sarebbe spaccata la terra a metà, sarebbero scesi gli alieni sulla terra o peggio sarebbe scomparso il sole!!
Sbattè le ciglia più volte, guardando sconvolto quell'ammasso morbido nero che gli copriva il volto non sapendo cosa dire.
-I-io... cioè... okay... no! Nel senso... prego, figurati!- riuscì a dire in fine.
In quel momento si aprì la porta della stanza rivelando una Camelia alle prese con l'equilibrio, un vassoio e delle buste.
Si precipitò ad aiutarla, leggermente imbarazzato per la nudità e la ringraziò baciandole una guancia e augurandole buona giornata.
Sul vassoio c'era un piatto con un uovo e due fettine di bacon croccante, in una busta c'erano invece dei Cupcake al pistacchio e al biscotto e due biscotti, in un altra del latte e caffè caldo e una cioccolata calda.
Un angelo! Ecco cos'era Camelia.
-Dai vieni a mangiare che devi prenderti l'analgesico-

Passata l'intera mattinata nel letto a non fare nulla, tra i vari lamenti di Damon e la stanchezza mentale di Ron si fece l'ora di pranzo e il telefono sul comodino cominciò a vibrare.
Il rosso lo afferrò al volo prima che potesse farlo Damon e rispondere male a chiunque potesse capitare all'altro lato.
-Pronto?-
-Ro, sono la mamma-
-Oh, mamma... dimmi-
La faccia di Damon esprimeva un misto di rabbia, seccatura e menefreghismo.
-Volevo sapere se tornavi per pranzo-
-Oh, io...-
-Vai- sussurrò il nero girandosi e mordendo il collo del riccio che boccheggiò al telefono prima di rispondere -Si, arrivo!-
-Se vuoi puoi portarti anche Damon-
-Oh...-sospirò dopo l'ennesimo bacio seguito da un morso -Okay- deglutì.
Intanto una mano del nero stava percorrendo lentamente il suo petto, per poi scendere fino all'ombellico...
-Ci vediamo dopo allora-
All'elastico dei boxer...
-Si, a dopo!- chiuse la chiamata giusto in tempo, prima di sentire il proprio membro a contatto con la mano di Damon che lo stuzzicava sulla punta, massaggiava poco sotto il glande facendogli vedere le stelle, e infine che si allungava fin giù stimolando il cerchietto di muscoli sensibile.
-Damon dobbiamo vestirci- disse poco convinto.
-Si? Chi ha detto che vengo?- gli morse l'orecchio, mentre un dito faceva il suo ingresso.
-D-damon ti prego!- reclinò la testa sul cuscino e poggiò le mani sulle spalle del nero gemendo.
-Cosa?- sorrise sornione, posizionandosi a cavalcioni sul riccio e cominciando a muovere i fianchi su di lui prendendo a mordergli il petto e a graffiargli le spalle.
-Lo... Lo stai facendo a posta vero?- chiesa fra un gemito e l'altro.
-Continuo a non capire- gli sussurrò sulle labbra prima di raccoglierle in un bacio infuocato, morderle e tirarle.

Si ritrovarono a tavola con 20 minuti di ritardo, ma ovviamente Damon riuscì a farsi perdonare portando una torta ~preparata dalla povera Camelia per chissà quale occasione importante~ e vestendosi abbastanza normale apparendo a gli occhi del padre di Ron leggermente più maturo.
Gli occhi del riccio in compenso non riuscivano a staccarsi dalla sua figura!
E cazzo! Camicia e maglioncino color carta da zucchero? Pantalone elegante blu scuro? Mocassini grigi?
Dio ma quanto poteva essere sexy!
Con quei tatuaggi che uscivano dal colletto della camicia o dalle maniche, quel suo essere immensamente... stallone nei panni di un bravo e alto locato ragazzo.
Ma chi cazzo era Damon Brown?
Il suo eterno tarlo sicuramente!
-Sei stato gentilissimo caro, non dovevi-
-Come minimo Melodie, è da tanto che non ti si vede, tutto bene il lavoro?-
E ovviamente era ben istruito, anche se gli stavano sul cazzo tutte quelle inutili moine, se il contesto lo richiedeva sapeva essere perfetto.
Un diavolo, si, forse gli calza a pennello.
La madre sorrise compiaciuta -Benissimo, ti ringrazio, tu immagino sempre ottimi voti a scuola-
-Merito di tuo figlio- sorrise.
Perché sembravano così sinceri e belli quei sorrisi? Un attore nato!
"In effetti il ruolo da Diavolo è perfetto, bello e mortale, come recitava Baudelaire"
-Tesoro sei con noi?-
Si riscosse dai suoi pensieri e si accorse di essere fissato da tutti.
Si ritrovò ad arrossire e bevve un sorso d'acqua prima di rispondere -Si, scusate-
-Dicevamo che andate entrambi bene a scuola, sono felice che vi aiutiate a vicenda, e sopratutto che avete una media così alta- sorrise guardando il marito che cercava invece di estraniarsi il più possibile da quella discussione.
-Grazie- rispose soltanto.
No, lui non sapeva fingere come Damon, non gliene fregava niente di compiacere o meno la madre, studiava per se stesso e nessun altro.
-Hai parlato con mia madre?- chiese d'un tratto il nero con voce mesta.
-Si, la trovo abbastanza bene, non ti abbattere caro, magari è meglio così e vi ritroverete più sereni di prima-
-Spero sia così-
Ma che... Se gli avesse detto lui una cosa del genere lo avrebbe fatto volare all'altro capo del mondo!!
Che brutto stronzo doppiogiochista!
-Mangiamo una fetta del dolce e un caffè caldo, vi va? Poi potrete divertirvi quanto volete, non vi tratterrò oltre-
-Figurati Melodie, sono felice di rivederti-
Ciliegina sulla torta! Complimenti!

Dopo gli ennesimi "Oh caro sei davvero divertente" "i tuoi genitori devono essere fieri di te" un qualcosa del tipo "Che aneddoti esilaranti! Ron non mi racconta tutte queste cose!" E "Melodie spero di rivederti" si ritrovarono chiusi in camera del rosso che sbuffava come una locomotiva impazzita.
-La pianti?- tuonò il nero.
Ron però non si fermò, iniziò a cacciare qualche panno alla rinfusa dal guardaroba finendo per investire anche Damon.
Quest'ultimo si alzò e accostò alla schiena del piccolo che sobbalzò e girò trovandosi di fronte degli occhi color ghiaccio a trafiggergli l'anima, languidi e attenti -Se continui a sbuffare e dimenare quel bel culetto che ti ritrovi davanti i miei occhi giuro che ti prendo e ti sbatto senza pietà su quella scrivania- fece segno col capo in direzione dell'oggetto di loro diversi "incontri imprevisti".
Si ritrovò a deglutire, la gola arida e l'eccitazione a divampargli nelle mutande.
Gesù quanto stava bene vestito in quel modo... Sarebbe potuto svenire a mo' di donzella fra le sue braccia!
-C-ci sono...-
-Non dire che ci sono i tuoi altrimenti ti faccio urlare come se non ci fosse un domani-
-Damon!- singhiozzò frustrato. Come poteva attentare così ai suoi ormoni, vestito in quel modo? Era gia difficile di per se trattenersi nel vederlo, figuriamoci sentirgli dire certe cose!
Si avvicinò ulteriormente ghignando e calandosi di fronte il suo volto per avvicinare le labbra -Come intendi sfogare questo?- toccò attraverso la stoffa la consistente erezione del riccio che porca miseria avrebbe voluto davvero essere scopato senza pietà! Era troppo tempo che non lo facevano con una certa foga.
-Smettila- deglutii
-Non sei convincente-
-Scopiamo come ricci da giorni, possibile tu non ne abbia mai abbastanza?- lo guardò negli occhi.
La risposta di Damon tardò ad arrivare ed il rosso non seppe mai perché quel silenzio improvviso seguito da un sorriso dolce che lo sorprese lasciandolo inebedito.
A... aveva appena sorriso? E dolcemente oltretutto?
Doveva averlo immaginato.
Si ritrovò a sfarfallare le ciglia e scuotere il capo tornando a guardare la schiena del nero che ora girava per la stanza frugando qua e la...
-Vedo che sei sprovvisto di condom quindi neanche volendo potremmo...-
Gli si colorarono le guance e corse nell'immediato a chiudere il cassetto del comodino che Damon aveva aperto.
Li dentro ci teneva tutti gli oggetti, le foto, o qualsiasi altra cosa riguardasse il nero, se lo avesse visto sarebbe stata la fine.
-Cazzo, non mettere le mani ovunque!-
Assottigliò lo sguardo con fare giocoso -Hai qualcosa da nascondere?-
-N-no, io non frugo dovunque quando sono in camera tua-
-Perché tu sai gia dove si trova tutto, non ti nascondo nulla, camera tua invece è un po' come un antro della strega o un laboratorio per uno scenziato, personale, inaccessibile e perché mai?
Mi hai anche sempre vietato di venire da te quando poi in questa casa ci sei sempre e solo tu, potremmo stare molto più sicuri qui.-
Ron non sapeva cosa rispondere, per lui era sempre stato normale andare a casa di Damon e aveva sempre trovato normale passare più tempo da lui che in camera sua... camera che come la casa non sentiva affatto propria, mancava di calore, affetto, come diceva appunto il nero era sempre solo quindi non gli piaceva trascorrere del tempo li, però adesso che ci pensava era molto più tranquillo stare da lui, avrebbero vissuto come autonomamente.
O come coppia, dipende da cosa immagina la testa di Ron.
-Beh, in realtà non ci avevo pensato-
-Sul serio?-
-Gia-
-Tu? Ron Ailey che non ci pensa?-
-E allora?- sbottò.
Damon alzò le mani in segno di resa -Calma gattino, ero solo sorpreso-

Passarono il pomeriggio al computer, o meglio, Damon si divertì al computer tra canzoni sparate a tutto volume, play station, chat erotiche dove sfottere gli etero fingendosi ragazza sul web e mangiando stuzzichini vari preparati dalla domestica di casa, Ron invece si era sdraiato a letto e aveva passato il tempo leggendo due libri e infine si addormentò col sottofondo di una canzone bellissima che non riconobbe visto che si trovava gia nel dormi veglia ma che seguendo le parole pensava fossero davvero la storia della sua vita.

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