I problemi si risolvono

Problemi nella vita privata, problemi in palestra, problemi al club, problemi a scuola...
Problemi nella matematica!
Ma a lui che cazzo gli importava se Mary Jay aveva speso un capitale per una barca e in base a chissà quale ostrogoto calcolo loro avrebbero capito quanto fosse questo intero capitale?
Gli bastavano gia i propri problemi moolto più gravi di una cazzo di barca e di una mocciosa capricciosa che non sa cosa farsene dei soldi...
Come se poi fosse reale, era la prof la mente contorta di quel problema.
Maledetti test di logica!
-Ailey, mi sa dire la risposta?-
E certo, con 27 cristiani in classe chi doveva scegliere?
Si alzò in piedi, schiarì la voce, sbuffò... E iniziò a ciarlare su tutto il procedimento da fare, fin troppo facile per lui, e l'insegnante lo sapeva che lui, come anche Damon, era il migliore della classe quindi se lo interrogavano era tanto per far vedere. In ogni caso si curvò fino ad appoggiare le mani al banco per sostenersi e iniziò ad agitare la gamba nervoso finché non finì.
-Ottimo Ailey, però se non si sente bene basta dirlo, la autorizzo ad uscire- si preoccupò la professoressa.
Stava sudando, all'improvviso, si sentiva stranamente pesante e si era poggiato al banco perché aveva sentito una fitta di nausea alla bocca dello stomaco.
Si alzò velocemente per ritrovarsi fuori...
Un capogiro improvviso!
Dio, cosa gli stava succedendo? Era completamente bagnato!
-Ro!- fu l'ultima cosa che sentì prima di non capire più nulla.
Si sentiva sballottato, lo stomaco si contorceva per il mal di mare che gli procurava quello strano movimento, sentiva delle voci ma erano ovattate e lontane, provò anche ad aprire gli occhi ma vide tutto sfocato...
Forse però una chiazza nera la vedeva e immaginava anche chi fosse.
Dentro di se sorrise ancora stordito da quelle strane sensazioni.
Ad un tratto sentì come se il suo corpo avesse ripreso a funzionare, come se la vita che poco prima lo aveva abbandonato era tornata a riprenderselo.
Sentiva, vedeva anche se gli dava fastidio la luce, il tatto c'era e percepiva qualcosa di morbido sotto di se, la nausea lo aveva abbandonato ed ora sentiva solo la bocca estremamente arida.
-Ro- sentì sussurrare.
Era davvero confuso, non riusciva a capire cosa fosse successo -mh?- riuscì solo a dire.
-Signorino Ailey è in infermeria- udì la voce dell'infermiera Teller del piano.
Sbattè le palpebre e solo quando tutto fu più nitido si rese conto che ancora non vedeva bene -oh-
-Ha avuto un breve calo di pressione, nulla di preoccupante se non mi avessero informato che mangia poco e dorme male... Se continua così si farà male sul serio, si vede ad occhio nudo che ha perso dei chili e troppo in breve tempo!- lo rimproverò.
La signorina Teller era una gran bella donna, di 27 anni, bassina, bionda, occhi verdi brillanti, un nasino delicato e delle labbra sottili, pelle diafana.
-Adesso si metta a sedere, con calma altrimenti sviene di nuovo, poi appena se la sente ci andiamo a pesare- sospirò in fine.
Dolce ed apprensiva, non poteva fare lavoro più adatto, prendeva a cuore ogni alunno di quella scuola, dai più intrattabili a quelli più timidi.
Si ritrovò una mano tesa dinanzi, percorse con lo sguardo il braccio, la spalla ed infine si ritrovò incatenato a gli occhi del suo tarlo.
-Vieni, ti do una mano-
Lo guardava dolcemente, con pazienza e un pizzico di preoccupazione che fece fare qualche capriola al proprio cuore.
Afferrò incerto la mano e con calma si alzò per poi ritrovarsi sulla bilancia, leggermente in colpa e dovendo dare irrimediabilmente ragione alla signorina Teller.
Aveva perso 5 chili in una settimana.
Vide di sfuggita Damon trattenere il fiato e guardare l'infermiera in attesa.

-Che dici se andiamo a trovarla?-
Erano a letto, abbracciati, un vassoio col pranzo poggiato sulla scrivania appena portato da Camelia e un silenzio forzato a circondarli.
Li avevano mandati a casa dopo una veloce chiamata al padre di Ron e per l'ennesima volta saltavano la scuola.
-Dovremmo smetterla di accumulare assenze- bisbigliò in risposta.
Damon contò fino a dieci, prese un bel respiro e si impose di non urlargli contro, doveva essere delicato e paziente, con l'irruenza non avrebbe risolto nulla.
-Non stiamo facendo tante assenze Ro, altrimenti a quest'ora gli insegnanti si sarebbero precipitati a telefonare a casa-
Lo sentì sospirare e poi i suoi fianchi vennero stretti ancora di più.
-Ti va di mandar giù qualcosa?- provò ancora.
Senza però avere il tempo di elaborare si ritrovò le labbra del rosso incollate alle sue, le mani disperatamente chiuse sul collo della camicia nera tirato verso di lui, un irruenza nei gesti e un desiderio d'amore straripante uscire dal suo amico che adesso aveva gli occhi stretti e abbondati dalle lacrime.
Chiedeva di entrare con la lingua, di essere preso strattonandogli il collo per avvicinarlo ulteriormente, e infine con le gambe andò a circondargli i fianchi continuando a piangere disperatamete, gemendo di dolore nelle sue labbra.
Damon al primo impatto era rimasto stupito da quello slancio, mai avvenuto da parte del rosso, e poi si era sentito perso.
Non poteva accontentarlo, se lo avrebbe preso in quel momento sarebbe stato come approfittarsi di lui, aveva bisogno di conforto non di quello.
Al momento magari non lo capiva, voleva solo essere amato, ma non potevano farlo.
Lo stava baciando, ma con dolcezza gli districò le gambe e le intrecciò alle sue, se lo portò contro il petto e lo strinse, baciandolo a fondo, facendogli capire di esserci e di volergli bene davvero, asciugandogli quelle lacrime amare e accarezzandogli quei boccoli meravigliosi.
-D-damon...-
-Shhh, va bene così Ro, sono qui con te, non temere-

La Teller era stata chiara: ho mangia o lo fai mangiare!
"A costo di dovergli ficcare il cibo in gola e poi sopportare i conati di vomito"
Si, perché se avesse continuato con quell'andazzo il cibo invece di digerirlo lo avrebbe vomitato ogni volta.
Se lo avesse mangiato!
Erano passati altri due giorni e si e no aveva mandato giù una mela... non ne poteva già più.
Le aveva detto che era dimagrito di 5 chili, che non beveva e il corpo cominciava a risentirne, per questo il calo di pressione. Correva fra il club di lettura, i compiti e la palestra... Come avesse resistito una settimana la Teller non se lo spiegava.
Ron era forte, terribilmente fragile ma caparbio nel suo piccolo, anche per questo sapeva che fargli capire di dover andare avanti sarebbe stata un ardua impresa.
Non poteva continuare a logorarsi, doveva affrontare tutto.
Per questo in quel momento si trovavano seduti uno accanto all'altro, Ron incastrato fra la scrivania, la sedia e lui, e Damon con un panino in mano che staccava piccoli pezzi in un piatto, pronto per torturarlo.
-Allora principessa...- posò l'ultimo pezzo nel piatto guardando un boccoloso e lentiginoso Ron sospirare già stanco -... adesso giochiamo con l'aeroplanino-
-Ma per favore- sospirò l'altro.
-Non costringermi alle maniere forti Ron- tornò serio.
Prese il primo pezzo di panino e glielo mise davanti alla bocca aspettandosi una qualsiasi mossa da parte dell'amico.
Non voleva mangiare, non ci riusciva, gli faceva terribilmente male lo stomaco e qualsiasi cosa ingerisse, persino l'acqua, gli attanagliava lo stomaco e irrimediabilmente finiva per avere una nausea fortissima.
Sentì il cibo premere sulle labbra e vide rabbia negli occhi del nero che in quel periodo sembrava essere cambiato del tutto.
Non usciva più la sera a divertirsi, non si ubriacava, passava le giornate con lui, studiavano e si addormentavano vicini...
Anche se non si univano più.
Ron non ne poteva più, voleva davvero sentirlo dentro di se, in quel momento più che mai sentiva il bisogno di unirsi all'unica persona che amasse e che stava dimostrando di volergli un bene immenso. 
Ma probabilmente non era credibile, pensava che fosse debole e volesse lasciarsi andare... No, lui era consapevole di cosa volesse!
Schiuse le labbra e lo accontentò, masticò per qualche minuto, poi prendendo un respiro ingoiò tutto -Fai l'amore con me?- disse subito dopo, confondendo Damon.
E lui ancora una volta pensò di trovarsi in seria difficolta, fece per aprire la bocca e parlare, ma il rosso lo bloccò.
-Dico sul serio, non ho bisogno di semplice conforto- deglutì, cominciando a perdere quella scintilla di coraggio.
Damon rimase scioccato... l'amore?? Da quando in qua lui e Ron facevano l'amore??
-Ron ma che...-
-Okay lascia stare, non ho fame comunque- si girò verso la scrivania e accese il pc pur di non guardarlo.
-Devi mangiare- insistette il nero facendo finta di nulla.
-Ma non ho fame!- sbottò nervoso.
-Senti principessa, adesso mi hai veramente rotto il cazzo...- cominciò, davvero al limite e scombussolato da quella proposta -...o mangi o segui tua madre nella tomba!- tuonò glaciale.
E mai errore fu così fatale, Ron si sentì spezzare dentro, l'aria gli mancò e un singulto lo smosse in avanti piegandosi in due per soffrire come mai nella sua vita.
No, non poteva averlo detto sul serio.
In quel momento il nero si sentì terribilmente in colpa, ma qualcosa doveva pur fare e se con le maniere dolci non voleva capirlo, lo avrebbe distrutto per poi ricostruirlo.
-Ron, respira- se lo portò addosso, si stesero a terra e Damon gli sussurrò parole dolci per calmarlo.
-Vattene- fece d'un tratto, appena si fu ripreso abbastanza.
-E lasciarti solo? Dio solo sa cosa potrebbe passarti per quella testa Ro-
Lo sentì sospirare per l'ennesima volta.
-Adesso finiamo il panino-
Scosse la testa ma il nero si calò sulla sua bocca baciandolo dolcemente -Facciamo un patto, tu mangi il panino, ti prepari e vieni con me a trovare Melodie ed io stanotte ti accontento- sussurrò.
Vide le guance prendere lo stesso colore dei suoi capelli, risaltando quelle piccole macchioline che gli contornavano gli occhi e sorrise, accarezzandogli il volto con i pollici e guardandolo torturarsi il labbro inferiore con i denti.
Prese il piatto e con due dita portò un pezzo del panino alle labbra del rosso mimando il volo di un aeroplano e un "aum" appena il pezzo finì nella sua bocca.
Si ritrovarono a ridere, Ron imbarazzato e Damon assolutamente stupito di se stesso.

Erano li da tre minuti e Ron fissava la porta come perso in chissà quale altro pianeta.
-Allora?- chiese sperando di spronarlo.
-Non ci riesco- sospirò in fine.
-Devi solo aprire la porta, salutarla, dirle che ti dispiace ed uscire-
-Solo?- sputò nervoso -Hai la minima idea di... Ma che cazzo parlo a fare, ovvio che non ce l'hai!!- sbottò poggiando la mano sulla maniglia, aprì la porta ed entrò senza più pensarci.
Gongolò soddisfatto e prese posto su una delle sedie nella sala d'attesa.
Si ritrovò davanti il padre che gli regalò un sorriso sbilenco, una pacca sulla spalla ed infine chiamò piano la moglie per avvisarla della visita.
La vide, sdraiata su quel letto bianco che le risaltava la pelle diafana, il lenzuolo morbido calatogli fin sotto il collo, una specie di cuffia sulla testa a coprirgli i capelli molto simili ai suoi.
Sembrava fragile, era sempre parsa una bambola molto delicata, ma in quel momento parve sul punto di spezzarsi.
Girò la testa verso di lui, regalandogli un sorriso meraviglioso e una luce negli occhi di felicità pura -Ho caro, sei venuto...- tossì -...mi dispiace non avertelo detto- mormorò allungando una mano verso di lui.
E Ron la prese, la strinse forte e si avvicinò al letto, senza però riuscire a fiatare.
Il padre intanto era uscito.
-Sei venuto da solo?-
Scosse la testa
-Allora immagino ti abbia accompagnato Damon- sorrise.
Fece di si col capo e la madre sorrise ancora dolce -Tesoro mi dispiace darti questo peso, ma purtroppo da ora in avanti sei un uomo, devi cavartela da solo e affiancare tuo padre... Anche se da solo non sei, sono sicura che Damon non ti lascerà tanto facilmente. Ti prometto di esserci al tuo diploma però, quello non me lo perderò per niente al mondo, sono fiera di te Ron, non potevo meritare figli migliori- si sporse per accarezzargli una guancia dove una lacrima silenziosa lo aveva tradito.
-Dov è Aslan?- chiese sottovoce
-Tuo fratello è in aereo in questo momento, stasera torna a casa e domani viene a trovarmi, non te l'ha detto?-
Scosse nuovamente la testa -Quando lo ha saputo?-
-L'ho chiamato io ieri, ho aspettato prima che finisse il suo tour per dirglielo, è stato magnifico e non volevo rovinargli le ultime date-
Si, probabilmente suo fratello era distrutto, lui aveva avuto la madre che Ron sognava, era cresciuto in una famiglia splendida che dopo la sua nascita si era persa nel lavoro non trovando più tempo per loro e sopratutto per lui.
-So cosa stai pensando mon chéri- cominciò, ricordando al figlio le sue origini -Mi devi perdonare se non sono stata la madre che speravi, mi rendo conto di essere stata ingiusta, ho dato tanto ad Aslan e nulla a te, ti ho trascurato per fare carriera e adesso ho davanti un uomo stupendo che non ho avuto modo di conoscere, che mi somiglia tanto ma non so fino a che punto- non pianse, nella voce c'era solo delusione verso se stessa, rimpianto e tanto dolore.
E in quel momento Ron non riuscì ad incolparla, quando era piccolo di lei ricordava tante cose belle, una madre apprensiva e sorridente... Che dopo i suoi sette anni aveva cominciato a viaggiare e non aveva visto più, se non in rare occasioni, e non riusciva ad odiarla perché in ogni caso non si era mai persa un suo conpleanno, non una recita scolastica, a costo di arrivare la mattina e ripartire la sera c'era stata nei momenti più importanti, silenziosa e in secondo piano, ma c'era sempre stata.
Aslan poi la proteggeva e parlava di lei come la persona migliore del mondo, avevano un legame stupendo e quindi di crederla una donna senza cuore ed una madre poco adatta non se la sentiva.
-Se solo potessi tornare indietro, non accetterei quel lavoro e oggi magari sarei una madre a tempo pieno, amata incondizionatamente da entrambi i miei figli e potrei davvero parlare di voi come se vi conoscessi e come se vi avessi plasmati io-
-Non importa- disse con voce spezzata -Va bene così, hai fatto quello che dovevi mère-

-Aslan è a casa gente- sentì urlare da sotto.
Era tornato suo fratello!
Saltò dal letto dove si stava coccolando con Damon per correre giu dalle scale e saltare fra le braccia di quel pazzoide tutto muscoli e fascino, dalla voce potente e melodiosa.
Lo sentì ridere felice, gli accarezzò i ricci come faceva sempre quando era più piccolo e gli baciò ogni piccola parte del volto facendolo ridere ed imbarazzare -Smettila!- stava urlando, ma si ritrovò a testa in giù a camminare con le braccia perché ovviamente doveva tormentarlo -Mettimi giù!-
-Sicuro?- sorrise sornione.
-No! Cazzo Aslan!- sbottò rendendosi conto. Avrebbe dato una testata al pavimento mortale.
Lo rialzò come fosse stato di carta e gli stampò un bacio sulle labbra facendolo arrossire fino alla punta dei capelli -Non credi che ormai siamo entrambi troppo grandi per questi saluti?- borbottò.
-Sciocchezze, sei e sarai sempre il mio piccolo fratellino, guardati, ti lascio per sei mesi e mi diventi grande tutto un pezzo! Sei bellissimo Ron- gli fece l'occhiolino e se lo strinse ancora un po' fra le braccia, dondolando come un cretino.
Aslan era fatto così, un tornado che travolge tutti, solare, dolce e apprensivo, a volte poteva sembrare invadente ma era stupendo e si poteva sopportare.
Con Ron era maniacale, nessuno doveva toccarglielo, era suo, fin da piccolo lo aveva sempre riempito di baci, coccole e attenzioni, sembrava un maniaco certe volte ma a lui piaceva un sacco così, probabilmente se non fossero stati fratelli se lo sarebbe sposato!
E proprio perché era iper protettivo, nel momento in cui vide Damon al piano di sopra affacciarsi e poggiarsi con aria annoiata e superiore al corrimano, grugnì infastidito.
Era il fratellino del suo migliore amico ma comunque da quando l'anno prima aveva saputo che si era preso l'innocenza del suo protetto non gli andava più a genio.
-Ciao, Damon- salutò cupo.
Ricevette un pungo sul petto dal fratello che intanto si mordeva il labbro inferiore a sangue, pregandolo con gli occhi di non fare lo stupido, non era più un bambino e prima o poi con qualcuno doveva pur farlo, meglio con un amico di famiglia che con uno sconosciuto.
Era così che gli aveva detto un anno prima, ed era così che lo aveva convinto a non fare scenate o paternali a Damon... fino alla parola "scopamici" li davvero non ci aveva visto più, ma Ron gli aveva pregato di rispettare quella scelta fatta da entrambi, soffrendo comunque nel vedere il proprio fratellino innamorato di una persona che probabilmente non avrebbe mai corrisposto.
-Ciao Aslan, sei stato grande come sempre- fin da piccolo aveva provato pura ammirazione per lui, il suo gruppo musicale preferito, il suo sogno nel cassetto, la forza e la facilità con cui lui e suo fratello sembravano aver realizzato quel sogno, sparendo e tornando con tanti regali per lui, come firme autentiche di altre band o magliette di cantanti, una volta li avevano portarti, lui e Ron, alla casa discografica facendogli vedere come registravano il disco e Damon sembrava morire di gioia in quei momenti. Suo fratello però era il chitarrista, la spalla, dal carattere docile, preferiva di gran lunga Aslan, somigliava al prototipo di uomo che voleva essere lui.
Aveva capito però che lui avesse preso le distanze l'anno prima per via di Ron, lo sapeva che non sarebbe mai stato favorevole alla cosa, ma ci erano dentro in due, non poteva incolpare solo lui, anche perché Ron non era certo un angelo!
Non con lui almeno...
-Grazie, tuo fratello ha sicuramente preso qualcosa per te anche stavolta- sbottò.
-E a me niente?- brontolò cuccioloso Ron fra le sue braccia.
-Ho organizzato il nostro matrimonio a Dubai!-
Il rosso scoppiò a ridere allacciandogli le braccia al collo -Scemo!-
-Ti ho portato delle cose che ti piaceranno sicuramente tanto-
Sorrise, illuminando quel volto ormai spento da una settimana, un volto che lui con la sua presenza non era riuscito ad illuminare...
Forse perché effettivamente erano solo amici, Damon non era speciale tanto da riuscire dove altri fallivano... Che diavolo si aspettava? Perché di punto in bianco faceva certi pensieri?
-Ti dispiace se dormo con lui stanotte?- sentì dire da quelle labbra finalmente stese.
Scosse semplicemente la testa, afferrò le chiavi del motorino e scese le scale.
-Dam!- lo richiamò -Tutt'okay?-
Sorrise -Si Ro, vado a salutare mio fratello, ci vediamo domani- e se ne andò, lasciando lo stomaco del rosso ingarbugliato e nella testa un nuovo dubbio.

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