Gli amici si amano?
-Le cose fra voi due sono per caso cambiate?- chiese sospettoso.
-In che senso?- si ritrovò a chiedere, perso nei suoi pensieri.
-Nel senso che magari vi siete messi insieme?-
Gli scappò una risatina amara, piegando l'ennesima maglia del fratello, infilandola nell'armadio -Ce lo vedi Damon fidanzato?-
-No, ed è per questo che mi chiedo per quale motivo ti illudi, passa avanti Ro, non ti merita- lo pregò per l'ennesima volta.
-È il mio unico amico Aslan, passare avanti significherebbe continuarlo ad avere affianco e farmi una vita sentimentale a parte... È impossibile e sono ancora più convinto che chiuderlo fuori dalla mia vita sia ancora peggio!-
-Non capisco-
-Neanche io capisco Cyrus- sorrise.
-Che centra!- si sentì punto nel vivo.
-Il fratello di Damon mi somiglia molto e tu somigli a Damon, prima che ti rendessi conto di quello che provavi lo hai fatto penare non poco quel poverino!- lo rimbrottò -perché io dovrei lasciar Damon? Forse ho speranza anche io, magari prova anche lui quello che provo io, solo, è ancora ceco come lo eri tu-
-Io non scopavo con Cyrus! Quando ti unisci ad una persona lo capisci se quella prova qualcosa per te o è solo misero sesso!- sbottò.
-È quello il punto- tremò.
Aslan rimase a bocca aperta -Che vuol dire?-
-Che quando ci uniamo non lo facciamo per semplice necessità, siamo attratti da... noi, e quando lo facciamo non mi tratta come una scopata fine a se stessa, è passionale, dolce, mi coccola, mi guarda, conosce ogni mio punto debole Aslan e, può sembrare stupido, secondo me mi ha sempre amato, solo non lo ammetterà mai perché è fottutamente orgoglioso!- singhiozzò.
Si alzò dal letto togliendogli una delle sue maglie dalle mani per poterlo abbracciare e consolare.
Gli si stringeva il cuore nel vedere suo fratello in quel modo e davvero quando lo guardava ripensava al suo povero amore che per lui aveva buttato anche se stesso.
Che caratteri di merda che avevano!
-Cyrus?-
Si guardò attorno notando finalmente la borsa da viaggio del fratello -Ma dove diavolo sei?- urlò.
-Ciao fratellino!- comparì con un asciugamano in vita e uno sui capelli.
-Oh... ciao-
-Che c'è, ti scandalizzi a vedere il tuo fratellone nudo?-
-No, solo non ti ricordavo così muscoloso-
-Faccio parecchia ginnastica-
-Immagino- ghignò.
-Sei il solito cretino!- lo rimbrottò tirandogli l'asciugamani dietro, che prontamente Damon evitò ridendo.
-Che cosa mi ha portato stavolta babbo natale?- sorrise buttandosi sul letto del fratello, incasinandolo e facendo nascere una piccola ruga fra le sopracciglia che lo fece ghignare furbo -Stai invecchiando Cyrus?-
-Perché?-
-Perché hai un adorabile rughetta fra le sopracciglia, evidente, ogni volta che ti imbronci-
-Lo so, me lo ha detto anche Aslan...- sospirò.
Peccato, sperava di farlo disperare un po'... aveva una strana ossessione per le rughe, o meglio, aveva una terribile paura dell'invecchiamento, avrebbe voluto essere eterno e liscio, come i vampiri di quelle stupide serie tv che guardava da ragazzo...
Non fate domande... siamo due antipodi, mio fratello è una kekka isterica da 4 soldi, io sono un ragazzo abbastanza virile e sexy, intelligente e mi piace metterlo al...
Si capisce dai!
-Sei ingrassato?- riprovò
-Mi hai appena detto che sono più muscoloso di prima, deficiente-
Sbuffò scocciato... gli voleva comunque un bene dell'anima.
-Tu invece? Che fai, continui ad approfittarti di Ron?-
Storse il naso infastidito pensando bene a come rispondergli -Non mi approfitto proprio di nessuno, cazzo!! Perché a nessuno frulla per la testa che magari quello troppo peccaminoso sia Ron?-
Cyrus alzò un sopracciglio con aria da "ma fai sul serio" innervosendo ancora di più Damon
-Non mi guardare in quel modo! Siamo in due nel letto, magari non mi chiede di scopare ma non si è mai sottratto!-
-Sembrate tanto me ed Aslan, io il povero allocco che gli sbavava dietro e lui il solito stronzo manipolatore che si faceva tutti sotto il mio naso senza capire, forse è proprio per questo che non capisci, perché Ron non si è ancora trovato qualcuno con cui passare del tempo. Quando poi lo farà voglio proprio vedere che fine farai fratellino.-
-Io non sono innamorato di lui e se lui lo è deve farsene una ragione e trovarsi qualcun'altro-
-E se non glielo dici secondo te come lo capisce, genio? La verità è che ti piace e come e ti fa comodo il fatto che non sia così sociale da farsi il fidanzato, altrimenti a quest'ora giravi per la stanza come un pazzo a corroderti dalla gelosia!-
Il solito esagerato -Da dove le cacci certe idee del cazzo?-
-E' quello che è successo ad Aslan, cominciai a rinunciarci ed incontrai un ragazzo sulla spiaggia quando andammo in vacanza alle isole Maurice. Passavo le notti con lui, fin quando una sera, dopo una settimana senza vederlo, non me lo ritrovai davanti la porta di casa del poverino, con uno sguardo assassino stampato in volto, pronto a fare pazzie. Riuscì a fermarlo un attimo prima che scoppiasse semplicemente dicendo "Non ci sono andato a letto" scoppiò a piangere...- sospirò ricordando.
-Aslan?- domandò scioccato, okay che era dolce, ma addirittura disperarsi in quel modo per un ragazzo che era il suo migliore amico e mai lo aveva visto diversamente.
Annuì semplicemente.
-Ma tu e lui non eravate mai stati a letto insieme prima di allora?-
-Mai-
-E che fine ha fatto il poveretto?- chiese incuriosito.
-E' tutt'ora un mio amico, anche se ad Aslan ancora non va tanto giu...- ridacchiò -...in realtà sapeva che non cercavo qualcuno, volevo semplicemente passare del tempo senza vederlo rientrare con qualcuno che irrimediabilmente finisse nel suo letto, mi stavo distruggendo- sorrise dolce, comunque contento di non aver perso la speranza.
-E credi che io farò lo stesso con Ron?- sorrise malizioso.
-Non lo credo Damon, ne sono convinto- fece serio.
-Cos è, una specie di maledizione? Tutti dobbiamo fare la stessa fine?-
-No, ma voi ci siete molto simili, siete cresciuti insieme, come migliori amici, entrambi gay e andate anche a letto assieme...-
-E quindi? Di mezzo non c'è nient'altro- rispose con fin troppo astio nella voce.
Il fratello sospirò infilandosi un paio di boxer, porgendo infine una busta a Damon che prontamente l'afferrò e sparì nella sua stanza senza aggiungere altro.
Le braccia tese, poggiate sulle ginocchia piegate al petto, le caviglie incrociate, la testa malamente andata su una parete della finestra e la chioma metà schiacciata sulla faccia e metà sbarazzina e ribelle.
Ron in quel momento avrebbe voluto disegnarlo, sembrava essere un quadro, seduto su quella finestra, gli occhi chiusi e rilassati, il volto illuminato dalla luce del tramonto, i muscoli scoperti in bella mostra che grazie alla luce forte a colorare sembrava respirare, contrarsi di tanto intanto, notando delicate e piacevoli pieghe di quella pelle morbida.
Aveva davvero appena finito di scopare con quella meraviglia? E dopo quanto tempo? Il fatto che fosse arrivato come un fulmine, travolgendolo ed intrappolandolo sul letto, lo aveva lusingato poiché voleva dire che non aveva altri da cui andarsi a sfogare!!
-Hai finito?-
Si riscosse dai suoi pensieri e lo guardò accigliato -Di fare cosa?-
-Di fissarmi-
-Oh...- deglutì distogliendo lo sguardo -... Scusa...-
Sospirò coprendosi la faccia, schiacciandosi se possibile ancora più contro lo spigolo della finestra.
-Damon, v-va... tutto bene?-
-Ron io...-
-È successo qualcosa a casa?- azzardò.
Non si sarebbe mai aspettato una reazione eccessiva. Cominciò a ridere come fosse inpazzito, per poi alzarsi di scatto, prenderlo per le spalle e guardarlo negli occhi furioso -A casa? I miei problemi non sono a casa!!!- urlò furioso.
-Sono qui!- si indicò la testa continuando a tremare ed urlare come mai gli aveva visto fare.
-Sto impazzendo! Tua madre, i miei genitori, io e te, mio fratello e i suoi cazzo di raggionamenti! Io non ne posso più!- terminò recuperando la felpa e correndo giù dalle scale.
Ron rimase inebedito sul posto, non aveva capito esattamente cosa fosse successo.
Era sparito così come era apparso.
-Cos è successo stavolta?- sentì la voce del fratello, dolce, carezzevole, preoccupata, arrabbiata, alle sue spalle... e scoppiò a piangere.
Perché non lo capiva, era maledettamente complicato, casinista ma dolce, apprensivo e adesso gli rinfacciava tutto, come se lui avesse chiesto il suo appoggio, e così si ritrovò a correre verso la porta di casa, buttandosi sul marciapiede dove Damon stava scendendo col motorino.
-Tu!- urlò facendogli prendere uno spavento e inducendolo a frenare e spegnere il motore.
-Sei un pezzo di merda schifoso! Insensibile, stupido, subdolo! Io non ti ho mai chiesto nulla! Tutto quello che hai fatto e che fai lo fai solo se te lo dice la tua cazzo di testa! Quindi non venirmi a rinfacciare che i miei problemi ti creano confusione, che io ti creo confusione, non provare a dirmi che la colpa di tutti i tuoi problemi sono io perché stavolta, quanto è vero che ti voglio bene Damon, mando tutto a farsi fottere!-
Respirava affannoso, rigato dalle lacrime e seriamente disperato, aveva minacciato di chiudere quello che c'era fra loro, ma sembrava in realtà pregarlo di dirgli che stava scherzando, che aveva capito male perché loro due senza l'altro non erano nulla.
La verità era che Damon dopo aver parlato col fratello, dopo aver scoperto il giorno della causa di divorzio dei genitori si era fiondato a casa di Ron confuso più che mai, consapevole della ragione del fratello, consapevole di aver bisogno di Ron più di quello che avrebbe voluto, consapevole della sua paura a legarsi con le persone. Di Ron però non ne poteva fare a meno e questo lo stava spaventando più di tutto, era andato con l'idea di parlargli, di capire esattamente cosa volesse da quella testa piena di cap-ricci rossi, morbidi come la seta, invece lo aveva guardato negli occhi e non aveva potuto resistere altro tempo senza poter sentire il suo sapore, possederlo e sentirlo suo.
Stava impazzendo davvero, ma non per quello che gli aveva detto, ma perché lo amava e non riusciva ad ammetterlo, a lasciarsi andare, la paura lo frenava e confondeva!
-Damon!- lo riscosse.
-Io... non volevo- sussurrò e deglutì sfilando il casco.
-Allora perché diavolo fai così!- sbotto fra le lacrime e i singhiozzi.
-Ho solo bisogno di stare un po' da solo-
-Dopo che sei venuto da me a consolarti?- rise -che stronzo! No! Scusa, hai ragione, lo stronzo sono io!- detto ciò ritornò in casa sbattendosi la porta alle spalle e lasciando Damon con un vuoto dentro indescrivibile.
I giorni a venire diventarono insostenibili, l'unica cosa che riusciva a fare era guardare Ron sperando in un suo cenno, ma il rosso sembrava determinato e poco disponibile a riallacciare qualsiasi contatto con lui, tanto che quella mattina davanti gli armadietti lo aveva ignorato bellamente con tutto che gli si era avvicinato tanto da cozzare i nasi, ma lui aveva abbassato lo sguardo e aveva solo atteso che si scostasse per lasciarlo libero, senza creare scandali in quel corridoio.
Il punto è che era uno stupido! Avrebbe dovuto baciarlo e come! Lasciarlo di stucco, far girare quelle dannate voci e alla fine magari dichiararlo suo! No, non ne aveva avuto il coraggio.
Fottuto ego, fottuta paura, fottuto tutto!
-Brown?- sentì una voce.
-Brown!- e non ci voleva, colto in flagrante dalla professoressa.
-Se oggi l'argomento della lezione non le interessa quella è la porta- non la stava ascoltando veramente perché Ron richiamato dal suo nome aveva alzato gli occhi e lo stava guardando duro... poi improvvisamente dolce e infine lucido.
Si trattenne però, si prese il labbro inferiore fra i denti e calò il viso sul banco, prendendo a disegnare come suo solito.
-Brown!-
-Chiedo venia professoressa Adams, non mi sento bene- e ovviamente chi in quella scuola non sapeva del divorzio dei suoi?
-Se non riesce a stare in classe le consiglio di farsi un permesso e andare a casa-
A casa? No grazie, l'unica cosa che aspettava era la mattina, solo per poter andare a scuola e vederlo, non poteva andare a casa, sarebbe impazzito.
La fine del mondo venne tre giorni dopo, quando le parole di Cyrus trovarono ragione.
Ron sembrava stranamente felice e la causa di quel buon umore era di Isac, un loro compagno di classe da sempre preso in modo morboso da Ron, se ne era accorto solo lui però...
-Isac! Mi fai... oddio!- rise senza fiato.
Lo stava torturando da un buon dieci minuti e rischiava seriamente di prendergli un infarto!
-Cosa?- sorrise sornione.
Era un sogno, essere a casa di Ron, guardarlo ridere, poter sfiorare quella pelle candida e tutta macchiata! Sembrava una bambola di porcellana.
E solo quel cazzone di Damon aveva il privilegio di potergli parlare, di essere suo amico.
Invece lui lo aveva riscosso da pensieri che gli imbronciavano il volto, gli aveva teso la sua mano e gli aveva dato il suo appoggio e Ron non era riuscito a dire di no, voleva un amico, voleva provare a non pensare a quella chioma di velluto, quegli occhi chiari e duri come cristalli!
No, non ci riusciva, inevitabilmente finiva per pensare a lui!
-Okay, credo basti così, altrimenti ti perdo!- sentenziò lasciandolo finalmente respirare.
Si sentiva terribilmente in colpa a condividere del tempo con un persona fisicamente ma non starci con la testa, non era corretto nei confronti di nessuno dei due.
Però non poteva continuare a studiare pensando Damon, disegnare Damon, mangiare a tavola con Aslan e pensare Damon, la notte girarsi e rigirarsi pensando Damon!
Almeno Isac riusciva a distrarlo per qualche minuto, a farlo ridere e farlo sentire importante, al centro di tutto, a suo agio...
Tutte cose che con Damon non sentiva!
Non era a suo agio con gli occhi del nero puntati addosso, non gli riservava attenzioni particolari, anzi, alla prima occasione spariva e si faceva il primo a tiro.
-Ron, se vuoi ti lascio un po' da solo...-
-No!- rispose subito -N-no che dici! Devi restare qui, dobbiamo studiare e... e magari dopo possiamo mangiare una pizza, se vuoi puoi rimanere da me!- disse tutto d'un fiato.
-Ehi okay- ridacchiò -sono lusingato dell'offerta ma credo che per il momento mi accontento di studiare, magari un altra volta mi organizzo e resto- sorrise dolce.
No, non era la risposta che si aspettava, non voleva restare solo un'altra notte, senza quelle braccia maledettamente calde e muscolose e di certo non avrebbe voluto passare la notte con Isac, semplicemente voleva dormine tra le braccia di qualcuno!
-Damon!-
"Ma perché! Perché! Perché!"
-Senti, puoi anche inventarti che il mondo finirà fra qualche minuto, non mi interessa! Devi alzarti e andare a scuola!-
-Mmmhh!- "ma chi cazzo sei, mia madre?" "Bhe, in un certo senso..." -Camelia- biascicò.
-Dimmi!-
-1)Non urlare per favore. 2)Non ci vado a scuola, non voglio, non sto bene, lasciami in pace- biascicò schiacciandosi contro il cuscino.
Erano tre giorni che il suo bel figlioccio non si scollava da quel letto, era depresso come mai lo aveva visto... non beveva, non fumava, non usciva per poi portarsi dietro spiacevoli conoscenze!
Era grave.
E il motivo sotto sotto lo aveva capito da subito, ma aveva preferito di gran lunga vederlo soffrire un po' per fargli capire cosa fare, ma a quanto pareva qualcosa non aveva funzionato.
-Senti tesoro, puzzi! Hai un aspetto da schifo, ho bisogno di pulire questa camera e non sei un cazzo di vampiro che non posso nemmeno alzare le persiane che ti bruci al sole, okay? In questo momento potresti essere stato respinto anche da Gesù Cristo in persona, non mi interessa!!-
E mai si sarebbe aspettata di alzare un lembo del piumone e trovarlo in lacrime.
Che stava succedendo?
-Cucciolo, ehi...- si sedette a terra, ponendosi di fronte gli occhi del più piccolo che la guardava disperato, rigato da quelle lacrime che ormai non vedeva più da qualche anno.
-Pensavo di averlo superato Cam, non ci riesco, io... distruggo sempre tutto, faccio del male a chi voglio più bene... sono un casino! Non... non merito neanche di vivere!-
Eccolo li, il piccolo Damon, quello sopito, quello che a tredici anni già aveva deciso di togliersi la vita, perché a detta sua non se la meritava.
Era un ragazzino solitario a cui non piaceva la sua famiglia, troppo costosa, troppo finta, aveva sviluppato una certa negatività e quando a casa tornava e ci trovava le sorelle a litigare per stupidagini, il fratello ad essere elogiato per gli studi e lui irrimediabilmente sempre ripreso per la sua mancanza di estroversione, fondamentale per persone come loro, aveva sviluppato anche una specie di odio per se stesso.
Perché lui doveva essere quello fuori dalle righe? Perché a lui tutto quel denaro, tutta quella comodità non doveva piacere?
Allora probabilmente era sbagliato, qualcosa in lui non andava.
Era stato allora che si era avvicinato maggiormente a quella testa di zucca, lui sembrava così grato a quella vita, nonostante non avesse mai avuto i genitori in torno come lui, nonostante certe volte lo trovasse imbambolato a pensare chissà cosa con quella ruga fra le sopracciglia, imbronciato, e subito dopo sorrideva, come un sole, una secchiata di acqua fresca nelle sue giornate sporche, buie.
E Camelia un giorno lo aveva trovato nella vasca, un coltellino nella mano, lo sguardo perso, col terrore nel cuore.
La prima cosa che aveva fatto era stato avvicinarsi e delicatamente prendergli il coltellino dalle mani, poi se lo era abbracciato e aveva pianto probabilmente tutta l'acqua che aveva in corpo quel giorno.
Dopo quell'episodio era diventato il Damon stronzo, quello non più vergine, quello che tutti trattava male ma di cui non ci si poteva fare a meno, quello che Ron aveva accettato comunque avendo saputo cosa aveva tentato di fare, senza mai giudicarlo.
Era diventato bravissimo, il più finto dei finti, sapeva abbindolare le persone a proprio piacimento, se voleva poteva tentare quanto il demonio, a scuola era il migliore e la famiglia non aveva avuto più nulla da ridire.
Per questo era il suo preferito, sensibile, dolce, forte come nessuno, Damon poteva tutto!
Gli passò una mano in quei meravigliosi capelli corvini guardandolo dolcemente -Superato? Amore, tu hai solo soffocato quei sentimenti per poter diventare quello che gli altri si aspettavano da te, ma sei e sarai sempre un uomo dalle mille paure, perché le persone come te nella vita si daranno sempre la colpa di tutti i mali del mondo. Non è sbagliato però, tu non sei sbagliato, anzi, sei perfetto, di questo non devi dubitare mai!-
-Io, forse ferisco Ron da anni e non lo so- disse in un sussurro.
-Perché sei uno zuccone, ma lui ti adora anche per questo, ti è rimasto accanto nel bene o nel male tesoro, ti vuole bene come nessuno, a parte me si intende- scherzò facendo calmare l'altro per un attimo.
-Avete litigato?- chiese dopo qualche istante, ottenendo come risposta un cenno.
-Va da lui, sono sicurissima che non saprà chiuderti la porta in faccia, però devi parlarci Dam, devi darti la possibilità di mettere in chiaro chi sei e come lo affronti, sarà lui poi a decidere se volerti come sei o meno-
-Cyrus dice che è innamorato di me-
-Beh, sei l'unico zuccone che ancora non ci è arrivato, ma non sta a noi dirtelo!- scherzò ancora, stavolta però sul volto di Damon si dipinse dolore puro.
-Parla-
-Io... sono davvero stato così cieco in questi anni? Ho fatto, o magari, detto altro di sbagliato? Ho ferito te per caso?- continuò fra le lacrime che stavano distruggendo Camelia.
-No tesoro mio, non è mai stato nel tuo stile far soffrire le persone, adesso però devi finirla di punirti per cose che non hai fatto, mh? Il Damon che conosco io ha le palle, affronta tutto e tutti anche se ha paura di essere schiacciato-
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