Epilogo
Le nuvole prendevano forme strane dal finestrino dell'auto, erano contorte e dure, non sembravano nemmeno fatte di zucchero filato, come invece accadeva di solito. Sophia poggiò la testa sul finestrino, mentre al suo fianco Alisia messaggiava al telefono; non le era dispiaciuto lasciare Thomas per seguire l'amica in Texas, dato che stava già pensando da tempo di lasciare il ragazzo. Nonostante l'amica avesse continuato a dirle che non doveva per forza trasferirsi con lei, l'altra aveva insistito per seguirla nella sua nuova dimora, eccitata per quella nuova avventura.
Una volta che furono giunte di fronte la loro nuova casa, scesero dall'auto e si riunirono con i genitori delle due ragazze e i due fratelli, ascoltando ciò che il tipo della ditta di traslochi aveva da dire.
"Sophia!" La ragazza sentì all'improvviso qualcuno urlare il suo nome alle sue spalle, facendola girare quasi instintivamente; vide il familiare viso del ragazzo che le stava correndo incontro, decidendo di raggiungerlo e finendo entrambi in un abbraccio malinconico e incredulo.
"Che ci fai qui!" Le chiese lui, stringendola come se avesse paura che potesse svanire da un momento all'altro.
"Mio padre ha avuto un trasferimento qui, saremo i tuoi nuovi vicini!" Gli rispose, mentre Carl si staccava e le prendeva il viso tra le mani, guardandola incredula.
Notando la tristezza dei figli, infatti, Jim Greese aveva chiesto un trasferimento in Texas, usando una scusa ancora sconosciuta al resto della famiglia.
"L'hai fatto... Per me?" Le domandò, scuotendo la testa e facendo una piccola risata.
Sophia si limitò ad annuire, per poi far incontrare le loro labbra in un bacio dolce e nostalgico.
"Devo farti vedere un sacco di cose; avanti, seguimi." La prese per mano, trascinandola con sè, scoppiando entrambi a ridere, pronti a passare una giornata totalmente insieme.
"È stato bellissimo oggi." Disse Sophia, facendo dondolare le loro mani unite, mentre si dirigevano verso la stanza della ragazza, al piano superiore.
Ormai si era fatta sera, avevano passato tutto il tempo insieme, e i loro genitori avevano accettato a farli dormire nella camera di lei, pensando di fare un piacere ai due ragazzi; ed infatti era così: la felicità aveva subito avvolto il corpo dei due giovani, eccitati dal passare ulteriore tempo insieme.
"Già, mi mancavano le giornate insieme." Rispose Carl, aprendo la porta della camera di lei e facendola entrare prima di lui, portandola vicino alla finestra. "Peccato che la tua finestra non dia sulla mia, però." Disse lui ridendo, avvolgendole le spalle con un braccio.
"Quello è il male minore." Replicò lei, voltandosi verso di lui, poggiando una mano sulla sua guancia. "Mi sei mancato da morire, togliendomi il fiato ad ogni tuo pensiero." Gli confessò, avvicinando il suo viso a quello del ragazzo.
"Anche tu mi sei mancata." Le rispose, facendo incontrare le loro labbra.
All'improvviso, uno strano e familiare calore avvolse i petti dei due ragazzi, ricordando un episodio a loro familiare; nel frattempo, Sophia aveva cominciata ad indietreggiare, fino a quando non inciampò sul letto dietro di sè, finendoci lunga distesa, con Carl sopra e lei sotto. Quasi troppo bruscamente, gli fece scivolare via la maglia e la buttò sul pavimento, accarezzandogli poi quei segni familiari e poco evidenziati; poco dopo fece la stessa fine la sua canottiera, mentre scariche di piacere le pervadevano il corpo, causate dai baci di lui, che partivano dall'angolo della bocca e finivano vicino l'inguine. Uno strano fuoco le esplose all'improvviso nel basso ventre, facendole provare delle sensazioni che mai avrebbe creduto possibili; Sophia non ricordò se l'aveva provato anche la volta prima, l'unica certezza che aveva era che c'era un solo modo per farlo smettere, ed era quello di alimentarlo fino a farlo esplodere definitivamente. Carl avvicinò lentamente una mano verso il gancetto del reggiseno, bloccandosi non appena l'ebbe sfiorato, guardando negli occhi Sophia, ricordandosi cos'era successo l'ultima volta che si erano ritrovati in quella situazione. La ragazza lesse la domanda non detta nei suoi occhi, decidendo di rispondere anche lei in modo non verbale: ricominciò a baciarlo con passione, mentre lui, preso alla sprovvista, si faceva avvolgere da piacere ed avvicinava anche l'altra mano al gancetto, sganciandolo quasi immediatamente. Sophia si sentì nuda e allo stesso tempo vulnerabile quando l'indumento intimo finì sul pavimento, osservando intensamente negli occhi il ragazzo; Carl si limitò a sorriderle, baciandole poi leggermente le labbra, passando successivamente all'angolo della bocca, la mascella, il collo, la clavicola e infine i seni, stuzzicandole con l'altra mano il capezzolo del seno non interessato. La ragazza inarcò la schiena, pervasa da un piacere unico e mai provato, facendo scappare un gemito dalle sue labbra, che fece sorridere il ragazzo. Non seppe quanto tempo passò, ma ad un certo punto il viso di lui tornò sopra quello di lei, ricominciando a baciarla. Le mani di Carl scivolarono più giù, sganciandole i pantaloni e sfilandoglieli lentamente, per poi fare lo stesso con i propri.
"Aspetta." Le disse il ragazzo, sporgendosi verso il comodino e aprendo il cassetto, tirandone fuori qualcosa di quadrato e argenteo. "La sicurezza, prima di tutto." Le rivolse un mezzo sorriso imbarazzato, strappando poi con mani tremanti la piccola bustina.
Tutto ciò che accadde dopo, fu quasi una nebbia intorno al faro, quella barriera che tiene un marinaio lontano dal suo obiettivo; la prima spinta era stata debole e dolce, ma aveva lo stesso provocato delle scariche di dolore lungo la schiena di Sophia, la quale la inarcò, emettendo un gemito quasi soffocato.
"Ti ho fatto male?" Le chiese lui, fermandosi.
La ragazza scosse la testa in segno negativo, facendogli segno di andare avanti; lui portò di nuovo la sua bocca contro quella di lei, accompagnando le spinte ai baci, in modo che non si sentisse nulla, o almeno, quasi nulla. Sentivano i loro corpi unirsi in uno solo, un intreccio di macchine e anime incredibile e unico, che sapevano non poteva essere ripetuto con altre persone. Mille brividi percorrevano la schiena di entrambi i ragazzi, il dolore iniziale che si trasformava in piacere ed eccitazione, misto a quel pizzico di malinconia e a tutto l'amore che provavano l'uno per l'altro. Quando vennero entrambi, si distesero l'uno accanto all'altro, il ragazzo che accoglieva tra le sue braccia la ragazza vicina. Percepivano la forza montare nei loro corpi, nonostante la stanchezza si stesse facendo sentire; non era una forza qualunque, ma quella che solo due persone fatte l'una per l'altra posso avere, quel momento in cui ti rendi conto di aver trovato quella persona che ti completa fino in fondo, sia astrattamente che concretamente.
"Ti amo, Sophia." Le disse il ragazzo, mentre la stanchezza si prendeva possesso del suo corpo, vincendo.
"Ti amo anch'io, Carl." Rispose la ragazza, poggiando la testa sul petto di lui.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top