Capitolo 4

Sophia poggiò lo zaino vicino la porta di ingresso, una volta che fu entrata in casa. Si sdraiò sul divano, fissando lo sguardo verso il soffitto e lasciando che i pensieri la innondassero, quasi fino a soffocarla. Quella che aveva appena passato era stata l'ora e mezza più strana di tutta la sua vita, per non parlare del ragazzo e del suo strano comportamento, sempre sulla difensiva ad ogni domanda sul suo passato. Che gli era capitato di così terribile? L'unico indizio che aveva era che suo padre era un poliziotto e che si chiamava Rick Grimes, notizia ricevuta dal padre quando aveva fatto domande sui nuovi vicini, dato che non ne era per niente a conoscenza. Si girò su un lato, mentre posizionava una mano sotto alla guancia e l'altro braccio penzolava dal divano. Carl si era dimostrato un ottimo osservatore, aveva individuato piccoli particolari della sua personalità, sorprendendola; ma si era chiuso non appena aveva accennato a conoscerlo più a fondo, volendo indagare sul suo passato. Ritornò con il viso verso il soffitto, girando anche il corpo insieme ad esso. Sfilò il cellulare dalla tasca, controllando se ci fossero delle notifiche, dato che l'aveva tenuto in muto dall'inizio della prima ora di lezione; conosceva la sua migliore amica, ed era convinta che avrebbe trovato chissà quante chiamate perse da parte sua, solo per sapere com'erano andate le cose con Carl. Ed infatti vi trovò sei chiamate perse da parte di Alisia, per questo la chiamò, ridendo per il comportamento -ormai per lei prevedibile- dell'altra ragazza.
"Hey Sophy! Finalmente mi hai richiamata." Esclamò Alisia dall'altra parte del telefono, dopo solo uno squillo; molto probabilmente, teneva il cellulare in modo da poter rispondere immediatamente. "Allora, come sono andate le cose?"
"Speravo proprio che non me lo chiedessi, anche se sapevo che era impossibile." Le rispose Sophia, inspirando profondamente, per poi trattenere il respiro per qualche secondo ed espirare lentamente.
"Perché? Cos'è successo?" Domandò impaziente l'altra, la voce resa più metallica a causa del telefono.
"C'è stata una specie di... Discussione, diciamo." Spiegò Sophia, mordendosi il labbro inferiore.
"Che tipo di discussione?" Domandò in risposta Alisia, con il tono di voce carico di curiosità e un pizzico di divertimento.
"Beh, ecco..." La ragazza esitò imbarazzata, mentre nella mente riviveva la conversazione avuta con Carl. "Lui ha individuato un sacco di particolari solo osservandomi, mentre io non sono riuscita a capire nulla." Sentì l'amica fare un verso dall'altro capo, segno che la stava ascoltando e la incitava ad andare avanti. "Così io gli ho chiesto come mai avesse una benda sull'occhio destro."
Calò un silenzio tombale nella conversazione, tra le due ragazze, mentre Alisia pensava a come rispondere.
"Cristo, Sophy..." Disse alla fine, rompendo il periodo di silenzio. "Non avresti dovuto chiederglielo, almeno non in modo così diretto."
"Lo so, lo so." Ribattè Sophia, scuotendo la testa. "Il problema è che me ne sono resa conto troppo tardi, gliel'ho chiesto così, di getto." Cercò di giustificarsi, gesticolando nel frattempo. "Ho capito che quello che stavo dicendo era sbagliato solo dopo averlo detto."
"E lui come ti ha risposto? Come ha reagito, insomma." Volle informarsi l'amica, con sempre meno pazienza.
"Si è irrigidito, come se si fosse trasformato in un blocco di ghiaccio, e mi ha detto che non sono questioni che mi riguardano." Disse l'altra, inclinando la testa. "Vuole proteggersi. Sono sicura che qualsiasi cosa sia successa gli ha fatto male, lo ha ferito." Affermò sicura, guardando intensamente il soffitto, come se avesse di fronte il viso dell'amica.
"Beh, se ha una benda sull'occhio un valido motivo ci sarà, non credo che voglia semplicemente giocare ai pirati con qualcuno, Sophy." Scherzò Alisia, mentre l'altra scuoteva la testa ridendo e dicendo: "E io che credevo gli piacesse giocare a fare il pirata." Alzò gli occhi al cielo. "È solo che vorrei sapere cosa è stato."
In sottofondo, dall'altra parte del telefono, si sentì all'improvviso una porta sbattere e le imprecazioni di Alisia, mentre delle risate uscivano dalla bocca di Sophia.
"Scusa, era quello stupido di mio fratello con quello stupido di tuo fratello." Si scusò, mentre il rumore delle molle del letto si percepì anche attraverso la chiamata, segno che si era seduta sul letto.
"Comunque..." E da lì cominciò a fare uno sproloquio sui film mentali che si era fatta pensando ad una possibile storia d'amore tra Carl e Sophia, la quale, quest'ultima, ascoltò con leggerezza.
All'improvviso la serratura della porta d'ingresso scattò, mentre un piccolo cigolio annunciava che qualcuno stava entrando in casa. Sophia si alzò a sedere per vedere chi era, indicò con il dito indice il telefono, per fargli capire che era in chiamata, salutando poi con un cenno della mano il padre, che a quanto pare aveva finito -per quel giorno- il suo turno di lavoro.
"Ciao." Ricambiò il saluto il padre, mentre posava il cappello della divisa su un mobile vicino al divano. "Senti Sophy, dovrei dirti una cosa."
Lei annuì, senza però chiudere la chiamata.
"Ti ricordi quando ieri ho parlato a te e alla mamma della famiglia Grimes, i nostri nuovi vicini?" Chiese l'uomo, sedendosi di fianco alla figlia, la quale annuì di nuovo, in risposta alla domanda; non parlava perché era ancora impegnata nella telefonata con Alisia, la quale stava parlando delle ipotetiche avventure d'amore che Sophia e Carl avrebbero potuto avere se fossero rimasti chiusi in palestra, quel giorno.
"Oggi, parlando con Rick, ho scoperto che ha un figlio della tua età, si chiama Carl." Spiegò il padre, mentre la ragazza sbiancava nel sentir pronunciare il nome del ragazzo.
"Devo andare, ci sentiamo dopo." Sophia salutò frettolosamente l'amica, non aspettando una risposta da parte dell'altra e chiudendo, finalmente, la chiamata. "Sì, so chi è. Oggi il preside mi ha incaricato di mostrargli la scuola." Disse la ragazza, questa volta rivolta al padre.
"Perfetto! Vengono a mangiare da noi questo sabato." Ribattè l'uomo, alzandosi dal divano e dirigendosi verso il corridoio, per raggiungere la propria camera e cambiarsi; per carità, amava il suo lavoro, ma non disdegnava neanche una comoda felpa e un paio di pantaloni morbidi al posto dell'uniforme.
"Aspetta papà!" Lo chiamò Sophia, alzandosi in piedi di scatto. "Hai detto che i Grimes verranno qui questo sabato?" Domandò incredula, alzando le sopracciglia per la sorpresa.
"Sì, ho pensato fosse carino aiutarli ad integrarsi un po'; inoltre Carl ha la tua età, considerala come un'opportunità di fare amicizia." Si giustificò lui, sorridendole prima di girarsi e dirigersi verso la camera da letto.
Sophia si risedette, sentendo all'improvviso le gambe molli; si prese la testa fra le mani, poggiando i gomiti sulle ginocchia, mentre nella mente continuava a chiedersi come sarebbe potuta andare la cena, che si sarebbe tenuta da lì a cinque giorni dopo.

ANGOLO AUTRICE
Volevo solo ringraziarvi per le 100 views; anche se possono sembrare poche, per me sono lo stesso importanti.

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