Capitolo 35
I ragazzi si tenevano per mano da quando erano partiti da casa di lui, facendo tutto il tragitto a piedi, mentre i genitori erano arrivati all'aeroporto in macchina, con i bagagli tutti pronti. Non avevano più parlato dalla sera prima, che avevano passato insieme; Sophia era andata a dormire a casa del ragazzo -dato che aveva acquistato giusto una settimana prima un letto a due piazze-, addormentandosi l'una nelle braccia dell'altro.
Non si parlavano in quel momento, di fronte al posto in cui si sarebbero dovuti separare, neanche lo sguardo osava vagare dove vi era il viso, per paura di scoppiare in lacrime non appena l'iride grigio tempestoso di lui si fosse scontrato con il verde spento di lei. Le dita intrecciate si confondevano tra loro, mentre le loro fronti si incontravano e chiudevano entrambi gli occhi.
"Lasciamoli tranquilli." Mormorò Michonne a Rick, prendendo per mano Judith e facendo segno al marito di seguirla; parlò abbastanza ad alta voce, in modo che i due ragazzi potessero sentirla, capendo così di essere da soli.
"Quindi, è un addio questo?" Chiese con voce sottile la ragazza, mentre le lacrime cominciavano a rigarle il viso.
"Preferisco di gran lunga gli arrivederci." Replicò lui, abbozzando un sorriso leggero. "E poi, ci vedremo ancora, non è l'ultima volta, questa." Le ricordò, chiudendole le braccia intorno al corpo, mentre la ragazza premeva il viso contro l'incavo tra il collo e la spalla.
Il cuore le doleva, sanguinando a causa della ferita che si stava formando, lacerandola interiormente; sentiva come se qualcosa si stesse spezzando dentro di lei, pizzicandole la leggera e delicata superficie delle sue emozioni. Avrebbe voluto che il tempo si fermasse in quell'istante, rimanere per sempre tra le braccia del ragazzo, respirando il suo odore leggermente acro e il viso sollecitato appena dai suoi lunghi e setosi capelli.
"Sophy..." Sussurrò lui appena, accarezzandole la schiena e lasciandole un bacio dolce tra i capelli. "So che non sarà la stessa cosa, ma vorrei almeno provarci. Non voglio perderti, ci tengo a te." Quelle parole gli scivolarono dalla bocca come il burro su una pentola calda.
Stringeva a sè la ragazza come un uomo tiene stretta la cosa più importante per lui al mondo, e infatti era così anche per Carl; avrebbe voluto rimanere in quella città con lei, vederla di persona ogni giorno, toccarla, baciarla, anche solo sfiorarla sarebbe bastato. Il fato, però, aveva deciso diversamente, separandoli non appena si era presentata l'occasione.
Sophia gli percorse delicatamente le curve delle spalle e delle scapole, cercando di registrare quelle forme familiari ma sconosciute allo stesso momento, per farle rivivere con l'occhio della mente successivamente, in un momento in cui le sarebbe mancato da mancarle il fiato.
Si staccarono l'un l'altra quel tanto che bastava per potersi guardare negli occhi; Carl le prese il viso tra le mani, asciugandole con i pollici le lacrime, per poi accarezzarle con dolcezza le tempie, dove vi lasciò poco dopo un bacio dolce.
"Non voglio che tu te ne vada." Ripetè per la milionesima volta quella settimana Sophia, sentendo alle sue stesse orecchie un tono di voce lagnoso e infantile, ma più di tanto non le importava.
"Neanch'io me ne vorrei andare, e anche Judith è della stessa idea." Ribattè Carl, facendo affiorare nella mente della ragazza un ricordo involontario: anche Robin aveva pianto per la partenza della famiglia Grimes, soprattutto dopo il legame che aveva stretto con la più piccola, Judith; in quel momento, si trovava in camera da letto a piangersi addosso per il dolore, nonostante i tentativi dei genitori di tranquillizzarlo e consolarlo.
"Resta." Provò lei, conoscendo già la risposta.
"Magari fosse così semplice." Replicò lui, scuotendo la testa.
Da qualche giorno, ormai, avevano tentato di tutto per trovare un modo per farlo rimanere, ma niente era risultato ciò che faceva al caso loro. Il ragazzo abbassò le mani, prendendo quelle della ragazza e facendo intrecciare le loro dita insieme, stringendo forte e incoraggiandola con un gesto muto, sapendo in prima persona che il contatto umano è la cosa migliore che possa esistere sulla faccia della terra.
"Carl, dobbiamo andare!" La voce di Rick rimbombò nelle orecchie dei due giovani, producendo una sorta di eco assordante.
"Adesso devo andare." La avvertì, lasciandole un tenero bacio sul naso.
Quando ebbero finalmente avuto il coraggio di staccarsi, Carl si tolse il cappello e lo adagiò delicatamente sulla testa della ragazza, lasciandola a bocca aperta; Sophia conosceva benissimo il valore affettivo che quell'indumento aveva per il ragazzo, per questo era sorpresa che se ne stesse separando.
"Così avrai un motivo per ricordarti di me." Disse lui, rispondendo così alla tacita domanda posta dalle mute labbra dell'altra.
"Lo indosserò ogni volta che ci vedremo." Promise lei a fior di labbra, mentre lui annuiva sconsolato e cominciava ad allontanarsi.
"Ti amo." Disse Sophia all'improvviso, un sorriso che si faceva spazio tra le lacrime.
"Cosa?" Domandò Carl, credendo di aver capito male.
"Ti amo; non te l'ho detto quando me l'hai detto anche tu, ma ci tenevo che lo sapessi." Specificò lei incrociando le braccia al petto, sperando ancora che tutto quello fosse solo un brutto incubo.
Il ragazzo ricambiò il sorriso, l'occhio tempestoso era lucido dalle lacrime. Si riavvicinò quasi di corsa alla ragazza, le prese il viso tra le mani e la baciò; era un bacio disperato e frettoloso, lo si sentiva dal sapore appena amaro che lo caratterizzava e dai loro gesti, desiderosi e bruschi, mentre si cercavano l'un con l'altra. Il primo a staccarsi fu Carl, sapendo che il tempo stava scorrendo dalla voce del padre, che lo stava richiamando sulla soglia dell'edificio; le labbra dei due ragazzi erano gonfie e rosse e i respiri affannosi, mentre le guance della ragazza erano di un rossore forte e caldo.
"Arrivederci Sophy." Gli sussurrò Carl, prima di girarsi e di correre incontro al padre.
"Arrivederci Carl." Mormorò lei in risposta, cosciente del fatto che -con molta probabilità- lui non l'aveva neanche sentita. Sophia si tolse il cappello, lo strinse forte tra le mani e guardò in direzione dell'ingresso dell'edificio; lì, incontrò lo sguardo triste del ragazzo, che gli stava raccontando tutto il suo dolore.
ANGOLO AUTRICE:
Salve gente, soni cui, in questo piccolo spazio per me, per dirvi due cose:
1- Scusate per l'assenza, ho vari impegni e a momenti non riesco neanche a respirare;
2- Questo è il penultimo capitolo, domenica prossima pubblicherò l'ultimo. Ormai siamo arrivati alla fine, scopriremo come si risolverà una volta per tutte la storia nell'epilogo.
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