Capitolo 34

Presto arrivò sabato, portando con sè anche l'ultimo pomeriggio che i due ragazzi poterono passare insieme, almeno per quanto riguardava dal punto di vista fisico. Il ragazzo le aveva chiesto una mano per preparare la valigia, trovando così qualcosa da fare insieme, prima che lui dovesse partire.
"Ci sentiremo tutti i giorni?" Chiese Sophia, sistemando alcune magliette che lui le aveva passato.
"Faremo una videochiamata ogni sera, o al pomeriggio, questo in base ai nostri impegni." La rassicurò il ragazzo, prendendo degli abiti dai cassetti.
"Sei sicuro? Se credi che così non hai i tuoi spazi, possiamo farlo un giorno sì e uno no, oppure una volta a settimana, o anche..." La ragazza cominciò ad esporre tutte le soluzioni possibili, con la paura di risultare altrimenti troppo appiccicosa ed assillante.
Carl si fermò, mettendo giù gli abiti che aveva in mano e voltandosi verso di lei, poggiandosi sul comodino dietro di sè, guardando Sophia e dicendo: "Non occupi nessuno spazio, non ti preoccupare." Fece una pausa, sentendo un leggero singhiozzo da parte della ragazza; fu talmente corto e sottile quel suono che credette di esserselo immaginato. "Sei sicura che vada tutto bene?" Le chiese il ragazzo, staccandosi dal mobile e raddrizzando la schiena.
Avvicinandosi ci qualche millimetro all'altra, lui si accorse che qualche lacrima era uscita a rigarle il viso, facendogli stringere il cuore; non se l'era, dunque, immaginato quel piccolo singhiozzo, ma il fatto era che la ragazza stava cercando di trattenere le sue emozioni, trasformandosi in un fiume bloccato da una diga crepata, pronta ad esplodere da un momento all'altro.
"Sophia, non piangere, per favore." Carl strinse i pugni per la rabbia che stava provando verso se stesso, avvicinandosi alla ragazza e poggiandole le mani sulle guance in modo delicato, eliminando con il pollice quelle poche lacrime che le erano scappate.
"Non posso Carl, soprattutto..." Non terminò la frase, per paura della reazione che avrebbe avuto lui.
"Soprattutto cosa?" Le domandò il ragazzo, facendo in modo che i loro sguardi si inrociassero.
"Soprattutto dopo la tua storia con Sarah." Disse a fior di labbra, sentendo le lacrime farsi di nuovo spazio, pizzicandole gli occhi.
Sullo sguardo di Carl comparve un'espressione delusa, che gli colorò gli occhi di un azzurro grigio spento, come le nuvole piene di pioggia; aveva percepito una fitta al petto ascoltando quella frase, come se un coltello stesse girando in quel momento in una ferita ormai cicatrizzata.
"Non ti fidi di me?" Domandò il ragazzo, facendo scivolare leggermente le mani lungo il viso di lei.
"Sto solo guardando i fatti, Carl." Gli rispose Sophia, allontanandosi da lui e voltandosi, dandogli le spalle; si prese i gomiti con le mani, abbracciandosi da sola, come se avesse freddo o si stesse riparando da un vento forte. "Chi non mi dice che hai detto la stessa cosa a Sarah quando ti sei trasferito?" Gli chiese, sentendo la sua voce estranea alle sue stesse orecchie; non avrebbe mai creduto di essere in grado di trattare in modo così sgarbato una persona, tantomeno il ragazzo che amava.
"Non le avevo fatto nessuna promessa quando sono partito;" Carl era sincero, e nonostante lei non lo stesse guardando negli occhi, riusciva a capirlo, come se ci fosse la sua presenza nell'aria. "credevo che fosse meglio se ci lasciassimo, ma con te è diverso: non voglio perderti, in nessun modo." Il ragazzo le sfiorò i fianchi, facendo sussultare la ragazza. Sophia non si era accorta che Carl si era avvicinato, per questo irrigidì subito d'istinto il corpo; lo rilassò qualche secondo dopo, percependo che le mani di lui stavano acquisendo sempre più sicurezza. Dopo un po', Carl le fece passare le braccia intorno alla vita, abbracciandola da dietro e poggiandole il viso contro la spalla destra; lei chiuse gli occhi, godendosi il dolce e caldo respiro di lui sulla pelle. Quel giorno aveva deciso di indossare una maglia che lasciava scoperta una spalla, fatto che il ragazzo stava sfruttando per provocarle migliaia di brividi in tutto il corpo. "Un detto dice: 'Se la ami davvero, lasciala andare; se tornerà da te, allora vuol dire che è sempre stata tua. Altrimenti, vuol dire che non è mai stata veramente tua.'" Le labbra di lui erano soffici quando sfiorarono la pelle nuda della ragazza, facendole provare un pizzicotto al ventre, strano ma piacevole allo stesso tempo.
"Carl..." Gemette lei, cercando di rivolgere il suo viso verso quello del ragazzo.
"A me sembra solo una grandissima stronzata:" continuò lui, come se la ragazza non avesse aperto bocca. "perché dovremmo lasciare andare ciò che amiamo di più? Per una stupida credenza? Secondo me dovremmo tenerci stretti ciò che ci circonda, perché non sappiamo mai cosa possa accadere." Concluse Carl, dando un ulteriore stretta all'abbraccio e sciogliendo così l'atteggiamento freddo dell'altra.
Senza riflettere un secondo di più, Sophia si voltò verso il ragazzo, prendendogli il viso tra le mani e facendo incontrare le loro labbra, cominciando una danza inarrestabile. La melodia muta che li stava facendo muovere era dolce e leggera, ma travolgente; infatti, finirono sul letto distesi per la parte più corta, mancando per un pelo la valigia accanto. Si sentivano travolti da un'energia che li possedeva interamente, la stessa passione che percepivano in tutto il corpo da ormai un paio di occasioni. Con mani tremanti e inesperte, Sophia sfilò la maglia a Carl, gettandola in un punto della stanza indefinito; passò con delicatezza i segni poco marcati del petto e dell'addome, sentendo la pelle di lui contrarsi e rilassarsi sotto il suo tocco, mentre un gemito gli scappava dalle labbra semi-aperte. Dopo qualche secondo, anche la maglietta di Sophia finì sul pavimento, sfilata dalle mani sicure e più fiduciose del ragazzo. Un brivido eccitante le percorse la schiena non appena la bocca di Carl si spostò dalla sua, lasciando una scia umida che andava dalle labbra all'inguine di Sophia, poco sopra l'inizio dei jeans; dopodiché, il ragazzo si concentrò su un punto ben preciso: le clavicole. All'inizio ci lasciò un paio di baci dolci e leggeri, per poi cominciare a succhiare fortemente; la ragazza inarcò la schiena, provando inizialmente dolore, che però si tramutò quasi subito in eccitazione. Il tutto durò pochi secondi, dopodichè il ragazzo alzò il viso su di lei, lasciandole un bacio delicato sulle labbra; Sophia sentiva ancora un leggero dolore alla clavicola, causato dal succhiotto appena fatto da Carl.
"Fermiamoci, non voglio costringerti oltre." Le diede un paio di baci sul 'morso d'amore', riportando poi l'occhio su quelli di lei.
"Non mi stai costringendo a fare nulla." Tentò di rassicurarlo la ragazza, parlando a fatica a causa del fiatone, come se avesse appena corso una maratona.
"L'ultima volta mi hai fatto intendere che non eri ancora pronta;" Carl le rivolse un sorriso gentile, buttandosi di fianco a lei. "non voglio giungere di nuovo al limite." Il ragazzo la invitò tra le sue braccia, allargandole.
Sophia ci si rannicchiò senza farselo ripetere due volte, chiundendo gli occhi e rimanendo con la testa poggiata contro il petto di lui, mentre Carl la stringeva a sè. In quel momento, la ragazza si sentì al sicuro e protetta come non mai, avendo trovato quello che molti definiscono: il proprio posto felice.

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