Capitolo 3
Sophia uscì di corsa dall'aula dell'ultima ora di lezione, sperando di trovare in tempo la sua migliore amica, per avvertirla dell'accaduto; facevano sempre un pezzo di tragitto insieme sulla strada del ritorno, ma quel pomeriggio non avrebbe potuto, dato che sarebbe dovuta stare con Carl per presentargli la scuola. La aspettò con impazienza alle porte d'ingresso, battendo nervosamente il piede a terra e guardando l'orario sul cellulare una volta ogni due secondi.
"Hey Sophy, come mai già qui?" Chiese Alisia, arrivando alle sue spalle e continuando a camminare; Sophia la fermò prendendola per un braccio, facendola in questo modo anche girare verso di sè.
"Non posso tornare a casa con te." La avvisò, guardandosi in giro per vedere se stava arrivando anche Carl; ma di lui, in quel momento, non c'era traccia.
"Perché? Ti hanno messo in punizione già il primo giorno di scuola?" Rispose l'amica alzando un angolo della bocca, divertita al solo pensiero di quell'ipotesi.
"No, devo mostrare la scuola a Carl, il nuovo arrivato." Le spiegò frettolosamente, notando che un cappello da cowboy era spuntato dalla classe da cui era uscita lei qualche minuto prima.
"Davvero?!" Chiese Alisia eccitato, non saltellando per un pelo sul posto.
"Sì, davvero. Ora però devo proprio andare; prima gli mostro la scuola e prima me ne torno a casa a ripassare per un test d'ingresso." Sophia cominciò ad incamminarsi, ma venne fermata dalla sua migliore amica, che le disse con un sorriso, prima di girarsi ed andarsene: "Non andare con troppa fretta, per il test puoi studiare anche domani; dopotutto, è solo il primo giorno di scuola, ne hai di tempo per studiare." E detto questo, le lasciò il braccio, incamminandosi verso casa propria.
Sophia sospirò prima di girarsi verso la scuola, prendendo un colpo e portandosi una mano al petto quando si trovò di fronte Carl.
"Cavoli!" Esclamò, indietreggiando di qualche passo per lo spavento.
"Oh, scusa, non volevo spaventarti." Si scusò il ragazzo, mentre lei gli faceva segno di stare tranquillo.
"Non ti preoccupare, non ti avevo sentito, sto bene." Lo rassicurò, facendogli segno di seguirla.
Il giro per la scuola durò circa un'ora e mezza, dato che l'edificio era molto grande. Gli mostrò tutto quanto: le varie aule di lezione, la presidenza, l'aula di musica, d'arte e la mensa, i bagni -non si sapeva mai che gli scappasse un bisogno urgente- e la palestra, in cui finirono il giro. Nell'edificio quasi vuoto -fatta eccezione per i bidelli- la voce di Sophia rimbombava nei corridoi e risultava ben definita nelle aule; a lei non era mai piaciuto molto sentire la propria voce risuonare nell'aria, ma Carl non aveva aperto bocca, non aveva spiccicato neanche una parola, rendendo molto a disagio la ragazza, che non faceva altro che torturarsi le dita.
"Perché sei agitata?" Le chiese il ragazzo all'improvviso, una volta finita la visita della scuola.
"Cosa?" Ribattè Sophia, stranita e scombussolata da quella domanda.
"È da quando abbiamo iniziato il tour che ti torturi le dita," affermò lui, facendo segno alle mani della ragazza con un gesto della testa, la quale le separò instintivamente, nascondendole dietro la schiena. "e ho notato che quando sei agitata lo fai, quindi chiedevo." Concluse, scrollando le spalle.
Sophia non seppe che rispondere, era sbalordita: tranne Alisia e i suoi genitori, nessun altro passava abbastanza tempo con lei da notare quei particolari, o almeno non ci faceva caso; invece Carl l'aveva osservata, aveva individuato quel piccolo particolare che la caratterizzava da praticamente quando aveva avuto consapevolezza del proprio corpo. Le sorse una domanda nella mente: cos'altro aveva capito, mentre lei non era riuscita a capire niente della vita di lui?
"Non è agitazione, ma per lo più disagio." Rispose la ragazza, tenendo le mani dietro la schiena.
"Ti metto a disagio?" Le domandò in risposta Carl alzando un sopracciglio, dato che aveva notato che si stava torturando le dita proprio da quando era con lui.
"Un... Un pochettino." Fu sincera Sophia, incrociando le braccia davanti al petto.
"Sei anche una persona abbastanza introversa, vero?" Continuò il suo interrogatorio il ragazzo, lasciandola a bocca aperta.
"E tu come fai a...?"
"Saperlo?" Terminò lui la frase al posto suo, facendo un passo avanti e guardandola negli occhi. "Le persone tendono ad incrociare le braccia quando vogliono chiudersi o nascondere qualcosa, è un gesto molto evidente e significativo." Spiegò, infilandosi le mani nelle tasche dei jeans.
Sophia non potè fare a meno di notare che si stava stringendo ulteriormente le braccia, cercando protezione in quella stretta.
"E se anche fossi introversa, eh? A te che cosa importerebbe?" Domandò Sophia, cominciando ad innervosirsi un po'.
"Niente, è solo una mia ipotesi che tu hai confermato." Rispose calmo Carl, guardandosi intorno.
Sophia provò ad osservarlo, cercando di capire come avesse potuto interpretare così tante informazioni in così poco tempo, e soprattutto con così poche occhiate. Si sentiva ancora più a disagio per questo fatto, dato che lei non era stata capace a penetrare nella sua armatura, riuscendo solamente a ricavare niente dai suoi vani tentativi. Decise di provare a continuare la conversazione, cercare di capire la sua storia: "Come mai hai una benda sull'occhio destro?" Chiese la ragazza, dato che era la domanda che più la ossessionava; il corpo di Carl si irrigidì all'istante, mentre lei notava dei rigonfiamenti nelle tasche dei jeans, causati dalle mani che aveva serrato a pugno.
"Non ne voglio parlare, e poi sono questioni che non ti riguardano." Rispose, forse un po' troppo brusco, guardandola negli occhi.
"Mi hai appena fatto delle domande a cui io ho risposto, anche se contro la mia volontà; vuoi dirmi che io non posso fare lo stesso con te, ora?" Chiese Sophia, iniziando ad arrabbiarsi; aveva risposto aai quesiti inopportuni del ragazzo, cosa gli costava fare lo stesso con lei?
"Te l'ho detto, non sono questioni che ti riguardano." Ripeté Carl.
Si incamminò verso l'uscita della palestra, attraversò un pezzo di strada all'aperto prima di ritornare dentro la scuola, percorrere il corridoio degli armadietti ed infine uscire da scuola.
Sophia rimase qualche secondo lì, in piedi, chiedendosi per l'ennesima volta che cosa fosse accaduto a quel ragazzo per comportarsi in quel modo, rimanere chiuso di fronte a persone che avrebbero solo voluto conoscerlo di più, facendo nascere così anche un'amicizia. La ragazza si incamminò taciturna fuori dalla palestra, per poi dirigersi -attraverso una scorciatoia- verso casa sua, la mente invasa ancora dal ragazzo.
ANGOLO AUTRICE
Allora, due cosine veloci.
1- Il video l'ho fatto io insieme a mia sorella (MillyMilk), io ho trovato le scene (perché ho visto la serie) e lei ha fatto il lavoro di montaggio (l'abbiamo dovuto mettere su YouTube, o non sarei riuscita a metterlo qui, e va beh).
LO A D O R O!
2- BUON ANNO A TUTTI! AUGURI DI UN FELICE 2018, PICCOLI E GRANDI APPASSIONATI LETTORI!
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