Capitolo 29

Sophia stava aspettando l'amica, cazzeggiando nel frattempo sul cellulare, non trovando altri passatempi; da quando l'aveva avvertita che aveva qualcosa di importante da riferirle, la ragazza non stava più nella pelle. Avrebbe voluto saper leggere nella mente solo per conoscere a che cosa stesse pensando l'amica. Nel frattempo, la mente diventò sempre più affollata, riempendosi in modo sorprendente; quando arrivò all'orlo, non potendo contenere altri pensieri, la testa cominciò a duolerle, non lasciando altra scelta a Sophia se non quella di smettere di ignorarli e dargli più attenzione. Quello che più premeva era il pensiero rivolto a Sarah e a quel pomeriggio: come mai l'altra ragazza era stata così gentile con lei? Perchè non aveva provato a vendicarsi, dato che erano rimaste solo loro due nella scuola?
Al contrario, Sarah l'aveva aiutato ad allontanarsi da Carl, fatto che stava cercando di fare ormai da quando lei era arrivata, non riuscendoci mai, però. Sembrava una ragazza gentile e dolce, pronta a dare una mano alle persone, nonostante i rapporti che aveva con esse. C'era qualcos'altro sotto? O non indossava nessuna maschera?
Il secondo pensiero andò a Carl: ogni volta che lo vedeva o sentiva provava ancora emozioni forti. Il cuore cominciava a battere forte, il respiro si affannava e le gambe cominciavano a tremare, facendola rischiare ogni volta di cadere a terra. Nonostante non volesse più vederlo e lo odiasse per ciò che aveva fatto, non ci riusciva, avrebbe solo voluto che tutto tornasse come prima.
Voleva sentirsi di nuovo felice.
Ad interrompere i suoi pensieri -all'improvviso- fu il suono della porta, che la fece sussultare. Si alzò dal divano poggiando il cellulare sul tavolino di fronte, sentendo la stanchezza di tutto quello che stava accadendo scorrerle nel sangue. Aprì la porta, trovandomi dall'altra parte la sua migliore amica, colei che stava aspettando.
"Ciao Alisia." La salutò abbracciandola forte, come se fosse da tanto che non la vedeva.
"Hey Sophy, comincia ad andare un po' meglio?" Le chiese l'altra, ricambiando l'abbraccio.
"Non saprei, tutto sta prendendo una piega stranamente... Strana." Concluse Sophia, staccandosi ed avvicinandosi al divano.
"In che senso strana? Cos'è successo?" Domandò Alisia, ridendo per l'espressione assunta dall'altra e chiudendo la porta dietro di sè.
"Oggi ho dovuto mostrare la scuola a Sarah, l'ex di Carl;" cominciò l'amica, facendo avanti e indietro vicino al mobile. Pronunciare quel nome le aveva causato un colpo al cuore e un groppo in gola, facendola sentire ancora più male. "lei si è dimostrata gentile con me, mi ha anche aiutata ad uscire da una conversazione con lui." Iniziò a torturarsi le mani, mentre l'altra ragazza si accomodava sul divano.
"E sarebbe strano perchè?" Alisia conosceva bene la risposta, o almeno, riusciva ad intuirla; avevano passato talmente tanto tempo a sparlare dall'altra ragazza che non era difficile capire ciò a cui l'amica stava pensando.
"Perchè non riesco proprio a capire perchè l'abbia fatto; ho anche provato a guardarla negli occhi, cercando di scorgere qualche segno di malvagità o falsità. Niente di niente." Pronunciò l'ultima frase sospirando, sedendosi poi di peso vicino ad Alisia.
"So che adesso ti sembra strano, ma vedrai che la verità prima o poi verrà a galla." Tentò di consolarla, strofinandole una mano sulla schiena. "Scopriremo se è una persona orribile oppure buona come il pane."
"E se si rivelasse essere la seconda opzione?" Ribattè Sophia, la voce abbassata di qualche tono.
"Beh, nessuno ti ha detto che devi odiarla per forza, no?" Le rispose l'altra ragazza, rivolgendole un sorriso triste. "Magari potrebbe rivelarsi la tua nuova migliore amica."
L'amica le rivolse uno sguardo sia divertito che compassionevole, afferrandole una mano e stringendola forte tra le sue.
"Nessuno potrà mai sostituirti. Sì, potrebbe unirsi a noi, ma mai, e ripeto mai, prendere il tuo posto. Ti è chiaro?" La rassicurò la ragazza, avvolgendola poi tra le sue braccia; Alisia ci si buttò senza aspettare o esitare.
In quel momento, le due ragazze si accorsero di cosa era sempre stato più importante del resto: la loro amicizia. Se non ci fosse stata Alisia per Sophia e viceversa, le loro navi sarebbero affondate nel mare della disperazione e della sofferenza, chi per un cuore frantumato e chi per la perdita prossima di un parente caro e vicino. Ed invece erano riuscite a fermarsi in tempo, giusto qualche attimo prima di impattare contro l'iceberg del dolore; ad aiutarle era stata solo l'ancora che condividevano, quella che le aveva sempre salvate.
"Senti Sophy, dovrei chiederti una cosa." Alisia si staccò dall'amica, guardandola negli occhi. "Vorrei che tu la facessi anche se difficile." Le chiese, strofinandole un braccio.
"Mi sto cominciando a preoccupare;" l'altra ragazza si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "che cosa succede?"
"Beh," l'amica fece un respiro profondo, svuotando per bene i polmoni, prima di domandarle: "non è che accetteresti di sentire cosa ha dire Carl, domani?"
Sophia spalancò immediatamente gli occhi, alzandosi di scatto in piedi e prendendosi la testa tra le mani; dopo qualche secondo rigettò le braccia lungo i fianchi, alzando il viso verso il soffitto. In quel lasso di tempo non riuscì più a controllare la proprio reazione, non sapendo come reagire a quella domanda.
"Che cosa hai detto, scusa?" Chiese Sophia, il respiro affannoso mentre chiudeva gli occhi per un attimo, sperando di aver sentito male.
"Prova a sentire cosa ha da dire Carl, secondo me ne vale la pena." Alisia si alzò in piedi, posizionandosi di fronte all'amica e afferrandole le spalle, scuotendola appena. "L'ho incontrato oggi, e mi ha fatto capire che dovresti provare un minimo ad ascoltarlo." Tentò di nuovo, sperando di non farla arrabbiare troppo.
"L'hai incontrato... Oggi?" Domandò l'altra, deglutendo forte.
"Sì, mi ha chiesto di provare a convincerti. Sai bene che non lo farei se sapessi che non è utile."
Sophia annuì, accettando ciò che le aveva chiesto l'amica.
"Va bene, posso provarci. Solo perchè me lo hai chiesto tu, però." Confermò ad alta voce, afferrandole le mani. "Ma se ci sarà un morto, ricordati che è solo colpa tua." Scherzò Sophia, facendo scoppiare a ridere anche l'amica.
Si unirono in quello che ormai era l'ennesimo abbraccio di quel giorno, ringraziandosi mentalmente l'una con l'altra per il solo fatto di esistere.

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