Capitolo 27

L'ansia stava avvolgendo Sophia da tutta la mattinata ormai, con l'unico risultato di renderla nervosa e con la testa tra le nuvole, fatto che non andava bene ai professori; quella mattina l'avevano richiamata in continuazione, sostenendo che non stava prestando attenzione alla lezione, fatto inusuale da parte sua. Il problema era che non faceva altro che pensare al tempo che avrebbe trascorso dopo scuola, dovendo mostrare alla nuova alunna l'edificio; non aveva pensato lì su due piedi -nel momento in cui la signora Smith le aveva chiesto il favore- che Sarah Wright, ex-ragazza di Carl, trasferitasi per stare con quest'ultimo e perfetta in tutto, fosse la famosa nuova studente a cui avrebbe dovuto fare da 'guida turistica'. Quella mattina, purtroppo, non avrebbe neanche potuto contare sull'aiuto di Alisia, dato che quel giorno sarebbe dovuta stare con la madre in ospedale, trascorrendo insieme al nonno i suoi ultimi istanti di vita; il giorno prima era stata Sophia a consolare l'amica, triste per l'imminente morte del caro familiare.
Nonostante non avesse fatto colazione quella mattina, la ragazza aveva rinunciato dal pranzare, rimanendo sia durante l'intervallo che la pausa pranzo chiusa in bagno, con la sicurezza di non incontrare il ragazzo; non aveva per niente voglia di vederlo, soprattutto perché volevo evitare le sue inutili scuse e giustificazioni.
Adesso si trovava davanti le porte di scuola, aspettando con l'ansia e il nervoso che le scorrevano nelle vene l'arrivo di Sarah. Era da tutta la mattina che si immaginava come si sarebbe sviluppato quel pomeriggio: o l'altra ragazza si sarebbe rivelata una persona possessiva che l'avrebbe minacciata, oppure la ragazza si sarebbe mostrata una persona dolce, senza farle del male. Quella più votata però, era quella della falsità; un comportamento apparentemente gentile, ma sotto sotto non aspettava altro che pugnalarla alle spalle.
"Sophia..." Ancora quella voce maschile stava chiamando il suo nome, facendola alzare gli occhi al cielo.
"Vattene Carl, ho da fare." Gli rispose, voltandosi verso di lui; per la prima volta lo guardava negli occhi, stringendo le mani a pugno e piantando le unghie dentro ai palmi della mano.
"Non è vero, è solo una scusa." Ribattè il ragazzo a bassa voce, ma venne subito smentito da una voce femminile.
"Invece sta dicendo la verità, dato che deve mostrarmi la scuola." Si intromise Sarah, avvicinandosi con passo aggraziato agli altri due ragazzi; in quel momento, si rese conto Sophia, il suo livello di perfezione era arrivato alle stelle: i capelli biondi chiusi in due trecce rimbalzavano sulle spalle, mentre un sorriso divertito le increspava le labbra, causato dalla reazione di Carl.
"Come deve mostrarti la scuola?" Domandò lui sorpreso.
"Sì, oggi Sophia deve farmi fare un giro per la scuola, proprio come ha fatto con te;" la bionda prese la mora sottobraccio, cominciando a trascinarla via. "quindi, se non ti dispiace, noi cominciamo." E detto questo, si allontanarono sempre di più dal ragazzo, fermandosi solo quando furono certe che Carl fosse uscito e se ne fosse andato.
"Io... Io non capisco..." Mormorò Sophia, cominciando a fare la cosa più naturale che le riusciva: torturarsi le dita.
"Non c'è di che." Rispose Sarah, come se l'altra l'avesse ringraziata. "Neanch'io -al tuo posto- avrei avuto voglia di vederlo, dopo quello che ha fatto." La ragazza le rivolse un sorriso dolce e gentile, chiedendole: "Allora, cominciamo sì o no?"
Sophia si sentiva a disagio e disorientata, non capendo nè la situazione e nè la persona di fronte a sè: sembrava voler essere gentile, senza secondi fini, una ragazza esattamente come lei, solo con quella marcia e quel coraggio in più che servono per ottenere tutto ciò che si vuole nella vita. Solo in quel momento la mora capì perché Carl si era innamorato di lei: era praticamente perfetta in tutto, non riusciva a trovare un solo difetto, nè caratterialmente e nè fisicamente. I setosi capelli biondi erano come fili sottili e leggeri, mentre gli occhi sembravano più chiari visti nella penombra, di un azzurro limpido e cristallino. Se adesso si aggiungeva anche un comportamento dolce e comprensivo, non riusciva a trovare proprio un motivo per cui odiarla, fatto che avrebbe preferito di gran lunga; sarebbe stato meglio odiarla, piuttosto che portare il peso di non essere mai stata all'altezza come ragazza.
"Sì, andiamo." Rispose Sophia, cominciando ad incamminarsi lungo il corridoio.
Come aveva fatto la prima volta con Carl, la ragazza mostrò all'altra ogni parte della scuola, finendo, come suo solito, in palestra. Sarah non aveva detto una parola per tutto il tempo, si era limitata ad annuire e fare qualche domanda in generale, ma niente di più.
"Beh, grazie mille per il tour della scuola." La ringraziò la bionda, rivolgendole un sorriso gentile e dolce.
"Prego." Le rispose l'altra, stringendosi le braccia al petto e distogliendo lo sguardo; cercava sempre un rifugio dove sentirsi al sicuro, e la maggior parte delle volte lo trovava in quel semplice gesto, anche se in certi casi arrivava a togliersi il respiro.
"Senti," tentò di attirare la sua attenzione Sarah, avvicinandosi a lei e poggiandole una mano sul braccio, strofinandogliela sopra. "non ce l'ho con te, perché tu non ne sapevi niente; è Carl con cui sono arrabbiata, io non ho niente contro di te." Le confessò, mentre nel sorriso si insinuava una lieve vena di malinconia e tristezza.
"Ho paura." Rispose Sophia non muovendosi, se non con lo sguardo, rivolgendolo verso il basso. "Paura di quello che accadrà, paura di quello che sarà, paura che la gente mi prenda in giro." Alzò lo sguardo, incatenandolo negli occhi chiari e -apparentemente- sinceri dell'altra. "Ho paura che tu mi stia mentendo, che questo serva solo a farmi allontanare ulteriormente da Carl, mentre tu mediti come ottenere una seconda opportunità con lui." Le rivelò, notando uno sguardo sorpreso da parte dell'altra ragazza, ma niente di più; non vi scorse nè una sfumatura preoccupata -segno che l'aveva scoperta-, nè un ghigno divertito e manipolatorio.
Era pura e semplice sorpresa.
"Non farei mai una cosa del genere." Le rispose la bionda, una leggera nota comprensiva e delicata nella voce. "Non capisco perché tu la stia pensando così, ma non voglio farti del male." Sarah si portò una ciocca di capelli che era sfuggita alle trecce dietro l'orecchio, incitando poi l'altra a tornare a casa.
Sophia non sapeva se crederle oppure no, era difficile capire se una persona era sincera e stava dicendo la verità; ma la cosa che la sorprese di più fu che non versò neanche una lacrima, nonostante avesse sentito uno strano vuoto quando aveva esternato parte delle sue paure. Si stava rafforzando piano piano, stanca di sentirsi costantemente debole sotto il peso degli altri.

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