Capitolo 25
Alisia arrivò a casa dell'amica preoccupata, temendo che le fosse accaduto qualcosa di grave; quel messaggio sbrigativo ed improvviso le avevano iniettato un senso di irrequietudine in tutto il corpo.
"Alisia!" Esclamò Sophia non appena l'altra ragazza entrò in casa, lanciandosi fra le sue braccia. "Grazie al cielo sei arrivata."
L'amica ricambiò l'abbraccio, strofinandole la schiena e sussurrando ai due bambini di andare in un'altra stanza a giocare, lasciandole così sole. Quando si staccarono, Alisia accompagnò l'altra verso il divano per potersi sedere, asciugandole le lacrime che le inumidivano il viso.
"Che ne dici di raccontarmi tutto?" Le propose l'amica, stringendole una spalla con affetto.
Sophia le parlò di ogni cosa, non tralasciando nulla: le disse di come Carl avesse eliminato tutti i suoi dubbi all'inizio, tranquillizzandola sul fatto di non essere gelosa nei confronti di Sarah; le raccontò di come si era sentita quando Sarah aveva baciato Carl: mille brividi le avevano invaso il corpo, insieme alla pugnalata che si era sentita infliggere al cuore. Poi c'erano state le lacrime e la fuga da quel posto, sperando di scappare da tutto e tutti in quel momento, in particolar modo dalle bugie, le sue bugie; infine, le aveva detto di cosa era accaduto qualche attimo prima, il motivo per il quale le aveva chiesto di andare a prendere anche Robin, non potendo uscire per evitare di incontrare lui.
"In effetti," riflettè l'amica, alzando le spalle. "Carl si guardava in giro speranzoso ed impaziente quando sono arrivata alla scuola; sembrava che stesse cercando qualcuno." Le riferì alla fine, facendo una smorfia di dispiacere.
"Alisia?" Chiese all'improvviso una piccola voce, raggiungendo le due ragazze in soggiorno. "Posso parlare con mia sorella un secondo?" Le chiese dopo Robin, non appena ebbe attirato la sua attenzione.
"Non lo so..." Esitò la ragazza, rivolgendo uno sguardo all'amica, la quale annuì, sforzando un sorriso di rassicurazione.
Anche se contro voglia, Alisia ricambiò il sorriso, alzandosi poi per lasciare il posto al bambino; quest'ultimo prese il posto di lei e afferrò le mani della sorella.
"Che cosa c'è che non va, Sophy?" Le chiese lui con quella sua piccola voce, ancora troppo giovane perché potesse cambiare.
"Non ho niente, non preoccuparti." Lo rassicurò la ragazza, abbozzando un sorriso dolce.
"Non è vero che non hai niente;" ribattè il piccolo, come se fosse arrabbiato perché la sorella gli stava mentendo. "se tu non avessi niente non staresti piangendo adesso. Che cos'hai?" Le ripetè ostinato.
"È... Complicato da spiegare, non sono sicura che potresti capire." Tentò di dissuaderlo Sophia, non riuscendo nel suo intento.
"Sei come la mamma e il papà!" Esclamò lui di rimando, battendo le loro mani unite sulle sue gambe. "Dite che non posso capire perché sono troppo piccolo adesso, ma che un giorno capirò; sono stufo di sentirvelo dire! Non mi importa se sono piccolo, io voglio aiutarti adesso." Ormai Robin si era impuntato di darle una mano, niente gli avrebbe fatto cambiare idea.
Niente.
Sophia era piacevolmente stupita dal comportamento del fratello, non se lo sarebbe mai aspettato da parte sua. Da sempre tra loro c'era stato un rapporto di amore e odio, quel tipico legame fraterno formato da litigi e momenti di sintonia, periodi di dispetti alternati a periodi di reciproca bontà. La ragazza sciolse le loro mani unite, abbracciando forte il bambino, lasciandogli poi tra i capelli scuri un bacio leggero. Non si erano mai sentiti così vicini come in quel momento, una strana sensazione le si diffondeva nelle vene, sentendo le lacrime agli occhi, solo che questa volta era per l'amore che provava nei confronti del fratello; lui stringeva la sorella a sè, cercando di infondere in quel gesto tutto il supporto che le voleva offrire.
"Allora, adesso mi dici che cosa è successo?" Insistette ulteriormente Robin, una volta che si fu staccato dall'abbraccio.
"Io e Carl abbiamo litigato; diciamo che le cose non stanno andando bene tra noi." Gli rispose finalmente Sophia, rivolgendogli un sorriso dolce.
"Perché? Come mai avete litigato?" Domandò allora lui con sguardo curioso.
"Beh..." la ragazza fece una pausa, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e guardandosi le mani in grembo; le dita erano ripetutamente torturate. "Diciamo che forse Carl non vuole stare con me, ma con un'altra ragazza." Disse alla fine, scuotendo appena la testa.
"Allora è proprio stupido!" Affermò il bambino, alzando le braccia al cielo e facendole successivamente cadere lungo i fianchi. "Come può preferirei qualcun'altra a te?" Chiese retoricamente, scuotendo la testa.
"Sei molto gentile," gli disse lei, scompigliandogli i folti capelli scuri. "ma io non sono perfetta, Robin."
"È nell'imperfezione che si trova la perfezione." Ribattè lui, sorprendendola. "Se Carl non capisce questo, allora non ti merita."
"Grazie -davvero-, ma non so neanch'ora che cosa accadrà. Non riesco a capire più niente." Confessò la ragazza, scuotendo la testa frustata e percependo le lacrime addensarsi negli occhi.
"No, non piangere!" La ammonì Robin. "Sei più bella quando sorridi."
Sophia nom riuscì a reprimere il sorriso che le comparve in volto a quelle parole, nè voleva farlo; il comportamento del fratello -inaspettato e sorprendente- le aveva rallegrato la giornata in un modo incredibile, facendole scivolare via dal corpo un minimo del dolore che le era stato provocato prima. Era come se qualcuno le avesse spalmato sul cuore qualcosa, che stava cominciando ad agire come antidolorifico sulla ferita infieritale.
"Grazie ancora per quello che stai facendo." Gli ripetè lei. "Che cosa ti è successo? Non sei mai così... Dolce nei miei confronti." Gli domandò Sophia, sentendo ancora in modo strano ed estraneo il comportamento del fratello.
"So che per la maggior parte del tempo litighiamo anche per le cose più stupide," Robin rivolse lo sguardo verso il basso, cercando di nascondere il rossore che gli si stava creando sulle guance, causato dal sangue affluito all'improvviso al viso. "ma non mi piace vederti piangere così." Concluse, cercando di reprimere un sorriso imbarazzato.
La ragazza fece un verso d'affetto, stringendo poi a sè il fratello come non aveva mai fatto prima; aveva sempre cercato di proteggerlo, nonostante lui non se ne fosse mai accorto. In quel momento, però, era lui che stava proteggendo la sorella, facendo sentire la ragazza come la persona più fortunata del mondo, anche se per quei pochissimi attimi.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top