Capitolo 16
Sophia uscì durante la notte, sedendosi sugli scalini di casa per poter pensare con un po' d'aria fresca; l'autunno stava cominciando a farsi sentire finalmente, anche se in ritardo. Continuava a trafiggerle nella mente il ricordo di quel pomeriggio, ed in particolare la storia che Carl le aveva raccontato: cos'altro era accaduto nella vita del ragazzo? Ed era altrettanto stressante ed orribile come verità? Voleva davvero saperlo? Si prese la testa fra le mani ed appoggiò i gomiti sulle ginocchia, sentendo l'elastico della coda di cavallo tirare da farle male. Sentiva quasi le lacrime premere per uscire, mentre un piccolo venticello le colpiva le braccia pallide e scoperte, provocandole scariche di brividi in tutto il corpo. Confrontò la sua vita con quella di Carl: lei al massimo era dovuta stare un paio di volte in ospedale per una frattura all'omero ed una gastrite, ma il ragazzo c'era stato per un colpo di pistola all'occhio, e chissà quante volte ci era stato prima e dopo. La ragazza scosse la testa, rendendosi conto che forse era meglio smetterla di cercare di scavare all'interno della vita di lui, ma che probabilmente dovevano andare avanti così, avvolti dai segreti; ma c'era una parte di lei che la portava a continuare, a scoprire, ad essere curiosa di quanto una vita umana possa essere piegata prima di rompersi del tutto. Le lacrime cominciarono ad uscire così come si erano presentate, all'improvviso, causate dalla frustrazione e la lotta interiore che stava accadendo in Sophia, non lasciandole alcuna libertà di decisione o controllo al riguardo.
"Hey." All'improvviso percepì una voce familiare e maschile avvicinarsi, facendola quasi sentire sollevata della sua presenza; alzò lo sguardo verso il proprietario della voce, rivolgendogli un sorriso sincero, anche se un po' esitante all'inizio. "Che ci fai qui fuori, Sophia?" Le chiese Carl, avvicinandosi ulteriormente; la prima cosa di cui la ragazza si accorse, era che gli mancava il cappello.
Lei si limitò a scuotere la testa e a riabassare lo sguardo, stringendosi le gambe fino al petto e circondandole con le braccia; il ragazzo sospirò preoccupato, sedendosi poi accanto alla ragazza per cercare di aiutarla.
"Che sta succedendo, cosa c'è che non va?" Le chiese dolcemente, poggiandole una mano sulla spalla.
Sophia scosse ulteriormente la testa, premendo fortemente la fronte sopra al braccio, dando l'impressione di non voler parlare per niente.
Carl decise di non andare oltre, sapendo che quando una persona fa così era perché non aveva intenzione di parlare; per questo si limitò ad appoggiarle un braccio sulle spalle, spingendo il corpo della ragazza verso di lui. Era una tecnica di autodifesa che lui conosceva perfettamente: il silenzio; quando c'era stata una situazione qualunque nel suo passato, il miglior modo per affrontarla era stato quello di rimanere zitti, reprimere le emozioni e non farle venir fuori, aspettando di esplodere alla fine come una bomba ad orologeria. Ma Carl non voleva che fosse così anche per Sophia, voleva di meglio per lei: il silenzio lo aveva aiutato solo in parte, ma se ne era sempre pentito; avrebbe dovuto parlare con qualcuno dei suoi segreti e delle sue paura, per evitare di arrivare al punto limite di scoppio, in cui ogni cosa sarebbe uscita allo scoperto. Questo era accaduto nella città precedente, quando stava insieme a Sarah, una sera di giugno in cui non era riuscito a trattenersi ed aveva riversato un fiume di parole sulle spalle di quella ragazza, non dandole neanche il tempo di reagire; poi c'erano state le scuse per quelle rivelazioni e le rassicurazioni, chiudendo il tutto asciugandosi le lacrime versate per una vita frastagliata e difficile. Scosse la testa, cercando di reprimere quel ricordo e stringendo più forte a sè Sophia; si era ripromesso che quella volta sarebbe stato lui a proteggere lei, e non com'era accaduto con Sarah, la quale l'aveva aiutato e in parte salvato dai demoni e fantasmi del suo passato, che bussavano a reclamare la loro parte di memoria.
"Ho paura." Disse ad un certo punto Sophia in modo flebile, premendo il viso contro il petto di lui ed attirandone l'attenzione; appena Carl le aveva avvolto le spalle, la ragazza si era aggrappata alla sua maglia e aveva continuato a piangere sul suo petto, mentre il ragazzo aveva aspettato che si calmasse almeno un po'.
"Paura... Paura di cosa?" Tentò di chiederle lui, sperando di non spaventarla ancora di più.
"Ho paura del passato." Specificò, raddrizzando la schiena per poterlo guardare negli occhi. "Ho paura che conoscendoci ci sarà qualcosa che ci separerà, o che ci farà allontanare." La ragazza scosse la testa. "Non voglio perderti."
"Neanch'io lo voglio," cercò di rassicurarla Carl. "e non permetterò che sia una parte del mio passato a separarci." Le accarezzò una guancia, avvicinando i loro visi e schiudendo le sue labbra su quelle di lei, lasciandosi andare per qualche attimo in un bacio dolce e tranquillo; quando si staccarono Carl fece in modo che i loro sguardi tornassero in contatto.
"Come fai a dirlo? Come puoi esserne così sicuro?" Gli domandò Sophia, poggiando una mano sulla sua, proprio quella che aveva sulla guancia.
"Perché so che non voglio perderti e feriti." Le rispose il ragazzo, avvicinandosi ancora di più a lei. "Sophia, sei stata tu a spingermi ad andare avanti in questa storia; ma adesso non devi averne paura, perché se non ne ho io allora neanche tu dovresti averne."
"Ma oggi pomeriggio..." La ragazza tentò di fargli ricordare l'episodio accaduto quel pomeriggio, quando lui non riusciva neanche a parlare per la paura che lo stava attanagliando da dentro, fino a quando lei non era riuscito a sbloccarlo, liberarlo quasi.
"So che oggi ho avuto paura nel cominciare a raccontarti la mia vita," la rassicurò Carl, facendole capire che aveva capito cosa intendesse dire. "e non sto dicendo che potrei non averne; ma so per certo che adesso voglio andare fino in fondo, e voglio farlo con te."
Sophia gli si buttò tra le braccia, cercando solamente il suo conforto ed il suo calore, che trovò immediatamente.
"Come hai fatto a sapere che ero uscita?" Gli chiese poco dopo, lasciandosi stringere dalle braccia di lui.
"Ti ricordo che le nostre finestre sono una di fronte all'altra, ti ho visto da lì." Rispose un po' ridendo Carl, mentre la notte li avvolgeva tra le sue braccia scure e piene di intrighi e segreti.
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