Capitolo 13

Finalmente la fatidica sera della festa era arrivata, ed il cuore di Sophia non la smetteva più di battere. La ragazza e Carl erano appena arrivati, accompagnati dai genitori di lui; il ragazzo le aveva riferito -durante il tragitto- che gli sarebbe piaciuto prendere la patente, ma dopo aver sfasciato un auto a causa della mancanza di profondità data dall'occhio mancante, l'idea migliore era stata quella di rinunciare.
Non appena furono entrati nella palestra -presa in affitto per quella sera dai genitori di Alisia, nonostante fosse costato un patrimonio-, salutarono la festeggiata, la quale intrattenne un po' Sophia, mentre Carl andava a prendere qualcosa da bere
"Allora, sei pronta?" Le chiese l'amica, dandole una gomitata sul braccio.
"Sinceramente? No, e non lo sarò mai." Le rispose, cercando Carl in mezzo alla folla.
"Dovrai farlo prima o poi; perché non stasera?" Tentò di incoraggiarla Alisia.
"Perché te l'ho già detto mille volte: ho paura di perderlo." Le ricordò per la milionesima volta Sophia, alzando gli occhi al cielo.
"Lo so, ma non è una cosa tanto buona che ti faccia del male così, da sola; si chiama autolesionismo quello." Le si posizionò davanti, il solito sorriso malizioso che le increspava le labbra. "Tu glielo dirai, proprio come io parlerò con Tyson." Dopodichè si guardò le spalle, la salutò con un veloce bacio sulla guancia e se ne andò.
"Dove sta andando?" Chiese Carl una volta che fu ritornato, porgendo un bicchiere a Sophia.
"Non lo so, chi la capisce è bravo." Si misero entrambi a ridere, mentre l'aria si riempiva di una melodia dolce ed elegante.
"Ti va di ballare?" Le chiese il ragazzo porgendole una mano, che ella accettò annuendo.
Posarono i bicchieri su un tavolino lì vicino e si unirono alle altre persone che stavano ballando; la ragazza attorcigliò le braccia intorno al collo di lui, mentre il ragazzo le poggiava le mani sui fianchi.
"Sei bellissima stasera." Le sussurrò all'orecchio, mentre lei arrossiva. "Nel senso, non che tu non sia già bella di tuo, ma..." Carl scosse la testa, rendendosi conto che forse era meglio se stava zitto; Sophia nel frattempo rise, trovando alquanto divertente l'impacciataggine da parte del ragazzo.
"Ho capito cosa intendi dire." Lo rassicurò, spostando il viso per guardarlo meglio; l'azzurro-girgio del suo occhio sembrava quasi bianco sotto quella luce, un pezzo di ghiaccio incastonato nell'orbita. "Senti Carl, ci sarebbe una cosa che vorrei dirti..." Sophia cercò di trovare tutto il coraggio che aveva in corpo, sentendo come una strana forza che voleva impedirle di dire tutto: la paura. "È da un po' che ci penso, mi frulla in testa continuamente..." Non riusciva a trovare le parole, ferme sulla sua lingua, sollecitandola e prendendola come in giro.
"Vai pure, ti ascolto." Tentò di aiutarla rassicurandola, rafforzando un po' la presa sui suoi fianchi.
"È che..." Sophia fece un respiro profondo, prima di riuscire finalmente a dirgli: "Tu mi piaci, Carl Grimes."
Senza aspettare, sapendo già che avrebbe perso altrimenti il coraggio, avvicinò le sue labbra a quelle di lui, facendole toccare in un bacio leggero e caldo. Non appena si staccarono, lo sguardo stupito di Carl si fissò in quello incredulo di Sophia, prima di sussurrarle un "Scusa" e scappare via, lasciando lì da sola la ragazza, che fu quasi immediatamente raggiunta da Alisia.
"Hey Sophy, che è successo? Stavate andando così bene insieme." Le chiese preoccupata l'amica, mentre l'altra scuoteva la testa.
"L'ho perso..." Le mormorò, gettandosi tra le sue braccia. "L'ho perso, Alisia, l'ho perso per sempre adesso." Ormai quelle parole erano diventate come una catilena; 'l'ho perso' continuava a risuonarle nella testa, anche mentre chiedeva all'amica di riportarla a casa, dato che l'unica cosa che voleva fare era tornare in camera sua e piangere in tranquillità. Per tutto il viaggio non disse una parola; cercò di non piangere o far notare qualcosa ai suoi genitori quando entrò in casa, liquidando tutte le domande con un "Sono stanca, voglio dormire, Alisia non si è arrabbiata per questo".
Le lacrime ricominciarono a scendere e i tremiti a scuoterle il corpo quando si fu messa il pigiama e seduta sul letto, mentre stava raccogliendo i capelli in una crocchia disordinata. Sentiva un vuoto dentro di lei, come se avesse perso la cosa che più considerava cara al mondo, ed il bruciore atroce e logorante era tornato, facendole provare solo dolore. Stava scrivendo sul suo quaderno, dato che le parole erano l'unica liberazione che aveva in quel momento, il pianto si stava calmando, quando all'improvviso bussarono alla porta; Sophia non ci diede peso, credeva fosse uno dei suoi genitori, per questo disse: "Avanti" senza pensarci due volte.
"Hey." La voce familiare fece alzare di scatto la testa della ragazza, che sussurrò: "Carl..."
Il ragazzo le si sedette di fronte sul letto, passandole un quaderno, il suo quaderno.
"Ho chiesto ad Alisia dove fossi, e mi ha detto che eri tornata a casa." Le spiegò Carl.
"Sei venuto per riportarmi il quaderno di storia, quindi?" Gli chiese con sguardo confuso, scuotendo poi la testa. "Potevi ridarmelo anche domani a scuola."
"Non avrei potuto dirti quello che ti volevo dire adesso." Le rispose lui, avvicinandosi ulteriormente. "Volevo scusarmi per prima."
"Ah sì?" Disse Sophia con ironia, arricchita da un pizzico di tristezza; sentiva le lacrime premere di nuovo per uscire. "E sentiamo, vuoi scusarti per cosa esattamente? Per avermi fatto soffrire? Per essere scappato lasciandomi lì come un'idiota?" Per un pelo non stava urlando, si tratteneva solo per non allarmare i genitori al piano di sotto.
"Sì, volevo scusarmi per essermi comportato così." Ammise Carl, spostandosi in modo che i loro corpi si toccassero. "Come ti ho detto, nella città in cui abitavo prima avevo una ragazza, Sarah." Iniziò lui, ma venne subito interrotto dalla voce triste e tremolante della ragazza: "Vuoi dirmi che sei ancora innamorato di lei?"
"Fammi finire." Le consigliò, ricominciando subito dopo. "Quando sono partito e l'ho lasciata, mi si è spezzato il cuore, soprattutto per come stava soffrendo." Avvicinò il viso a quello di lei, in modo che i loro nasi si sfiorassero. "Non voglio che accada anche a te."
"Un po' di dolore non mi farà male." Rispose lei sicura, mentre il ragazzo sorrideva, prima di baciarla; non si era minimamente aspettata quel gesto, ma Sophia lo accettò senza problemi, mentre un sorriso si formava anche sulle sue labbra, sentendo nel petto riaccendersi quel piacevole calore, pronto ad illuminare tutto quanto e a scaldarlo con il suo amore, soprattutto in seguito alle parole di Carl: "Anche tu mi piaci, Sophia Greese."

ANGOLO AUTRICE
Ciao gente, volevo solo dirvi che ho pubblicato anche oggi, oltre a come farò domenica, perché volevo dare questo capitolo in onore alla morte di Carl, avvenuta in Italia questo lunedì sera; ho pianto un sacco, e ancora mi sento triste.
Rip Carl, this si for you.
Anyway, diciamo tutti brava ad una personcina che prende bei votini a scuola: I'M PROUD OF YOU.
Ci si vede gente, a domenicaa.

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