Capitolo 12
Anche quella settimana era passata velocemente, arrivando al giorno prima del compleanno di Alisia; infatti, quest'ultima e Sophia stavano passando più negozi possibili per trovare un vestito adeguato per la festeggiata. Ormai erano entrate in quattro negozi da quando erano uscite, trovando l'abito 'perfetto' solo nell'ultimo: era un vestito lungo fino alle ginocchia e senza maniche, lo scollo a cuore e la gonna a pieghe che scendeva morbida; era di un color pesca, con un nastro in vita di una tonalità più scura.
Adesso erano sedute su una panchina di fronte ad una gelateria, riposandosi un po' dal lungo giro fatto.
"Allora, come vanno le ripetizioni con Carl?" Chiese Alisia, posando le borse a terra, tra i piedi.
"Bene dai... Credo." Rispose incerta Sophia, torcendosi le dita, chiaro segno di uno stato d'agitazione.
"Parla." Disse schietta l'amica, voltandosi con il corpo verso di lei. "Che c'è adesso che non va?"
"Beh..." Non riusciva a trovare le parole per esprimersi; c'era una strana sensazione che provava, non riducibile ad un semplice e stretto sentimento. "... È solo che è successa una piccola cosa, tutto qui." Poggiò la schiena contro lo schienale della panchina.
"E cos'è successo, allora?" Alisia era trepidante di sapere che cosa turbasse l'amica, facendole anche segno di andare avanti a parlare; ma fin che lei non si decideva a raccontare ed esporsi con lei, non sarebbe mai riuscita ad aiutarla fino in fondo.
"È successo martedì." Cominciò Sophia, guardandosi le mani. "Avevo proposto di fare una pausa e lui aveva accettato, quindi mi ero alzata per prendere qualcosa da bere." Strinse forte gli occhi, rivivendo nella mente tutta la situazione. "Mi sono alzata dalla sedia, ma sono scivolata su uno straccio che non avevo visto; gli sono caduta letteralmente sulle gambe, ed è lì che gli ho proposto di venire alla tua festa di compleanno. A proposito, a che ora domani sera?" Domandò, cercando di cambiare discorso; ma l'amica la conosceva bene, per questo le fece uno sguardo abbastanza eloquente, che Sophia capì subito. "E va bene, vado avanti: dopo che Carl mi aveva detto che sarebbe venuto, ho chiuso gli occhi, dato che i nostri visi si stavano avvicinando sempre di più; credevo ci saremmo baciati, ma poi il campanello della porta ha suonato e mi sono alzata ad aprire."
"Cavolo Sophy, a volte sei proprio una stupida!" Esclamò l'amica ridendo, scuotendo poi la testa rassegnata. "Potevi provare a baciarlo, invece di tirarti indietro ed andare ad aprire la porta."
"Lo so!" Rispose l'altra, guardandola finalmente negli occhi. "Dopo ho provato a parlarne, ma lui non ha voluto, e..." non finì la frase, si limitò a voltarsi da tutt'altra parte.
"E?" La incitò ad andare avanti, percependo del disagio in Sophia.
"Riguarda i miei sentimenti, niente di ché." Tentò di sdramatizzare, ma Alisia non cedette.
"Se non parli te la faccio pagare, e lo sai che ne sono capace." La minacciò infatti, ma non con cattiveria, bensì con preoccupazione e un pizzico di rassegnazione.
"Quando eravamo sul punto di baciarci, sentivo come un fuoco vivere nel mio petto," Spiegò Sophia, facendo un sospiro di rassegnazione. "mentre nello stomaco è come se ci fosse stata una tempesta; la mente non era più collegata ed il cuore bramava con sempre più desiderio quel bacio, dicendomi che era ciò che stavo più aspettando." Spostò lo sguardo vero un punto indefinito di fronte a sè, racchiudendosi come una protezione nelle spalle. "Quando invece si è rifiutato di parlare il fuoco c'era ancora, ma il bruciore era doloroso, non piacevole, era come se mi stesse rodendo tutto dentro, riducendolo in cenere; la mente era tornata a funzionare e nel cuore sentivo una specie di vuoto, come se non ricevendo quel bacio mi fossi ferita da sola."
"Oh, Sophy." Disse Alisia con dispiacere, poggiandole una mano sulla spalla. "Sai cosa vuol dire questo?" Le domandò con un sorriso, sapendo bene che cosa stesse accadendo alla ragazza.
"Che sto piangendo per niente?" Domandò Sophia, voltandosi di nuovo verso l'amica; gli occhi lucidi brillavano sotto il sole autunnale, mentre un paio di lacrime le inumidivano il viso.
"No, e non dovresti piangere così." L'amica tiro fuori un fazzoletto dalla borsa, porgendoglielo poi. "È solo che hai scoperto che ti piace." Si alzò in piedi, porgendole poi la mano. "Andiamo, troviamo un vestito per far colpo sul tuo futuro fidanzato."
Sophia si alzò in piedi, ridendo per quello che aveva appena detto l'amica. "Credo che sarà impossibile: come ti ho già raccontato, è ancora innamorato della ragazza che ha dovuto lasciare." Le ricordò, facendo scomparire il piccolo sorriso che si era formato.
"Oh, andiamo, tu sei qui e lei è lontana adesso. Perché non provare? In fondo, che hai da perdere?" Cercò di rassicurarla, ma ottenne solo una risposta isterica dall'altra. "Che ho da perdere?! Carl, ecco che cos'ho da perdere!" Si voltò per andarsene, ma Alisia le afferrò un braccio, trascinandosela con sè.
"Oh, andiamo!" La rimproverò, non ascoltando le sue proteste di lasciarla andare. "Mostreremo a quel ragazzo la tua bellezza, così non potrà resisterti." Le spiegò, mentre Sophia si rassegnava e seguiva l'amica.
Passarono il resto del pomeriggio in questo modo, passando da un negozio all'altro in cerca di un vestito che valorizzasse Sophia, nonostante le lamentele di quest'ultima per la stanchezza. Ogni abito che la ragazza provava, però, non rispettava ciò che Alisia aveva in mente, per questo le scartava con una smorfia: o era troppo lungo o troppo corto, quello era troppo stretto o troppo largo, quell'altro troppo colorato o troppo cupo. Insomma, era tutto... Troppo. Alla fine, riuscirono a trovare l'abito perfetto nell'ultimo negozio, quando ormai le speranze sembravano essere andate perdute: la lunghezza era quella giusta, il colore di un grigio chiaro era decorato con linee eleganti e pulite in oro, ricordando le decorazioni delle antiche ville sfarzose, e richiamando la cintura dello stesso colore. Lo scollo era quello di una fascia, mentre la gonna era come quella di Alisia: a pieghe e larga dalla vita in giù.
La sera la passarono insieme, mangiando a casa di Alisia, programmando come sarebbe andata la serata dopo.
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