Capitolo 10

La mattinata passò tranquilla, così come il percorso da scuola a casa, dove Carl e Sophia non fecero altro che ridere e scherzare sulla prima impressione del ragazzo verso i professori; smisero solo quando la ragazza lo salutò, avviandosi lungo il vialetto verso la porta di casa.
"Tu sai dov'è la scuola materna, vero?" Chiese Carl all'improvviso, facendo voltare Sophia mentre stava tirando fuori le chiavi di casa per aprire, lasciandola sorpresa.
"Sì," rispose annuendo. "perché me lo chiedi?"
"Dovrei andare a prendere mia sorella Judith tra un'ora, ma non so dove si trova la scuola materna." Spiegò lui, mentre la ragazza tornava verso di lui.
"Va bene, certo." Gli rispose Sophia, sorridendogli. "Alle quattro e dieci dovrei andare a prendere mio fratello alle medie, quindi è perfetto, ti accompagno."
"Oh, grazie mille allora!" La ringraziò, facendole segno di seguirlo, mentre lei le lanciava in risposta uno sguardo confuso ed interrogativo.
"Perché dovrei seguirti? Dove mi vuoi portare?" Gli chiese ridendo.
"Beh, ti porto a casa mia." Rispose ovvio lui, alzando le spalle e sorridendole, aggiungendo poi: "Intanto che aspettiamo di andare a prendere Judith e Robin mi puoi dare qualche dritta sui tuoi appunti, non ci capisco niente."
Carl tirò fuori dalla tasca interna del giubbotto le chiavi di casa, sbloccando la serratura ed aprendo la porta mentre Sophia protestava: "I miei appunti sono fantastici!"
"Va bene, come vuoi tu." Alzò l'occhio al cielo, mentre poggiava lo zaino sul tavolo e andava a prendere il quaderno della ragazza.
L'interno della casa non era sfarzoso, i mobili erano i minimi indispensabili, con qualche decorazione qua e là; appese al muro vicino al tavolo, campeggiavano delle fotografie: alcune persone riuscì a riconoscerle -come Rick, Michonne, Judith e Carl-, mentre altre non sapeva minimamente chi fossero. Sophia poggiò lo zaino vicino ad una gamba del tavolo; la ragazza era attratta da quelle foto, soprattutto una: c'erano un Rick più giovane ed un piccolo Carl, probabilmente di dieci anni, ed infine c'era una donna mora, con gli occhi scuri e sorridente che non aveva mai visto. L'immagine non aveva niente di particolare, il giovane Rick stava tenendo in braccio un piccolo Carl ridente, mentre la donna vicino teneva un braccio intorno a Rick e uno intorno a Carl. Si avvicinò ad essa la ragazza, sfiorandola appena con i polpastrelli delle dita.
"Lei è mia madre, Lori." Il ragazzo era poggiato all'asse della porta, le mani in tasca ed un sorriso nostalgico a dipingergli il viso; lei non l'aveva sentito arrivare, per questo aveva sussultato, per lo spavento. "Te ne avevo parlato." Si staccò dalla sua posizione, avvicinandosi alla ragazza.
"È una donna bellissima." Gli sussurrò Sophia, sorridendogli dolcemente.
"Era." La corresse il ragazzo, facendo un respiro profondo. "Purtroppo, come ti ho detto, è morta cinque anni fa per il parto di Judith." Una lacrima scese sul volto del ragazzo, mentre il cuore di lei veniva chiuso in una morsa: non le piaceva vedere le persone stare male, tanto meno quelle che conosceva e a cui voleva bene. Gli strofinò una mano sul braccio con un sorriso incoraggiante, per poi asciugargli con il pollice la lacrima.
"Scoprirò mai i tuoi segreti, Carl Grimes?" Gli domandò dolcemente Sophia, mentre lui sorrideva.
"Forse un giorno, Sophia Greese." Le rispose, mentre indicava un'altra foto e le diceva: "Lei si chiama Carol, è una grande amica di mio padre e me; è una brava donna, ma il destino non è stato clemente: il marito la picchiava e la figlia è morta a dodici anni di cancro." Guardò la ragazza, mentre compariva sul suo volto un secondo sorriso malinconico. "Si chiamava proprio come te, solo che i suoi capelli erano biondi e corti."
"Sophia." Sussurrò lei, spostando lo sguardo e cercando di sviare l'argomento del discorso. "Allora, cosa non capisci dei miei appunti?"
"Oh, giusto." Carl si passò la manica sul viso, avviandosi nell'altra stanza e portando con sè il quaderno. "Beh, in realtà non ho capito proprio niente; ma in fondo è storia, non sarà poi un così grande problema."
"Peccato che ci sia un test la settimana prossima." Lo informò la ragazza, facendogli alzare il viso verso di lei; il suo sguardo era talmente buffo che scoppiò a ridere. "Dai, mi sento buona: domani pomeriggio ti dò una mano." Gli propose, mentre lui la guardava con sguardo riconoscente.
"Grazie mille, davvero. Era l'ultima delle mie intenzioni iniziare l'anno con un voto negativo." Il ragazzo posò lo sguardo sull'orologio appeso al muro in mezzo alle foto, accorgendosi che forse era ora di andare. "Sarà meglio andare." Disse infatti.
"Oh, va bene, ci vuole un quarto d'ora, non tantissimo." Lo rassicurò, avviandosi verso la porta d'ingresso.
Durante il tragitto non parlarono molto, o almeno gli argomenti erano strettamente legati al tema scolastico, niente di più. Sophia aveva paura di aver schiacciato un tasto dolente e che farci ulteriore pressione fosse l'idea più brutta e stupida che potesse avere; Carl si era aperto con lei, ma adesso non doveva tirare troppo la corda, o meglio, il filo, altrimenti lo avrebbe spezzato. Entrarono insieme nell'edificio una volta che vi furono giunti, dato che il ragazzo aveva insistito affinché anche lei entrasse con lui; era strano che i bambini non fossero fuori nel cortile a giocare, dato la bella giornata, ma i due ragazzi non ci diedero troppo peso, si limitarono a scuotere le spalle. Judith corse in contro al fratello non appena lo vide, saltandogli in braccio; il ragazzo all'inizio barcollò un po', visto che lo aveva preso alla sprovvista, ma poi si mise a ridere, stringendo la sorella a sè.
"Ah, Judith, ti ricordi di Sophia, vero? È la sorella di Robin." Carl mise giù Judith, inginocchiandosi vicino a lei ed indicando la ragazza.
La piccola annuì, rivolgendo poi un gesto a Sophia e salutandola: "Ciao."
"Ciao anche a te." Ricambiò lei, inginocchiandosi.
"C'è Robin?" Domandò la bambina, guardandosi intorno speranzosa.
"Adesso andiamo a prenderlo." La rassicurò Sophia, mentre i due ragazzi si rialzavano, Judith faceva dei versi eccitati e Carl la prendeva per mano, dirigendosi poi fuori dall'edificio. La scuola media si trovava precisamente di fronte a quella dell'elementari, quindi non molto distanti dalla scuola materna. Non dovettero aspettare molto fuori: dieci minuti e Robin era già fuori dall'edificio. Il ragazzino corse incontro a sua sorella non appena l'ebbe vista; il viso gli si illuminò non appena Judith lo chiamò, prendendola in braccio ed abbracciandola forte.
"A quanto pare, sta nascendo una bella amicizia tra i due." Sussurrò Carl alla ragazza, su entrambi i visi dei ragazzi un sorriso addolcito dalla tenera scena.
"Già, speriamo che duri." Rispose Sophia, mettendo una mano sulla schiena del fratello e spingendolo per dirgli che era ora di andare, mentre lui teneva ancora in braccio la sua piccola amica.

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