Capitolo 74
Noah
Uscito dalla doccia mi precipito a vestirmi. Per una volta quel cretino di Leo ha fatto qualcosa di utile. Quando sono presentabile esco dall'appartamento e salgo sulla moto.
Quel video, il mio fottuto incubo, è stato cancellato.
Forse picchiare Leo non è stato un buon modo per ringraziarlo... Ma che dico, è comunque colpa sua se quel video esisteva, quindi ne avevo tutto il diritto.
Sfreccio per le strade di Antibes, cercando di arrivare il più velocemente possibile da lei.
Non avrei mai voluto farle quello che le ho fatto, ma dovevo. John Moriarty è uno stronzo, manipolatore, re del ricatto e non so che altro, e dovrò vedermela con lui, ma per adesso l'unica cosa a cui penso è Anna.
Quando arrivo davanti a casa sua scendo dalla moto. Sono consapevole che forse non vorrà più parlarmi dopo quello che ho fatto, ma devo almeno dirle che cos'è successo. E devo dirgli che la amo, e che la amerò sempre, comunque vada.
Rifletto su cosa dirle d'altro, poi la vedo. È a qualche metro da me, che mi fissa. Io mi avvicino, tremando, cercando di non scoppiare a piangere come un bambino.
È molto bella, come al solito, ma il suo viso è un po' pallido. Indossa un jeans azzurro e una maglietta nera... la mia.
Una volta davanti a lei non riesco a parlare, così è lei che spezza il silenzio.
«È vero quello che ha detto Leo? È a causa del video che hai...» abbassa lo sguardo e si interrompe.
Così gliel'ha detto. Merda, devo dire qualcosa.
«Sì, è la verità, Anie. Mi dispiace, io... Non sapevo cosa fare. Non potevo permettere che lo vedessero tutti...» cerco di non distogliere lo sguardo dal suo, ma è complicato.
Mi guarda con sofferenza, e mi sto odiando per averle fatto del male. Mi sto odiando tantissimo.
«C'entrano anche i miei?» chiede.
«Ehm... Tuo padre ha detto che non ti avrebbe pagato l'università se non ti avessi lasciato. Era il tuo sogno, io... era un altro motivo per fare quello che voleva John» scuoto la testa, abbassando un po' la voce.
Lei sospira e scuote la testa.
«Noah, dovresti saperlo che il mio sogno sei tu» aggrotta le sopracciglia, e io rialzo lo sguardo, sorpreso dalla sua frase.
Il suo labbro trema e un secondo dopo me la ritrovo fra le braccia. Ricambio l'abbraccio con forza, ispirando il suo profumo, accarezzandole la schiena.
E a quel punto non riesco più a trattenermi, e scoppio a piangere, con il viso nell'incavo del suo collo.
«Anie, scusa. Scusa, mi dispiace tanto, tutte quelle cose... non sono vere, Anie, devi credermi, ti prego, devi credermi» la supplico fra un singhiozzo e l'altro, cercando di formulare delle frasi sensate.
«Ti credo...» sussurra, tirando su col naso.
«Capisco se non vuoi... Se non vuoi più avere a che fare con me, ma volevo che tu sapessi che ti amo più di quanto abbia mai amato nessun'altro, incluso me stesso» dico, e lei si stacca da me.
Non sta piangendo, ma ha gli occhi lucidi. Mi passa una mano sulla guancia, poi la lascia ricadere lungo i suoi fianchi.
«Noah... Anch'io ti amo più di quanto abbia mai amato nessun'altro. Davvero io...» si interrompe, serrando le labbra fra loro, «Ma non è quello il problema... Io non sto bene. Prima che succedesse tutto questo mi aiutavi a stare meglio, ma senza di te sono distrutta. Ho bisogno di una pausa, da tutto. Dai miei, da questa casa, da John...»
Abbassa gli occhi, sospirando.
«Ho già fatto i bagagli, parto stasera per l'Italia. Vado a stare un po' da mia nonna, che vive in campagna, a più o meno sei ore di macchina da qui. Non so per quanto tempo starò laggiù, ma credo che sia il tempo giusto per fare pace con me stessa. James ha ragione, devo essere il salvagente di me stessa, altrimenti potrei affondare alla prima persona che se ne va» dice, annuendo freneticamente.
I miei occhi sono leggermente spalancati, ma non dico niente: voglio aspettare che finisca di parlare. Infatti Anna torna a guardarmi, e continua a parlare.
«Tuttavia, questo non è un addio, Noah, o almeno spero. Posso capire se non hai voglia di farti sei ore di macchina o di prendere l'aereo per venire a trovarmi, davvero, basta che me lo dici adesso, così magari me ne farò una ragione» alza le spalle, con un sorriso triste sulle labbra.
E crede davvero che la lascerò andare? Mai e poi mai, non m'importa se sarà lontana. Se ho anche una sola possibilità di stare con lei, allora la prenderò al volo.
«No, Anie, ma che dici? Verrò a trovarti tutti i fine settimana, o almeno uno su due, se me lo permetti» dico, prendendole il viso pallido tra le mani.
«Mi piacerebbe molto» sussurra.
«E ti chiamerò tutte le sere» aggiungo, e non faccio in tempo a dire altro che la sua bocca tocca dolcemente la mia.
Non faccio niente di affrettato, cerco solo di godermi questo istante, in cui le sue dolci labbra mi fanno scoppiare il cuore.
«Sei tutta la mia vita, Anna. Vorrei restare con te anche se ti trasferissi a migliaia di chilometri da qui, sappilo» sussurro, lasciandole un bacio sulla fronte.
«Mi mancherai» dice in un soffio, mentre qualche lacrima sfugge al suo controllo.
«Shh, te l'ho detto, sarà come se io fossi lì con te» cerco di rassicurare me stesso oltre a lei.
Anna annuisce e mi sorride dolcemente.
«Mi perdoni?» chiedo, anche se ho un po' paura della risposta.
Lei mi guarda, e annuisce di nuovo.
«Sì. Ho capito perché l'hai fatto, Noey. Avrei fatto la stessa cosa se fossi stata al tuo posto. Ho solo bisogno di un po' di tempo per me» mi tira una ciocca di capelli.
Ad un tratto sento il rumore del motore di una macchina, e mi giro. Un taxi si è appena fermato vicino a noi.
«Devo andare» sussurra.
«Adesso?» chiedo, spalancando gli occhi, perché speravo poter passare un po' di tempo con lei.
«Sì... volevo andare da Giada, per salutarla, poi prenderò il primo aereo per Firenze. Da lì ci vuole solo un'ora di macchina, per questo...» si interrompe quando si accorge della mia espressione triste, «È meglio così, altrimenti cambierei idea.»
Mi abbraccia, senza lasciarmi il tempo di replicare. Cerco di imprimere quel momento nella mia mente, perché potrebbe cambiare idea, e comunque sento che passerà un po' tempo fra questo abbraccio e il prossimo.
Quando si stacca da me sento l'ennesimo crac che fa il mio cuore. Credo che a questo punto un pezzo di esso starà sempre con lei, comunque vadano le cose fra noi.
«Ciao» sussurro, con qualche lacrima che mi riga il viso.
«Ciao» dice, anche lei con le guance bagnate.
Entra in casa ed esce con la sua valigia azzurra, e uno zainetto.
«Ho letto il testo sulla felicità...» ammette, quando è di nuovo davanti a me, «Anche tu sei la mia felicità, amore mio.»
Mi dà un bacio sulla guancia, e prima di salire in macchina, e si gira a guardarmi un'ultima volta. Ha gli occhi lucidi, ma un leggero sorriso sul volto.
"Questo non è un addio", mi dice con lo sguardo.
Ed io non posso fare niente se non guardarla farmi un gesto con la mano prima di entrare in macchina, per poi sparire dalla mia vista mentre se ne va via, lontano da me.
Crac.
Ed ecco l'ultimo capitolo prima dell'epilogo.
Quello lo pubblicherò domani 🥺😭
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, io ho pianto un pochino quando l'ho scritto.
Baci 💋
-Gaia 💜
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