Capitolo 73

Qualche giorno prima...

Noah

Fisso il mio telefono, rileggendo per la seconda volta il messaggio che ho appena ricevuto.

"Dobbiamo parlare. Ti aspetto alle 16:00 al Lolly's"

Spengo il telefono e mi trattengo dal buttarlo dalla finestra. Quindi è arrivato il momento. Cazzo, non so se ce la faccio. Non so se riuscirò a fare quello che mi ha imposto John, ma devo, per Anna. So che soffrirà, ma non posso lasciare che venga umiliata solo perché sono un egoista che non riesce a stare senza di lei.

Faccio un respiro profondo e mi preparo per uscire. Mi sono preparato qualcosa da dirle, ma è complicato, e ho paura di non essere abbastanza coraggioso.

«Lasciala in modo brutale, freddo, e senza cuore. Sai già cosa succede se non lo fai. E non provare a fare finta, o a dirle la verità. Prima o poi lo verrò a sapere.»

Le frasi di quel coglione manipolatore mi frullano in testa. Il viso di Anna quando mi ha visto con Claire mi ha ucciso, e adesso che devo spezzarle il cuore, ho paura di non riuscire a guardarla in faccia. So che è stato un colpo basso da parte mia, ma era l'unico modo di allontanarla abbastanza da me per dirle tutto quello che le devo dire adesso.

Devo trovare un modo perché lei non mi cerchi più, è per il suo bene. Fra me e la biondina c'è stato solo un bacio: non riesco a stare con qualcun'altra che non sia Anna.

Mi sto odiando, ma non ho altra scelta. Se un giorno Anie lo scoprirà, non so che cosa penserà di me, ma in questo momento quello che penso è che devo proteggerla da quel video. John me l'ha mostrato, e non posso assolutamente permettere che sia pubblicato su internet. La faccia di Anna si vede troppo bene...

Mi sento così debole, così impotente, ma non posso permettere che Anie venga umiliata in questo modo. E come se non bastasse, qualche giorno prima avevo incontrato suo padre per strada. Sì, per strada! Mi ha detto, con una faccia tranquilla, come se niente fosse, che non avrebbe pagato l'università ad Anna se non l'avessi lasciata. È il suo sogno, lo ricordo. All'inizio volevo parlarne con lei, e decidere cosa fare insieme, ma è arrivato John, e allora il mio piano è andato in frantumi.

Esco dall'appartamento e mi avvio verso il Lolly's. Sono le dieci, quindi fa quasi buio. Sto tremando. Ho paura, paura di non farcela.

Quando la vedo, il mio cuore fa un balzo e comincio a sudare freddo. È seduta su una panchina, lo sguardo fisso sulle sue mani, con cui sta giocherellando.

Mi avvicino a malavoglia. Devo farlo, per lei.

«Volevi parlare» spezzo il silenzio, facendole capire che sono arrivato.

Alza lo sguardo e cerco di mantenere un'espressione neutra anche davanti al suo viso distrutto dal sonno e dall'ansia. Odio farle questo, ma non ho altra scelta.

Lei si alza e cominciamo a camminare, e quando ci ritroviamo in un posto dove non c'è nessuno, decide di parlare.

«Che cosa sta succedendo, Noah?» chiede, e posso percepire che sta cercando il mio sguardo, che è fisso davanti a me.
«Niente» dico, provando ad essere il più credibile possibile.

Anna si ferma e scuote la testa.

«Niente? Ti ho visto, con la lingua in bocca a Claire! Ti sembra niente questo?» esclama, sgranando gli occhi.

Mio Dio, quanto mi dispiace, Anie.

«Mi dispiace io...» cerco di dire qualcosa di sensato, ma lei mi blocca.
«Noah, sii sincero, e dimmi perché ti comporti così» mi prende la mano, supplicandomi, «Perché mi ignori, perché non mi baci più, e che diavolo è successo ieri? Ti prego Noah, sto impazzendo, non capisco che cos'ho fatto di sbagliato.»

Sto zitto per un po', poi la guardo, e mi perdo nei suoi occhi marroni, di cui sono perdutamente innamorato. Cerco di mantenere uno sguardo freddo, senza far trapelare nessuna emozione, anche se è complicato. È troppo complicato.

«Devo essere sincero, Anna?» chiedo, con una voce che non è la mia: fredda e cattiva.
«Sì» annuisce, e riesco a leggere la paura nel suo sguardo.

Stringo le labbra, e faccio un respiro profondo, pronto a raccontare la bugia più grande della mia vita.

«Anna io... non voglio più fare finta. Hai detto che devo essere sincero, quindi lo sarò» spezzo il silenzio, e comincio a raccontare, «Io... ho sempre avuto questa ossessione nei tuoi confronti. So che può sembrare stupido, ma non riuscivo a pensare ad altro che a te, anche quando conoscevo solo il tuo nome. Ho sempre pensato si trattasse di un'attrazione fisica, della voglia del proibito, ma quando ho imparato a conoscerti meglio, ho cambiato idea, perché... mi piacevi, mi piaceva il tuo carattere, la tua persona.»

Lei non dice niente, mi ascolta e basta. Per adesso ho detto la verità.

«Quando abbiamo avuto i nostri primi momenti intimi la mia ossessione si è fatta più fitta, pensavo a te sempre, di continuo. E poi... abbiamo fatto sesso per la prima volta ed è stato...» sto zitto per un po'.

È stato il momento più bello della mia vita, vorrei dire, ma non posso, e lo so benissimo.

Quando si accorge che ho detto "sesso", sussulta. Usare quella parola mi fa male, ma sapevo che l'avrebbe colpita. Mi sento una persona orribile. Ma lo faccio per il suo bene.

«Comunque dopo quel giorno, qualcosa è cambiato. Quello che sentivo prima era diverso, ma dopo averlo fatto, non era più la stessa cosa. Non pensavo continuamente a te come facevo prima, non desideravo vederti ogni singolo giorno come prima, e penso di aver capito il perché. Credo che anche tu lo abbia capito» la guardo negli occhi, poi distolgo lo sguardo.

Cerco di smettere di tremare, e spero solo che lei non se ne accorga. Non pensavo di essere così bravo a mentire, non l'ho fatto da un po' di tempo. Con lei non serviva mentire, mai. Era tutto così naturale.

Ho paura che lei capisca che non sto facendo sul serio e che non mi lasci andare. Ma deve farlo, cazzo, deve.

«Quel giorno in cui hai pianto tutta la notte ho capito che non potevo stare con te a lungo. Non potevo illuderti, come ho fatto quando ti ho detto ti amo. Ammetto che quando me l'hai detto, mi hai sorpreso. Era un momento difficile per me, e l'ho detto senza pensare alle conseguenze. Ma come ho detto, adesso non voglio più illuderti, perché sei una brava persona, e non meriti di soffrire»

Anna sgrana gli occhi, aggrottando le sopracciglia. Cazzo, non ce la farò mai.
Se non lo faccio però, sarò la persona più egoista del mondo.

«Noah, ma che dici?» chiede, in un sussurro.
«Mi dispiace, è così, devi fartene una ragione. Sono restato con te perché mi dispiaceva, ma adesso non riesco più a fingere, te l'ho detto. Quel braccialetto era un regalo d'addio» mento frettolosamente, per poi incamminarmi, cercando di allontanarmi da lei.

Mi sono promesso di proteggerla ad ogni costo.

«Cosa? No, Noey, ti prego aspetta» mi rincorre dopo un attimo, e mi prende la mano.
«Non mi chiamare così! Noey non esiste, lo vuoi capire?» esclamo, mentre mi scanso dal suo tocco, cercando di simulare un'espressione arrabbiata, anche se vorrei solo scoppiare a piangere.

Quello che ho appena detto non è vero, e non lo sarà mai! Io sono il suo Noey, ed è per questo che sto facendo tutto questo.

«Perché stai dicendo così, so che stai mentendo» scuote la testa, mettendomi poi le mani sulle guance, avvicinando il viso al mio, «Noah, baciami, e dimmi che non senti niente.»

Mi guarda e mi bacia dolcemente le labbra. Mi accarezza le guance, e non so con quale forza non mi muovo. Si stacca da me, con le lacrime che gli bagnano le guance, e io abbasso gli occhi.

«Non sento niente» scuoto la testa, e mi allontano dal suo viso.

Bugia, bugia, bugia.

«Non ti credo, non ti crederò mai!» esclama.

Mi passo una mano sul viso. Non ne posso più, tutto questo mi sta uccidendo.

«Non m'importa che tu mi creda! Voglio solo sbarazzarmi di te, perché non ti amo, e non ti amerò mai!» la guardo in faccia mentre gli urlo quelle parole che non hanno niente di vero.

E lo sento.
Crac.
Sento il suo cuore spezzarsi, e il mio insieme al suo.

Sto zitto, e non dico più niente, mentre lei comincia a singhiozzare. Merda, devo andarmene, altrimenti cambierò idea.

«Ti prego amore mio, non mi fare questo, non puoi, non puoi» mi prende di nuovo il viso fra le mani, guardandomi intensamente.
«Scusa. Ora devo andare» ed è l'unica cosa che le dico prima di liberarmi dalle sue mani e dargli la schiena, allontanandomi da lei.

Sento l'eco di un grido strozzato, e le lacrime mi rigano le guance. Piango silenziosamente, stringendo forte gli occhi. È un incubo. Vorrei tanto svegliarmi e rendermi conto che niente di tutto questo è reale. Ma so benissimo che non è possibile, perché questa è la realtà.

Riapro gli occhi, appannati dalle lacrime. Lo faccio per te, Anie. Spero che un giorno tu possa capirlo.

Continuo a bere dalla bottiglia che ho trovato ieri in un cassetto dell'appartamento mentre Ross cercava di capire che cosa mi fosse successo. Non l'ho ascoltato, non ne ho avuto la forza.

Il viso di Anna quando le ho detto tutte quelle cose mi perseguita. Ieri ho vomitato l'anima al solo pensiero di quello che le avevo detto. Il pensiero che lei ci creda mi uccide.

Cerco di distrarmi con l'alcol ma non funziona, mi sento solo ancora più triste.

«Che cos'è quello?» sento una voce.

Ci mancava solo la ragazza psicopatica di Ross. Che cosa ci fa qui?

«È Noah.»

E James. Fantastico! Il ragazzo che è innamorato di Anna e che probabilmente conquisterà il suo cuore, adesso che l'ho trattata così. Ma a questo punto non importa. Forse con lui sarà al sicuro.

«Okay, ma perché è così?» mi dà un colpetto sulla guancia, e io mi lamento, con gli occhi ancora chiusi.

Non voglio vederli, voglio solo dimenticare. Lasciatemi in pace...

«Credo sia ubriaco» sussurra James.

Ma va, davvero?

«Bravo Watson, sei molto utile» Giada mi dà un colpo un po' più forte, e comincio ad insultarla.
«Stronza, smettila di rompere» ma lei non smette di tirarmi i capelli.
«Anna sta male, lo sai questo? Devi venire con noi, lei ha bisogno di te» dice.

Cazzo, ma lo fa apposta?

«Vai via, vattene, lasciami in pace» la supplico, scuotendo la testa.
«Ma Anna...» insiste.
«Non m'importa di lei, cazzo!» mento di nuovo, «Se sta male sono problemi suoi.»

Sbuffo e mi trattengo dal correre in bagno e vomitare per quello che ho appena detto. Ho mentito ad Anna, devo per forza mentire anche alla sua migliore amica.

Lei ride, scuote la testa.

«James, vieni a sentire che dice, è davvero esilarante» ridacchia ancora, facendogli un segno con la mano.
«Che succede?» chiede lui, mentre si avvicina a noi.
«Sai cos'ha detto quando gli ho raccontato di Anna?» Giada scuote la testa, «Che non gli importava se stesse male o no. Oh, quanto sei divertente, Noah» scoppia a ridere, dandomi un colpo sulla spalla.

Ma basta con questi fottuti colpi, non può smettere di picchiarmi? E niente di tutto questo è fottutamente divertente!

«Andatevene, mi state facendo venire il mal di testa» sbuffo, mettendomi una mano sugli occhi.
«Noah, che cosa hai fatto?» chiede, James.
«Quello che dovevo. Ora levatevi dai coglioni.»

La mia mente è annebbiata dall'alcol, ma riesco a sentire che cosa dice Giada.

«Oh, io non me ne vado finché mi dici che cosa è successo. Anna sta male e ha bisogno della sua anima gemella» dice Giada, incrociando le braccia al petto.
«Io non sono la sua anima gemella, dannazione! Lei non è niente per me, lo vuoi capire? E adesso andatevene» esclamo, e Giada sussulta.

Bene, ho ferito un'altra persona, adesso sono un fottuto professionista.
Voglio solo piangere nel mio letto, potete lasciarmi in pace per una volta nella mia vita? Ovviamente non lo dico ad alta voce, oppure sì, non ne sono sicuro.

Non so se Anna sia la mia anima gemella, ma per adesso non ci penso. Cerco di non pensare a lei e basta, perché fa troppo male. Non mi piace tutta questa situazione, eppure non riesco a trovare un'altra soluzione. Non credo ci sia, un'altra soluzione... Ieri il mio cuore si è spezzato insieme al suo. Anzi, il mio cuore si era spezzato nel momento esatto in cui John si era presentato al bar Lolly's.

Ho sonno, credo che se ne siano andati. Non lo so... Mi sento un po' più leggero, poi sprofondo nel sonno.

«Cretino, svegliati» qualcuno mi dà un leggero colpo sul viso.

Non apro subito gli occhi. Sono passati un paio di giorni da quando mi sono ubriacato per l'ultima volta, ma mi fa ancora un po' male la testa.

Sono stato peggio. Non riesco a stare meglio, e non me ne meraviglio.

Apro gli occhi e me li stropiccio. Quando realizzo chi c'è davanti a me, passa un attimo prima che io reagisca.

«Esci da casa mia subito se non vuoi morire.» ringhio, alzandomi dal divano.

Leo Ferrari è davanti a me, con le braccia incrociate al petto.

«Che cos'hai fatto ad Anna, si può sapere?» sbuffa, alzando un sopracciglio.

E a quel punto non capisco più niente. Scatto in avanti e lo prendo per il colletto della maglietta, sbattendolo al muro. Lui sgrana gli occhi, un po' sorpreso.

«È tutta colpa tua!» esclamo, mentre mi ritrovo a dargli qualche pugno su quel viso da stronzo che si ritrova, «Quel video non sarebbe mai esistito se non fosse stato per te! Anna non sarebbe stata obbligata a stare con John contro la sua volontà se non fosse stato per te! E non avrei dovuto ferirla in questo modo se non fosse stato per quel video! Se non fosse stato per te-» comincio a parlare a vanvera, finché non mi interrompe.
«Se non fosse stato per me non vi sareste mai incontrati di nuovo, quindi dovresti portarmi un po' di rispetto» sorride, malefico.
«Te lo faccio vedere io cos'è il rispetto» sbotto, pronto a picchiarlo di nuovo.
«Aspetta!» mi blocca, mettendo le mani in aria, «Oggi sono andato da John e ho cancellato il video. È finita.»

Mi blocco. Spalanco gli occhi. Cosa? Ha cancellato il video? Certo, certo, mi sta solo prendendo per il culo.

«E perché dovrei crederti?» chiedo.
«Te lo giuro» dice, e sembra sincero.
«Hai sempre voluto il male di Anna, perché...» scuoto la testa, chiudendo gli occhi.
«È complicato.» si limita a dire, e io decido di lasciarlo, per passarmi le mani nei capelli.

Non capisco, davvero l'ha cancellato?

«Dovresti andare da lei» dice dopo un po'.
«Non... non credo voglia vedermi, dopo quello che le ho detto.»

Ed è vero. Sono innamorato di lei, ma le ho fatto del male, anche se per una buona ragione. Potrebbe decidere di non perdonarmi. Di sicuro mi odia adesso...

«Io invece penso che lei abbia bisogno di te» ribatte, e io lo guardo cercando di capire se stia scherzando oppure no, «Fai come ti pare» sbuffa, e poi esce dall'appartamento.

Resto fermo per qualche secondo, poi decido di andarmi a fare la doccia. Devo calmarmi e andare da lei.

Ehilà!
Ecco a voi il punto di vista di Noah! Dopo avervi fatto vedere il dolore di Anna, non potevo non farvi vedere quello di Noah.
Il prossimo capitolo lo pubblicherò domenica, e sarà l'ultimo prima dell'epilogo.
Ancora non ci credo, ma okay.
Baci 💋
-Gaia 💜

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