Capitolo 71

James

Rimbocco le coperte ad Anna e mi siedo vicino a lei. Adesso sta dormendo, il viso ancora arrossato dalle lacrime.

L'ho trovata verso le dieci, in un parco vicino al bar Lolly's, infreddolita e distrutta. Non le ho fatto domande, l'ho solo abbracciata per un po', poi l'ho portata a casa mia. Non penso avrebbe voluto che i suoi la vedessero così. Sapevo che qualcosa non andava, l'avevo notato anche solo dalla finestra di camera mia, ma non ho fatto niente, e adesso è ridotta così.

Non ho idea di che cosa le sia successo. Si è addormentata in macchina, e ha dormito per una ventina di minuti. La guardo, e mi mordo le labbra. Mi ero promesso che non l'avrei mai più vista in questo stato, che l'avrei sempre protetta, e invece...

Ho provato a chiamare Noah non appena l'ho trovata, perché pensavo l'avrebbe consolata meglio di come l'avrei fatto io, ma mi ha risposto la segreteria. L'ultima volta che avevo visto Anna in queste condizioni era stato per colpa sua, ma adesso l'ho escluso dai sospettati: la ama troppo per farle del male. Forse John, oppure qualcos'altro... non lo so, credo si tratti proprio di quel coglione di Moriarty.

Non so cosa fare. L'ho portata in camera mia, ma adesso? Io non posso farla stare meglio, e forse non vuole nemmeno confidarsi con me, dopo quello che è successo fra noi...

Sto cercando di smettere di amarla, ma dopo averlo fatto per così tanto tempo, è difficile. Comunque adesso mentre sono con lei mi sento più leggero. Non vorrei mai rovinare il legame speciale che ha con Noah, ma non potevo più tenere i miei sentimenti per me. Mi stendo vicino ad Anna, e guardo il soffitto. Poco dopo lei si muove nel sonno, e mi abbraccia.

«Noah, resta con me» sussurra nel sonno.

Fa male. Ma ne ha bisogno, così la lascio credere che io sia lui, e le accarezzo i capelli. Spero domani mi dica che cosa le è successo, ma non mi arrabbierò se non lo farà. Sento il suo respiro sul mio petto, e chiudo gli occhi.

È complicato smettere di amarla quando mi stringe in questo modo.

«Ma che cos'ha?» chiede, toccandosi i capelli.
«Non lo so Giada, non me l'ha detto» le rispondo, sospirando.

Esatto, ho chiamato la migliore amica di Anna, perché non sapevo proprio cosa fare. Da quando si è svegliata, Anna non ha detto quasi una parola. Adesso sta facendo colazione, e Giada e io la stiamo guardando da lontano.

«Bene, questo vorrà dire che oggi sarai tu il mio assistente» annuncia, uscendo dalla stanza.
«Come, scusa?» chiedo, confuso, mentre la seguo.
«Zitto e seguimi, Watson numero due.»

Io non ribatto, e mi ritrovo in macchina con lei.

«Dove devo andare, Giada?» chiedo, con le mani sul volante.
«Chiamami Sherlock» dice, e io la guardo male, «Sto cercando di buttarla sul ridere, non mi guardare così» sbuffa, incrociando le braccia al petto.
«Okay, Sherlock, dove andiamo?» decido di fare come vuole lei, perché la conosco abbastanza da sapere che non abbandona facilmente se vuole qualcosa.

Lei sorride, e si mette in testa una deerstalker, per mettersi nei panni di Sherlock Holmes. Questa ragazza è pazza, ma è quello che mi piace di lei.

«All'appartamento del mio ragazzo, grazie.» ordina.
«Cioè dove abita Noah» rifletto.
«Esatto. È l'unico che può sapere che succede, e se non lo sa nemmeno lui, allora potrà consolarla meglio di come l'abbiamo consolata noi» alza le spalle, e io annuisco.
«Bene, andiamo» metto in moto, mentre Giada mette addirittura la sigla di Sherlock Holmes come sottofondo.

Sì, è decisamente pazza.

Poco dopo siamo davanti all'appartamento di Noah e di Ross, e Giada mi lancia un'occhiata prima di bussare.

«C'è anche il campanello» la informo.
«Oh giusto» dice, sistemandosi il cappello, prima di suonare il campanello.

Non risponde nessuno, così lei comincia a suonare il campanello cinquanta volte, con un'espressione seria in volto.

«Giada! E James! Uhm, ciao, come mai da queste parti?» ridacchia Ross, che apre la porta il minimo indispensabile per farci vedere il suo viso lentigginoso.
«Che succede lì dentro?» Giada aggrotta le sopracciglia, cercando di vedere oltre la faccia del suo ragazzo.
«Nulla, è tutto normalissimo!» la frase di Ross è seguita da una risata isterica, che mi fa capire che sta mentendo.
«Vorrei controllare, per favore» chiede Giada, educatamente.
«Uhm, non credo-» Ross fa per ribattere, ma Giada lo interrompe.
«Fammi entrare» ordina, seria.
«Sì Signora» Ross si scansa e ci lascia entrare.

Non ero mai entrato in questo appartamento, ma la cosa che mi colpisce prima di tutto, è il forte odore di alcol. Cerco di capire da dove proviene, e sembra che anche Giada lo stia facendo, perché sta assottigliando gli occhi.

«Che cos'è quello?» chiede, indicando la figura stesa sul divano.
«È Noah» dico dopo un po', assottigliando gli occhi.

Sì, è proprio lui, steso sul divano, con una bottiglia attaccata alla bocca.

«Okay, ma perché è così?» gli dà un colpetto sulla guancia, e lui si lamenta, con gli occhi ancora chiusi.
«Credo sia ubriaco» sussurro l'evidente.
«Bravo Watson, sei molto utile» alza gli occhi al cielo, e da un colpo un po' più forte a Noah, che comincia ad insultarla.

Decido di chiedere aiuto a Ross, così mi allontano da Giada e Noah, e vado verso di lui, che sta fissando un punto nel vuoto.

«Ross, mi spieghi?» chiedo, mentre sento Noah e Giada che cominciano a bisticciare.
«Non so, ieri sera è tornato così, con una bottiglia in mano» alza le spalle, e io annuisco.
«Ti ha detto qualcosa?» chiedo, e mi sa che mi sono messo nei panni di Watson pure io.
«No... Soltanto cose senza senso» scuote la testa, e io sbuffo.

Faccio proprio schifo come detective.

«James, vieni a sentire che dice, è davvero esilarante» ridacchia Giada, facendomi un segno con la mano.
«Che succede?» chiedo, avvicinandomi ai due.
«Sai cos'ha detto quando gli ho raccontato di Anna?» Giada scuote la testa, «Che non gli importava se stesse male o no. Oh, quanto sei divertente, Noah» scoppia a ridere, dandogli un colpo sulla spalla.

Io non rido, anzi. Allora dev'essere successo qualcosa fra i due.

«Andatevene, mi state facendo venire il mal di testa» sbuffa lui, mettendosi una mano sugli occhi.
«Noah, che cosa hai fatto?» chiedo, serio.
«Quello che dovevo. Ora levatevi dai coglioni.»

Quello che doveva?

«Oh, io non me ne vado finché mi dici che cosa è successo. Anna sta male e ha bisogno della sua anima gemella» dice Giada, incrociando le braccia al petto.
«Io non sono la sua anima gemella, dannazione! Lei non è niente per me, lo vuoi capire? E adesso andatevene» esclama, facendo sussultare Giada.

Il labbro le trema leggermente, e sembra che stia o per scoppiare a piangere o per ammazzare qualcuno.

«Giada, andiamo» la prendo per un braccio.
«No, io non-» scuote la testa, cercando di protestare.
«Lo sorveglio io, okay?» dice il suo ragazzo, dandole un leggero bacio sulla bocca.

Alla fine Giada mi segue, e torniamo in macchina.

«Quindi è colpa sua se Anna sta male...» sussurra, lo sguardo perso nel nulla.
«È strano. Pensavo l'amasse davvero» dico, aggrottando le sopracciglia.
«Ed è così, lui la ama, punto» ribatte.
«Lo spero, altrimenti potrei fargli male» sbotto.
«Già anche io. Merda, forse avrei dovuto conservare quella mazza da baseball» dice, e io le lancio uno sguardo confuso, «Lascia stare.»
«Che facciamo?» chiedo dopo un po'.
«Torniamo da Anna, magari deciderà di parlare» alza le spalle, anche se non è convinta.

Annuisco, e metto in moto.

Per farmi perdonare ho aggiornato due volte di fila 🥺🥺
Giada e James fanno una bella squadra, non pensate? Adesso, perché Noah si è comportato in quel modo secondo voi?
Spero di aggiornare presto!
-Gaia

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