Capitolo 6
Noah
Certe volte mi vengono in mente delle domande da porre all'universo.
In questo preciso momento, mentre Anna mi sta guardando, ne ho trovata una perfetta: "Di tutte le persone di cui quel ragazzino avrebbe potuto essere fratello doveva essere fratello proprio di lei?"
All'universo piace proprio prendermi per il culo! Proprio la ragazza che mi manda il cervello in palla senza fare un bel niente? Doveva essere proprio la mia ossessione ad essere la sorella di quel ragazzino? Esatto, ossessione. Lei è esattamente quello per me: l'ho pensata proprio l'altro giorno!
«Mi stai prendendo in giro» dico, cercando di guardarla in faccia per capire se è seria o no.
Ora che mi soffermo sul suo viso da vicino, è davvero cambiata... in meglio. Lei è davvero molto irritante, ma a parte il carattere, non posso negarlo, è davvero molto bella. I capelli castani, come i suoi occhi, le vanno in faccia, anche se corti, e cerca di farli star buoni con un gesto della mano. I suoi lineamenti sono dolci e confortanti, tranne quando mi fulmina con lo sguardo come stava facendo qualche secondo fa...
«Piacerebbe anche a me ma, no» borbotta, anche se un po' divertita dalla mia espressione.
«Merda...» sospiro passandomi una mano nei capelli.
Sapevo che rivederla era stato un brutto segno. Quando l'ho intravista, il viso concentrato sui suoi appunti, con quel maglioncino verde scuro e dei jeans neri, ho pensato di scendere alla fermata successiva e aspettare un altro autobus, ma poi mi sono detto che sarebbe stato da codardi. Solo i codardi scappano, Noah, e tu non sei un codardo, dico bene?
Cercavo di smettere di guardarla e di girarmi dall'altra parte ma era così fottutamente bella che dovevo osservare ogni particolare che non c'era l'ultima volta che l'avevo vista.
«Modera il linguaggio!» ridacchia tirando fuori le chiavi dalla sua borsa.
«Parlo come cazzo mi pare... sono fottuto...» borbotto guardando i suoi occhi marroni assottigliarsi.
Mi sorprende il fatto che anche se non ci parliamo da quattro anni, sembra che non sia cambiato niente. Anche se ora lei sembra più divertita che arrabbiata.
«Perché? Ti sei reso conto che mio fratello è mille volte più intelligente di te e che comunque non riuscirai mai a convincerlo a studiare?»
«No, solo che probabilmente quando uscirò da quella casa non ci dovrò più tornare» dico con un sorriso tirato.
«Io non ne sarei così sicura. Tutti quelli che mia madre ha assunto fino ad ora si sono licenziati subito: è disperata. Credo che se smetterai di lavorare per lei sarà perché l'avrai voluto tu. Scommetto che non durerai nemmeno due settimane» alza le spalle.
Con tutti quei soldi come paga? Non credo proprio che mi licenzierò, anzi.
«Non era tua madre di cui mi preoccupavo» intervengo, mentre lei mi guarda con un'espressione confusa, per poi alzare le sopracciglia e sbuffare.
«Pensi che io ti faccia licenziare? Scusa, ma ho altre cose da fare» alza gli occhi marroni al cielo.
«Pensavo che avresti fatto di tutto per non avermi tra i piedi» mi giustifico, smettendo di camminare: siamo arrivati davanti a casa sua.
Lei mi irrita, io irrito lei. È così che funziona, quindi non vedo perché non debba voler mettermi i bastoni tra le ruote.
«In effetti ora che mi ci fai pensare...» ridacchia aprendo il cancello.
«Cosa- Ehi, aspetta!» dico quando mi chiude il cancello addosso.
Riesco ad entrare, la rincorro e la trattengo prendendole il braccio e tirandola verso di me. Me la ritrovo a qualche centimetro di distanza, lei mi guarda la mano con gli occhi sbarrati e tira indietro il braccio, ma non si muove.
«Anna, ho bisogno di questi soldi al più presto. Non rovinare tutto» guardo i suoi occhi marroni che indagano sui miei e sul mio viso, «Fallo anche per tuo fratello, ti va?»
Lei cerca di distogliere lo sguardo con fatica, ma si sofferma un poco sulle mie labbra. Okay è vero, forse sono un po' troppo vicino. Ma senza il suo appoggio sua madre non mi terrà mai, e trovarmi un altro lavoro pagato così bene sarà complicato.
Osservo per qualche secondo le sue labbra piene socchiuse, per poi tornare ai suoi occhi marroni. Ora che la guardo da vicino, e che ha il viso più rilassato, riesco a ritrovare i lineamenti dolci e delicati che erano spariti mentre mi prendeva in giro. Poi il rosa delle sue guance si fa più intenso e lei distoglie lo sguardo.
Oddio, Anna Ferrari è appena arrossita? Sto sognando?
«I-io sì, ehm e-era solo per scherzare...» balbetta, entrando in casa.
Borbotta qualcosa in italiano, per poi lasciarmi solo nel corridoio dove siamo spuntati.
Quanto odio quando parla in quella lingua! Ci sono io, non può fare uno sforzo, eh?! Per fortuna un po' l'ho studiata e riesco a capire qualcosina...
Sono comunque confuso. Davvero non si intrometterà? Anna adora darmi fastidio, non capisco... Be', meglio per me!
Avanzo nel corridoio e spunto nel salotto, dove trovo un gatto sdraiato su un divano grigio, e un cane che appena mi vede mi salta praticamente addosso.
«Ehi, ciao, come ti chiami?» ridacchio accarezzando il suo pelo chiaro: mi sono sempre piaciuti gli animali.
«Si chiama Royal» dice una voce che non conosco.
Royal? L'avrà scelto Anna di sicuro, sembra il nome di un personaggio di un libro: insomma, chi chiamerebbe il suo cane con un nome che in francese vuol dire reale? Se un giorno lo vedo con una coroncina in testa non mi stupirò.
Smetto di accarezzare il cane ed entro nel salotto. La prima cosa che vedo è una donna, alta più o meno come Anna, con i capelli lunghissimi biondi, che mi guarda con un sorriso.
«Salve, io sono Eleonora, le va un caffè?» dice porgendomi la mano.
«Sì grazie, sono Noah» dico.
Il caffè mi fa un po' schifo, ma voglio fare buona impressione. Esatto, lavoro in un bar, preparo dei caffè tutti i giorni e nonostante questo mi fanno schifo. Si capisce che amo il mio lavoro, eh?
Così ci spostiamo in una cucina, piuttosto piccola, con un tavolo dove si trova una macchinetta Nespresso. Mi ci appoggio sopra con i gomiti, e lei prende dalla lavastoviglie due tazzine.
«Ha un'aria familiare, sa?» dice sempre con quel sorriso inquietante.
«Molti mi dicono così. E può anche darmi del tu» rispondo.
Ho un'aria familiare? Ma stiamo scherzando?! Questa tizia non può riconoscermi dopo così tanti anni che non l'ho vista! Insomma, mi avrà visto sì e no due volte all'uscita della scuola! Oddio, e poi non so come comportarmi, mi mette a disagio: ho paura di fare un passo falso e che lei cambi idea sul fatto di assumermi. Cosa mi tocca fare per un po' di soldi, eh...
«Okay. Senti, so che forse hai fatto molta strada, ma venire qui non è servito a niente» comincia a dire, porgendomi la tazzina.
No, lo sapevo! Perché, universo? Quei soldi non sono nemmeno per me, pensavo saresti stato gentile!
«Vedi, mio figlio non ha preso molto bene questa cosa, e se n'è andato» continua con un'aria desolata.
«Ah» mormoro sollevato: pensavo mi avesse riconosciuto, bevendo un sorso di caffè.
Bleah, che schifo! Guarda come sono ridotto, a bere un caffè con una donna che probabilmente mi detesta già, tutto questo per... Lasciamo stare, meglio se non ci penso.
«Mi farebbe molto piacere riaccompagnarti io stessa a casa, per rimediare a quanto è successo» dice con un sorriso a trentadue denti.
«Grazie mille, ma posso prendere l'autobus» la rassicuro.
In macchina con lei? Non ci penso proprio, ma secondo lei vado in macchina con gli stranieri? E poi con questo tipo di straniero? Preferisco tornarci a piedi, all'appartamento.
«Okay, be', ti chiamerò quando mio figlio sarà pronto. Potresti chiamare Annalisa? Devo parlare con lei, poi ti accompagnerà alla fermata.»
«Posso andarci da solo, non si preoccupi» cerco di convincerla, anche se qualcosa mi dice che quando decide qualcosa, farle cambiare idea è un po' complicato.
«Insisto» ribatte, alzando le sopracciglia, chiudendo la conversazione.
«D'accordo, vado a chiamarla» dico finendo il caffè, per poi lasciare la stanza.
Oddio che ansia, penso mentre mi avvio ad una porta con scritto Anna sopra.
Speriamo non sia in reggiseno o cose del genere... Be', non sarebbe così orribile dopotutto.
Busso alla porta ed entro. Non so perché ma me lo immaginavo. La sua camera è riempita di poster di serie Netflix, che conosco grazie a Ross, e lei è sul suo letto con le cuffie: non mi ha sentito entrare. Resto un po' lì a guardarla muovere la testa e scrivere su un quadernino, poi mi chino verso di lei e le levo una cuffietta.
Lei sobbalza alla mia vista.
«Oddio, ma non puoi fare così, mi hai fatto prendere un colpo! Che cosa ci fai qui dentro?» dice alzandosi di scatto.
«Era quello il mio scopo» ridacchio mentre lei mi guarda male, «Tua madre ti chiama.»
Lei annuisce ed esce in fretta dalla stanza, lasciandomi il suo profumo nelle narici.
I muri della stanza sono dipinti di lilla, e mi sorprende il fatto che sia piuttosto piccola, pensavo sarebbe stata più grande: i suoi pagano così tanto per lezioni extra - tra l'altro nemmeno con un professore privato - ma la loro casa non è la villa che immaginavo.
Chiudo la porta della stanza e torno in salotto, trovando quel gatto inquietante a fissarmi. Mi siedo vicino a lui sul divano grigio e gli accarezzo il pelo, sentendolo fare le fusa. Mentre faccio finta di guardare qualunque cosa stia passando alla televisione - che poi una televisione così bella, non l'avevo mai vista tranne nei film - origlio la conversazione tra Anna e sua madre.
Lo so, non si deve origliare, ma sono curioso.
«Quello è Noah Patterson? Sapevo che aveva qualcosa di familiare» sento dire Eleonora, e posso anche immaginarmi la sua faccia disgustata.
«Sì è lui. Dov'è andato Leo?» dice Anna, cambiando conversazione.
Sì, si chiamava Leo, il fratello di Anna... e io che me l'ero dimenticato, sono proprio pessimo!
«Da un suo amico, mi ha detto che se l'era scordato. Diamine, dovrò ricominciare a mettere quei volantini in giro» conclude.
«Cosa? E perché? Hai già Noah» chiede Anna.
«No, scordatelo, pensi che potrebbe aiutarlo? Mi ricordo i suoi voti e il suo comportamento, non voglio che Leo diventi come lui. E poi, dalla sua voce non pensavo fosse in quel modo» borbotta Eleonora
«Leo è anche peggio di lui. E poi a me sembra che se la sia cavata... E che sarebbe a dire in quel modo, scusa?» dice Anna, abbassando la voce nel dire l'ultima frase.
Fermi un attimo, Anna Ferrari mi ha appena difeso? E aspetta aspetta, a quella donna non piace il mio aspetto? Ma se sono adorabile?
«Cavata? Ma ti senti quando parli? Cavata sarebbe avere un lavoro, o andare all'università. Quel ragazzo non metterà più piede in casa mia. E non osare offendere tuo fratello in quel modo» ordina sua madre.
In quel momento, mi rendo conto che è un po' strano che il fratello di Anna abbia bisogno di aiuto per la scuola: Anna è sempre stata bravissima a scuola... pensavo anche suo fratello lo fosse. Poi mi rendo conto degli insulti che sua madre mi ha appena lanciato contro. Ehi! Scusa tanto se passo il mio tempo a fare altro che studiare!
«Magari Leo si lascerà aiutare da lui perché lo conosce» ipotizza Anna.
«Senti Anna, lo so che è molto bello e forse anche bravo con le parole, ma se ti ha chiesto qualcosa...» comincia sua madre.
«Lo faccio per Leo... Se c'è solo una possibilità che Noah possa aiutarlo, voglio correre il rischio» le spiega, ma sento la sua voce tremare.
«Va bene. Ma ti giuro che se vi ritrovo a scopare-» dice, ma Anna le impedisce di finire.
«Mamma ma che cavolo! Ti sembra una cosa da dire?»
Che diavolo... Decido di intervenire perché sennò perderò l'autobus, e poi non voglio essere immischiato nelle loro divergenze strane.
«Scusate, ehm io dovrei andare a prendere l'autobus» mi faccio avanti, mentre Anna sbuffa, borbotta qualcosa a sua madre e mi prende per il braccio, trascinandomi fuori dalla casa.
Chiude la porta e mi guarda male.
«Regola numero uno: mai interrompere mia madre» dice a voce bassa, mentre mi apre il cancello.
«Sì quello l'avevo capito, grazie» borbotto incamminandomi.
«Okay, allora hai capito anche che alla fermata dell'autobus ci vai da solo, eh» si mette le mani sui fianchi.
«Ovviamente» alzo gli occhi al cielo, «Comunque grazie, per prima: sono in debito con te. Sì, ho origliato, scusa» ammetto mentre lei diventa rossa in viso.
«Non importa... Avrai capito che mia madre non è molto simpatica. E non l'ho fatto per te, l'ho fatto per mio fratello» sbuffa, per poi chiudermi il cancello in faccia, «Ti chiama mia madre quando lui si decide a lasciarsi aiutare.»
Borbotto un ciao, e la guardo allontanarsi ed entrare in casa sua, per poi chiudersi la porta alle spalle.
Mi incammino verso la fermata e rifletto su quello che è appena successo. Se Anna riuscirà davvero a convincere sua madre a tenermi, la vedrò spesso, o almeno una volta alla settimana, se lei non fa di tutto per evitarmi, il che è una cosa probabile.
Ma se ci dovremmo rivedere... riusciremo ad andare d'accordo?
Tadaaaa!!
Ce l'ho fatta ad aggiornare yee!!
Bene, Noah ha incontrato la signora Ferrari, e già non gli sta simpatica.
Ve lo dico io, quella donna ci darà un sacco di problemi 😭😭
Comunque... proverò ad aggiornare nel week-end anche se con tutte le cose che devo fare sarà un po' difficile 😞😞
Ditemi che cosa ne pensate, e non dimenticate la stellina!💜
-Gaia
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