Capitolo 59

Noah

Anna Ferrari mi ama.
Non ci credo.

Sto cercando di metabolizzare questo fatto, anche se è un po' complicato.
Accarezzo piano i capelli di Anna, che è ancora addormentata. Il suo respiro è regolare, e se la guardo con la coda dell'occhio posso vedere un piccolo sorriso sul suo volto addormentato.

Quando mi sono svegliato, era praticamente su di me, e mi stava stringendo forte... troppo forte: ecco perché non riuscivo più a dormire. Forse anche lei ha la sensazione che tutto questo sia un sogno.

È così bello, averla tra le braccia sapendo che è innamorata di me come io sono innamorato di lei. Mi sembra così surreale. Pensavo che i miei sentimenti avrebbero rovinato le cose fra noi perché, non so... pensavo lei non ricambiasse, o che non fosse pronta per qualcosa del genere dopo tutto quello che le è successo. Ma mi sbagliavo, per fortuna.

Averla vicino mi sta aiutando molto. Ieri è stato un sogno ed un incubo contemporaneamente. Mia zia... se solo ci penso mi viene da piangere di nuovo.
Sapevo sarebbe accaduto, ma non ero preparato. Tutti i ricordi, tutti gli istanti che abbiamo passato insieme si sono cancellati dalla sua mente, come se non fossero mai successi. Io per lei non sono niente, nessuno. Solo un estraneo.

Devo fare qualcosa, e adesso. Lei non si può più occupare dei bambini ormai. Devo trovare qualcuno che sia pronto ad adottarli. Possibilmente qualcuno che conosco, sarebbe bello.

«Mhm... Noah...» mormora Anna.

La guardo per vedere se si è svegliata, ma mi rendo conto che sta ancora dormendo. Dice il mio nome nel sonno. Credo che impazzirò se continua così.

Ad un certo punto, un rumore assordante rompe il silenzio, e sento subito i lamenti di Anna unirsi al coro.

«Ti prego spegni quel coso!» esclama, tappandosi le orecchie con le mani.
«È il tuo telefono» borbotto, dopo averlo afferrato.
«Mhm, rispondi tu» sussurra, affondando la faccia nel cuscino.

Guardo chi è che la sta chiamando e sbuffo quando vedo che si tratta della ragazza psicopatica di Ross.

«Persona di cui non ricordo il nome, che cosa vuoi?» sbuffo, mentre Anna si rigira dall'altra parte, portandosi il cuscino sul viso.
«Ehm, Anna, ti sei trasformata in uomo durante la notte?» chiede Giada.
«Sono Noah, idiota» scuoto la testa, mentre Anna mi prende il telefono dalle mani.

Si mette a sedere e si porta il cellulare all'orecchio.

«Giada, io ti ammazzo» ringhia, stringendo il telefono così forte che per un attimo ha paura che si rompa.

È irascibile la mattina, quello l'avevo capito.

«Sì, dobbiamo essere lì per le dodici e mezza, e allora? Che ore sono?» sbuffa, stendendosi di nuovo sul letto.

Non ho idea di che cosa le dice la sua amica, ma Anna sgrana gli occhi e si alza di colpo.

«Cosa?! Oddio, okay, a dopo» riaggancia e butta il telefono sul letto.

Si lega velocemente i capelli marroni ed esce dalla stanza, rischiando di inciampare.

«Che sta succedendo?» mi stropiccio gli occhi mentre mi alzo e la seguo fino in salotto.
«Dovevi svegliarmi prima! Fra un'ora e mezza andiamo via!» esclama cercando qualcosa, probabilmente la sua tessera per l'autobus.
«Via?» ripeto, un po' confuso.
«La casa sul mare! Te ne ho parlato un paio di giorni fa.»
«Ah già, quello» alzo le sopracciglia.

Non ci voglio andare.

Anna però, sembra pensarla diversamente, perché va in bagno a lavarsi la faccia, si avvia verso l'uscita e fa per andarsene.

«Anie! Facciamo almeno colazione» la abbraccio da dietro, impedendole di uscire.

Lei si arrende al mio tocco.
Il suo profumo mi inebria le narici, e chiudo gli occhi, sfiorando il suo collo con le labbra.

«Okay, okay» annuisce.

Le bacio dolcemente il collo, poi la prendo per mano e ci sediamo a tavola.

«Vuoi davvero andarci?» chiedo, mentre lei sta mangiando dei cereali.
«Sì, perché no?» alza le spalle, anche se non sembra molto convinta.

Qualche ciocca di capelli le ricade sul viso, e ha ancora gli occhi marroni socchiusi.
Indossa una mia maglietta grigia, e un pantalone che si è messa prima di corsa.

«Davvero, Anie? Me lo chiedi anche?» ridacchio, e lei alza gli occhi al cielo, «Pensi davvero che sia una buona idea? Ross, la tua migliore amica psicopatica, James e la sua... ragazza? Solo io ho l'impressione che finirà male?»
«No, anch'io ho un po' paura di come andrà a finire. Ma sai una cosa? Tu non hai visto quella casa. E poi non staremo sempre insieme, ci lasceranno un po' per i fatti nostri, non ti preoccupare» scuote la testa, mettendo poi a lavare la ciotola in cui ha mangiato i cereali.

Prende anche la mia e la mette nel lavello, per poi sedersi su di me, lasciandomi un bacio a stampo sulle labbra.

«Stai meglio oggi?» chiede, mettendomi una mano fra i capelli.
«Sì, un po'» ammetto.
«Sicuro?»
«Sì. Sono solo un po' preoccupato per i gemellini e Will. Non credo si dimenticherà di loro, sono sempre con lei, forse...» mi interrompo, non volendo pensarci.

Anna capisce, e annuisce.
Lei capisce sempre.

«Nei giorni che seguono, non voglio più pensarci, okay? Voglio solo passare del tempo con te... e quei tizi, se proprio devo» dico le ultime parole alzando gli occhi al cielo.
«Sono totalmente d'accordo» sorride.

Un attimo dopo la sua bocca è sulla mia, e lo sconforto che stavo cominciando a provare se ne va del tutto.

Ci sono solo lei e le sue labbra. Le sue mani che mi stringono dolcemente le spalle e il suo profumo. Ci sono solo lei e il modo in cui mi fa sentire a casa.

Anna

Entro in casa velocemente e vado dritta in camera mia.
Ho già preparato la valigia, devo solo prenderla, vestirmi e raggiungere Noah.

Svegliarmi vicino a lui sarebbe stato magnifico se non fosse stato per il mio maledetto telefono, ma gli attimi che sono seguiti sono stati belli lo stesso. Vedere Noah con gli occhi assottigliati, i capelli scompigliati e la voce impastata dal sonno è decisamente una delle mie cose preferite.

Apro l'armadio e scelgo di indossare il vestito bianco a fiori, che piace tanto a Noah.
Una volta pronta, prendo la valigia e i miei occhiali da sole, e mi avvio verso la porta.

«Dove stai andando?» la voce di Leo mi interrompe.

Trasalisco. Non l'avevo visto da un po'. Precisamente, da quando ho detto a Noah che cosa ha fatto.

«Non sono affari tuoi» borbotto, ricominciando a camminare verso l'uscita.
«Ho sentito che vai qualche giorno alla casa sul mare di Marlena. Sì tratta di un'uscita a coppie, non è così?»

Dio, quant'è impiccione!

«Sì, ma adesso devo andare» ripeto, ma la sua voce mi blocca di nuovo.
«Tu con chi vai?»

A quel punto mi giro, per poterlo vedere in faccia.
È a qualche passo da me, la mascella serrata e gli occhi marroni semichiusi.
Addosso ha una maglietta nera e un jeans azzurro, con le mani nelle tasche.

«Ci vado da sola» distolgo lo sguardo dal suo, guardando tutto tranne i suoi occhi.
«Non ti credo. Vai con Patterson?»
«Patterson? Noah Patterson? Sai benissimo che i nostri genitori mi hanno proibito di vederlo. Ci vado da sola» aggrotto le sopracciglia: un po' confusa dalle sue parole.

È da molto che non aveva pronunciato il suo nome.

«Te l'ho detto, non ti credo. Giada non avrebbe accettato, non gli piace che tu sia il terzo incomodo» mette la testa da un lato, sorridendo perché sa che ha ragione.
«E tu che cosa sai di lei? Dici di conoscerla, ma l'hai abbandonata come hai fatto con tutti, quindi smettila di sparare cazzate» scuoto la testa, incrociando le braccia al petto.

Il suo sorrisetto sparisce subito, rimpiazzato per un attimo da qualcosa che non riesco a riconoscere. Tristezza? No, Leo non è mai triste.

Nemmeno il tempo di studiare quella strana espressione che il suo viso ritorna di pietra, non lasciando trasparire nulla.

«Sei tornata con John?» chiede dopo un po' di tempo restato a fissarmi.

In quel preciso momento qualcosa dentro di me si smuove.
Spalanco gli occhi e stringo i pugni.

«Come ti permetti? Come osi chiedermelo?» esclamo, indietreggiando.
«Devo saperlo» ordina.
«Mi credi così stupida? Pensi davvero che tornerei con lui? Dopo-» prima che possa dire altro, lui mi interrompe.
«Per quanto mi riguarda sei la ragazza più stupida e ingenua che conosca.»

E per qualche secondo, il tempo si ferma.

La ragazza più stupida e ingenua che conosca.

Lo fisso, e non vedo nemmeno un briciolo di pentimento sul suo viso.
Stringo i denti e mi avvicino a lui spintonandolo e dandogli pugni sul petto.
So che non sente niente, ma picchiarlo mi fa sentire meglio.

«Vaffaculo, vaffanculo!» continuo a urlare, per poi prendere le mie cose e correre fuori casa.

Sbatto la porta dietro di me e corro fino a fuori dal cancello.

Mio fratello non ci voleva proprio.

Faccio un respiro profondo, mentre mi asciugo gli occhi, cercando di nascondere le lacrime.

Dopo essermi calmata, decido di andare da Noah, che mi sta aspettando, appoggiato alla sua moto. È vestito con una maglietta bianca. Oddio, potrei saltargli addosso in ogni momento.

«Ehi ciao. Pronta?» mi lascia un bacio sulle labbra.

Mi sento un po' meglio adesso.

«Sì.»
«Tutto bene?» aggrotta le sopracciglia, assottigliando gli occhi.

Merda, riesce a leggermi come un libro aperto.

«Sì, davvero, sono solo un po' stanca» annuisco.
«Disse quella che ha dormito fino alle dieci e mezza» sorride, scuotendo la testa.

Sorrido anche io, contenta che abbia deciso di lasciar perdere.
Faccio per mettermi il casco, ma mi ferma, prendendomi per mano.

«Aspetta, volevo dirti una cosa. La settimana scorsa ho fatto l'ultima lezione con tuo fratello» dice, mettendosi una mano dietro la nuca, «Non lavoro più per i tuoi adesso.»

Io sgrano gli occhi. Sapevo che avrebbe smesso da lì a poco, ma in questi giorni me ne sono completamente dimenticata.

«Ma è fantastico! Cioè, non perché non guadagni più soldi... hai capito, ecco. Perché non me l'hai detto prima?» sorrido, stampandogli un bacio sulla guancia.
«Volevo aspettare il momento giusto per festeggiare, ma non l'ho mai trovato» alza le spalle, «Adesso mi sento un po' più leggero.»
«Anche io.»
«Quando pensi che potremmo dirlo ai tuoi?» chiede mentre mi porge il casco.

Oddio.

«Oh, ehm... non lo so. Sinceramente ho un po' paura di quello che potrebbero fare... Sai, sarebbero capaci di chiudermi in camera per impedirmi di vederti» rabbrividisco al solo pensiero.
«Davvero?» esclama, decisamente sorpreso, «Okay, allora aspetteremo i tuoi diciotto anni. Dai, solo qualche mese» mi tocca la guancia con un dito.

Oddio, oddio, oddio. I miei saranno furiosi.

Sono innamorata persa di Noah, ma l'idea di dirlo ai miei mi spaventa troppo.

«D'accordo» dico, anche se mi vengono i brividi al solo pensiero.

Gli bacio dolcemente le labbra, sorridendo sulla sua bocca. Quando lo bacio sorrido sempre. Sfioro con una mano i suoi ricci mori.
Se ci penso sono ancora scioccata dagli avvenimenti di ieri sera: è stato fin troppo bello, mi sembra di essere in un sogno. Comunque se lo fosse, vorrei non svegliarmi mai.

«Dai andiamo, che la tua amica psicopatica ci uccide se arriviamo in ritardo» ridacchia, salendo sulla moto.

Eccomi! Come state?
Buon anno, comunque 😂❤️
Bombardate i commentiii e ditemi che cosa ne pensate di questa casa sul mare!
Baci!
-Gaia ❤️

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