Capitolo 36

Anna

Mordicchio la cannuccia del mio drink, osservando Ross e Giada ballare sotto le luci lampeggianti del locale, nel quale siamo arrivati da mezz'ora. Sorrido nel vedere Giada muovere i fianchi come solo lei sa fare, facendo sbellicare Ross dalle risate. Sono proprio al centro della pista da ballo, il che mi permette di vederli benissimo.

Prima di arrivare al locale, Giada si è messa una top rosa fluo, che gli arriva poco sotto l'ombelico, e degli orecchini gialli, fluo anch'essi. Ross invece, non si è cambiato, ma Giada lo ha truccato un poco con dei pennarelli che fanno vedere il colore anche al buio.

Sono molto buffi, e guardarli mi diverte molto, ma mi convinco a distogliere lo sguardo. Torno ad osservare il muro che mi tiene compagnia da quando siamo entrati qui dentro, e mi mordo il labbro.

Appena arrivati, Giada mi ha detto: «Vado a ballare con Ross. Tu prenditi qualcosa, e magari fai amicizia con qualcuno a cui è stato spezzato il cuore: ti cambierà le idee, funziona sempre nei film.»

Io ho scosso la testa divertita, e dopo aver ordinato qualunque cosa ci sia nel mio bicchiere, mi sono seduta su uno dei divanetti, e da lì non mi sono più mossa.

Il locale è spazioso, pieno di gente, con la musica ad un volume altissimo. Insomma, il tipo di posto che piace a Giada. Sinceramente avrei preferito starmene a casa a leggere un libro sotto le coperte del mio letto, ma anche stare qui non è male. Vedere Giada e Ross essere felici è bello.
Sapere che sono felici mi fa sorridere.

Il fatto che la festa sia a temi anni ottanta è divertente: le musiche sono di quegli anni lì, e così sono anche i vestiti di più o meno tutte le persone che stanno ballando.

«Posso sedermi?» chiede una voce a me sconosciuta.

Alzo gli occhi e senza nemmeno soffermarmi sul viso del ragazzo che mi ha appena parlato, torno a guardare il mio bicchiere.

«Certo, fai pure» rispondo.
«Sicura? È che non ho trovato un altro posto... Non vorrei disturbarti» chiede, e grazie al volume della musica che è un po' più basso in questo lato del locale, riesco a sentire la sua voce incerta.

A questo punto alzo lo sguardo, e incontro due paia d'occhi, di cui non riesco a distinguere bene il colore dato le luci lampeggianti colorate che illuminano il locale.
I suoi capelli sono tirati all'indietro con del gel, e i suoi occhi sono dipinti di un rosa, credo, mentre sul contorno è disegnata una riga sottile di matita nera. Indossa uno smoking con un papillon, e ha una mano sulla nuca: è in imbarazzo.

«Non ti preoccupare, non mi disturbi» sorrido un poco, e lui annuisce.
«Okay» si siede sul divanetto, accanto a me.

Ormai la mia cannuccia non ha più la sua forma originale dato che non ho smesso di torturarla da quando mi hanno dato il bicchiere.

«Io sono Anna comunque» dico, cercando di smorzare l'imbarazzo.
«Kin» sorride, contento del fatto che stia cercando di fare conversazione.

Kin... che nome strano. Dev'essere un soprannome, o qualcosa del genere.
Ha un sorriso innocente, il che mi sembra inabituale per un ragazzo.

«Sei venuto qui da solo?» chiedo, appoggiando il mento sul palmo della mia mano.
«No, con degli amici, ma si stanno divertendo... insomma, stanno insieme» arriccia le labbra, guardando il suo bicchiere.
«Quindi anche tu sei il terzo incomodo questa sera» annuisco, contenta di non essere la sola.
«Anche tu?» sgrana gli occhi, schiudendo un poco le labbra.
«Li vedi i due ragazzi al centro?» indico Giada e Ross, che in questo momento si stanno baciando.
«Li osservavo da prima, sono troppo carini...» fa un sorrisetto sghembo.
«Già» torno a torturare la mia cannuccia.
«Ti hanno trascinato qui di forza?»
«Più o meno...»

Nessuno dice più niente per qualche minuto, e decido di volerlo conoscere meglio. Tanto non ho nient'altro da fare.

«Quanti anni hai?»
«Diciannove. Lavoro in una biblioteca qui vicino, ma è solo un lavoretto... devo ancora trovare la mia vera vocazione» alza gli occhi al cielo.
«Be' se il trucco te lo sei fatto da solo dev'essere quella la tua vocazione» dico, osservando il trucco che ha sugli occhi un po' più da vicino: ci sono particolari che non avevo visto, come una piccola stella, un cuore e una rosa.
«Sì, l'ho fatto io... Theo diceva sempre...» si blocca non appena detta l'ultima frase.
«Theo è...?» chiedo curiosa, anche se ho capito che se l'è lasciato scappare, e che forse non ne vorrà parlare.

Giada, non mi dire che sto applicando il tuo consiglio...

«Nessuno, non è nessuno. Cioè, stavamo insieme» serra le labbra, ridacchiando perché la sua frase non è esattamente sensata.
«Delusione amorosa, quindi?» dico, mandando giù il resto del mio drink in un solo sorso.

L'amore non è uno dei miei argomenti preferiti in questo momento, ma questo ragazzo ha proprio bisogno di parlarne: si vede dall'espressione che ha sul viso.

Giada, sarai fiera di me quando te lo racconterò.

«Già» si guarda le mani.
«Mi dispiace» dico, e lo penso davvero: non mi piace vedere le persone stare male, anche se non le conosco.
«Non è niente. È solo che avrebbe dovuto lottare per me, per noi, e invece non l'ha fatto.»
«Eri innamorato di lui?»
«Penso di sì. I miei non approvano la nostra relazione, perché... diciamo che sono un po' omofobi... Gli hanno detto di lasciarmi e di non frequentarmi più. Pensavo avrebbe... pensavo mi avrebbe cercato, invece è sparito, come se fra noi non ci fosse stato nulla. Eppure era tutto così semplice: c'eravamo solo io e lui, non c'era nient'altro. E credevo bastasse. Credevo che il nostro amore avrebbe superato tutto, anche i miei e il loro rifiuto» dice, sempre guardandosi le mani.
«Io...» balbetto: non so cosa dire.

Lui sembra risvegliarsi da uno stato di trance:

«Scusa, non avrei dovuto parlartene, mi è scappato» scuote la testa.
«Non fa niente. A volte parlare con qualcuno può far bene. Spero voi due risolviate» sorrido debolmente.

È strano quanto la sua storia somigli a quella fra me e Noah... Ecco, sono di nuovo malinconica. La felicità di poco fa se n'è andata come se non fosse mai esistita, e adesso sento solo un vuoto nel petto.

Lui sta per rispondere, ma qualcuno lo interrompe.

«Kin, veni?» alzo gli occhi e intravedo un ragazzo dai capelli verdi, vestito anche lui con uno smoking nero.
«Devo andare... grazie mille, è stato bello parlare con te. Spero di rivederti» mi lascia un bacio sulla guancia, mi sorride e raggiunge il suo amico.

Mi tocco la guancia, e sorrido un poco. Che carino.

Decido di alzarmi anche io: voglio un altro bicchiere, e possibilmente un'altra cannuccia da mordicchiare, ora che non ho più niente da fare.
Così mi dirigo verso il bancone, che ovviamente dev'essere dall'altra parte del locale. Mentre cerco di farmi strada fra la gente per arrivarci, sento una voce che mi sembra familiare sovrastare il rumore della musica, che si ferma pochi secondi dopo. Mentre la gente si lamenta per la musica che si è fermata, cerco con lo sguardo la voce che mi è sembrata familiare. Era una voce stridula, superficiale... bionda.

La ragazza bionda, ecco di chi si tratta. E ne ho la conferma quando la vedo, mentre si sta arrotolando una ciocca di capelli attorno all'indice. E la cosa che mi irrita di più non è la sua voce, i suoi capelli, o semplicemente la sua cazzo di esistenza. La cosa che mi irrita, che mi stupisce e che mi spezza il cuore, è la persona su cui è seduta.

È vestito con una camicia bianca a maniche lunghe, di cui i primi bottoni sono aperti, lasciando intravedere la sua pelle abbronzata, e dei jeans neri. La bionda è seduta sulle sue ginocchia, e sta parlando con un'altra ragazza, presumo sua amica. Ad un tratto mette la mano nei capelli ricci della mia ossessione, tirandoli un poco, e lui non si muove nemmeno per fargli spostare la mano. Le mie unghie sono infilzate nei palmi delle mie mani strette a pugno, e cerco di allentare la presa, perché mi sto facendo male.

E nel preciso momento in cui gli occhi di Noah incontrano i miei, la musica riparte. Quello che non riparte però, è il mio cuore spezzato da quell'immagine disgustosa.

A quel punto, mi sento ridicola. Mi sento come se mi avessero rovesciato un secchio d'acqua addosso. Non riesco a tenere il contatto visivo abbastanza a lungo per vedere la sua espressione cambiare, e invece di dirigermi verso il bancone, cambio la mia meta e mi precipito in bagno. Entro dentro e mi accascio a terra, dopo aver chiuso a chiave la porta. Cerco di non piangere, perché non voglio rovinare il trucco che mi ha fatto Giada.

Venire qui è stato un errore.
Non riesco a credere che lui fosse con lei. Dopo nemmeno due settimane, è già tornato da lei. O forse non se n'era mai andato. Forse era solamente un gioco per lui, mentre per me era molto di più. Mi stava aiutando a risalire dalla fossa che mi ero scavata da sola e dalla quale non riuscivo più ad uscire, solo per farmi cadere più a fondo.

Cerco di respirare più lentamente, e di calmarmi, anche se non mi viene facile. Non riesco a pensare ad altro che alla scena di Noah insieme alla ragazza bionda. Scommetto che adesso stanno ridendo di me insieme.

Faccio un respiro profondo, apro gli occhi e mi alzo. Devo pensare ad altro. Anzi, non voglio proprio pensare a un bel niente. Voglio ubriacarmi fino a non ricordarmi nemmeno il mio nome.

Esco dal bagno e mi dirigo a passo svelto verso il bancone. Mi siedo su uno sgabello libero e faccio un respiro profondo.

«Ciao, che cosa ti posso portare?» mi chiede il barman, che non guardo nemmeno in faccia.«Qualcosa di forte» dico, pronta ad affondare i miei problemi, ma anche tutta me stessa, nell'alcool.

Sorpresaaa!! Ho aggiornato ehehe, siete contente?
Che cosa ne pensate di questo capitolo? 
Bombardate i commenti, e lasciate una stellina se vi va ♥️
Baci
-Gaia

Kin 🥰:

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top