Capitolo 31
Noah
«John e io non stiamo più insieme da un anno. Non provo niente per lui. L'hai visto anche tu che quando ha provato a baciarmi mi sono tirata indietro» dice Anna, guardandomi negli occhi.
L'ultima volta che l'avevo vista scappare da lui avevo intuito che fra loro c'era qualcosa, ma non pensavo fosse il suo fottuto ex-ragazzo.
Stringo le labbra fra loro. I suoi capelli marroni sono legati in una crocchia disordinata, e ha gli occhi lucidi e le guance rosse. Per quanto odio vederla in questo stato, devo ammettere che è bellissima.
«Perché sei stata con lui, Anie? È un...» coglione puttaniere, vorrei dire, ma mi convinco a stare zitto per non farla innervosire ancora di più.
«Lo so. È stato un errore» si morde il labbro, distogliendo lo sguardo.
«Un errore» ripeto, ipnotizzato dalla sua bocca.
L'errore è stata la sua nascita, cazzo. Se l'ha toccata contro la sua volontà, giuro che John Moriarty è un uomo morto. Anzi, un coglione morto.
«Sei ancora arrabbiato con me?» chiede Anna timidamente, e in quel momento mi addolcisco.
«Non sono arrabbiato con te Anie, sono arrabbiato con quel coglione. Non avrebbe dovuto toccarti, tantomeno baciarti, cazzo» non riesco a trattenermi.
Quando ho visto le labbra di John che toccavano le sue, ho sentito qualcosa muoversi dentro di me. La voglia di picchiarlo era aumentata, ma pensare che Anna si era presa gioco di me era la cosa che più faceva male. Insomma, non so cosa siamo esattamente, ma almeno un "qualcosa" pensavo lo fossimo.
Ma ora che mi ha detto che non prova niente per lui, mi sento un po' meglio.
«Andiamo, dai» dico dopo aver guardato per un po' i suoi occhi marroni.
«Andiamo?» aggrotta le sopracciglia.
«Sì. Oggi è martedì, non ricordi?»
«Ricordo, ma i miei e mio fratello non ci sono. Non l'hai letta l'e-mail che ti ha mandato mia madre?» chiede.
«Perché esistono persone che leggono le proprie e-mail?» chiedo perplesso.
«Be'...sì.»
«Era una domanda retorica» ribatto, e lei alza gli occhi al cielo, «E vabbè, resto un po' con te, il tempo che non ci sono i tuoi e poi torno da Ross.»
«Guarda che torneranno fra meno di un'ora...» mi dice Anna.
Alzo le spalle ed esco dalla macchina. La sento sbuffare, ma poi mi segue, apre il cancello e mi fa segno di entrare.
«Che cosa vuoi fare?» chiedo, una volta nel salotto.
«Non so...» dice, mentre mette a posto la sua roba.
«Che cosa fai di solito quando torni a casa?» chiedo, un po' per fare conversazione, un po' perché mi sono già ritrovato a fantasticare sul che cosa potesse star facendo in quei momenti da sola.
«Leggo o studio» alza le spalle.
Elementare, Noah.
«Okay be'...» mi fermo a guardare dalla finestra della sua veranda.
Intravedo una piscina e sorrido, mentre un'idea comincia a farsi strada nella mia mente.
«Fa caldo, facciamoci un bagno!» propongo, innocentemente, mettendo in atto il mio piano appena ideato.
«Tu stai male» Anna scuote la testa.
«Già» alzo le spalle e comincio a togliermi la maglietta.
Anna mi guarda terrorizzata, e diventa più rossa di un pomodoro.
«No, aspetta!» esclama, ma non la ascolto e vado in giardino.
Mi butto a bomba, e quando riemergo mi sento molto meglio. Oggi fa decisamente caldo.
«Eddai, vieni anche tu!» esclamo, guardando Anna, che è sempre sulla terrazzina, con la bocca ancora aperta.
«Non ci pensare nemmeno» borbotta, «Metto solo i piedi, okay?»
Detto questo, sparisce dalla mia vista per qualche minuto, per poi tornare, questa volta con sotto la maglietta il costume da bagno. Per poco la mia mascella non tocca terra, ma cerco di non apparire troppo scioccato.
I miei occhi sono stati benedetti. Come si permette di farmi venire un infarto in questo modo? Non riesco a staccare lo sguardo dalle sue gambe scoperte, che intanto si sono avvicinate a me.
«Non ti azzardare a schizzarmi» mi ordina, sedendosi sul bordo della piscina, in modo da poter mettere le sue splendide gambe nell'acqua.
Basta con le fantasticherie. È ora di mettere in atto la fase seconda del mio piano malefico: trascinarla nell'acqua.
«Vieni dentro, dai» gli faccio gli occhi dolci, ma lei non batte ciglio.
Scuote la testa.
«Se non vieni di tua spontanea volontà ti trascinerò qui con la forza» dico serio e lei alza un sopracciglio, «Conto fino a tre.»
Non si muove da dov'è, con un sorrisetto sul viso.
«Uno...» dico, e appoggio le mani sul bordo della piscina dov'è seduta, e la fisso, divertito, «Due...» continuo piano, e lei scuote la testa.
Guardo un po' i suoi dolci lineamenti, poi sorrido piano: «L'hai voluto tu» e la prendo per la vita, alzandola un poco, «Tre.»
E la faccio arrivare nell'acqua. Anna riapre gli occhi, che ha chiuso non appena l'ho toccata, rendendosi poi conto che si trova poco distante dal mio viso - ma davvero molto poco distante: quasi le nostre fronti si toccano.
Mi mette le mani sul petto come per allontanarmi, ma visibilmente si era dimenticata che sono senza maglietta, perché arrossisce e serra le labbra.
Restiamo così per qualche secondo, guardandoci così intensamente che non riusciamo a distogliere lo sguardo. I suoi occhi mi tengono incatenato come una calamita ad un frigo.
Alla fine non mi allontano, anzi, mi avvicino di più e bacio finalmente le sue labbra, concludendo il mio piano malefico, che consisteva solo nel baciarla di nuovo. Sentirla ricambiare mi fa emettere un sospiro di sollievo. Le sue mani sono sulle mie spalle, e una delle mie sulla sua nuca. La mia lingua stuzzica la sua, e la mia mano scende dalla sua nuca fino al suo fianco, che accarezzo dolcemente.
«Noah...» mormora il mio nome, e stringe i miei capelli per farmi avvicinare di più a lei, quasi temesse che me ne possa andare.
Vorrei che questo momento durasse mille anni, ma il suo telefono la pensa diversamente: infatti quella cazzo di suoneria la fa staccare da me.
«Pronto?» dice, e sembra un po' scocciata, mentre io borbotto qualcosa.
«Arriviamo fra dieci minuti» dice quella che dev'essere sua madre, e lei spalanca gli occhi.
«Okay» mormora Anna, per poi riattaccare.
«Suppongo che i tuoi stiano per tornare.»
Lei annuisce.
«Sì. Devi andare. Adesso» ribatte, e fa per uscire dalla piscina, ma la trattengo, prendendola per un braccio.
«Ti erano mancate le mie labbra, vero?» sorrido, e lei distoglie lo sguardo.
«Te ne devi andare» ripete, ma la vedo sorridere.
«Lo sapevo» ridacchio passando un dito sulla sua bocca.
Prima di uscire dalla piscina e di sparire dalla sua vista, la bacio di nuovo, cercando di imprimere quel momento per sempre nella mia mente, per poter resistere fino alla prossima volta nella quale potrò toccare le sue dolci labbra.
Hey! Scusate se il capitolo è un po' corto...
Comunque volevo aggiornare anche oggi per fravi una sorpresa, perché non potrò aggiornare il prossimo capitolo molto presto sorry xx (credo che comincerò a scriverlo nel week-end).
Bombardate i commenti eheh e se vi va ovviamente lasciate una stellina ♥️
Grazie per tutti quelli che seguono la storia senza farsi sentire, o quelli che commentano, rendendomi felicissima ♥️♥️♥️
-Gaia 💙
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top