Capitolo 26
Anna
Chiudo la porta del locale una volta che gli altri sono usciti. Alla fine è andata piuttosto bene: quando Noah ed io siamo rientrati, abbiamo finito di mangiare e pagato il conto - ha offerto Ross, anche se Noah era contrario: stavano per prendersi a botte ma alla fine hanno scelto giocando a carta e forbici. Ora siamo usciti tutti - tranne Noah che è ancora in bagno.
La scena di prima mi ha messo un po' in imbarazzo: anche se volevo davvero toccare le sue labbra con le mie, è stato meglio così. So che se mi avesse baciata l'avrei lasciato fare, e avrei anche ricambiato, e questa cosa mi infastidisce.
Questa cena è quindi finita, e il solo pensiero di tornare a casa mi fa rabbrividire. Speriamo che Giada accetti di ospitarmi. Mi avvicino a lei, che sta per entrare nella macchina di Ross.
«Aspetta!» gli dico, trattenendola per un braccio.
«Mhm?» si gira verso di me, e i suoi occhi marroni guardano i miei.
«Ehm, non è che mi puoi ospitare per questa notte? Ho litigato con mia madre e proprio non ci voglio tornare da lei. Per favore» la scongiuro, scuotendogli le spalle.
Lei sta zitta per qualche secondo, guardandosi intorno. Quando torna a guardarmi scorgo la furbizia nel suo sguardo. Oh no.
«Be' in realtà Ross doveva venire da me visto che mia madre non c'è. Facciamo che scambiamo: tu vai con Noah e io con Ross» dice, e quando Ross sta per ribattere qualcosa gli dà una gomitata per farlo tacere.
«Giada. Per favore» dico stavolta guardandola male.
Non voglio dormire da Noah un'altra volta. Mi ero promessa che non sarebbe più successo.
«Ci vediamo!» esclama entrando dentro la macchina di Ross, sbattendo la portiera.
Cerco aiuto guardando Ross, ma lui fa le spallucce: non ha nessun potere su Giada in questa situazione. Posso leggere sul suo viso lentigginoso che da un lato si sta divertendo, e che da un altro gli faccio un po' pena.
«Dì a Noah che abbiamo dovuto andarcene. Désolé» dice piano l'ultima parola, prima di mettere in moto la macchina, e sfrecciare via dalla mia vista.
Se ne sono appena andati. Se ne sono appena andati?!
Ma désolé un cazzo, io le sue scuse non le accetto.
Sbuffo e mi passo una mano sul viso. Giada era la mia sola scusa per non rivedere mia madre. Ora invece dovrò subire le sue urlate, e non sono pronta per questo.
Questa cena mi ha fatto pensare ad altro, ma adesso sto ripensando alle parole di John, e mi sta di nuovo girando la testa al solo pensiero. Devo calmarmi, o finirò per avere una crisi di nervi o per mettermi di nuovo a piangere.
Quando sento una mano toccarmi la spalla sussulto, ma quando mi accorgo che si tratta di Noah stringo i denti.
«Dove sono andati quei due psicopatici?» chiede, accigliandosi.
«A casa di Giada» borbotto, incamminandomi verso la sua macchina.
«Davvero? Che infami, senza nemmeno salutarmi... e poi sarei io quello maleducato!» ridacchia, mentre entriamo dentro.
«Non c'è niente da ridere! Speravo di poter stare da Giada questa notte. E invece sarò obbligata a tornare mia madre» dico, coprendomi la faccia con le mani.
«Ehm, pronto? Se Ross dorme da Giada c'è un letto libero da me» fa un gesto con la mano, e io lo fulmino con lo sguardo.
«Non ci pensare nemmeno!»
«Perché?» e sembra davvero confuso.
«Non ci dormo un'altra volta da te. E poi avrei un altro debito con te.»
«Annalisa... quando smetteremo di utilizzare i debiti come scusa per passare del tempo insieme?» mi interrompe, sporgendosi un poco verso di me.
«I-io... non sono una scusa» ribatto piano, cercando di ricordarmi come si respira.
È troppo vicino.
«Ne sei sicura?» chiede, e i suoi occhi sembrano più luminosi da vicino.
«Okay accetto, metti in moto però» cambio discorso, tirandomi indietro per allontanarmi da lui.
«Sì signora» si mette una mano sulla fronte come fanno i militari e mette in moto.
Sospiro e guardo la luna fuori dal finestrino.
Preferisco dormire da Noah piuttosto che tornare a casa, ma è comunque irritante.
Dopo qualche decina di minuti arriviamo all'appartamento di Noah - e di Ross.
«Questo posto non mi era mancato affatto.» borbotto fra me, mentre Noah apre la porta.
«Smettila di lamentarti» ribatte Noah - che mi ha sentita, ovviamente, «Fai come se la stanza di Ross fosse la tua.»
Detto questo mi lancia una cosa in faccia.
«Non penso tu abbia voglia di dormire vestita così. Buonanotte, Anna» aggiunge, sparendo nella sua stanza.
Guardo quello che mi ha lanciato e mi rendo conto che è una sua maglietta. Me la porto al naso, e oddio, profuma di lui.
Mi guardo intorno e mi accorgo che il salotto è più ordinato dell'ultima volta, ma non è cambiato molto: sempre lo stesso divano, stessa televisione e stessa cucina, che quella invece, è davvero disordinata - magari a Ross e Noah non piace fare i piatti.
Vado in camera di Ross, e appena entrata mi tolgo i pantaloncini e la maglietta per mettermi quella nera di Noah, che mi arriva a metà coscia. Il solo pensiero del fatto che sto indossando qualcosa di lui mi fa andare le guance a fuoco.
Ora Giada mi rimproverà di aver visto e dormito nel letto di Ross prima di lei. Ma è comunque colpa sua se sono qui, quindi non avrà niente da ridire. La stanza è più o meno come quella di Noah, cioè molto poco spaziosa. È composta da un letto, una scrivania con uno specchio lungo ed una mensola, dove ci sono qualche libro e delle foto di Giada.
Sorrido un poco. Che carino.
Allento un po' la stretta del mio chignon, e poco dopo mi stendo sul letto.
Questa sera Noah si è davvero trattenuto: l'ho visto stringere i denti e i pugni mentre quei due parlavano. Sinceramente non so come ha fatto a non alzare la voce con Giada: lo stava davvero provocando. Al posto suo l'avrei insultata almeno una volta.
Mi piace pensare che l'abbia fatto perché Giada è la mia migliore amica. O perché è la ragazza di Ross. Comunque sia, è stato davvero gentile a non fare una scenata.
Noah...
Che cosa mi sta succedendo?
Cerco pensare ad altro che alle mie stupide domande e di levarmelo dalla testa: mi rigiro nel letto, per poi addormentarmi con il suo profumo nelle narici.
Noah
Dormire proprio no, eh. Sono passate due ore da quando siamo rientrati, ma non riesco proprio a prendere sonno. Certe notti succede: mi addormento solo verso le quattro del mattino, e mi sveglio verso le nove.
Decido di prendere il mio telefono, per far passare il tempo più in fretta. Vado un po' su Instagram, ma non trovo niente di interessante. Dopotutto questa serata è andata a finire bene...
Guardo i messaggi e mi accorgo che la biondina mi ha mandato un vocale. No, non mi va di ascoltarlo, e no, probabilmente non lo ascolterò mai. Il solo pensiero di sentire la sua voce mi irrita.
«Basta!» sento un piccolo lamento provenire dall'altra parte del muro.
Che cosa...? Era Anna quella?
Non sento più niente, quindi torno a guardare il mio telefono, pensando che forse me lo sono solo immaginato.
Questa è la seconda volta che dormo con Anna nella stessa casa. Cerco di pensare ad un modo per farla pagare a Ross quando lo rivedo, ma ci sono talmente tante opzioni...
«Ti prego. Smettila» di nuovo la sua voce spezzata.
Decido di alzarmi: se Anna sta davvero facendo un incubo, non voglio di certo lasciarla lì a soffrire. Quando apro la porta della camera di Ross spalanco gli occhi davanti alla scena che mi si presenta davanti.
Anna è stesa sul letto, e continua a lamentarsi, e a girare la testa a scatti da un lato all'altro. Normalmente mi sarebbe venuto da sorridere perché la mia maglietta gli sta davvero da dio, ma in questo momento la sola cosa a cui posso pensare è il fatto che vederla in questo stato mi fa sentire come se qualcuno mi avesse appena dato un pugno in faccia.
«Ti prego Leo, fermati!» dice piano, e mi accorgo che le sue guance sono rigate dalle lacrime.
Mi avvicino e metto una mano sulle sue spalle, scuotendola un poco, per farla svegliare.
«No! Lascialo in pace!» continua a dire, e dopo che io abbia ripetuto più volte il suo nome, apre gli occhi di scatto.
Le sue pupille sono dilatate, e continua a respirare velocemente, guardandosi intorno, come se non si ricordasse più dove si trovasse.
«Era solo un incubo, Anna» dico, piano, passando una mano sulla sua fronte sudata.
«Un incubo?» sussurra lei, tornando a guardarmi negli occhi.
«Sì Anie... Puoi tornare a dormire, va tutto bene» aggiungo.
Lei si stende di nuovo, ma quando faccio per alzarmi la sua mano mi afferra il braccio.
«Non te ne andare» dice, così piano che quasi non la sentivo.
Annuisco, dopo qualche secondo, e mi stendo di schiena vicino a lei, che poi nasconde la sua testa nel mio petto, abbracciandomi. Gli tocco i capelli, che sono raccolti in uno chignon, e sento il suo respiro calmarsi, e capisco che si è riaddormentata.
So che non dovrei sentirmi così bene, ma la presenza di Anna mi trasmette tranquillità.
Era da molto tempo che qualcuno non aveva stretto le sue braccia intorno a me in questo modo, e forse è per quel motivo che mi addormento dopo qualche minuto.
Awww...
Solo io mi sciolgo quando Noah la chiama Anie?
Sono riuscita ad aggiornare yeee!!!
Il prossimo capitolo però arriverà a fine settimana, credo...
Commentate che cosa ne pensate!!
-Gaia💙
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