Capitolo 22
Anna
Cerco di calmarmi, e di respirare più lentamente. Sono seduta su una panchina vicino al liceo, e sto cercando con tutte le mie forze a studiare e riflettere. Ovviamente però, il mio cervello non vuole smettere di pensare ad altro.
Mi passo una mano sugli occhi e sospiro. L'ultima volta che ho dormito per più di due ore senza svegliarmi è stata una settimana fa, quando mi sono addormentata sulla spalla di Noah.
Appena sono tornata a casa mia madre mi è saltata addosso, uccidendomi di domande. Gli ho spiegato quello che era successo e gli ho detto che non volevo parlare. Poi sono restata nel mio letto senza muovermi per ore.
Sette giorni e Giada non mi ha ancora rivolto la parola. Pensavo che oggi sarebbe stato diverso, ma non è stato così: le lezioni sono finite da mezz'ora e come al solito non mi ha nemmeno degnata di uno sguardo.
James mi aveva detto che si sarebbe scusata non appena ci saremmo viste, ma aveva torto: lui non la conosce come la conosco io. Giada pensa di aver fatto la cosa giusta, e dopo averci riflettuto ho realizzato che parlare con Jane andava fatto: non sono arrabbiata per quello. Sono arrabbiata perché poco prima l'avevo anche ringraziata: non sarei stata così male se mi avesse detto che non ce la faceva più.
Mi lego i capelli in una coda e sospiro: fa piuttosto caldo, e il sole picchia anche se siamo ben lontani dall'estate. Marlena non è venuta a lezione perché aveva impegni, ed io mi sono svegliata con un umore di merda: oggi è uno di quei giorni in cui mi viene da piangere, così, a caso.
Guardo da lontano Giada, che sta parlando con due ragazze di cui non conosco nemmeno il nome, e quando mi accorgo che le tre si stanno incamminando verso di me alzo il volume della musica che sto ascoltando con gli auricolari, e mi concentro sul quaderno che ho sulle ginocchia.
Poi vedo che Giada mi sventola una mano davanti al viso. Le altre ragazze sono restate un po' lontane da noi, quindi mi tolgo gli auricolari e alzo lo sguardo verso di lei. Ora ha le braccia incrociate, e nei suoi occhi mi sembra di scorgere tempesta di rabbia e di tristezza. Vestita con dei jeans neri ed una maglietta blu, aspetta che io dica qualcosa.
«Sì?» dico alzando le sopracciglia, chiudendo il mio libro.
«Non lo so, sei tu che mi stai ignorando da una settimana» alza le spalle.
«Avevo da fare» dico, aprendo il mio quaderno.
Lei me lo prende di mano e se lo mette dietro la schiena.
«Dobbiamo parlare» dice, e io la fulmino con lo sguardo.
«Di che cosa vorresti parlare?»
La giacca di pelle che indossa e il suo sguardo furioso la fanno sembrare una dura, cosa che so benissimo non è.
«Di Jane» dice assottigliando gli occhi da dietro gli occhiali.
«Non vedo che cosa c'è da dire» mento, scuotendo la testa.
«Senti, Anna... io capisco che era la tua migliore amica, ma devi aprire gli occhi, dannazione! Lei è una-»
«Fottuta egoista stronza e menefreghista» la interrompo, alzandomi, «Tu non riesci proprio a capire. Capisco che volevi sfogarti con Jane, ma ti avevo detto che quella settimana significava molto per me. Quella era l'occasione per staccare, io volevo solo che per una volta andasse tutto bene. E pensavo l'avessi capito. Invece hai rovinato tutto.»
«Ti ho detto che ci avrei provato e che non era una cosa sicura» ribatte sgranando gli occhi.
«Mi potevi avvertire! Avresti potuto dirmi che non avrebbe funzionato, e l'avrei capito, e mi sarei preparata.»
«Anna, non sei la sola ad avere dei problemi nella vita! Non potevo mica anticipare che cosa sarebbe successo! E, mi dispiace, ma se potessi ritornare nel tempo rifarei tutto allo stesso modo. Jane è una stronza, e non potevo lasciare che la passasse liscia» comincia ad alzare la voce, «E poi tu... Pensavo che dovevamo sempre dirci tutto, e mai mentirci.»
«Di che cosa stai parlando adesso?» chiedo, passandomi una mano sugli occhi.
Il suo discorso sul mio problema di dover sempre essere preparata agli eventi mi ha fatto un po' incazzare, ammetto.
«Secondo te non ho visto Noah baciarti? Mi avevi detto che non vi parlavate nemmeno.»
«Infatti era così» ribatto.
«Era. E non mi hai detto niente. Cos'altro non mi hai detto? State insieme ora?»
«Non stiamo insieme, e anche se fosse non te l'avrei nascosto.»
«Non ne sono così certa. Da quando è arrivato lui non mi dici più niente» borbotta.
«Noah non c'entra» dico accigliandomi.
Perché ha dovuto nominarlo? Che c'entra lui adesso? Questa discussione la stiamo avendo per quello che è successo da Jane.
«Non ti credo. Ti ha baciato, porca puttana! E tu non mi hai detto niente!»
«Questo non c'entra nulla, ero arrabbiata con te. In circostanze normali te l'avrei detto.»
Lei scuote la testa e sta zitta per un paio di secondi.
«A quanto pare la persona a cui dici tutto è tornata» dice infine, guardando dietro di me.
Mi giro e vedo James appoggiato alla sua macchina. Mi fa ancora un po' strano vederlo: certe volte mi dimentico che è tornato dal suo viaggio all'estero. Lui ha le braccia incrociate, e i suoi capelli biondi, che ha lasciato sciolti, gli ricadono dolcemente sul viso.
Oggi c'è lo sciopero degli autobus, e avevo chiesto a Jem di venirmi a prendere: ecco perché è qui. Non riesco a distinguere l'espressione del suo viso, ma continua a fissarci.
«Perché lo chiami così?» chiedo, ma mi fermo quando mi accorgo che Giada se n'è andata.
La scorgo allontanarsi con le altre due ragazze, e mi viene voglia di rincorrerla, ma una mano si posa sulla mia spalla.
«Che cos'è successo?» chiede James, che nel frattempo si doveva essere avvicinato.
«Quello che avevo previsto» resto impalata lì, senza sapere che cosa fare.
«Dai, andiamo» mi dice, sorridendo tristemente.
Decido di seguirlo, e poco dopo mi ritrovo nella sua macchina.
Nel viaggio dal liceo a casa mia nessuno dice una parola, e sinceramente ne sono contenta. Una delle ragioni del perché mi piace passare del tempo con James, è che lui non mi mette mai nessuna pressione. Lui non trova strano il fatto che a volte mi perdo nei miei pensieri, e che mi piace stare con lui e basta, senza fare niente di particolare.
So che fra non molto io e Giada torneremo a parlarci e ci dimenticheremo del litigio, ma fa comunque male il pensiero che in questo momento mi stia disprezzando.
Arrivati a casa mi giro ad osservare gli occhi verdi di James, concentrati a guardare il cancello.
«Ti va di camminare un po'?» chiede sceso dalla macchina.
«Okay» rispondo, lasciando il mio zaino nella sua macchina.
Cerco di non pensare a niente, perché ogni volta è come se lui mi leggesse la mente. Un brivido di freddo mi risale lungo la schiena quando sento il vento scompigliarmi i capelli. Camminiamo senza dire nulla per qualche minuto, ma poi James si ferma.
«Posso fare qualcosa per farti stare meglio?» dice, mentre mi giro verso di lui.
«Nessuno può farci niente» sospiro.
«Non mi piace vederti così» mi accarezza i capelli con una mano, e i suoi occhi verdi sembrano davvero dispiaciuti.
«Ormai dovresti essere abituato» ribatto distogliendo lo sguardo.
Il suo viso si rabbuia, e mi dispiace davvero tanto vederlo così per colpa mia. È tornato da poco ed è già giù di morale.
«Il litigio con Giada è andato peggio del previsto?» domanda, e annuisco, osservando i suoi capelli color oro che vengono scompigliati dal vento, «Perché?»
«Si è arrabbiata perché pensa che non le dico più niente.»
«Ed è vero?»
«Io non... non l'ho fatto apposta! È che... avevo altre cose per la testa» esclamo, girandomi dall'altra parte, per non dover affrontare il suo sguardo.
«Più importanti che parlare con la tua migliore amica?» insiste, ma il suo tono è dolce.
So che non lo fa per darmi noia, anzi, lo fa per permettermi di sfogarmi e di capire i miei errori. Ma questo non mi impedisce di volergli dare un pugno in faccia.
«Sì! E magari non mi va di parlare di che cosa mi sta succedendo. Non voglio che i miei problemi diventino i suoi.»
«Ma non è a questo che servono le migliori amiche? Ad aiutarsi a vicenda?» dice, sempre mantenendo la calma.
«Sì ma... io... lei non può...» cerco di ribattere, ma non riesco a dire niente.
Lei non può aiutarmi.
«Dovresti perdonarla. Penso sia la cosa migliore. Se gli avessi parlato dei tuoi problemi, magari avrebbe agito diversamente.»
Rifletto alle sue parole e realizzo che ancora una volta, ha ragione. Se avessi detto a Giada che cosa stava succedendo, avrebbe capito perché mi serviva quella settimana. E avrebbe fatto più attenzione.
«Giada è una ragazza gentile e comprensiva. Tornerete a parlare presto, ne sono sicuro» James mi mette una mano sulla spalla, visto che sono restata in silenzio.
«Okay» sospiro, stringendomi le braccia al petto.
«Torniamo indietro» dice, muovendo la testa verso casa, e io annuisco.
Non siamo andati molto lontani, quindi dopo qualche minuto ci ritroviamo davanti alla stradina dove abitiamo. Ripenso al discorso di James, e mi accorgo che nemmeno a lui ho raccontato tante cose da quando è tornato. Sono davvero una pessima amica.
«Noah mi ha baciata» dico d'un tratto e James leggermente la testa per guardarmi.
«Mi chiedevo quando me l'avresti detto» dice, sorridendo un poco.
«Cosa? Perché?»
«Sapevo sarebbe successo, solo non ero sicuro di quando» fa le spallucce.
«Come facevi a saperlo?» chiedo confusa.
«Ho visto come ti ha guardata l'altro giorno, quando ti stava accompagnando all'aeroporto da Jane.»
«Penso che ti stai sbagliando» aggrotto le sopracciglia, «Lui non mi guarda in nessun modo.»
«Pensa quello che vuoi» sorride un poco, ma subito dopo il suo viso si incupisce, «Questa cosa, fra te e lui, potrebbe finire male. Lo sai, vero?»
«Non c'è nessun "Io e lui". Siamo solo... non lo so in realtà... non ci ho ancora pensato. Credo che siamo amici, più o meno.»
Sono un po' confusa. Eravamo non-nemici, ma adesso è diverso...
«Amici che si baciano?» alza un sopracciglio.
«Gli avevo chiesto di non farlo più, ma poi sono stata male e l'ha fatto di nuovo. Non so che cosa significa» alzo le spalle.
«Tu che cosa vorresti significasse?»
«Non so nemmeno quello... Voglio passare del tempo con lui, conoscerlo meglio, ma non voglio stare con lui in quel senso: so che dal suo punto di vista sono solo una cosa passeggera, e non voglio stare male quando si stancherà di me. Però non voglio smettere di vederlo» ammetto.
«Anna... potrebbe farti soffrire.»
Non mi guarda, ma riesco a capire che è preoccupato per me.
«So perché dici così, ma lui... è diverso. Non è come John, e non lo dico così per dire, lo dico perché l'ho visto. Lui è gentile, a volte, e mi fa dimenticare i miei problemi. Non so che cosa siamo, ma penso che voglio godermi il presente, senza pensare al futuro. Per una volta. Credo di averne davvero bisogno» dico, fermandomi: siamo arrivati.
«Anna, io non ti dirò con chi devi o non devi stare. Voglio solo darti un consiglio...» mormora, «Fai attenzione, okay?»
Io annuisco, e dopo un segno della mano se ne va. Resto un momento a guardare la porta di casa sua che si chiude, e poi sento la mia che si apre.
«Cazzo, sono in ritardissimo» sussurra una voce che mi fa venire voglia di alzare gli occhi al cielo.
Quando Noah mi vede un sorrisetto si fa spazio sulla sua faccia
«Annalisa, buonasera. Mi piacerebbe molto parlare con te, ma come ho detto sono davvero in ritardo, quindi...»
Si interrompe, mentre io guardo i suoi occhi marroni e un ciuffo dei suoi capelli che gli ricade sul viso. Si avvicina e mi passa un dito sulle labbra, per poi farmi l'occhiolino.
«Ci vediamo» dice prima di salire velocemente sulla sua moto - che non avevo nemmeno visto - e di sfrecciare via.
Tocco le mie labbra, che si sono stese in un sorriso. Sì, decisamente non voglio smettere di vederlo.
Hey!!
Spero questo capitolo vi piaccia ❤️
Volevo dirvi che credo comincerò ad aggiornare un poco di meno (almeno due volte alla settimana) 🤧💜
Buona notte ahaha ✨
-Gaia
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