Capitolo 2

Noah

Mezz'ora e non ho ancora trovato la mia maglietta. Non ne posso più di questo posto, puzza di muffa! Ho acconsentito a starci solo perché ero ubriaco e volevo distrarmi.
Però ora sono davvero stanco. Ho ribaltato la casa per cercare quella maglietta.

Passo una mano nei miei capelli ricci e sbuffo. Quasi quasi me ne vado senza... No, è la mia fottuta maglietta preferita, e comunque costano le magliette. Se quella stronza me l'ha nascosta per farmi rimanere più a lungo mi arrabbio sul serio.
Mi giro verso il letto, fulminando la ragazza con cui ho fatto sesso ieri sera, che ci sta dentro.

La conosco da qualche settimana, ed è un po' troppo appiccicosa per i miei gusti. Lo so, è un po' strano dire così visto che sono stato con lei stanotte, ma certe volte ho davvero bisogno di staccare e lei è piuttosto brava a distrarmi. Non la chiamo per nome, anche perché non ci vediamo spesso, e le poche volte che ci siamo visti, era troppo occupata a dire il mio di nome, che il suo non me l'ha mai detto - oppure sì, ma non me lo ricordo.

«La mia maglietta» ordino, avanzando verso di lei.
«A me piaci più senza» ribatte spostandosi una ciocca dei suoi capelli biondi dalla faccia, per sistemarla dietro l'orecchio.

Sì, è proprio antipatica con i vestiti addosso.
Però ha un bel faccino: ha dei lineamenti pronunciati, e anche se il trucco che si mette di solito le nasconde un po' il viso, si vede che non ne ha tanto bisogno.

La prendo per le cosce per farla arrivare fino a qualche centimetro dalla mia faccia, mentre lei soffoca un gridolino.

«Dov'è?» le chiedo mentre lei si morde il labbro inferiore, fissando la mia bocca con i suoi occhi azzurri.
«Se giochi un po' con me forse ti potrei dare un indizio» sussurra sensualmente.
«Che cosa vuoi?» sbuffo.
«Un bacio potrebbe bastare.»

Alzo gli occhi al cielo, ma decido di accontentarla, voglio solo andarmene da qui.
Quindi mi sporgo verso di lei e la mia bocca incontra la sua. Le nostre lingue si scontrano e le sue mani vanno a finire nei miei capelli. Gioco un po' con l'orlo della sua maglietta, mentre lei sorride sulla mia bocca.

«Ho fatto la mia parte, ora tocca a te» mi stacco dopo qualche secondo, alzandomi.
«L'hai messa nell'ultimo cassetto dell'armadio.» borbotta, stendendosi sul letto.

Vado a verificare, ed è proprio lì. Bastarda di una maglietta, e scemo di me stesso, come ho potuto non vederla? Me la metto, prendo la mia giacca di pelle e prima di uscire la sento gridare: «Chiamami!».

No, quello non lo farò. Ma so per certo che la vedrò di nuovo: è proprio brava a spuntare dal nulla per darmi fastidio.

Scendo le scale ed arrivo alla porta che affaccia su una stradina, dove ho parcheggiato la mia moto. Mi siedo sopra, pronto a mettere in moto, ma noto un manifesto attaccato sopra. Queste pubblicità del cazzo, perché sempre a rompere?

Lo prendo e lo leggo: "Cercasi aiutante studio per diciottenne in difficoltà, chiamate il numero qui sotto."

Sto per buttare il volantino, ma mi fermo un attimo. Sbatto più volte le palpebre: non ho mai visto qualcuno pagare così tanto per aiutare un diciottenne con i compiti.

A proposito di soldi, mi stanno un po' venendo a mancare, nonostante il lavoro che ho già in quello stupido bar. Finirò col non aver più tempo libero, ma che devo fare: mantenere la mia famiglia è più importante.

Sono più che sicuro che queste persone non mi accetteranno mai: sono ricchi, questo è sicuro, e uno come me non credo lo vorranno in giro per casa loro. Però il manifesto l'hanno messo per strada, quindi devono essere davvero disperati. La buona notizia è che lo sono anche io: magari andremo d'accordo?

Vabbè, tanto vale provare: dovrei cercarmi un altro lavoro comunque. Non mi piace studiare, ma la donna del manifesto ha scritto che il ragazzo è all'ultimo anno, che ho già fatto, quindi penso di potermela cavare. Altrimenti chiederò aiuto a Ross, lui è davvero un secchione.

E poi, che sarà mai dover aiutare un ragazzo della mia età con i compiti?

Okay, questa non me l'aspettavo, proprio per niente.

La tizia del bigliettino sulla moto mi ha detto che ci vedremo fra una settimana, e datomi l'indirizzo via messaggio, mi ha spiegato che avrebbe deciso se tenermi o no. Speriamo che lo faccia: non mi piace chiedere soldi, e ultimamente lo faccio troppo per i miei gusti.

Ovviamente Ross, il mio coinquilino-migliore-amico, dice che è sempre un piacere aiutarmi.
Non ho mai capito perché qualche anno fa ha deciso di trasferirsi qui, in Francia: non mi piace questo posto, le persone, il mangiare, tutto. Ma Ross mi ha sempre detto che il suo sogno era di venire ad abitare in Costa Azzurra, al caldo, per scoprire il mare, perché l'Inghilterra è troppo fredda e bagnata.

Sembra un po' strano che un adolescente possa vivere da solo, ma il fatto è che questo appartamento era prima di suo zio, che gli ha chiesto di tenerlo, perché è così che si diventa responsabili e adulti o qualcosa del genere... Io sono arrivato qualche mese dopo, forse un po' per caso. Comunque parlando di questo posto, è vero che qualche anno fa c'erano spiagge molto belle, ma l'uomo ha questa ossessione di distruggere tutto, e ora le spiagge sono diventate private o in lavori.

«Ehi Noah, mica hai visto le mie chiavi?» chiede appunto Ross, con quel suo maledetto accento inglese, e vedo la sua faccia lentigginosa spuntare dalla porta di camera mia, e i suoi occhi verdi pregarmi.

Non credo di aver mai visto una persona più alta di Ross in tutta la mia vita. È alto più di due metri! Certe volte batte la testa ai muri delle porte troppo piccole dei locali o dei ristoranti.

«Guarda in bagno» rispondo alzando gli occhi al cielo.
«Giusto!» sospira in inglese, passandosi la mano nei capelli rossi.

All'inizio odiavo quando parlava in inglese perché non ci capivo niente, ma adesso sono abituato, e tra l'altro questa cosa mi ha fatto imparare la lingua.

«Dove vai?» domando alzandomi dalla sedia della mia scrivania, raggiungendolo nella salle - la chiamiamo così perché è un misto di salotto e cucina.
«A prendere la mia ragazza, così la aiuto per la sua verifica di storia e geografia italiana» risponde aprendo la porta.

Mi sorride, mostrandomi le sue fossette.

«Sì certo...» lo prendo in giro.

Comunque, la sua tipa viene da Milano, parla benissimo la lingua, e deve aggiungersi ore e ore di studio solo per fare lezioni di italiano? Mah! Io la gente così non la capirò mai.

«Smettila!» esclama, «Vedrai che quando te la presenterò ti piacerà» aggiunge prima di chiudere la porta.

Non lo so... Ogni volta che c'è di mezzo l'Italia, mi metto a pensare ad una persona che mi fa innervosire solo al ricordo, ma se lo rende felice... credo che farò uno sforzo per apprezzare la ragazza di Ross.

Sono tutti e due all'ultimo anno di superiori, io invece l'ho finito l'anno scorso, ed ora sono un miserabile adulto. In realtà sono sollevato: lo studio non fa per me, e per ora mi sono preso una pausa - strano per uno che ha appena avuto un lavoro per aiutare uno a studiare, eh?

Ho deciso che non andrò all'università, ma voglio provare a trovarmi un lavoretto che mi potrebbe mantenere, non so, qualcosa a che fare con le macchine, forse. Aspettando però, mi tocca lavorare in quel bar dove tutti mi stanno antipatici: il Lolly's.
Ross invece vuole andarci, perché a lui piace studiare, anche se non sembra il tipo, e sinceramente non lo capisco: studiare non mi è mai piaciuto, devi imparare un sacco di cose che non ti serviranno mai nella vita, e tra l'altro alla sua scuola finiscono le lezioni alle sei.
Ma se è contento lui devo essere contento anche io.

Comunque, sono contento di averlo come amico: lui è diverso dai miei altri amici - che sono più o meno tutti degli stronzi - è gentile con me, anzi, a volte sembra anche premuroso e preoccupato per me.
E non mi capita spesso.
Che le persone si preoccupino per me.

Buongiorno!!
Ho approfittato delle mie due ore di buca per aggiornare!
In questo capitolo c'è il punto di vista di Noah, spero vi stia simpatico. Avrà sempre un posto speciale nel mio cuore, spero che con il continuare dei capitoli lo amerete come lo amo io💜
Fatemi sapere 😂🤍

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