Tutti insieme appassionatamente con... Liam.

Tutti insieme appassionatamente con... Liam.


Si risveglia con una voragine nello stomaco. Niall ha maledettamente fame.
Si gira verso il letto di Liam e lo trova - ancora - vuoto, perciò si alza e in uno sbuffo arriva in salone. 
Apre il frigorifero e afferra la prima cosa che gli capita. 
Una carota.
La guarda, fa una smorfia e la riposa: Louis potrebbe fargli seriamente male, se scoprisse che ha mangiato anche una sola delle sue carote. 
E poi non ha voglia di ortaggi...
Vede i residui del dolce che ha preparato la scorsa mattina, quello che non è piaciuto a nessuno, e sorride, mentre l'afferra goloso e se lo porta alla bocca. 
A lui, almeno, è piaciuto e lo finirà.
Davanti al frigorifero della cucina, Niall mangia lentamente fino a quando non si sente sazio - o meglio, fino a quando il dolce non finisce. 
Poi si incammina, nuovamente, verso il salone e imbocca il corridoio. 
Deve controllare che Zayn e Liam siano rincasati, altrimenti sa già che non riuscirà più a dormire fino a quando non torneranno - e non perché il pensiero di quel bacio martella ancora nella sua testa.
La porta della stanza di Zayn è aperta e da essa proviene una luce. Niall si avvicina, mentre manda giù l'ultimo boccone del dolce. 
Quando guarda oltre la porta, sorride incondizionatamente alla vista che gli si prospetta davanti: Liam e Zayn, sdraiati sul letto, avvolti da una coperta, dormono abbracciati e con i volti finalmente sereni.
Liam avvolge il migliore amico in una sorta d'abbraccio protettivo, mentre Zayn, riverso di lato, poggia il viso sull'addome dell'amico.
Entrambi sorridono. 
Niall sorride incondizionatamente di un sorriso malinconico.
Anche a lui è capito di dormire tra le braccia di Liam.

*

Liam si è addormentato nel suo letto, in silenzio. Mentre lui, invece, non riesce a chiudere gli occhi. 
Ha paura che accada di nuovo un Episodio.
I medici continuano a dirgli che è sotto controllo, che non ci sono segni evidenti di una ricaduta, ma Niall ha paura. 
Ripensa costantemente alla sua chitarra, alla fine che gli ha fatto fare. E non può crederci, ancora, che sia stato lui l'artefice di quel disastro.
Ha paura e gli manca la musica. 
Gli mancherà sempre, per sempre, perché l'idea di ritornare a pizzicare le corde di una chitarra lo stranisce.
Non suonerà mai più.
Puntella con il piede sul pavimento, poi scivola giù dal letto e si avvicina alla finestra della loro stanza.
Il panorama è capace di calmarlo - oltre a Liam, naturalmente, ma non vuole svegliarlo. 
Respira a pieni polmoni e si sente già più sereno.
Grazie alla Luna, al cielo stellato e al prato verde, dove di solito lui e Liam passeggiano, al pomeriggio, raccontandosi storie divertenti.
Quando è arrivato, Liam era già lì, ma il ragazzo ha saputo fin da subito farlo sentire a proprio agio... nonostante la situazione.
Dal suo arrivo, sono passate alcune settimane, ma quello che è successo a Liam non ha avuto ancora modo di saperlo. 
Liam non parla molto e Niall non chiede, perché immagina quanto sia difficile.
Anche per lui lo è stato, ma, al contrario di Liam, spesso si ritrova a fare dei tremendi incubi che lo svegliano nel cuore della notte; perciò, una volta, si è ritrovato avvolto dalle braccia di Liam, in un conforto che non si aspettava e, in lacrime, gli ha raccontato tutto.
E Liam lo ha ascoltato, confortandolo.
Lo ha fatto sentire meglio parlare con lui e Niall a volte pensa che vorrebbe ricambiargli il favore.
Ma Liam a quanto pare non fa incubi, né parla di ciò che gli è successo.
No, Liam dorme tranquillo...
Sebbene alcune volte lo abbia sentito parlare nel sonno.
Non dice granché, Liam.
Soltanto un nome.
Liam si agita, come se improvvisamente i pensieri di Niall si fossero tramutati in realtà e avesse iniziato a fare un incubo. L'altro gli è subito vicino, cercando di comportarsi allo stesso modo in cui Liam ha fatto con lui; lo smuove per un braccio e Liam apre gli occhi, tramortito e spaventato. 
Prima di prendere lucidità dice proprio quel misterioso nome "Zayn". Ma quando mette a fuoco gli occhi blu, e non neri, di Niall, e non di Zayn, si ridesta.

"Hey... hai fatto un brutto sogno?" Chiede Liam, mettendosi a sedere. Niall nega con la testa. 
Liam è sempre pronto a mettere i propri problemi da parte, per quelli degli amici.
Liam è un buon amico. 

"No, ma tu sì" Dice Niall.

"Non è niente..." risponde, ma lo sguardo è perso in qualcosa che lo rattrista.

"Non mentirmi..." Esclama in un sussurro Niall, veramente rattristato dal fatto che Liam non si fidi di lui e non parli con lui. 

"Chi è Zayn?" Chiede con coraggio, sperando che l'altro risponda e si sfoghi.
Liam guarda altrove, oltre la finestra, gli occhi lucidi e lo sguardo assente. Serra la mascella e, poi, lo guarda, arrendendosi.

"Una volta era il mio migliore amico..." Dice soltanto, mentre una lacrima si riversa su una sua guancia. 
Niall rimane stupito e sbarra gli occhi. Si fa più vicino a Liam e gli accarezza la stessa guancia bagnata, asciugandola. 

"Era?" Chiede in un sussurro. 
Liam abbozza un sorriso e piega il capo verso la mano di Niall; è dolce quella carezza ed era da tempo che non ne riceveva.
Giusto da quell'ultima giornata estiva trascorsa con Zayn...

"Sì, l'ho abbandonato senza nemmeno un addio; non penso si consideri più nemmeno mio amico..." Confessa, rattristato, mentre un'altra lacrima si riversa sull'altra guancia. 
Liam non vorrebbe piangere, perché si sente la spalla su cui l'altro dovrebbe sostenersi, quando è giù di morale e non il contrario; ma parlando di Zayn non è capace a trattenersi. 
Un'altra lacrima scende, l'ennesima che Niall si affretta ad asciugare.

"Penso che abbia capito la situazione, Liam, e sono sicuro che al tuo ritorno sarà lì ad abbracciarti..." Afferma Niall, tentando di confortarlo. Ma Liam lo guarda ancora, la stessa espressione disperata.
Prima di scoppiare in un pianto Liam gli dice: "Lui non sa nemmeno che sono qui... E non tornerò mai a casa,loro non me lo permetteranno mai"

E Niall non può fare altro che sdraiarsi accanto a lui e abbracciarlo, talmente forte da farsi male. 
Liam finalmente gli racconta la sua storia.
Tutta.
E Niall capisce perché fino ad allora Liam abbia preferito rimanere in silenzio.
Rimangono, poi, a guardarsi, ascoltando la pace dopo la tempesta del pianto e del racconto di Liam e, lentamente, si addormentano, avvolti l'uno nelle braccia dell'altro. 
E al mattino c'è qualcosa di nuovo che li unisce: Niall gli ha permesso di farsi abbracciare, fingendo di essere Zayn. 
E Liam nel sonno, ha chiamato ancora quel nome, ma questa volta senza la disperazione a tingere la sua voce dolce. Stavolta sereno, rassicurato da due braccia che non sono quelle di chi pensa, ma che si fa bastare.
Niall gli ha permesso di avere una speranza, quella che il suo migliore amico non sia mai andato via, sia rimasto con lui, in quel letto, ad abbracciarsi come facevano sempre.

*

Ora Niall è felice, perché quella speranza - dopo tanto tempo - si è rivelata vera, forte. 
Ed ora eccoli lì, finalmente insieme.
E nonostante i lividi sul volto di Zayn, sono felici come non lo erano da molto. 
Sono insieme, in un letto, come - Niall immagina - non accadeva da tempo. 
Chi l'avrebbe mai detto che ci sarebbe voluto Harry per farli ritrovare? Sì, perché senza di lui, Liam non sarebbe mai tornato all'HeartAttack, Zayn non gli avrebbe mai cantato una canzone e, ancora, Liam non avrebbe mai aperto gli occhi. 
Certo, Zayn due costole incrinate avrebbe potuto risparmiarsele, ma perfino in questo caso sono state d'aiuto affinché si ritrovassero.
E Niall spera che d'ora in avanti sia tutto in discesa, per loro. Perché Liam se lo merita. 
Perché Liam ha pianto troppe volte, nel sonno, chiamando Zayn e troppe volte Niall non ha potuto far altro che fingersi un'altra persona, sapendo di non bastare. Mai.
Ora, invece, si sono ritrovati e Niall non si sente più il peso addosso delle bugie che ha costretto Liam a dire nel corso di quegli anni. 
Si sente sollevato, nonostante il pezzo di torta che, adesso, galleggia nella sua pancia sazia. 
Sorride, si avvicina al loro letto e spegne la luce. 
Raggiunge nuovamente l'uscita e nella semioscurità li guarda un'ultima volta. 
Poi se ne va, chiudendo la porta con un sorriso malinconico ma felice.

*

A cucchiaio.
Quando Louis apre gli occhi, è così che si sente insieme alla sagoma di Harry, poggiata su di lui. 
A cucchiaio.
O meglio, così si chiama la posizione che hanno assunto mentre dormivano.
A cucchiaio. 
Il braccio di Harry lo avvolge all'altezza dell'ombelico, mentre una sua gamba è tra quelle lunghe e sinuose di Harry. 
Appunto, a cucchiaio.
Louis arrossisce e ringrazia il cielo di essere l'unico capace di rendersene conto, visto che l'altro sta ancora beatamente dormendo con la testa posata sulla sua spalla, il respiro sulla sua pelle e un sorriso da ebete che Louis vorrebbe strappare via, da quel viso paffuto, a forza di bac-schiaffi.
Il dilemma è: come si sono ritrovati in quel modo? Come c'è finito tra le braccia e le gambe di Harry?
Louis, in un primo momento, pensa che l'altro abbia invaso la sua zona, abbracciandolo in vita e appoggiando il proprio petto sulla sua schiena, ma lo scrittore deve ricredersi, mentre trattiene il respiro e si gira a guardarlo.
La consapevolezza che si sta sbagliando di grosso, infatti, lo destabilizza: Sono entrambi nello spazio di Harry.
Cazzo, è colpa sua. 
Louis Tomlinson ha fatto invasione di campo, permettendo all'altro di abbracciarlo.
E, cazzo, si ripete mentalmente, mentre pensa a come sia potuto accadere. 
Già, come c'è finito in quella posizione a cucchiaio? E, perché, durante la notte non si è sentito scomodo, sottratto dalla libertà che ricerca sempre? Perché, al contrario, si è sentito fin troppo libero e in pace?

Cazzo.

Sconfitto, scioglie lentamente l'abbraccio e si tira a sedere. Sbuffa, poi sospira, grattandosi il capo e guardandosi intorno.
Si sventola con una mano il viso che va ancora a fuoco e guarda Harry che, nel frattempo, ha afferrato un cuscino per sostituire la sua assenza. 
Louis alza un sopracciglio, mentre lo guarda, e trattiene una risata.
Harry è buffo e... tenero
E vorrebbe essere ancora avvolto nel suo corpo.

Ah, cazzo! Basta, Louis. Datti una regolata. 

Si rimprovera, prendendo il taccuino dallo zaino vicino al letto e, poi, il computer.
Sono le cinque e mezza, ma non ha più sonno e ha tanto lavoro da fare; perciò si mette all'opera e cade nel suo mondo, cullato dal respiro di Harry accanto a sé. 
Quando si rende conto di essersi impantanato in una descrizione della posizione a cucchiaio, salta sul letto e maledice l'inconscio.
Harry si muove, brontolando qualcosa, ma poi continua a dormire con la faccia rivolta verso il soffitto e il cuscino ancorato ad un suo braccio.
Louis si volta a guardare fuori dalla finestra, dove hanno iniziato ad apparire le prime luci del Sole.
È da molto tempo che non guarda l'alba dal terrazzo invisibile dell'Università, quello che conosce soltanto lui e dove spesso si ritira a scrivere, cercando invano l'ispirazione.
Ora una Musa gli sosta accanto, mentre dorme; e non avrebbe bisogno di nessun posto, se non di quel letto e del ragazzo che chissà quali sogni sta facendo. 
Louis lo guarda e si domanda perché proprio Harry gli abbia fatto tornare quel prudere alle mani, quell'elettricità involontaria in tutto il corpo - che lo fa pensare, immaginare e, poi, scrivere. 
Alza un piglio, mentre lo studia e si morde nuovamente un labbro.
Già, perché proprio Harry? Cos'ha quel ragazzo di così speciale?

Le sue fossette quando sorride? Sì, probabilmente - risponde.
I suoi ricci che sembrano danzare insieme al vento? Sì, sono così teneri - afferma.
Le sue guance sempre rosse? Sì, senza il suo impaccio non sarebbe Harry.
Il suo sorriso ingenuo? Stessa risposta di sopra.
La sua bocca porpora e invitante? A questa domanda, Louis preferisce non rispondere.

Fottuta mente. 

I suoi occhi grandi e verdi? Insiste. Louis sbuffa, non c'è davvero bisogno di una risposta. 
Dio, quegli occhi cosa sono in grado di provocare. Louis scriverebbe intere pagine, se solo potesse... ma si è promesso di non farlo più.
Perché quelli che vengono denominati come 'il portale dell'anima', gli occhi, hanno sempre avuto la capacità di ferirlo, alla fine dei giochi.
Perché Harry non è la sua prima Musa.

Prima di Harry, altre due persone hanno sortito in lui la stessa smania. La prima, alla quale non vuole pensare - e alla quale, alla fine, pensa - c'è stata quando ha scoperto la sua dedizione alla scrittura, ed è stata la sua prima volta e la sua prima delusione. 
Poi, la seconda... la seconda volta, la rinascita, la conquista, la rivincita. 
Un nome. Liam.

Liam è il cuore...

Liam ha saputo aiutarlo in un momento in cui si è sentito perso, Liam è stato la sua seconda Musa - involontaria, perché si era giurato di non volerne più. Ma una cosa che ha capito Louis, nella vita, con Liam, è che non si può decidere di chi affezionarsi.
Se la prima volta è stata una lezione di vita che gli ha fatto promettere cose impossibili da mantenere, Liam è stata la svolta: la persona che gli ha permesso di amare ciò che chiama passione, senza rimanerne bruciato.
Liam è stato il cuore delle sue soluzioni, oltre che al cuore di quell'insolita famiglia.
Perché lui, nel momento peggiore, è stata l'unica possibile direzione verso il nucleo della cosa che ama più fare nella vita: scrivere.
Liam, ispirandolo con una sana passione, gli ha donato la volontà di tornare a impugnare una penna e scrivere un romanzo; cosa che Louis non voleva più fare, se non tenere un diario.
Lui è stato il cuore della sua medicina. 
Liam è stato tutto, in quel momento, dopo Stan... 
Si riscuote e scaccia via l'immagine che gli si è parata davanti.
Dopo anni, fa ancora male pensarci; perché si sente ancora in colpa.
Perciò non vuole pensarci, non deve. 
Torna su Liam e sorride malinconico; perché come l'effetto di una medicina, l'ispirazione che quel ragazzo era stato capace di fargli tornare è, poi, svanita.
Fino all'arrivo di Harry. Così diverso da Stan, tanto quanto da Liam. 

Perché proprio Harry? 
Non sono le fossette, né i ricci, né le sue guance rosse o la sua bocca piena... e nemmeno il suo sorriso.
Louis precipita nell'abisso della comprensione e si volta a guardarlo... Quelli che, in realtà, ignaro, lo hanno colpito fin  da subito sono ciò che un Harry dormiente sta tenendo chiusi. 
I suoi occhi.
Così espressivi, così magnetici, ingenui e genuini. 
Così verdi... Sono quegli occhi, il motivo.
Perchè si è sempre obbligato a non descriverli, a non farli spiccare nel contesto di una persona, si è sempre forzato per quanto anche Liam, all'inizio, avesse sortito in lui lo stesso effetto; ma con Harry è impossibile. 
Con la sua terza Musa, Louis passerebbe ore a parlare di quelle fottute iridi.
Ripensa a tutto ciò che ha scritto, fino ad allora: la prima volta che l'ha visto, sì, ha descritto le sue fossette, ma ha concluso con i suoi occhi.
Sulla giostra panoramica, completamente strafatti, ha descritto il rossore delle sue iridi e il modo in cui Harry ha osservato il panorama e il mondo, come se, prima d'allora, non l'avesse mai visto.
Quando l'ha baciato, si è focalizzato sulla sua bocca, ma alla fine - non può crederci - ha pensato e ha scritto le sensazioni che ha visto trasparire in quei maledetti occhi verdi.
E Louis si sente spacciato, Harry sarà un'altra novità alla quale non pensa di essere pronto.
Perché non provare emozioni è un lavoro arduo che concentra tutte le sue energie, esaurendole, e Harry, invece, così inesperto sul mondo, non deve far altro che accarezzarle, assaporarle e viverle, quelle emozioni.
E lui, Louis, è l'unico che può aiutarlo, è l'unico che si accorto di quanto sia fragile quel ragazzino.
Perciò, mentre pensa alla sensazione del vento nei capelli e al miracolo dell'alba sul tetto del college, decide che vivrà attraverso gli occhi verdi di Harry, che eviterà ogni coinvolgimento, ma permetterà a quel ragazzo così timido di vedere tutto ciò che si è perso.
Perché Louis sente che questo è l'unico modo per essere ispirato: vedere la sua Musa mentre vive, vedere quegli occhi illuminarsi davanti alle emozioni umane. 
Quello è il suo nuovo compito.
Decide in un secondo, perciò, balzando sul letto. Si alza, chiudendosi poi in bagno per lavarsi.

Se solo Louis sapesse che basterebbero i suoi occhi celesti, diventati distanti e glaciali con il tempo, per affacciarsi sulle sponde di un mondo che, dopo Stan, non ha voluto più vedere. 

Come se non se lo meritasse...

Se solo capisse che oltre alla gioia, esiste anche il dolore... Ed è vero, Louis ne ha provato tanto, troppo, ed è stato accusato inutilmente, insieme alle sue parole, etichettate come 'la colpa di tutto ciò che è successo'; ma dopo la rivincita con Liam, avrebbe dovuto imparare che c'è del buono, dopo la tempesta, che c'è sempre il Sole ad illuminare laddove prima c'era soltanto l'ombra di tutti i suoi sbagli.

Che Harry sia la volta buona per farglielo capire?
In fondo Liam - e Niall - non sperano altro che questo: che Louis smetta di limitarsi, che Louis torni a credere, in qualsiasi cosa; c'è riuscito con la scrittura, perché non riuscirci con la Vita?

Quando esce, si mette le mani sui fianchi e guarda Harry. Deve svegliarlo. 
Spera solo che Harry non sia scorbutico contro coloro che lo svegliano all'alba - anzi, ancor prima di essa.

"Harry" Inizia Louis, facendoglisi vicino e accarezzandolo per i ricci indomati. 

"Curly" Gli esce spontaneo, mentre con un indice intreccia una ciocca di capelli. "Svegliati" continua, avvicinandosi al viso di Harry.
Quando Harry spalanca i suoi occhioni, Louis abbassa lo sguardo su questi e ne rimane ipnotizzato.
Sono verdi, per davvero, e di un verde che abbaglia.
E, BOOM, sente Louis dentro di sé, mentre pensa che rimanere indifferenti di fronte a tale meraviglia gli costerà tutte le energie che ha conservato nel tempo con l'unica finalità di evitare emozioni umane.
Harry, nel frattempo, spaesato dall'improvviso risveglio, si domanda: Mi ha davvero chiamato "Curly"?

"C-cosa succede? L-asciami dormire, Lou-is" farfuglia Harry, provando a rigirarsi tra le coperte; ma quel maledetto cuscino, che ha abbracciato per tutta la notte, ora gli sta impedendo di poterlo fare. 
Louis allunga la bocca in un ampio sorriso beffardo, mentre pensa che la voce roca, assonnata, bassa e nasale di Harry, nel pronunciare il suo nome spezzato - Lou - sia qualcosa che vorrebbe ascoltare ancora una volta.

Sì, sarà veramente difficile restare indifferenti; ma Louis non viene mai meno ad un dovere che si è imposto - o almeno spera di riuscirci.

"Devo farti vedere una cosa, Harry. Dai, svegliati, hai tutto il tempo per dormire..." Dice, carezzandogli un braccio per invogliarlo.
Harry sbatte le palpebre e si stropiccia un occhio. I ricci, spiaccicati contro il cuscino, sono uno spettacolo quando Harry si porta a sedere e la chioma lo fa apparire come un leone appena sveglio.

"C-cosa devi farmi vedere?" Chiede, guardandosi in giro.

"Non è qui. Devi vestirti alla svelta...O sarà troppo tardi"

Harry lo guarda, visibilmente accigliato, esita mentre affonda in un tuffo nello sguardo sveglio di Louis. 

"Mi hai chiamato Curly, per svegliarmi?" Chiede, grattandosi il capo. Louis sbarra gli occhi e arrossisce. 
Non c'è bisogno di una risposta, Harry sorride appena. 

"Non c'è tempo da perdere, Harry" Lo rimprovera Louis, alzandosi e dandogli improvvisamente le spalle. 
Harry trattiene una risata. 

"Tu rispondi a questa domanda e verrò con te senza farne altre" Dice, smaliziato. 
Louis si volta a guardare il ragazzino e in un attimo pensa a quante possibili sfaccettature abbia Harold Styles - che lui ancora non ha visto e che vuole, senza dubbio, conoscere.

"Quale domanda?" Temporeggia Louis, posizionando entrambe le mani sui fianchi in una posa neanche lontanamente associabile alla mascolinità che un uomo dovrebbe possedere.

"Non c'è tempo da perdere, Louis" Lo imita il ragazzino. Harry, appena sveglio, è diverso, spigliato come la sorella; per fortuna è di buon umore. 

"Sì, d'accordo. Sì, ti ho chiamato in quel modo. Ora vestiti" Borbotta Louis, uscendo dalla stanza con quella che sembra essere una coda tra le sue gambe. 

*
 


96° giorno.

Sai, Stan, è difficile smettere di scrivere e, come vedi, non ci sto riuscendo nemmeno adesso, dopo tre mesi.
Dovrei finirla, me lo sono imposto ma... non ho un freno capace di farmi smettere davvero.
Sì, nemmeno dopo quello che ti è successo. Forse perché il dolore che provo è ancora troppo.
Ancora mi ritrovo a piangere, nonostante mi sia imposto di smetterla anche con questo, con le emozioni.
Come vedi, sono una frana in qualsiasi cosa io tenti di fare. 
Come quella di proteggerti dalle arpie di Doncaster, ricordi?
Anche se, alla fine, mi sono iscritto a Economia e non più a Lettere, sai? 
A farmi male, almeno in questo, ironia della sorte, sono sempre stato piuttosto bravo.
A proposito, sto usando come diario il quaderno che avevo comprato per prendere appunti e... non ne ho altri.
Sono un disastro, appunto.
E sto scrivendo cose senza senso e deprimenti. 
Mi manchi.
Ecco un'altra cosa senza senso. 
Mi manchi e... mi faccio schifo, perché se provo questa cosa è soltanto per colpa mia, della mia fottuta passione per la scrittura.
Non devo provare più niente e quando tutto il dolore passerà, ci riuscirò. Lo giuro.
Perché me lo merito, se non fossi stato così stramaledettamente stupito, a quest'ora saresti ancora qui e, io, forse, non studierei Economia. 
Ma basta, ormai le cose sono andate così. 
Mi porterò sempre questo peso addosso e la mia punizione sarà quella di non scrivere più - se non per sfogarmi, se non per scriverti.
Ma, soprattutto, non avrò più una Musa. 
Perché, Stan, sei e resterai insostituibile. 
Soprattutto dopo quello che hai fatto per me, a causa mia.


"Hey, per caso hai un foglio protocollo da prestarmi? Ho dimenticato il mio blocco degli appunti a casa."
Quando Louis alza lo sguardo sulla persona che gli ha parlato, capisce davvero di essere un disastro.
Perché anche quando due semplici iridi nocciola sono capaci di ispirare panorami come distese di campagne desolate o deserti infuocati, beh, allora tutte le promesse che si è fatto sono già fottutamente perdute; lui è fottutamente perduto nel suo totale disastro.
E Louis si sente maggiormente uno schifo, perché quegli occhi disonoreranno sicuramente il ricordo di Stan.
Del suo migliore amico, del suo amore platonico, della sua Musa che non c'è più a causa sua.

"Certo, tieni" Gli risponde, dopo aver strappato un foglio.
Nel farlo, occhi nocciola legge qualcosa sulla copertina di quel quaderno e Louis nota la sua increspatura in mezzo alle sopracciglia, così si acciglia anche lui.

"Non siamo nel dipartimento di Lettere, vero?" Gli chiede, ancora, occhi nocciola, grattandosi il capo. 
Louis sbarra gli occhi e non può fare a meno di pensare, fatalista com'è, che quello sia stato il Destino a parlare.
Sul quaderno ha scritto, infatti: "Fottuta Economia Aziendale".

"N-no, questo è quello di Economia. Ma, ma se vuoi posso accompagnarti" Risponde, alzandosi dal posto - dell'ultima fila -,  che ha tenuto occupato per un quarto d'ora, senza nemmeno aspettare una risposta.
Il ragazzo annuisce e lo segue lungo le scale, in silenzio e con un sorriso gentile.

"Ah" Dice, poco dopo, fuori dall'aula, occhi nocciola. 
Louis si volta, incontrando in un tuffo, gli occhi che lo hanno destabilizzato tanto.
Sono occhi comuni, ma profondi come la sua voce quando si presenta: "Io sono Liam".

Louis sorride, mentre la mente gli propone mille modi diversi per descrivere quegli occhi e quella voce, quell'espressione e quel tono. 

Non deve scrivere più. Il ricordo di Stan...

Louis non vuole più pensare a Stan, fa troppo male mentre sa che ben presto smetterà di onorare la sua promessa, la sua punizione, il suo ricordo.

"Louis" Risponde, afferrando la mano che gli è stata gentilmente offerta.

"é un piacere, Louis" Un sorriso, una stretta di mano che dura qualche secondo di più e "anche per me" un altro sorriso.

Louis non è durato a Economia nemmeno un mese. 
Ha fatto subito la richiesta di cambiare a Lettere, poche settimane dopo quell'incontro.
 

*


Ed è strano se ci pensa, perché quegli occhi, che gli hanno trasmesso tanto, che hanno mandato al diavolo molto, non sono mai comparsi nelle righe che ha dedicato a Liam. Mai.
Forse perché Liam gli ha regalato altro: la speranza di andare oltre una tragedia. 
Forse perché il bello di Liam non sono solo gli occhi, ma soprattutto il cuore.
E su quello, Louis ha scritto pagine intere.

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