The second secret is out.
The second secret is out.
Morra cinese e coming out.
Quando Niall mette piedi fuori dal HeartAttack si ritrova, accostata al marciapiedi, una BMW bianca - troppo bianca - che lo lascia senza parole.
Il finestrino del passeggero si abbassa e due occhi vispi, sorridenti come il sorriso sghembo stampato in faccia, fanno tornare alla realtà Niall che fa una smorfia e pensa: "Ottimo, ha perfino i soldi".
Sale in macchina, risoluto, senza degnarlo di uno sguardo; la macchina, però, rimane ferma.
"Beh? Parti o rimani imbambolato a fissarmi?" Sbotta l'irlandese, voltandosi finalmente a guardarlo con cipiglio.
Josh fa un sorrisino divertito - irritante per l'altro - e risponde: "Se non mi dici l'ospedale, beh, non so dove andare..." Dice, fingendosi intimidito dall'atteggiamento dell'altro; in realtà, si sta divertendo come un matto.
"Oh" è l'esclamazione che esce dalla bocca di Niall che si gira a guardare la strada davanti a sé, arrossendo per la gaffe. "Oh" Ripete. "Cazzo!" Esclama, in un sussurro, facendo alzare un sopracciglio all'altro che, improvvisamente, ha perso tutta l'ilarità nel volto.
"Non lo sai, vero?" Chiede Josh, in una beffa, poco dopo. Niall sbuffa, l'orgoglio lo fa rimanere in silenzio.
Non vuole - non può ammettere - di aver dimenticato di chiedere a Liam dove avesse intenzione di portare Zayn.
Anche perché la situazione era abbastanza critica - si giustifica.
Niall prende il cellulare, continuando a non rispondere all'altro. "Bene, non lo sai..." Boccheggia Josh, allora, trattenendo una risata.
Uno squillo e Niall sbuffa. Un secondo e sospira perché Josh non la vuole smettere di ridere sotto i baffi. Al terzo, per fortuna, qualcuno risponde e glissa il volto divertito di Josh che lo guarda con insistenza.
"Pronto? Niall?" La voce di Liam è quella di un fantasma: appena pronunciata, riecheggiante e gracchiante. Niall si sente agghiacciare il sangue nelle vene e pensa subito al peggio.
"Liam, come sta Zayn?" Chiede subito, voltandosi a guardare Josh che ricambia con uno sguardo, improvvisamente, preoccupato.
"N-non lo so, lo...lo stanno visitando" Dice in un lamento preoccupato. Niall socchiude gli occhi e tira un sospiro - che non ha niente a che fare con il sollievo. "Dimmi dove siete, sto arrivando"
"A-aspetta" Dice Liam, mettendolo in attesa.
Rimangono in silenzio, mentre dall'altro capo del telefono Niall sente un vociare sottomesso.
"Cosa dic-" Inizia a chiedere Josh. Ma "Shh" lo ammonisce Niall, alzando un indice sul suo volto, che Josh osserva con la fronte aggrottata, prima di sorridere smaliziato.
Niall sbuffa, ma nell'udire la voce di Liam, lo glissa nuovamente.
"Niall, ci sei?" Dice Liam. La sua voce è limpida e... rasserenata. Anche se Niall non sa ancora nulla, tira un altro sospiro - e questa volta è di sollievo.
"S-sì, allora? Ti hanno detto qualcosa?" Chiede.
"Sì, sta bene... Ha due costole incrinate, ma i medici dicono che non è niente di grave, che si rimetterà presto. Per fortuna nessuna emorragia interna, niente. Ora facciamo la denuncia e, poi, lo riporto a casa; perciò non preoccuparti, va a casa, aspettaci lì."
"Oh, va bene, va bene! Meno male che è andato tutto bene, ma Zayn ha visto chi è stato?" Chiede Niall, tentando di temporeggiare.
Perché, d'improvviso, si è reso conto, dopo che la preoccupazione si è allentata, di essere in macchina con un completo sconosciuto.
"Non lo so, ma io ho un'idea di chi possa essere... Comunque mi hanno appena detto che posso vederlo, ci vediamo a casa..."
Quando chiudono, Niall non ha più scuse e si gira verso Josh; abbozza un sorriso e abbassa lo sguardo.
"Sta bene" Inizia. "Perciò non c'è bisogno che andiamo... Quindi, grazie per l'offerta del passaggio..." farfuglia, aprendo lo sportello della macchina.
Josh si passa una mano tra i capelli, sembra sollevato all'idea che il suo collega stia meglio, ma, subito dopo, afferra Niall per un braccio e lo blocca.
Niall si gira a guardare la presa sul suo gomito e alza un sopracciglio.
"Sul serio? Non fai altro che afferrarmi per questo maledetto braccio! Finirà col venirmi un livido" Borbotta, rimproverandolo.
Josh si stacca velocemente, alzando le mani e chiedendo venia. "Scusami, ma se non facessi così, mi scapperesti via ancora una volta" afferma.
Niall lo guarda senza parole, con la bocca leggermente aperta; l'idea di voler scappare - davvero - da quel tipo è prossima nei meandri della sua mente.
Lo guarda, studiandolo, e si domanda perché Josh insista tanto con lui.
"Tu importuni le persone" Commenta.
E "L'hai già detto" è la risposta esasperata di Josh, che passa ancora una mano tra i suoi capelli in un gesto disperato. "Invece di ripeterti, perché non mi dici il tuo nome?" Chiede, poi, voltandosi a guardarlo con insistenza maniacale.
Niall alza gli occhi al cielo. "Senti chi parla di ripetizioni..." Bofonchia, indispettito. Josh ride. "Touché"
A quel punto, anche Niall ride.
"Occhi cobalto, se non mi dici il tuo nome è così che continuerò a chiamarti" Riprende a insistere Josh, senza la minima preoccupazione di essere fermo sul ciglio della strada.
Niall lo guarda, il sorriso si smorza lentamente e, piccato, risponde: "Non continuerai affatto, temo che questa sia la prima e l'ultima volta che verrò all'HeartAttack e, quindi, la prima e ultima volta che ci vedremo".
Josh strabuzza gli occhi, apre bocca per dire qualcosa ma improvvisamente si sente spaesato.
Un rifiuto, l'ennesimo.
Deve ammettere che non ne ha mai ricevuti tanti in vita sua.
Occhi blu è... intrigante. Molti uomini si sono dati per molto meno, molte donne hanno tentato di fargli cambiare idea. Ma quel disinteresse dell'irlandese lo stuzzica a tal punto da voler insistere. Lo guarda, pensando a cosa poter fare, ma il viso di quell'angelo lo destabilizza - come la prima volta.
"Beh, quindi, addio..." Dice l'irlandese, mettendo il primo piede fuori dalla BMW.
Josh avanza con un braccio, la tentazione di afferrarlo di nuovo è forte, poi si blocca a pochi centimetri di distanza.
"Hey, aspetta, ti propongo una cosa." Dice e Niall apprezza il fatto di non essere stato afferrato per il polso; si ferma e lo guarda, sorridendo.
Josh rimane incantato a fissarlo.
Un angelo, è nuovamente l'idea che gli spunta nella testa; poi si ridesta.
Un'idea, un'idea, un'idea...
"Se vinco a Morra cinese, mi dici il tuo nome e... ti accompagno a casa. Se, invece, vinci tu... beh, puoi fare qualsiasi cosa..."
"Morra cinese? Sei serio?" Lo beffeggia.
Josh si gratta la fronte e annuisce, trattenendo uno sbuffo. "Ho improvvisato..." Si giustifica, mentre Niall scoppia in una risata fragorosa, che fa sorridere inconsciamente anche lo spogliarellista.
"E sia. Se vinco, mi lasci in pace?" Chiede Niall, allungando un pugno nella sua direzione.
"Se vinci, non ci vedremo più... l'hai detto tu, no?" Lo provoca Josh, imitandolo e portando un pugno vicino al suo.
"G-giusto" è la risposta di Niall, che abbassa lo sguardo verso le due mani accostate l'una di fronte all'altra.
Poi si osservano, attenti ed enigmatici.
"Mo-" Inizia Josh. "-Rra" Continua. "Ci-ne-se" Al 'se', Josh fa un gesto che simboleggia la carta, mentre Niall le forbici.
Vince Niall, che sorride in un trionfo.
"Tre tentativi?" Tenta Josh - sembra disperato. Niall annuisce.
Roccia vs carta. Vince Niall.
Forbice vs roccia. Vince - ancora - Niall.
Josh ha perso miseramente.
Niall ha iniziato a ridere come un matto, esultando in mezzo alla strada come se avesse vinto la coppa del Mondo.
Josh lo guarda dalla macchina, rattristato. Quel ragazzo ha una fortuna incredibile.
Quando, poi, lo vede risalire nella sua macchina, si acciglia. "Che fai?" gli chiede, infatti.
"Mi riaccompagni a casa, no?" Dice Niall, assuefatto dall'allegria. Josh alza un piglio.
"No, ho perso... Se avessi vin-" tenta con una saccenza che non gli appartiene; ma Niall lo blocca, posizionando l'indice sulla sua bocca.
Questa volta tocca le labbra di Josh e si diverte a vedere la reazione 'inesperta' di un ragazzo che non è abituato ai suoi cambiamenti repentini d'umore.
"Sta zitto e accompagnami a casa" sussurra, ridendo smaliziato.
Josh pensa che Niall sia un'altra persona in quel momento, ma poi sorride e lascia correre. Accende il motore e parte. Questa volta senza nemmeno chiedere la direzione, perché se si perderanno per le vie di Londra, vorrà dire che avrà più tempo da trascorrere in compagnia di quell'angelo dal sorriso più bello del mondo.
*
Louis rilegge quello che ha scritto con foga; se inizialmente si è sentito soddisfatto del risultato, con una terza lettura ne rimane profondamente deluso.
Non riesce mai a esprimere a pieno quello che vorrebbe.
Legge la descrizione della bocca di Harry e, chiudendo gli occhi, gli vengono in mente altri aggettivi che rendono la descrizione scritta priva del senso che vorrebbe dargli.
Sbuffa.
Ad occhi chiusi, accade in un momento che un brivido percuota il suo animo.
Si morde un labbro e trattiene un sospiro, mentre risente le labbra di Harry sulle proprie, insieme alle mani calde e affusolate sul suo collo in un gesto talmente delicato da confonderlo. Poi i loro sapori confusi in uno.
Vorrebbe quelle labbra altrove sul suo corpo, vorrebbe quelle mani ovunque sul suo corpo.
Apre gli occhi, si riscuote e getta il quadernino nello zaino. Alza la testa e si guarda attorno.
Il locale è semideserto, la serata sembra quasi terminata.
Quando Harry si avvicina, vestito, Louis lo guarda di striscio, come se volesse evitarlo.
"Possiamo andare, se... vuoi, ecco..." Dice Harry, grattandosi il capo. Louis annuisce, silenzioso, e si alza, mettendosi lo zaino a tracolla.
Harry lo osserva nella sua risolutezza e si domanda cosa sia successo. Si allarma, perché aveva lasciato un Louis beffardo, capace di fare lo smaliziato e si è, invece, ritrovato un'altra persona; quest'ultima è silenziosa.
E Harry detesta il silenzio, non può sopportarlo, non dopo tutto quello che ha dovuto passare.
Con questi pensieri, abbassa il capo e si incammina fuori dal locale. Louis, davanti a lui, sculetta - ma Harry capisce che non lo fa di proposito, piuttosto è la sua andatura - e cammina velocemente; sembra perfino non aspettarlo.
Trovano la moto, in un rigoroso silenzio, cinque minuti dopo.
Louis la fissa, mentre con la mente è da tutt'altra parte e Harry, sempre più ingrigito dai suoi pensieri, accende e dà gas per farla riscaldare.
"Potresti ridarmi i miei occhiali?" Chiede, guardandolo incerto. Louis annuisce e dalla tasca dello zaino afferra il paio di occhiali, dandolo in un tacito silenzio a Harry.
Quest'ultimo, invece, prende un casco e lo passa allo scrittore che, prima lo fissa, apre la bocca e "Ma... tu" tenta, poi se lo infila, senza dire nulla più.
Il Louis menefreghista non si preoccuperebbe del fatto che Harry giri senza casco. E Harry non domanda cosa volesse dirgli.
Harry sale sulla moto e fa cenno a Louis di seguirlo dietro; lo scrittore lo guarda ancora una volta, domandandosi se possa fidarsi; Harry sembra un'altra persona, seduto su quella moto nera, è quasi affascinante - e non più goffo - , ma poi fa spallucce e lo segue.
Dannati pensieri.
Louis non lo tocca, né con le mani per reggersi, né con il corpo. E Harry pensa nuovamente al silenzio, allo schifo che, probabilmente, Louis sta provando nei suoi confronti.
L'ha scoperto.
A causa di quel bacio che Louis gli ha dato per scherzo, per sfida, si sta comportando come fanno tutti, come hanno sempre fatto tutti con lui.
E il pensiero è uno soltanto, mentre accelera e procede velocemente verso casa: vuole andare via. Deveandare via un'altra volta.
Riuscirà mai a trovare un luogo dove nessuno scopra cosa sia?
Riuscirà mai a trovare delle persone che lo accettino per quel che è?
Non lo sa, sa solo che se ne andrà ancora, fino a quando non troverà un posto dove poter stare, dove non ci sia nessun Louis Tomlinson capace di leggergli nella mente, soggiogarlo e smascherarlo in soli due giorni.
Ad un semaforo, Harry fa una frenata improvvisa che fa rotolare Louis vicino al suo corpo.
Lo sente irrigidirsi, a contatto con la sua schiena, ma, subito dopo, probabilmente spaventato dal veicolo e dalle sue capacità, Louis lo abbraccia in vita e Harry, se possibile, si sente ancora peggio.
Perché Louis lo ha fatto controvoglia, forzato dagli eventi.
Una volta arrivati a casa, Louis si sfila il casco e glielo passa in un gesto che sa, anch'esso, di risoluto.
Harry lo prende e scende dalla moto dopo di lui.
In silenzio, si incamminano verso il loro appartamento.
La casa sembra deserta, ma quando passano davanti alla porta della stanza di Niall e Liam, vedono Niall dormire nel proprio letto.
Il letto di Liam è vuoto, la stanza di Zayn, invece, è chiusa.
Harry e Louis vanno nella propria stanza e mentre Louis è nel bagno, Harry sistema la sua roba.
Ha deciso: al mattino se ne andrà senza che nessuno se ne accorga.
Harry non è mai stato istintivo, la sua è piuttosto un'abitudine a scappare, ad andarsene.
Chiude gli occhi e trattiene una lacrima spavalda che vuole solcare una gote.
Fa l'errore più grosso, però, chiudendo gli occhi, perché i ricordi si accavallano ed è facile ritrovarsi a qualche mese addietro, davanti ad una tavola, circondato dai parenti.
*
Harry Styles ci ha pensato innumerevoli volte, prima di fare quel passo. Non pensa sia sbagliato ciò che è, ma pensa che non sia giusto dover mentire alla propria famiglia.
Non dopo quello che è successo...
"Come mai Nick non viene più a casa?" è la domanda più frequente che gli pone la madre; e lui non sa più cosa rispondere.
Perché Harry non sa mentire.
"Ha altro da fare" Risponde, solitamente. Ma la realtà è che Nick non vuole più vederlo, non gli parla più e con i suoi nuovi amici lo deride.
La realtà è che dopo la festa a casa di Eleanor, Nick non ha voluto più avere niente a che fare con lui.
La cosa strana è che Harry non ha fatto nulla per meritarsi questo. Ovvero, qualcosa ha fatto, ma non di sua iniziativa.
Che poi gli sia piaciuto e che, da lì, abbia capito tante cose, beh, c'è una grande differenza.
Il problema è che, alla festa di Eleanor, chi ha agito non è stato Harry, bensì Nick. Ma non è importante questo - sebbene per Harry sia cruciale, considerato il comportamento di quello che, fino a pochi giorni prima della festa, considerava il suo migliore amico.
No, l'importante è che Harry abbia saputo accettarsi, nonostante la sorpresa di riconoscersi in qualcosa alla quale non aveva mai pensato.
Harry non si è mai innamorato, non è mai stato con una persona. Ma quando due labbra, al sapore di alcool, lo hanno baciato, non si è sentito perso, si è sentito ritrovato.
E non importa che queste labbra appartenessero a un uomo.
Questo è il punto. Harry ha scoperto di essere attratto dagli uomini e non ci ha trovato nulla di male.
All'inizio.
Nick, invece, è parso spaventato e la cosa migliore che gli è venuta in mente di fare pare sia stata quella di rifiutarsi, di rifiutare l'idea che anche a lui sia piaciuto ciò che è successo.
Perché la bocca che ha baciato Harry era quella di Nick, il suo migliore amico.
Nick, però, rifiutandosi e rifiutando quel bacio, lo ha abbandonato, senza un apparente ripensamento. E Harry è stato male, perché perdere un amico è sempre un dolore, ma perdere una persona per la quale si prova una forte attrazione e sentirsi rifiutati - perché è sbagliato, è un errore, è una blasfemia essere omosessuali - fa ancora più male.
Ma Harry ha pensato che se Nick non è riuscito a farcela, ad accettarlo, la sua famiglia lo farà.
Ha pensato che dire la verità lo farà ricominciare, lo farà andare oltre Nick.
Ora sa chi è, e devono saperlo anche le persone che lo amano.
Perché pensa che non si accetterà mai veramente, se non quando finalmente lo dirà ad alta voce, alle persone che ama e che dovrebbero accettarlo così com'è.
Guarda i suoi genitori, poi, sua sorella, e rabbrividisce.
La scena nella sua mente non sembrava così difficile.
Inizia a tremare, mentre la madre gli chiede cosa abbia.
"D-devo dirvi una cosa" farfuglia, stringendo il fazzoletto di carta tra le mani.
Gli occhi del padre e della madre si fermano sul volto del proprio figlio. "Tesoro, non dirmi che ti hanno rimandato al corso di letteratura inglese..." Dice la madre.
Harry nega. "N-no, non si tratta della scuola... Io... Beh, si tratta di me..." Afferma, abbassando lo sguardo.
La sorella lo guarda con un sorriso tremolante - sta trattenendo una risata.
La sorella di Harry è il suo esatto contrario: spigliata, solare e intraprendente. Forse per questo motivo non si sono mai sentiti legati. Harry la guarda cercando un sostegno che, però, non viene colto.
"Forza, caro, dì pure..." Lo rincuora la madre. "Non aver paura"
E quelle semplici parole danno coraggio a Harry che parla senza più remore. "S-sono gay"
Un'altra lacrima. Un'altra ancora, mentre sistema i pochi panni che ha tirato fuori. Chiude lo zaino e si tira in piedi, guardandolo.
Andrà via, quando tutti dormono, così non dovrà dare spiegazioni.
"Harry...? Perché piangi?" La voce di Louis lo fa girare nella sua direzione, allarmato. Il suono che produce Louis quando lo chiama - Harreh - lo fa ridestare appena, poi Louis rimane in silenzio ad osservarlo e Harry cade ancora nei meandri dei suoi ricordi.
Silenzio.
La sua famiglia è rimasta in silenzio per quelli che sono sembrati, a Harry, minuti eterni.
La sorella non ha riso più, mentre la madre e il padre lo hanno fissato, inespressivi, ma palesemente tramortiti.
Dopo quel silenzio, Harry ha aspettato un commento, una parola... qualsiasi cosa. Anche una discussione... Ma niente.
Le prime parole a uscire dalla bocca del padre sono state: "Mi passi il pane?" e quelle della madre: "Certo".
Soltanto la sorella ha continuato a guardarlo e Harry nei suoi occhi, per la prima volta, ci ha trovato il sostegno che si aspettava.
Ha perso un padre e una madre, che hanno preferito ignorare il suo coming out - esattamente come Nick.
Ma Harry ha ritrovato una sorella, comprensiva, pronta ad aiutarlo.
Per questo motivo, Harry Styles è durato in quella casa per tre mesi. Grazie a una sorella che non pensava lo sostenesse.
Poi, però, non ha più sopportato il silenzio, né quello dei suoi genitori, né di Nick che, spesso, se a lezione lo fissava inebetito, pensando di passare inosservato, davanti agli altri continuava a deriderlo.
E Harry non è riuscito a sopportare tutto questo.
Harry ha iniziato ad odiare il silenzio e le tensioni che nascono a causa di questo. Harry è scappato, ha perso tutti. Tranne la sorella.
L'unica che lo ha supportato, seppur in silenzio.
*
"Harry? Perché hai preparato la tua valigia?" Chiede ancora Louis, avvicinandosi a lui. Harry si asciuga velocemente una lacrima e balbetta qualcosa privo di senso compiuto.
"Alt" Continua Louis, alzando una mano davanti al suo viso. "Perdonami, una domanda alla volta: Perché stai piangendo?"
"Io...io... ti faccio schifo, o-ora" farfuglia, abbassando il capo ed evitando di guardarlo.
Louis lo guarda meravigliato, con la bocca leggermente aperta: "C-cosa?" Chiede in un piglio, mettendogli le mani sui fianchi per girarlo verso di lui - lo tocca e sembra non essere schifato come Harry pensava.
"Harry, guardami..." Dice, risoluto, posandogli una mano sul braccio per invitarlo a voltarsi verso di lui.
Harry alza lo sguardo e i suoi occhi lucidi di un verde, adesso opaco, cadono in quelli azzurri e... preoccupati?
"Cosa ti fa pensare questa cosa?" Chiede Louis, in un sussurro. Harry lo guarda intensamente, spostando lo sguardo da un occhio all'altro; poi prende coraggio e dice: "I-il silenzio".
Louis aggrotta la fronte e rimane stupito da quelle parole. Se è rimasto in silenzio non è affatto perché Harry gli faccia schifo - anzi, seppur non ammettendolo, è il contrario - ma Louis non può dirgli il vero motivo, non fino a quando non può dirlo nemmeno a se stesso.
"Harry, tu non mi fai schifo..." Dice semplicemente. "Perché il silenzio ti spaventa tanto?" Chiede.
Harry lo guarda ancora, domandandosi mentalmente qualcosa che Louis non intuisce.
"T-tu sai cosa sono...l'hai capito, lo so, e, poi, sei rimasto in silenzio...come fanno t-tutti..."
Louis ascolta quelle parole, rabbrividisce di un'emozione riflessa negli occhi di Harry e, inclinando il capo, sorride, mesto.
"Harry, cosa ti è successo?"
Harry sposta lo sguardo altrove, ingoiando la saliva in eccesso. Trattiene una lacrima e si allontana da Louis, sedendosi sul letto. Inizia a torturarsi le mani e mille dubbi vorticano nella propria testa.
Cosa fare? - è la domanda. Può realmente raccontare la sua storia a un perfetto sconosciuto... anzi, a Louis Tomlinson, l'impiccione della casa?
Si continua a chiedere, se, pur non conoscendolo, possa fidarsi di lui... e tutto il corpo ha una sola risposta: Sì.
Non lo sa il perché, ma Harry inizia a parlare e a raccontare la sua storia, il suo segreto.
"Quando ho scoperto di esserlo..." Inizia e sembra un'altra persona ora: sicura, diplomatica e attenta ai minimi dettagli. Ogni tanto incespica e balbetta, ma Louis ne rimane particolarmente affascinato.
Gli si siede accanto e lo ascolta.
Harry gli racconta la maggior parte della storia, esulando Nick.
Nemmeno su questo sa il motivo. Pensa soltanto che evitare di parlare del suo ex migliore amico sia la soluzione migliore.
Louis lo ascolta, senza mai interromperlo. Alle volte Harry fa una pausa, alza gli occhi al soffitto, sorride, mostrando al nulla due malinconiche fossette - che Louis guarda affascinato - poi, però, come se niente fosse, riprende a parlare.
"E il giorno che ho deciso di fare coming out, ho ricevuto solo il silenzio..."
Quando ha finito, si guardano. Di nuovo, occhi verdi di un prato autunnale nell'azzurro di un cielo primaverile e, in quell'immenso, Harry si sente finalmente accolto.
Fa un sospiro e attende.
"Perciò tu hai pensato che io, rimanendo in silenzio, avessi capito che fossi gay e che quindi mi facessi schifo...?" Domanda. Harry annuisce.
"Harry, ti ho baciato. Ed è vero, l'ho fatto per..." Si ferma e lo guarda. L'ho fatto perché non desideravo niente altro che le tue labbra dalla prima volta che ti ho visto, gli ha sussurrato qualcuno o qualcosa dentro di sé.
Ma Louis si acciglia e devia quel pensiero. "... Per dimostrare al tuo capo che non può metterti i piedi in testa; ma non l'avrei mai fatto se mi facesse schifo l'idea che ti piacciono gli uomini." Conclude, guardandolo con rassicurazione. "Non trovi?" Harry annuisce, titubando.
"Non è colpa tua se i tuoi genitori non ti hanno capito; non è colpa tua se la maggior parte delle persone non è ancora predisposta mentalmente ad aprirsi.
Non è colpa tua se i tuoi genitori - come tanti altri - non capiscono che l'Amore non ha forma, né sesso. Okay? Io non ti giudico, io... ti apprezzo per aver avuto il coraggio di dirlo alle persone che avevi - e hai - a cuore. E guarda il lato positivo, hai trovato una sorella dalla tua parte, no?"
Harry sorride e annuisce, questa volta con tutta la sincerità che due fossette sanno esprimere e Louis, a quella chiara dimostrazione, sorride di conseguenza.
"Nick, il tuo migliore amico, ha reagito come i tuoi genitori, vero?"
Harry strabuzza gli occhi e si irrigidisce, a quella domanda.
Louis è troppo attento, Louis è sempre un passo avanti.
Louis si accorge della sua reazione e gli prende una mano per tentare di rincuorarlo. Harry annuisce, mordendosi un labbro perché sta mentendo e se parla, se dice anche solo una parola, sa che Louis capirà di star parlando con una persona che nasconde ancora qualcosa.
Rimangono in silenzio ancora per un po'. "Per questo volevi andartene? Perché pensavi stesse per riaccadere?"
Harry annuisce e i ricci lo accompagnano in un gesto delicato. Louis piega ancora il capo, gettandogli uno sguardo di rimprovero. "Sei uno stupido" Dice, facendogli un puffetto sui capelli.
Poi ridono.
"L-louis...?" Lo chiama Harry, quando lo scrittore si è alzato dal letto per sfilarsi la maglietta e i jeans e mettersi il pigiama.
"Mh?" Risponde Louis, voltandosi a guardarlo mentre si infila i pantaloni del pigiama.
Harry sposta lo sguardo altrove, perché fino ad allora sostava involontariamente sul coccige di Louis; e, leggermente imbarazzato dalla facilità di Louis di mostrarsi nudo davanti ai suoi occhi, balbetta in un sussurro qualcosa che Louis non intuisce.
Lo scrittore sorride, smaliziato. "Dimmi, Harry" Lo provoca.
Louis non lo sa, ma è nato per sedurre. Louis ha un bel corpo che Harry vorrebbe guardare senza arrossire e dimostrare, così, palesemente, i suoi apprezzamenti.
Louis è un bastardo, perché adora vedere arrossire Harry.
"Anche tu... sei..., mh, gay?" Harry non sa come è riuscito a porre quella domanda, sa soltanto che è uscita dalla sua bocca e vorrebbe rimangiarsi ogni parola.
Silenzio.
Louis si irrigidisce, serra la mascella e guarda il computer che ha accanto al letto.
Harry non può aver letto nulla - pensa.
"Io non sono niente." Dice, poi, atono.
E Harry pensa che Louis ha troppe personalità, una differente dall'altra e che, a volte - troppo spesso, in realtà - fanno perfino a pugni tra loro.
Louis è carismatico, solare, impiccione e divertente. Louis è smaliziato, è un seduttore, è un bastardo. Louis è anche evasivo, scorbutico e... lunatico.
"è impossibile" afferma Harry con piglio.
"Se decidi di non provare emozioni, diventa possibile" Risponde, piccato, ficcandosi sotto le coperte.
E allora Harry capisce che quel silenzio è dovuto ad altro, che non è il solo ad avere segreti in quella stanza e che, in fondo, Louis non è l'unico a leggere nella mente delle persone.
Harry, infatti, ha una dote: leggere i computer, per lui, è un gioco da ragazzi; e se considera i cervelli delle macchine, allora leggere quello di Louis sarà semplice. Soprattutto se Louis ha l'ambizione di scrivere ogni cosa sul pc o sul suo taccuino.
Il più piccolo lo raggiunge nel letto e si infila sotto le coperte, pensando che sia una fortuna essere un Hacker.
Harry Styles non è mai stato un impiccione, né tantomeno un curiosone... però Louis stuzzica il suo interesse come nessuno mai è riuscito a fare.
Louis è qualcosa di nuovo per lui e Harry vuole sapere perché si ostina tanto a non voler provare emozioni. Louis, poi, che vive di emozioni nei suoi romanzi; è un controsenso - pensa.
"Harry?" Lo chiama Louis, poco dopo aver chiuso la luce. La sua voce risuona soave e non più tagliente.
Il Louis solare e dolce è tornato a fargli visita.
"Mh?"
"Non te ne andrai, vero?" Chiede, strusciando la guancia sul cuscino e chiudendo gli occhi. Harry in quel tono di voce ci trova un pizzico di disperazione e non può fare a meno di allungare le labbra in un sorriso assonnato.
Ha ragione lui, in fondo: è impossibile non provare emozioni e Louis glielo ha appena dimostrato con quell'impercettibile disperazione nel non sapere la sua decisione.
Si gira di lato, anche se è buio vuole dire quelle parole sapendo di averlo di fronte.
"Continua a rompere il mio silenzio, Louis, e non me ne andrò..." sussurra e non c'è goffaggine, né incertezza, nelle sue parole. Per la prima volta ha parlato con sicurezza e animo, con la sincerità a guidarlo profetica.
Chiude gli occhi e si lascia cullare dalla sensazione di pace. E per la prima volta quel silenzio non lo turba.
Louis si muove sul posto, incapace di star fermo, e sorride. Poi "Buonanotte, Harry" spezza ancora il silenzio e Harry si addormenta, sereno.
Sometimes we don't learn from our mistakes
Sometimes we've no choice but to walk away.
Tried to break my heart,
Well it's broke.
Tried to hang me high,
Well I'm choked.
Wanted rain on me,
Well I'm soaked,
Soaked to the skin.
It's the end where I begin.
The end where I begin - The Script
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