Sleep tight - la buffa sincerità ripaga.

Sleep tight – la buffa sincerità ripaga.

Now it's time to say good night

Good night, sleep tight

Now the sun turns out his light

Good night sleep tight

Dream sweet dreams for me

Dream sweet dreams for you*

Il divano è scomodo. Mentre lo pensa, Harry sbuffa smuovendosi tra il lenzuolo che lo avvolge. Il cuscino è troppo sottile e i guanciali del mobile sono duri. Si sveglierà – se mai riuscirà a prendere sonno – con la schiena a pezzi.

Con il computer tra le mani, poggiato sulle ginocchia alzate, Harry sta cercando una linea Wi-Fi per connettersi a Internet, ma tutte quelle che trova sono protette da password; ciò nonostante è un gioco da ragazzi per lui, che è nato con la tecnologia nel DNA, connettersi nonostante l'impedimento.

Inevitabilmente, però, anche se tenta di concentrarsi sulla Home di Twitter, ripensa alla giornata trascorsa.

*

Dopo essere arrivato in quella casa ha deciso di fare un giro nel quartiere; lui, che è sempre stato abituato a una cittadina relativamente piccola, ritrovandosi d'improvviso a Londra si è sentito traumatizzato ed entusiasta allo stesso tempo.

La zona dove risiederà è periferica rispetto a Londra, ma le stradine londinesi sono comunque piene di persone – di tutte le età – che camminano troppo velocemente per i suoi gusti.

Ha passeggiato lentamente, a volte contro corrente, tentando di non perdersi, fino a quando le gambe non hanno iniziato a dolergli; dopodiché è tornato sui suoi passi.

Compra perfino la cena, con i pochi soldi che è riuscito a rubare ai genitori, mentre ritorna indietro. Perché l'idea di cenare con quel gruppo lo imbarazza.

È strano, Harry. Il suo problema è di non essere abituato a convivere con gli altri, ma si ripromette di mettercela tutta per imparare. Perché stavolta vuole che funzioni, vuole trovare un posto che possa chiamare casa.

Quando rincasa, trova tre – su quattro – ragazzi vicino al divano – quello che sarà presto il suo letto – mentre mangiano la pizza e giocano a Fifa.

Stranamente Louis non ha il taccuino tra le mani; questo probabilmente perché è impegnato a manovrare un joystick.

Contro di lui, Niall ha una fetta di pizza in bocca, che gli ricade penzoloni tra le labbra, e sta borbottando qualcosa come 'quello è un fallo', con il solo risultato di sputacchiare ovunque pezzi della poltiglia che ha in bocca.

Entrambi sono seduti a terra, appoggiati al divano sul quale, invece, è seduto Liam che, placido, osserva le azioni di gioco e mangia tranquillamente un trancio della pizza.

"Harry" Lo saluta Liam, invitandolo a raggiungerlo con un gesto della mano. Harry si avvicina, mentre Niall si volta un secondo a guardarlo per sorridergli, facendogli l'occhiolino.

Il pezzetto di carta, infilato ancora nella tasca dei pantaloni, brucia sotto quello sguardo che sa di complicità.

Harry non sa fingere, non sa tenere segreti - eccetto quello che... - non è per niente un bravo attore e lo sa, lo sa che prima o poi verrà scoperto da Louis.

Louis che non si volta a guardarlo, né lo saluta.

"Tieni, mangia..." Gli dice Liam, allungandogli il cartone; Harry nega con la testa. "Ho mangiato qualcosa, mentre passeggiavo..." Abbozza, arrossendo per l'impaccio di non aver pensato che, probabilmente, cenando fuori, possa aver offeso i suoi nuovi coinquilini; guarda lo schermo della Tv per non dover affrontare la delusione nel volto di Liam, ma quando con coraggio si volta verso quest'ultimo, il ragazzo sta tranquillamente mangiando.

Non è abituato a convivere con qualcuno, figuriamoci con quattro persone, perché Harry è cresciuto in una famiglia silenziosa, dove ogni membro è stato abituato a cavarsela da solo.

Ma si è ripromesso di imparare, perciò la prossima volta mangerà con loro.

Non vuole sbagliare.

"Sai giocare, Harry?" Gli chiede Louis, senza voltarsi a guardarlo.

Harry sobbalza sul posto, quando la voce allegra e delicata di Louis arriva alle sue orecchie. Il suono del suo nome ha risuonato in modo diverso sulle sue labbra, come se l'accento di Louis lo abbia storpiato in un 'Harreh' che, però, lui stesso trova incredibilmente tenero.

Se fino a quel momento ha pensato di essere stato totalmente ignorato dallo scrittore, ora che ha avuto la sua attenzione si sente quasi onorato. Che idiota.

Annuisce, balbettando in seguito un esile 'Sì'. "Io e il mio migliore amico trascorrevamo spesso dei pomeriggi interi a giocarci..." Farfuglia, subito dopo, con una nota malinconica a imporporare il suo tono roco di voce.

Liam si gira a guardarlo, mantenendo il silenzio in cui è lentamente caduto. Niall inveisce ancora contro l'arbitro, ignorandolo, mentre Louis, attento ai dettagli, non si è perso quel tempo al passato con cui Harry si è espresso, né il suo tono di voce.

"Ex migliore amico?" Lo corregge lo scrittore, continuando a guardare verso la Tv e ridendo per l'incredibile sfiga di Niall, al quale è stato ammonito un altro giocatore.

"C-cosa?" Esclama Harry, stupito per quella domanda.

Si chiede, infatti, come faccia Louis a saperlo. Si gira per controllare la sua valigia, adagiata accanto al divano, pensando improvvisamente che in sua assenza possano aver sbirciato. È nella stessa posizione in cui ricorda di averla lasciata.

Ricorda di avere una foto di lui e Nick, ma sa con certezza che questa è nel suo portafogli, che porta sempre con sé.

Deve essere qualche potere magico degli scrittori – continua a farneticare, spaventato.

"Hai parlato al passato, quindi mi è venuto spontaneo chiederti se fosse il tuo ex migliore amico..." Spiega Louis, esultando subito dopo per un goal.

Conoscerà tutti i suoi segreti, allora; come se poi ne avesse così tanti. – blatera la mente di Harry in quello che apparentemente sembra essere un attacco di panico.

"Lou, smettila di fare il terzo grado alle persone; sai fingere su tante cose, ma la spontaneità non è proprio nelle tue corde..." Dice sarcastico Liam, dandogli un buffetto sui capelli già scompigliati.

Louis si volta verso il ragazzo; i suoi occhi invece di essere freddi e indispettiti – come Harry si è aspettato di vedere – sono ilari e divertiti.

"Beccato" Afferma, allungando le labbra sottili in un sorriso beffardo.

Harry si gratta il capo e si sistema gli occhiali sul naso senza l'intenzione di dire nulla.

Ci ha preso in pieno, però, Louis. Harry ha un ex migliore amico. Ex, da un paio di settimane.

Una ferita fresca, ancora incapace di sanarsi e, forse, una delle motivazioni che lo ha spinto ad andarsene di casa.

"Perdonalo, Harry. Penso sia un'inclinazione di tutti i promessi scrittori farsi gli affari degli altri senza usare un minimo di delicatezza." Afferma, gettando uno sguardo disperato verso Louis che fa semplicemente spallucce.

"Mi dispiace, comunque, nel caso in cui Louis abbia ragione..." Afferma, dandogli una pacca sulla spalla, sinceramente colpito.

Harry annuisce, allunga un sorriso da un lato della bocca e abbassa lo sguardo.

Liam ha una sensibilità che traspare anche soltanto dal modo in cui parla e dal calore che emana la sua mano sul pezzo di stoffa su cui è adagiata; questo rassicura Harry che, improvvisamente, si sente a casa – una sensazione che raramente è riuscito a provare nei suoi diciotto anni di vita.

"Ovvio che ho ragione, gli si legge in faccia..." Sbotta ancora Louis, non scampando questa volta alla sberla che Liam gli lancia tra capo e collo.

Harry sorride, appuntandosi mentalmente di stare attento a quel ragazzo troppo sveglio, proprio quando Louis si gira a guardarlo con le sue iridi che, per quanto sembrino ancora fredde e indifferenti, gli stanno chiedendo scusa in un tacito scambio di sguardi.

"Oh, basta! Non ci gioco con te, Tomlinson." Sbotta Niall, alzandosi per risedersi sul divano fra Harry e Liam e afferrare un altro trancio di pizza.

Louis torna a guardare un secondo la Tv, spezzando quel legame e quel silenzio, poi torna sui tre con un sorriso trionfante – e lo sguardo 'scusami' dello scrittore, ad Harry, sembra essere stato soltanto un'allucinazione, prodotta dalla sua fervida immaginazione.

"È stato un piacere farti il culo, Horan" Le palpebre appena socchiuse, lasciano trasparire il celeste limpido delle sue iridi mentre Harry si perde sulle rughe d'espressione spuntate ai lati degli occhi.

Appaiono sempre quando Louis sorride, ma Harry ha come la sensazione che ogni volta queste simboleggino un'emozione diversa. Ora, per esempio, sono beffarde come il suo sorriso.

"Chi è il prossimo?" Continua Louis, girandosi a guardare Liam. Quest'ultimo alza le mani in segno di sconfitta.

"Sto ancora tentando di risanare il mio orgoglio ferito, dopo la pessima figura che mi hai fatto fare" Ironizza, mentre Niall lo abbraccia, allacciando un braccio attorno al collo per confortarlo. "Siamo sulla stessa nave" Gli farfuglia l'irlandese, mentre gli occhi di Louis si spostano sul volto di Harry che intanto sta guardando, silenzioso e divertito, quel siparietto giocoso che i tre stanno portando avanti.

"Ti va?" Gli propone Louis, offrendogli il joystick che Niall poco prima gli ha lanciato addosso. Harry desiste un attimo, poi annuisce e si alza per sedersi accanto al biondino. Incrocia le sue gambe lunghe e prende il joystick dalle mani di Louis, guardandolo con un sorriso sincero stampato in volto.

"Sei pronto per la disfatta?" Lo provoca lo scrittore, mollandogli una spallata. Harry ride, mentre poggia una mano sul pavimento per evitare di cadere; riesce a trattenere il desiderio di pavoneggiarsi come, invece, sta facendo l'altro.

In realtà, sono state rare le volte in cui ha perso a Fifa o, più in generale, a qualsiasi altro gioco, ma non lo dice.

Nel bel mezzo della partita, la situazione è placata da un pareggio e dall'uscita di Zayn dalla propria stanza con addosso un giubbino nero e una sigaretta tra le labbra.

Niall e Liam si voltano a guardarlo, l'irlandese gli sorride come fa con tutti e lo saluta con un cenno della mano. Liam lo guarda soltanto, nessun sorriso imperla il suo volto.

I due si osservano, mentre Zayn si sta tastando tutte le tasche che ha addosso, probabilmente alla ricerca dell'accendino – il maledetto accendino che sparisce sempre.

Harry distratto dal rumore di passi si è voltato nella sua direzione, mentre Louis lo ha ignorato, facendo una smorfia di concentrazione verso la televisione.

In realtà ha le orecchie ben tese per ascoltare tutto – come sempre.

"Vado a lavoro" Borbotta Zayn, con remissiva pigrizia. È un annuncio per tutti, ma i suoi occhi scuri sono fissi in quelli nocciola di Liam che annuisce, mite, mentre si alza per dirigersi in cucina, senza aggiungere niente.

Zayn, però, lo segue. Harry li guarda con piglio, mentre una gomitata da parte di Louis lo fa tornare a concentrarsi sul gioco.

"Ti ho fatto goal, Harry curioso, proprio mentre eri occupato a farti gli affari degli altri..." Gli sussurra beffardo Louis, facendo scoppiare in una risata Niall, che afferma veloce: "Senti da che pulpito", e arrossire il diretto interessato che, però, decide di non trattenersi più.

Harry fa una smorfia, allora, e inizia a pavoneggiarsi con i fatti. Si concentra sul gioco, cacciando la lingua da un lato della bocca e smanettando impavido il joystick che ha tra le mani.

"Quella considerala come la tua unica chance di vincermi" Lo sfida, sorprendendo sia Louis che Niall per l'impavidità che non è proprio nelle sue corde, mentre con l'attaccante corre verso la porta avversaria.

Non ci mette molto, Harry, per quanto l'altro sia bravo, a pareggiare con la sua squadra e nemmeno Louis a rifilargli un'occhiataccia indispettita, mentre Niall incoraggia Harry tra risate e cori calcistici.

Nel frattempo in cucina, Liam sta fingendo di bere un bicchiere d'acqua che, lentamente, la sua gola manda giù controvoglia, perché non è assettato, mentre Zayn, più bravo a fingere, si attacca direttamente alla bottiglia, scatenando ulteriormente l'ira del migliore amico.

Quando ha finito, la chiude con il tappo, senza mai staccare gli occhi da Liam; riporta la sigaretta alla bocca, non dice nulla, ma con una sola espressione lo saluta e fa dietro front, piuttosto deluso per non essere riuscito – anche questa volta – a parlare e scherzare come accadeva un tempo fra loro.

Liam pensa più o meno alla stessa cosa.

È rimasto sorpreso quando, girandosi verso la porta della cucina si è ritrovato lo sguardo di Zayn addosso, ma ha fatto finta di nulla, rigirandosi tra le mani il bicchiere di plastica e passandogli la bottiglia d'acqua.

Dentro di sé, però, ha pensato che è diventato veramente strano il loro rapporto; è rigido come non lo è mai stato, è fermo in un punto di non ritorno e sta aspettando soltanto che qualcuno metta le carte in tavola per capire cosa c'è che non va.

Sono tante le cose che non vanno, in realtà. Tante incomprensioni, tante cose non dette, tante dimostrazioni lette con una chiave sbagliata.

Il loro problema è di non essere capaci a parlarne, di avere paura ad affrontare gli scheletri che hanno chiuso nell'armadio.

Liam vorrebbe chiedergli se l'ha ferito; Zayn, invece, se ha mai sentito la sua mancanza in quell'anno che li ha visti lontani.

Ma non lo fanno, tacciono, pensano al presente.

Liam che ha sempre una parola per tutti e per qualsiasi problema, con Zayn non sa rimediare ai suoi errori.

E Zayn aspetta. Aspetta ancora quelle spiegazioni che non sono mai pervenute. E manda giù, come ha sempre fatto, tutti quei bocconi amari che la vita gli ha riservato.

Entrambi preferiscono l'immutabilità di quel – non – rapporto, piuttosto che pensare ad altro, magari alla fine di un'amicizia.

Perché una cosa è certa, sono agli sgoccioli.

"Mi raccomando, fa attenzione" Sono le parole sussurrate di Liam, poco prima che Zayn sia troppo lontano per sentirle.

Il moro rilassa le spalle, in quello che sembra essere un sospiro di sollievo, e annuisce, voltandosi con un sorriso appena pronunciato.

"Certo, a dopo" Risponde e sparisce dietro la porta d'ingresso.

Liam rimane fermo sul posto ancora qualche secondo, poi si ravviva i capelli, passando una mano tra di essi.

Sa che prima o poi dovrà trovare le parole giuste per spiegargli tutto; perché dopo quello che ha fatto, dopo un anno di silenzi, deve ancora molte spiegazioni al suo migliore amico.

Sbuffa in un sospiro e torna in salone.

"Harry ha stracciato Louis-non-perdo-mai-a-fifa!" Urla Niall buttandosi al collo di Harry e ridendo sguaiatamente.

Anche Liam sorride, strabuzzando gli occhi per l'incredulità della notizia.

Louis invece sembra un cucciolo spaventato che ancora non riesce a credere di essere stato battuto; il joystick tra le mani cade a terra in un tonfo sordo e la bocca è leggermente spalancata dalla sorpresa.

Louis guarda i capelli di Harry, incapace di sostenere i suoi occhi lucidi e contenti e poi Niall che, ancorato sulle spalle di Harry, gli sta mostrando senza problemi il fondoschiena.

Fa una smorfia, non può proprio credere che sia successo. Nessuno, infatti, è mai riuscito a batterlo. Al massimo un pareggio, ma mai una sconfitta.

Quella consapevolezza ha tutta l'aria di essere un affronto per il suo ego; difatti si alza e abbandona il salone con la scusa del bagno – anche se è nella sua stanza che si dirige. E sparisce per il resto della serata, sotto gli sguardi increduli degli altri – soprattutto quello di Harry.

Harry, però, tra l'abbraccio di Niall e lo sguardo compiaciuto di Liam si sente ben accolto; non avrebbe mai potuto immaginare di meglio e si sente fortunato ad aver trovato quella casa, quei ragazzi.

*

Ripensando a quella serata appena trascorsa, un sorriso è spuntato sul suo volto, fino a poco prima contratto in una smorfia assonnata - sebbene sia preoccupato del fatto che Louis ce l'abbia con lui.

Spegne il computer che - finge di non aver notato - non ha praticamente usato a causa del trip in cui si è crogiolato; poi sbadiglia, girandosi d'un fianco.

Chiude gli occhi e attende di perdere i sensi e sprofondare nel sonno.

Liam e Niall si sono ritirati nella loro stanza poche ore dopo, Louis non si è fatto più vedere dopo la sconfitta e Zayn non è ancora rincasato dal lavoro.

Liam gli ha detto, poco prima di ritirarsi, che non ci sarà bisogno di pagare l'affitto, ma che dovranno semplicemente dividersi tutte le spese di mese in mese – spese che Harry naturalmente salderà una volta che avrà un lavoro.

L'unica regola della casa, ha evidenziato Niall, è questa: l'ultimo arrivato ha l'obbligo di adempire a tutte le emergenze della casa – qualsiasi cosa.

Per questo motivo l'irlandese è felice dell'arrivo di Harry; così è sicuro che le notti imperiture trascorse a soddisfare gli improvvisi capricci dei suoi compagni non saranno più un suo problema.

Harry, però, ne è rimasto terrorizzato, perché non sa affatto immaginare di che calibro siano quelle che Niall ha chiamato 'emergenze'; non si sente un tipo responsabile, né tanto meno maturo da saper affrontare una situazione delicata... Come possono fidarsi di lui alla cieca?

Non lo sa, purtroppo, che anche la sola preoccupazione di non sapercela fare è un chiaro segno di maturità.

Quando sente la porta in fondo al corridoio scricchiolare, mentre si apre, si irrigidisce pensando che non avrà altro tempo per domandarsi cosa possano fargli fare.

Dall'improvvisa luce, fuoriuscita dall'interno della stanza, però, spunta Louis con addosso soltanto un pantalone di flanella, ricamato con i tipici quadrettoni scozzesi.

Trascina il passo, portandosi in cucina, mentre si gratta la testa scompigliandosi i capelli.

Harry finge di dormire per evitare un'ulteriore situazione imbarazzante. Non sa quanto tempo passerà prima che Louis smetta di avercela con lui, per averlo sconfitto a Fifa, anzi, non sa se Louis abbia iniziato ad avercela con lui, piuttosto.

Quando il ragazzo esce dalla cucina, però, si avvicina al divano e Harry trattiene perfino il respiro come un idiota.

Louis si guarda intorno, gli occhi puntati sul pavimento alla ricerca di qualcosa. Si avvicina alla finestra; è certo di averlo lasciato lì.Ma non c'è. 

Harry che, curioso, ha aperto gli occhi per un momento, impallidisce e, assurdamente, si sente avvampare.

Lui sa cosa Louis sta cercando, lo capisce al volo pensando di aver lasciato il pezzo di carta, stracciato dal taccuino di Louis, nella tasca dei jeans che ha messo sotto i suoi piedi.

Louis sbuffa, gettando le mani sui fianchi nivei e spostando lo sguardo a destra e a manca. Si avvicina di nuovo alla cucina con l'intenzione di controllare nella pattumiera, permettendo al finto dormiente di tornare a respirare.

Harry non sa cosa fare. Potrebbe alzarsi velocemente, afferrare il foglio di carta e buttarlo lì, dove l'ha preso, e tornare a fingere di dormire; ma ha paura di non avere troppo tempo.

Sbuffa.

"Ti ho svegliato?" Gli chiede Louis che, silenziosamente, è tornato nel salone. Harry sussulta sul posto, mentre il cuore crolla in una corsa di battiti accelerati. Non si è reso conto della presenza dietro di lui dell'altro. "Ti ho spaventato?" Continua Louis, sorridendo, mentre accende l'abatjour della stanza.

"No, alla prima. Sì, alla seconda." Farfuglia Harry, sincero, massaggiandosi il petto e mettendosi a sedere. Louis ride, tossicchiando per trattenersi.

"Cercavi qualcosa?" Chiede, poi, dopo essersi schiarito la voce fin troppo bassa per avere un tono, mentre inforca gli occhiali sul viso. Louis annuisce, titubante, guardando Harry nei suoi occhi verdi.

"Quel pezzo di carta che ho stracciato oggi pomeriggio... Hai presente?" Chiede con disinvoltura, mentre continua a guardarsi attorno; la sua voce è limpida nonostante l'ora tarda.

Harry non sa cosa fare: essere sincero o provare a mentire?

Lo sa che non sa fingere, lo sa che Louis, accurato nei dettagli, lo sgamerà nell'arco di due secondi. Perciò tentenna, contorcendosi le mani. Vada per la verità – pensa.

"Già mi odierai per... prima, ma senti, non arrabbiarti, okay? Niall mi ha detto che potresti infuriarti e portarmi rancore perciò... io..." Balbetta, incespicando e arrossendo.

Louis alza un cipiglio d'incomprensione, mentre le labbra si arricciano in una smorfia. Gli occhi ridotti a due fessure.

Sta pensando: 'Sta parlando la stessa persona che ha conosciuto? No, perché sta decisamente farfugliando troppo...'.

Improvvisamente, quindi, sorprendendo il più piccolo, scoppia a ridere. "Come sei buffo, Harry" Dice. E, ancora, quando Louis pronuncia il suo nome, lo fa come se stesse usando un vezzeggiativo.

"Stai cercando di dirmi che l'hai preso tu?" Harry annuisce, tornando a trattenere il respiro. Vorrebbe chiudere gli occhi e aspettare che l'inferno inizi. Si fida di Niall, crede davvero che per un bel po' di tempo Louis gli porti rancore per ciò che ha fatto – soprattutto se poche ore prima lo ha stracciato a calcio.

Poi, però, non si trattiene e scoppia nuovamente perché quel silenzio non è capace di sostenerlo: "Senti mi dispiace, non lo farò più... Soltanto che tu l'hai buttato e io ero curioso, perché sapevo che avevi scritto qualcosa su di me... E... Ho letto, ma c'ho capito veramente poco, perciò tranquillo... e..."

Louis lo fissa serio per qualche secondo. 'Sì, devono essere la stessa persona nel corpo di una', pensa ancora. La bocca gli trema e Harry pensa che sia per la rabbia che sta tentando di contenere; quando però il biondino scoppia di nuovo in una risata sguaiata, che rischia di far svegliare l'intero vicinato, Harry si acciglia e si gratta la testa, stupito.

Che Niall non fosse stato sincero? O che, in fin dei conti, si sbagliasse su di Louis?

"Certo che quando vuoi ne dici di cose! Sei perfino riuscito a offendermi, mentre ti scusavi... Te ne sei accorto?" Dice Louis, mentre si tiene l'addome per contenere le risate che gli stanno provocando dolore. "Non sai proprio farci con le parole..." Farfuglia ancora quest'ultimo allungando una mano tesa e aperta verso Harry.

Harry guarda prima la mano, poi le iridi celesti ancora lucide per le lacrime. "Che?" Balbetta. "Oh, s-scusa" Continua, ripensando velocemente a ciò che ha detto. In effetti quel 'c'ho capito veramente poco', potrebbe suonare come un'offesa.

Non lo era.

"D'altronde non si può essere bravi sia a Fifa, sia con le parole; quello è un mio privilegio" Dice con tutto il suo ego già risanato dalla batosta ricevuta dal diciottenne.

Harry sorride, mentre Louis continua a tenere la mano aperta verso di lui. Si osservano accigliati per qualche secondo.

"Allora? Vuoi ridarmelo o continuiamo a fissarci come due ebeti?" Se ne esce Louis, riferendosi ancora al pezzo di carta.

Harry sobbalza sul posto, per poi allungarsi verso i pantaloni e afferrare il pezzo di carta.

Tituba un secondo prima di darglielo. "Non ce l'hai con me?" Chiede.

Louis sorride e nega con il capo. "No, perché apprezzo la tua buffa sincerità" Conclude, afferrando la carta e girandosi per tornarsene in camera.

Harry annuisce, mentre torna a guardare il profilo di Louis che si allontana senza dire niente altro.

"È scomodo, vero?" Afferma, poi, Louis, una volta posizionato sullo stipite della porta. "Il divano, intendo" Continua, girandosi a guardarlo.

Harry nega con poca convinzione. È scomodissimo, ma non vuole lamentarsi. Louis ride ancora, schiaffeggiandosi in viso.

"Harry, non sai proprio mentire..." Si lamenta Louis, alzando gli occhi al cielo. "Forza, vieni, ti sei guadagnato un letto..." Dice improvvisamente, sorprendendolo e invitandolo nella propria stanza con un cenno del capo.

Harry sorride, mentre il cuore si rigira in una trottola.

Non ci pensa molto, si alza celere, rischiando di inciampare nel lenzuolo in cui si è aggrovigliato. Afferra tutta la sua roba, insieme alla valigia e al computer, e lo segue.

Se avesse una coda, questa starebbe scodinzolando felice.

"Ah, ah" Esclama Louis, in un avvertimento, una volta che Harry lo ha raggiunto, bloccandolo con una mano posata sul petto.

Il viso è alzato, perché Harry è leggermente più alto di una dozzina di centimetri, mentre il suo sguardo si contrae in un'espressione seria: "Se un giorno ti dicessi di stare alla larga dalla nostra stanza, tu cosa devi fare?" Inizia l'ultimatum.

Harry manda giù la saliva a fatica e tentenna.

È sorpreso e spaventato.

Sorpreso, perché Louis ha usato la parola 'nostra' per riferirsi a quella che fino a poco prima era la sua stanza.

Spaventato, perché ha sinceramente paura di rispondere male e, quindi, di tornare a non avere un letto comodo dove dormire.

Opta per il dubbio. "Devo... stare alla larga?" Risponde, mostrando tutta la sua esitazione. Louis sorride, annuendo e permettendogli di passare.

"Perspicace" Farfuglia, spintonandolo per le spalle verso la stanza.

Quando è dentro, Harry si accorge che la camera è molto piccola per due persone e che un letto matrimoniale occupa la maggior parte dello spazio.

Strabuzza gli occhi al pensiero di dover condividere un letto con Louis, ma tenta di non farlo notare all'altro che, intanto, l'ha superato per iniziare a togliere oggetti e vestiti nella parte di letto che dovrebbe essere di Harry – quello vicino alla finestra, per la felicità del più piccolo.

Harry si guarda intorno, sulla scrivania, di fronte al letto, ci sono una miriade di fogli, ma l'attenzione di Harry viene totalmente conquistata dalle scritte su praticamente ogni parete di quella camera.

Sono innumerevoli citazioni che Harry non conosce; ma una, in particolare, conquista la sua attenzione. Forse perché è una delle poche che conosce, o forse perché il verso che ha riconosciuto è perfino uno dei suoi preferiti.

Evitiamo la morte a piccole dosi,

Ricordando sempre che essere vivo

Richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.

Soltanto l'ardente pazienza

Porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

P.N.

"Ti piace?" Louis è nuovamente dietro di lui, sussurra quelle parole e Harry non può fare a meno di rabbrividire al suono dolce e melodico della sua voce. Annuisce, mentre le gote si imporporano.

"È la parte che preferisco di 'Lentamente Muore', anche se è bella tutta..." Farfuglia, strisciando via da quella vicinanza e affiancandosi al letto. La valigia la posiziona vicino al termosifone, sotto la finestra, e il computer sul comodino che, probabilmente, diventerà il suo.

Finalmente prende coraggio e si sdraia sulla parte del suo materasso, quando lo sguardo gli cade inevitabilmente sullo schermo del Pc, aperto a pochi centimetri di distanza da lui.

"Ah, ah" Ripete Louis, affrettandosi a raggiungerlo e a piegare il portatile per impedirgli di leggere. "Per oggi hai letto abbastanza" Farfuglia, prendendolo in giro. Harry sorride, impacciato, mentre scorge Louis chiudere il portatile e sdraiarsi sotto le coperte.

La luce dell'abatjour di Louis è ancora accesa e Harry, chiuso in quella stanza, sente incredibilmente caldo.

Quando si è sdraiato sul divano si è tolto i pantaloni e si è lasciato la maglietta, per evitare di mostrarsi al mattino nudo – come è abituato a dormire.

Sa che se tenta di mettersi a letto con la canottiera, rischierà di non dormire e di fare soltanto una grande sudata, perciò si fa coraggio, sbuffa e si alza a sedere per sfilarsela, insieme agli occhiali.

Louis lo sta fissando, lo sa perché sente i suoi occhi attenti e glaciali addosso – rabbrividisce, ma non per il caldo, né per il freddo.

Alla fine torna a sdraiarsi supino, gli occhi spalancati verso il soffitto e il desiderio di dire qualcosa, qualsiasi cosa per spezzare quel silenzio.

"Perché misterioso?" La sua bocca fa uscire quelle parole senza il suo diretto controllo e rimane spiazzato; si giustifica, colpevolizzando la stanchezza che, celere, sta avendo la meglio sulle sue forze, mentre attende una risposta – spera in una da parte dell'altro.

Si dà dell'idiota per aver parlato, perché si caccia in quelle situazioni imbarazzanti da solo senza sapere poi come uscirne.

Ora Louis potrebbe mandarlo via dalla stanza, girarsi dall'altra parte e dormire senza rispondergli o, peggio ancora, gonfiarlo di botte per ficcanasare dove non gli compete.

Harry si volta a guardare il volto di Louis, spaventato dall'idea di essere menato; lo scrittore lo sta osservando minuziosamente, come se stesse in procinto di dipingerlo su una tela, e si stupisce di trovare un sorriso ad accoglierlo.

"Parli poco, e ti imbarazzi per nulla. Hai paura, sei spaventato a morte da qualcosa... Non sai mentire, ma preferisci essere sincero.

Se io ti chiedessi in questo momento il tuo più grande segreto, me lo diresti senza remore... ma, poi, probabilmente te ne pentiresti..." Sussurra Louis, puntando lo sguardo negli occhi di Harry che, attento e sorpreso, ascolta quelle parole come fossero una ninna nanna. In realtà non ha dato una risposta, ma perlomeno ha parlato.

Si sorprende, perché Louis ha davvero un talento naturale nel capire le persone – o, forse, nel capire lui.

"E probabilmente ciò che nascondi è anche la tua paura più grande..." Continua poco dopo. Harry rabbrividisce; quel ragazzo è fin troppo bravo.

"Ti prego..." Borbotta, socchiudendo gli occhi, incapace di trattenersi dal cadere nell'oblio del sonno.

"Mh?" Chiede Louis, girandosi d'un fianco e avvicinandosi alla sagoma di Harry.

Harry si gira verso di lui, affonda le mani sotto il cuscino, rannicchia le gambe e chiude completamente gli occhi. Sta per addormentarsi ma deve dirlo, deve parlare prima che sia troppo tardi.

"Non chiedermi mai di dirtelo..." Strascica a fatica, sbadigliando. Perché Louis ha ragione, glielo direbbe anche se lo conosce da nemmeno un giorno, anche se è un completo sconosciuto ai suoi occhi.

Non sa perché, ma ha la sensazione che confessarlo a qualcuno, a lui, lo faccia improvvisamente sentire libero da quel peso che si porta addosso da tempo; sente che lo farebbe sentire meglio, se iniziasse a condividerlo con Louis – come se avesse la sensazione di potersi fidare di lui.

L'ultima volta che l'ha fatto, però, non è andata come avrebbe voluto, come aveva immaginato – forse giusto il ricordo della sua ultima delusione lo farebbe desistere, ma non è sicuro.

Louis lo guarda, stupito, con un sorriso a metà bocca. Non può prometterglielo, lo sa, e il pensiero che le sue idee siano fondate lo rende contento – per la sua capacità di leggere nella mente di quel ragazzo come con nessun altro – e, al contempo, triste, perché Harry ha paura del suo segreto. Ha paura di qualcosa che nasconde, che l'ha condotto a scappare – magari qualcosa di pericoloso.

Dovrà chiedere, quindi non può garantire per qualcosa che sa da subito di non poter mantenere.

E allora Harry probabilmente si sbaglia a fidarsi di uno come lui.

"Buonanotte, Harry" Farfuglia, alla fine. Il riccio non risponde ma mugugna in risposta un "Mh, mh" che Louis traduce in un "Anche a te".

Poi Harry si addormenta, mentre Louis è colpito da un tremendo pizzicore alle mani. Deve scrivere, ha l'ispirazione in quel letto, a quell'ora, con quello sconosciuto che respira già profondamente.

Dopo mesi trascorsi con la fobia della pagina bianca, sa che adesso scriverebbe di getto. Si gira di pancia e afferra il computer che ha spostato sul pavimento.

Lo accende e apre un documento nuovo di Word.

Guarda il ragazzo che ha accanto, girato verso di lui con gli occhi chiusi, alcune ciocche di capelli ricci spostati davanti al viso; sorride e le dita sulla tastiera scrivono senza formulare nemmeno un pensiero.

Funziona così, d'altronde, a volte si scrive quasi sforzandosi e altre senza nemmeno pensarci.

E Louis è felice, finalmente sta facendo ciò che ama di più, ciò per cui ha proiettato tutta la sua vita, eclissando il resto.

E perderà una nottata di sonno, ma non importa... Vuole godersi a pieno il momento e ringrazia mentalmente Harry perché, per quanto non voglia ammetterlo, è grazie a quello sconosciuto misterioso e buffo se è tornato a scrivere.

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