Louis Tomlinson passione tenda
Louis Tomlinson passione tenda.
With you by my side
I felt like I'd arrived
I was lost and found
I feel kinda selfish
And selfish is helpless
I dragged you down
Say nothing, Example
È quel che è.
Louis se lo ripete anche in quella tenda nel silenzio della notte, che ha come rumore soltanto l'eco della cicala, la quale sbatte le sue ali per mantenersi in vita.
Non è quell'animale che non lo fa dormire o che lo infastidisce, ma i suoi pensieri, la consapevolezza che Harry sia lì, a pochi centimetri da lui, e che lui non faccia niente per esaudire i suoi desideri.
È quel che è.
Harry ci ripensa in quella tenda con gli occhi aperti verso l'alto e il desiderio di dire qualcosa a Louis, qualsiasi, anche la più stupida, pur di non permettere che quel momento scivoli via.
Da quell'istante Harry vuole qualcosa, lo desidera più di se stesso.
Si morde un labbro e ci pensa: cosa fare? Può dire che gli va bene anche quel non rapporto?
Perché a lui pare comunque che lo sia, visto che non ha mai avuto la possibilità di conoscere cosa viene dopo l'innamoramento.
In fondo Harry non ha mai amato una persona e quell'inizio, per quanto Louis sia restio a tante cose, gli basta sul serio. Perché, benché lui non debba saperlo, Louis ha fatto tante cose per lui. Gli ha dimostrato tanto. O le sue sono solo delle giustificazioni?
No – nega. Perché se Louis si fa abbracciare, se gli sorride anche quando è tutto nero, Harry è felice e quelle non possono essere giustificazioni – quelle sono dimostrazioni, fatti, verità.
Non è un qualcosa di importante? Un minimo, certo, ma non si inizia sempre così?
"Scusami se ho detto quella cosa prima..." bofonchia Louis, sorprendendolo.
È quel che è.
Louis parla perché riflette su ciò che ha detto e che probabilmente, a Harry, può essere sembrato un minimizzare.
La verità è che Louis è stanco di dover dare delle risposte ai dubbi di coloro che chiedono per curiosità, come Marcel o Leeroy, o ancor peggio di chi chiede per punzecchiarlo, come Niall.
"Tu non c'entravi nulla e ho sbagliato. Ti ho ferito, Harry?" gli chiede con voce esile, senza girarsi a guardarlo per paura di osservare uno sguardo che confermerebbe i suoi dubbi.
Louis vorrebbe tutto, ma non vuole assolutamente ferire quel ragazzo.
E si stupisce, perché è raro che provi quello stato d'animo per una persona diversa da se stesso. Anche se poi proprio lui si è limitato di vivere per non ferire gli altri – che incredibile controsenso è Louis Tomlinson.
E lo capisce in un istante il fatto che Harry sia importante per lui e questo lo terrorizza.
"No, ho capito cosa volevi dire..." gli risponde, poco dopo, Harry, girandosi d'un fianco verso di lui.
'È quel che è' alla fine è un non stabilire qualcosa che esiste. E a Harry basta la consapevolezza che esista, tra loro, qualcosa.
A quel punto anche lo scrittore si gira verso Harry e la luce della torcia, che hanno lasciato accesa, permette loro di guardarsi con un sorriso timido stampato in volto.
"Mi dispiace sul serio, ma odio quando vogliono sapere o tentare di indagare su di me. Tu, però, sei diverso, Harry. Tu... mi piaci tanto per questo" afferma, stupendosi delle sue stesse parole.
Si morde l'interno della guancia, evitando la lingua, ma ormai l'ha detto.
Gli piace.
Sì. È così. E non deve meravigliarsi tanto, perché l'hanno capito tutti e lui, probabilmente, l'ha accettato soltanto in quel momento.
"BOOM" è, probabilmente, l'espressione corretta che definisce quello che succede dentro il petto di Harry.
Non se ne capacita del fatto che finalmente si sia dichiarato a lui, perciò si limita a osservarlo con un sorriso beota e due iridi verdi perse in quelle azzurrine, ora imbarazzate da quell'improvviso silenzio.
Harry non riesce più a connettere, per questo non fiata, e lo guarda con una intensità capace di far svolazzare all'interno della pancia dello scrittore un paio di farfalle, che Louis non aveva la minima idea risiedessero, pigre, addormentate, in letargo da una vita, dentro di lui.
Non è facile quello che sta per dire e Louis ha troppa paura perché sta infrangendo tanti di quei paletti che col tempo si è imposto; ma non vuole pensarci, non adesso, non in quella tenda, non di fronte a quelle fossette che, come sempre, gli danno pace.
"Sì, mi piaci, Harry. Sei l'unico che non ha fatto domande sul perché non voglia provare emozioni, sei l'unico che non mi ha imposto nulla e, dio, questo complica tutto quanto..." Farfuglia, abbassando il capo.
Harry si morde l'interno della guancia, agitato, perché in quella dichiarazione c'è dell'amaro. Non solo perché lui sa troppo di Louis e per questo, forse, non domanda, ma perché Louis sembra frustato da tutto ciò che sta dicendo.
"Lou-" tenta di dire, abbassando lo sguardo, ma l'altro lo frena.
"Shh, fa' parlare me! Questo complica tutto perché tu, Harry, tu quelle maledette emozioni me le fai provare! In qualsiasi cosa fai, anche con un semplice sorriso... sei un'emozione per me. E ho paura. Perché questo non mi accadeva da un po', da mai, in realtà! Ma tu ci sei riuscito in un modo così semplice e questo mi spaventa. Perché non posso, per quanto lo desideri, non posso... perché ho paura, accadono tante cose brutte quando io-mi lascio andare" biascica mesto, senza il coraggio di guardarlo.
Harry, ancora una volta, lo sorprende e gli alza il mento per far incontrare i loro sguardi.
Poi gli sorride, rincuorandolo.
"A me va bene anche così, Lou... Io non pretendo nulla, non voglio che tu abbia paura- di questa cosa, p-perché- va bene così. Se io posso fare questo" e lo abbraccia repentino, circondandolo con entrambe le mani. "Non ho bisogno di altro- mi va bene così." Ammette, sul collo dell'altro, socchiudendo gli occhi, mentre il cuore accelera la sua corsa nel petto.
Dovrebbe dirgli tutta la verità, ma ancora una volta si dichiara, crogiolandosi in quell'abbraccio.
In realtà, non è vero che gli va bene così, ma non vuole che Louis soffra, non vuole che Louis faccia niente che possa farlo spaventare.
Non vuole cambiare quel "è quel che è", se Louis poi è pronto ad andarsene. Non vuole perderlo.
Perché, come tutti, in realtà, Harry vuole solo amore, vuole amare ed essere amato.
"Io- non ti chiedo nulla di più", aggiunge, carezzandogli i capelli con una guancia.
Louis sospira e in quell'abbraccio ancora una volta non si sente stretto, ma confortato.
Quell'odore, poi, che ormai associa ad Harry, lo inebria a tal punto da avere l'esigenza di inalarlo con forti respiri.
Harry l'ha sorpreso con quelle parole. E come sempre ha smosso in lui il desiderio di cambiare.
Perché Harry non lo chiede, ma Louis è pronto a farlo.
E, poi, pensa che c'è uno sbaglio nelle parole di Harry; perché Louis è il primo a desiderare di più da quel rapporto. È, lui, il primo a desiderare Harry nella totalità di quel non rapporto.
Louis è il primo a voler amare ed essere ricambiato, come non è mai successo.
Perché... è così semplice da spiegare, sospira; Harry è la sua eccezione.
Per Harry, Louis pensa che valga la pena avere paura.
Così, dopo aver indugiato in quell'abbraccio, Louis si distacca un po' e cerca il viso dell'altro.
Si morde un labbro, mentre Harry gli sorride ancora, tentando di rassicurarlo.
E Harry, ancora una volta, non immagina minimamente cosa Louis abbia intenzione di fare.
Quando quest'ultimo lo bacia, celere e lento, dolce e rude, sulle labbra, è il primo a sgranare gli occhi e a perdere quasi razionalità sugli avvenimenti che si succedono.
Perché Louis lo sorprende, come ha sempre fatto in quei pochi giorni che si conoscono, e quando lo bacia, Harry ha modo di capirlo soltanto pochi secondi dopo, quando le loro lingue si incontrano e i loro corpi si cercano, affamati.
E di quel bacio casto dato nella loro stanza non c'è traccia, né di quelli dati per sfida o per gioco.
Quel bacio esprime i loro pensieri, i loro desideri, le loro voglie.
Quando si dividono per riprendere fiato, si guardano confusi e felici. Louis gli carezza una guancia e le sue iridi gli sussurrano che non ha desiderato altro da un po'.
Harry sorride impacciato e le sue fossette ringraziano, mentre pensa a quanto Louis sia- "Sei bello, Lou..."; ecco appunto, Harry non ha filtri e troppo spesso si lascia scappare pensieri come questi.
L'imbarazzo cresce notevolmente sul suo viso e Louis scoppia a ridere, quando torna a baciarlo sbrigativo e desideroso.
Si toccano, si studiano e Harry in quei baci e in quelle scoperte non sembra più tanto timido come lo è quando parla.
Carezza da sopra la maglietta la schiena di Louis e le loro gambe si intrecciano, quando Louis scivola sopra il suo corpo.
Si baciano, si baciano e si baciano come se non esistesse altra cosa al mondo da poter fare.
Quando prendono ancora fiato, entrambi cadono nell'incavo del collo dell'altro e ridono, felici e commossi.
È Louis, poi, che prende l'iniziativa e inverte le posizioni. Lo fa per un semplice motivo: vuole proseguire, vuole di più, vuole Harry.
Suo.
Così, mentre le mani si posano sul bordo della maglietta, Harry abbassa lo sguardo e, inizialmente titubante, poi annuisce e si alza per permettere a Louis di proseguire.
Gliela sfila, calmo, trascinandosi con le mani sulla pelle accaldata dell'altro con estrema lentezza.
Una volta sfilata, la lancia accanto a loro e Harry si lascia osservare dallo scrittore che, come se non l'avesse mai fatto, inizia a descriverlo nella propria mente.
E a Louis gli basta una sola parola, in quel momento: perfezione.
Harry cerca di imitarlo subito dopo, togliendogli il maglioncino largo e setoso, mentre Louis sorride e l'aiuta, denudandosi.
Si baciano ancora in uno scocco che sa di mancanza.
Louis gli morde un labbro e sorride sulla sua bocca, prima di far incontrare ancora una volta le loro lingue.
E Harry gli permette tutto.
Un'erezione nei suoi pantaloni struscia famelica nell'interno coscia dell'altro, che sentendola rabbrividisce, colpito da troppe sensazioni diverse.
Sono emozioni, le sta vivendo e per la prima volta le accetta, senza evitarle.
I suoi occhi sono come il portale per i suoi pensieri e Harry, guardandoli, ci trova il desiderio, la possessività, l'accettazione e amore...
Quell'amore innaturale e naturale che è scoppiato nei cuori d'entrambi troppo velocemente, troppo facilmente.
Accade così, però, quando si incontra l'anima gemella, giusto?
Non gli sembra vero e si morde un labbro dopo che Louis inizia a baciarlo sull'addome. Lascia che il capo cada all'indietro e che gli occhi si chiudano, mentre le labbra dello scrittore lasciano lascive una scia di baci bagnati fino al suo ombelico.
Qualche secondo dopo Louis si sbriga a sfilargli i jeans e Harry non dice nulla, si lascia manipolare da quelle piccole mani veloci e osservare avido da quegli occhi di un azzurro intenso.
Harry è un ragazzino col corpo di un uomo. È formato, asciutto, la pelle candida e pulita. Ha delle gambe bellissime con un accenno di peluria, che farebbero invidia a chiunque. Ha un viso da fanciullo, ma a tratti perfino furbo se non fosse così teneramente impacciato.
Louis lo guarda e lo descrive, mentre vorrebbe toccarlo.
La zona ancora nascosta, poi, è capace di imbarazzarlo ulteriormente, perché quel rigonfiamento nei boxer neri è molto pronunciata, benché sappia, visto che la mamma glielo ripeteva sempre, che il nero sfini.
E riderebbe, se non fosse totalmente spaventato da ciò che sta succedendo. Si morde un labbro e torna su quegli occhi verdi, che per un attimo non sono capaci di calmarlo perché, divampanti come fiamme, lo desiderano.
Incontrando di nuovo gli occhi di Louis, Harry ha la sensazione che siano esitanti e preoccupati.
Così aggrotta la fronte e si tira a sedere.
Cosa l'ha turbato?
"Harry... io ti desidero ma-" farfuglia Louis, osservando ogni centimetro del suo corpo.
Esita, perché è preoccupato.
Lotta contro quella passione, perché ha paura di procedere, non vuole spaventarlo e spaventarsi.
Harry avvampa e capisce all'istante cosa l'altro stia cercando di dirgli, perciò, con sincerità, gli risponde: "Io- i-io l'ho già f-fatto, Lou..."
Harry non ci ha mai pensato, se non in quel momento. Perché quel ricordo lo turba e lo confonde. Ma, a quella festa, dove ha bevuto fino a non ricordare quasi più nulla, non ha soltanto baciato il suo migliore amico.
E, forse, fino a quel momento, non lo ha accettato per tutto quello che Nick gli ha fatto passare.
Eppure Louis è un'altra cosa, un'altra sensazione e in quel momento essere sincero – almeno su quello – gli sembra la cosa giusta da fare.
Louis sembra stupito da quelle parole e per qualche secondo lo guarda inebetito, ma alla fine si schiarisce la voce e guarda alla sua sinistra, verso la luce della torcia.
"Davvero? Io, pensavo... Io- invece..." borbotta e il suo tono sembra affranto.
Che sia geloso di scoprire che quel corpo sia stato di qualcun altro?
Ha caldo, improvvisamente, e non diventa rosso per l'imbarazzo. Harry lo afferra per il mento. "Per te è la prima volta?" domanda.
Louis fa fatica a guardarlo e poi annuisce. "Che stupido che sono stato a pensare che lo fosse anche per te..." si lamenta, guizzando i suoi occhi ovunque tranne che in direzione del ragazzo, nonostante Harry lo stia trattenendo ancora per il mento.
Se non fosse preoccupato dalla circostanza, Harry sorriderebbe ammaliato da quella gelosia e da quella inesperienza – la stessa che, alla fine, si sente addosso perché anche per lui, quella, è una prima volta.
"Louis, ero ubriaco e ricordo- molto poco di quella volta..." Ammette Harry, sorridendo imbarazzato. A quelle parole Louis torna a guardarlo, stavolta dispiaciuto perché capisce che quel ricordo è legato al suo passato, al suo coming out con la famiglia. "P-perciò anche per me è come se fosse- una prima volta..." continua e Louis lo bacia veloce, possessivo, perché a parole – per la prima volta – non sa cosa rispondere.
Sa solo che Harry è suo, deve essere solo suo. Di nessun altro.
E felice, poi, di tornare su quella bocca, si sente sollevato perché Harry ha sempre quel dono di placare ogni sua incertezza. Anche se il pensiero che sia stato con un altro uomo continua a turbarlo, a infastidirlo terribilmente.
Ma si può essere gelosi del passato di una persona? Ce l'ha il diritto di sentire quella stretta nello stomaco, sebbene lo conosca da poco più di una settimana?
Sospira quando pensa di essere irrimediabilmente perso per quel ragazzo e continua a baciarlo, avido, perché è suo.
Harry è suo.
Quando si dividono, Louis si toglie i pantaloni, lanciandoli vicino al resto dei vestiti. E a quel punto mancano pochissimi ostacoli tra loro.
Tutto avviene con impaccio, tra baci voluttuosi e risate che vengono fuori quando, scoordinati, si fanno male sbattendo tra di loro con qualsiasi arto.
Ma tutto ciò avviene anche con dolcezza, passione e in un gioco lento di baci e carezze perché entrambi vogliono gustarsi ogni momento come se fosse il più prezioso.
Le mani di Louis sono quelle più ingorde, perché si trascinano sul corpo di Harry ovunque sia possibile.
Harry, leggermente più impacciato, si limita ad accarezzarlo lungo la schiena, le spalle e a sfiorare delicatamente il coccige sodo dello scrittore che, lo ammette, è qualcosa di meraviglioso.
Quando, occhi negli occhi, Louis gli sfila i boxer, lo fa con un labbro fra i denti e lo sguardo brillante.
Ciò che vede, poi, abbassando lo sguardo con un sorriso malizioso, è un erezione che provoca tutta la sua soddisfazione.
Così, avvolto in quel senso di gloria, senza chiedere il permesso, né dare un avviso, Louis lo afferra e lo inizia a massaggiare, causando nella bocca dell'altro un ansimo inaspettato che soffia via, vivendo e morendo in quella tenda, senza la sua volontà.
Louis ride ancora, poi, quando si avvicina per baciarlo e fa scontrare le loro fronti troppo forte, mentre con una mano gli provoca piacere.
E Harry non può seguirlo in quella risata, perché sente di star per venire su quelle labbra, di star per venire troppo velocemente, ma quella mano è... quella mano è... "Ahhh" esclama, irrigidendosi, senza più tentare di trattenere i gemiti, ma Louis lo sorprende e si ferma, guardandolo in un modo che esprime tutto e niente.
Lo guarda e gli sorride, baciandolo.
Harry, un po' insoddisfatto, con l'affanno e il cuore colmo di un amore che non vede l'ora di poter donare, si sente pronto per il suo Louis.
Louis lo capisce e sorride dolcemente quando si abbandona tra le sue gambe, dopo essersi tolto i propri boxer.
La prima volta non è mai il massimo.
C'è sempre l'imbarazzo di non sapere cosa si sta facendo, l'incompletezza di non essere abbastanza, la paura difinire troppo presto e il terrore di non essere poi così bravi.
È così che si sente Louis, quando capisce che è il momento. Ma quegli occhi verdi sono una rassicurazione e li guarda, mentre Harry lo circonda con le gambe, lungo la vita.
Sono pronti entrambi per quel momento. E lo desiderano, forse tanto quanto la loro inesperienza.
Louis esita ancora un po', mordendosi il labbro e temporeggia, accarezzando l'addome e guardandolo per cercare una rassicurazione.
Dovrebbe essere lui a tentare di non andare nel panico.
E se dovesse fargli male? E se fosse un incapace? si domanda. E se Harry preferisse l'altra prima volta?
Louis Tomlinson sgrana gli occhi, guardando l'addome niveo che ha davanti. È nel panico, succede ad ogni prima volta.
Poi Harry gli accarezza veloce una guancia, con un sorriso abbozzato su quel viso etereo e le fossette, ancora una volta, sono capaci di liberarlo.
Louis trattiene il respiro e, avviluppando il labbro di Harry tra le sue, lo carezza in un bacio e decide di provarci nel bene e nel male, di rischiare, mentre con una mano si aiuta ad entrare piano in lui, con qualche difficoltà iniziale, per poi lasciarsi andare, scosso dalle prime belle sensazioni.
Harry invece geme, stavolta di dolore, e il suono che fuoriesce dalla sua bocca è gutturale e tentennante.
Fa male e trema, guardando quell'azzurro a pochi centimetri da lui.
Si guardano in quei sospiri sottomessi e tremano entrambi, alla loro prima volta.
Louis esita un'altra volta e si ferma, guardandolo preoccupato. Ma si rilassa non appena vede Harry che, benché nella totale sofferenza, lo intima a continuare con l'ennesimo sorriso.
Lo bacia ancora e spinge in lui, mentre rabbrividisce ancora per quelle sensazioni nuove.
È patetico, lui che scrive dovrebbe trovare le frasi migliori per esprimere quel momento, ma ciò che riesce a pensare – come se poi pensasse realmente – è che legato a quel corpo, a quell'uomo, è semplicemente bello.
È una sensazione che vorrebbe vivere a rallentatore in modo che si estendi nel tempo per durare di più.
Una volta che gli è dentro completamente, tocca le sue labbra in un ansimo, dolcemente, sentendosi completo e finalmente un tutt'uno con la sua Musa, con il suo Harry, con il suo Curly.
Per un momento, è suo; quel dolce impacciato ragazzo è solo suo.
Harry prova dolore, ma la bocca di Louis è una medicina capace di placare tutto, perfino di fermare il tempo.
Perché è irrimediabilmente innamorato del ragazzo con cui sta facendo l'amore e pensa che sentirlo dentro di lui, sia l'unica cosa giusta nella sua vita.
Louis inizia a muoversi prima piano, poi sempre più veloce, mentre le loro bocche si ritrovano ingorde e le loro mani si intrecciano, stringendosi come se si appartenessero, sopra la testa di Harry.
Louis tenta di farsi spazio, di abituarsi a quell'universo, stretto e invitante. Ci riesce, perché ancora una volta pensa di non volerne più uscire.
Mai più.
E Harry sente che quel dolore, poi, è un piacere tanto amaro, quanto dolce, da fargli desiderare di sentirsi sempre così; vorrebbe che Louis restasse dentro di lui, si perdesse lì dentro, assieme a lui, per sempre.
Si avvicina sulla sua bocca piena, mentre si muove e spinge sempre più a fondo, mentre, senza più pensieri, si lascia andare a sospiri, sorrisi e a movimenti sempre più vigorosi.
Poco dopo, viene e il mondo sembra fermarsi per davvero di fronte a quel piacere che ricaccia fuori in un mugugno.
Stringe le mani, già intrecciate in quelle dell'altro, e chiude gli occhi, trattenendo istintivamente il fiato.
Tutto sembra trattenersi in quel momento e Harry lo osserva, meravigliato e profondamente commosso, ma soprattutto felice.
Quello è il suo spettacolo, Louis colto dall'emozione più potente, più forte, più vera.
Poi il mondo torna a girare, i minuti a scorrere e anche Louis ricomincia a respirare, cercando di riprendersi.
Si guardano, mentre Louis sorride e si sente ancora avvolto in quello stato di beatitudine.
Divide le loro mani e lo accarezza sui fianchi, accasciandosi sul suo petto, ancora un po' scosso, estasiato e completamente sfinito; tenta di riprendere il controllo, il fiato perso, mentre Harry lo abbraccia e abbassa le gambe, stanco e distrutto fisicamente, ma tremendamente felice.
Eppure Louis sente di non aver finito, di non sentirsi del tutto completo. E questo perché non ha ancora visto Harry colto da un orgasmo.
E deve vederlo, pensa, quando sente l'eccitazione dell'altro addossata sul suo ventre.
Perciò si alza appena, uscendo di malavoglia dall'abbraccio di Harry e torna a baciarlo sul petto, scendendo velocemente sempre di più.
Harry è confuso, non capisce cosa l'altro stia facendo, non lo comprende fino a quando Louis non arriva vicino al suo pube e lo guarda con un sorriso sghembo.
Tocca a te, ora – sembra stia pensando lo scrittore. Ma nonostante quel pensiero così limpido, Harry capisce le sue intenzioni troppo tardi. Soltanto quando la bocca di Louis bagna la punta della sua erezione con la lingua.
A quell'improvviso gesto, Harry si irrigidisce, trattiene il fiato, accasciando il capo all'indietro, e chiude gli occhi, per poi gemere ancora senza sapersi trattenere.
Quella, per Harry, è una prima volta.
Anche se tutto ciò che ha provato fino ad ora per lui è nuovo, nonostante l'abbia già fatto. E tutto questo grazie a Louis Tomlinson che l'ha amato nel modo più semplice e bello al mondo.
Louis lo lambisce e si dedica completamente a lui e sorriderebbe perché gli ansimi di Harry sono buffi come la sua timidezza; e l'orgoglio trottola nel suo cuore, perché è contento di riuscire a scatenare quelle sensazioni all'altro.
Harry, però, non vuole venire in quella bocca perfetta, gli sembra un torto e così lo avverte, quando tremando, pensa di star per venire.
"L-lou..." farfuglia. Louis alza gli occhi verso di lui e lo capisce immediatamente, allontanandosi, ma non di troppo, sostituendo la bocca con la mano e muovendola veloce.
In quella nuova posizione, guarda il viso rosso di Harry e lo fa in modo attento, curioso e indisponente.
Deve cogliere ogni cosa di quel momento. Deve memorizzare ogni espressione, ogni gemito perché li sta creando lui, perché li scriverà per ricordarli in eterno.
Perché sono suoi, soltanto suoi.
Con i muscoli delle gambe tese, il cuore agonizzante e il respiro strozzato, Harry viene poco dopo ed esulta in un sospiro gutturale che fa scoppiare di gioia lo scrittore.
Poi, col respiro di Harry ancora affannato, Louis torna all'altezza del suo viso e il riccio lo ringrazia, afferrando con entrambe le mani il suo viso angelico e beffardo e baciandolo appassionato.
Louis ride su quella bocca e si butta su di lui, abbracciandolo contento, per trascinarlo poi sopra di lui.
Si baciano e si sorridono, appagati e sazi – momentaneamente – d'amore.
Rotolano a destra e a sinistra, in quelle risate soffocate e in quei baci mai stanchi. Alla fine si ritrovano nella posizione iniziale, Louis sopra il corpo caldo del più piccolo.
"È stato magnifico..." gli sussurra Louis, soffiando sulla pelle dell'altro che rabbrividisce, mugugnando come un gatto che fa le fusa.
Poi Harry cerca la sua bocca e lo bacia ancora, perché deve dimostrargli che per lui è lo stesso, che non ha mai vissuto niente di tutto questo.
Ancora nudi, il più piccolo copre entrambi con una coperta e non c'è bisogno di nessuna parola, di nessun altro gesto.
E quel silenzio per la prima volta non turba nemmeno Harry che li ha sempre detestati.
Perché Louis è capace di parlargli anche con un semplice sguardo, perché lo scrittore gli ha parlato anche mentre facevano l'amore.
Perché Louis gli ha insegnato che anche il silenzio è fatto di parole.
Spengono la torcia e si abbandonano al buio.
Ogni tanto ridono e si baciano senza remore, in quella tenda, avvinghiati tra loro con le braccia, le gambe, i cuori e l'anima.
Anche se è durato poco il momento in cui sono stati una cosa soltanto, entrambi si sentono ancora uniti, completi e felici.
E quella sensazione durerà per sempre, perché si sono rincontrati, si sono amati, è stato glorioso, è stato unico e, lo sanno entrambi, quello è stato l'inizio della loro eternità.
I know what you want when you say it with your eyes
Don't speak
Don't speak no more
Cos your eyes do the talking.
Say nothing, Example
*
Soltanto una notte - parte prima.
Come faccio a vivere adesso
solo, senza te?
E senza i tuoi sorrisi
e tutti i giorni spesi
oggi che non c'è.
E che è una porta chiusa e
nessun'altra scusa da condividere.
Non passerai, Marco Mengoni
(consiglio di ascoltarla qui:
)
Liam non riesce ad addormentarsi e probabilmente per questo motivo si rigira tra le coperte in uno sbuffo o in un sospiro sconsolato.
Quando con gli occhi verso il cielo pensa che non si addormenterà e non perché scomodo, sdraiato a terra; realizza che non chiuderà occhio se continuerà a pensarci.
L'idea che Zayn sia lì, vicino a lui, in un'altra tenda, lo rende nervoso e teso. E il motivo è semplice: vorrebbe fosse con lui per abbracciarlo. Ma è impossibile, perché ciò non può accadere. E combattere con l'attesa non è mai stato tanto arduo per lui.
Eppure continua a pensarci, continua nei suoi sospiri e nelle sue sbuffate e, dopo un altro paio di minuti, decide di uscire e sgranchirsi le gambe.
Forse l'aria fresca della notte disimpegnerà la sua mente e gli darà modo di tornare sotto le coperte per addormentarsi una volta per tutte.
Liam, però, non lo immagina nemmeno che quella notte non tornerà nella sua tenda.
Zayn è ancora vicino al falò che, però, ha smesso di divampare, ma la brace che è rimasta produce ancora quel poco di calore, capace di riscaldare i suoi piedi.
Si copre poggiando la coperta dietro di sé e sopra sul capo, mentre inspira dalla canna che nel frattempo si è preparato.
Deve arrivare al punto in cui non capisce più dove sia, perché lo sa che se si alzasse ora, la direzione che prenderebbe, sarebbe quella verso la tenda di Liam.
Ed è patetico, perché se è questo quello che vuole, dovrebbe farlo.
Fottuta mente, che gli ricorda di essere razionale e non più istintivo.
Perché l'impulsività lo ha condotto fino a quel punto. E la ragione? Lo sta conducendo nella giusta direzione?
Zayn non fa nemmeno in tempo a domandarselo che la sagoma di una persona gli compare alla sua sinistra.
Sa chi è soltanto dalle dimensioni della tenda da dove il ragazzo è spuntato fuori; e la canna fra le mani gli cadrebbe insieme al cuore, che ha iniziato a battergli impetuoso, se non fosse paralizzato sul posto.
Eccolo lì, il suo desiderio che si è avverato, Liam è proprio lì, di fronte a lui.
Il Destino, cazzo, che puntualità.
Anche Liam si accorge della presenza di Zayn più o meno nello stesso momento. E nella penombra impallidisce e smette di respirare, tendando di fare, il più silenziosamente possibile, dietrofront per rintanarsi nella tenda.
Non deve essere lì, non doveva uscire, Zayn è davanti a lui e... perché è ancora fuori?
"Ti ho visto" dice con voce roca, come se stessero giocando a nascondino, dopo aver fatto un altro tiro.
Liam rimane sul posto e "che fare? Che fare? Che fare?" si domanda mentalmente.
Per fortuna ci pensa Zayn a decidere per lui – per fortuna, oddio.
"Puoi restare, non sei obbligato ad andartene per colpa mia" afferma, meravigliandosi di se stesso – Perché,cazzo, dovrebbe cacciarlo via e invece lo prega di restare!?
Liam esita qualche secondo ancora, guardando il vuoto. Poi accende la torcia che ha in una mano e si volta verso Zayn.
Eccolo lì, il suo tormento.
Si accorge che sta fumando e dall'odore sa anche che non è semplice tabacco. Fa una smorfia.
Zayn abbozza un sorriso con gli occhi semichiusi, accecati dalla luce che Liam gli ha sparato addosso.
E Liam gli si avvicina, gli si siede accanto, lasciando un po' di spazio come distanza per non infastidirlo, anche se vorrebbe toccarlo; poi, in silenzio, si porta le ginocchia vicino al petto e si abbraccia così non ha modo di cadere in tentazione.
Fa freddo.
"Come mai stai ancora qui fuori?" gli chiede con il mento posato sulle ginocchia, spezzando quel silenzio.
Zayn fa spallucce e tira un'altra boccata, poi la passa a Liam in un gesto incondizionato.
Liam la guarda, esita, vorrebbe, forse, ma alla fine nega. Zayn lo guarda, sbatte gli occhi che sente appiccicosi e ritira l'offerta, prima di rispondere. "Mi fanno ancora male le costole se mi sdraio completamente senza... qualcosa di morbido sotto."
Gli gira la testa e si sente in pace, leggero. La marjuana sta facendo il suo corso.
"E poi non ho molto sonno, perciò sto tentando di rilassarmi con questa" parla, guardando verso le ceneri, perché il coraggio di guardare quegli occhi non ce l'ha.
E un po' si pente di aver detto tanto, perché se lo sente addosso lo sguardo preoccupato di Liam.
Quest'ultimo vorrebbe dirgli di non fumare, ma, poi, ripensando alle parole di Zayn, porta istintivamente una mano vicino a lui, dimostrando di accettare l'offerta che poco prima ha rifiutato.
Zayn lo guarda con piglio e "sul serio?" chiede, allibito. Liam annuisce e abbozza un sorriso.
Quando Zayn avvicina la mano e, pelle contro pelle si toccano dopo una settimana d'astinenza, anche i loro occhi si trovano, colpiti da quelle scosse elettriche che hanno provato e sentito entrambi.
Poi guardano altrove, entrambi imbarazzati, discostandosi velocemente.
"Anche io ho problemi a dormire, magari mi rilasso come te..." afferma, schiarendosi la voce e appoggiando il filtro improvvisato tra le labbra.
Lo sente mischiato al sapore della marjuana, quello di Zayn – e pensa che in modo indiretto lo sta baciando. Quanto vorrebbe, invece, farlo, è veramente scontato anche solo pensarlo.
Appena inspira, tossisce e butta fuori il fumo, poi la passa nuovamente all'altro.
Zayn ride, incapace di trattenersi, e Liam non se la lascia scappare; lo guarda come uno spettacolo di un teatro e se la gusta tutta, quella risata.
Poi, mentre tossisce ancora, ride perfino lui, perché deve sembrare veramente buffo.
"Lo sai che un tiro non basta, vero?" gli domanda Zayn, tirandone un altro nel frattempo e trattenendo il fumo dentro di sé.
Liam lo guarda e fa spallucce. "Dici? Io vedo già girarmi il mondo attorno..." esclama Liam, sorridendo, seguito da Zayn.
"Dimentico sempre che sei un principiante..." ribatte, raccogliendo ancora su di sé quelle iridi nocciola.
Si guardano, con addosso due valige piene di ricordi. Liam annuisce, rabbrividendo a causa del freddo e Zayn, che lo sta ancora osservando inebetito, se ne accorge subito.
Così, ancora una volta, come ha sempre fatto con il suo migliore amico, agisce d'impeto, senza pensarci.
Gli si avvicina e lo circonda assieme alla coperta che ha sopra le spalle e, inevitabilmente, lo abbraccia.
Poi pensa a ciò che ha fatto ed è troppo tardi.
Si irrigidiscono entrambi a quel gesto improvviso, si guardano ancora e Liam inspira quel profumo, l'odore di Zayn mischiato all'erba, che, ora, è a pochi centimetri di distanza da lui.
Zayn guarda la sua espressione, prima turbata e poi assuefatta, e sorride, rilassandosi in quell'abbraccio.
Ringrazia di essere strafatto, perché a quel punto si maledirebbe, ritirandosi nella propria tenda.
E invece resta lì, così come la sua irrazionalità desidera, così come il suo cuore brama da giorni.
Con quel braccio sulla spalla di Liam, che non ha nessuna intenzione di spostare, lo stringe a sé e "va meglio?" chiede.
Liam ha ancora freddo, ma va decisamente meglio ora, tra quelle braccia, in quell'odore, perciò "Sì, grazie" risponde, sorridendogli.
Si perdono in quei sorrisi e in quello sguardo si ritrovano, perché è così: loro si ritrovano sempre.
Peccato che il momento sia sbagliato, benché loro siano sempre così giusti.
Zayn fa l'ultimo tiro e poi getta la cicca, inspira e butta fuori.
Liam lo guarda, ammaliato, e pensa che sarà impossibile per lui accettare la possibilità che un giorno Zayn possa smettere di essere nella sua vita.
Perché guardando quel profilo, quella barba incolta, quel naso lungo e fino, quegli occhi, scuri e profondi, quelle ciglia lunghe che fanno da cornice a quei portali e quella bocca, quelle due labbra sottili e piene, fatte per essere baciate – da lui, soltanto da lui – capisce che Zayn non passerà mai.
Zayn, poi, sentendosi gli occhi addosso e girandosi a guardarlo, fa il suo stesso pensiero.
Per quanto lo voglia, per quanto ci provi, Liam non passerà mai, non andrà mai via. Resterà sempre dentro di lui. Il suo odore, il suo viso dolce e bellissimo, il suo sorriso, i suoi occhi così espressivi e, ora, carichi di un amore malandato, non passeranno mai.
E vorrebbe perdonarlo, perché così sarebbe più semplice baciarlo e fare l'amore.
Ma poi il tatuaggio brucia sulla sua clavicola e si ricorda che non può. Non può raggiungerlo, così in alto, quando lui è caduto in un abisso.
A proposito di sbagli.
"Liam" soffia, senza staccargli gli occhi di dosso. "Devo chiederti scusa" ammette. Liam sgrana gli occhi e lo guarda stupito.
"Per cosa?" domanda.
Zayn lo guarda e quegli occhi traboccano di un dolore che ha taciuto, nascondendolo in una maschera di indifferenza. Ma che è sempre stato lì, mantenendolo in pensiero.
Deve chiedere scusa per tanto cose, inizia dalla prima.
"Sono stato un terribile idiota ad essermene andato quando- quando tu eri in quello stato. Avrei dovuto aspettare, probabilmente, che gli altri tornassero... Io- non mi sarei mai perdonato se ti fosse successo qualcosa... Io, mi dispiace, ecco."
Liam è sorpreso per quelle parole, ma poi gli sorride, lo ringrazia con il cuore e con un silenzioso assenso.
Ringrazia quelle barriere che sono cadute, perché Zayn è così diverso in quel momento.
Farà sempre male pensare che avesse l'intenzione di abbandonarlo, ma capisce cosa sta cercando di dirgli e, ancora una volta, gli è grato di quelle parole che non merita.
"Non preoccuparti" dice soltanto, ma l'occhiata che riceve in risposta lo porta a mordersi un labbro.
"Come hai passato questa settimana?" gli domanda poco dopo, cercando il suo sguardo.
Zayn fa spallucce e sorride. "Ho tentato di guarire, ho trascorso del tempo con Marcel e, oh..." esclama, sorpreso dai suoi stessi pensieri. "Ho fatto un tatuaggio" confessa, senza guardarlo.
Liam alza entrambe le sopracciglia e sarebbe curioso di vederlo.
"Vuoi vederlo?" gli chiede Zayn, Liam annuisce.
Purtroppo, però, a quella richiesta, sono costretti a dividersi e la coperta cade inesorabile dietro di loro, gettandoli nel freddo.
Rabbrividiscono, mentre Zayn si volta verso Liam e si alza la maglietta, sfilandosela quasi totalmente da un braccio, per poi spostare il cerotto che copre la scritta.
Liam punta la torcia laddove gli è stato indicato e l'osserva, colpito ed emozionato.
Fa quasi fatica a guardare soltanto quella frase, ma si sforza.
"È arabo" esclama, Zayn annuisce, colpito da un improvviso freddo.
Eppure lo sa che quei brividi non sono dovuti soltanto all'umidità del posto, ma anche dal modo in cui Liam lo sta guardando.
"Non guardarmi così" ricorda in un secondo le parole di Liam e, in quel momento, vorrebbe rimproverarlo allo stesso modo.
"Significa 'Sii fedele a chi sei'" chiarisce, schiarendosi la voce, e Liam lo guarda nella penombra, annuendo.
Poi lo vede sorridere e ingenuamente allungare una mano per toccare la pelle attorno al tatuaggio. "È una bella frase" afferma, accarezzandolo delicatamente con l'indice e il medio.
E a quel tocco, ancora una volta, sentono delle leggere scosse provocate dal contatto delle loro pelli e si guardano, rabbrividendo.
"Hai freddo, Zayn...?" dice, ma anche lui sa che non è quello il motivo di tale sconvolgimento.
Chimica, passione... amore? Cos'è?
Sii fedele a chi sei, se Zayn dovesse seguire quella frase, ora, dovrebbe baciare Liam. Perché la sua fedeltà, per quanto sia sbagliato, è amarlo incondizionatamente sopra ad ogni cosa, anche a se stesso.
Se Zayn dovesse seguire quella frase, in quel momento, sarebbe fedele al suo cuore che batte incontrollabile sotto a quello sguardo carico di un dolore che condivide.
Se Zayn fosse fedele alla sua anima, lo bacerebbe perché, anche se è sbagliato, è fottutamente giusto.
Deve essere giusto.
Ma il suo è solo un modo per convincersi, perché in realtà si sta tradendo.
Perché in verità sta tenendo fede soltanto alla considerazione che Liam non passerà mai, resterà sempre ancorato a lui, nascosto sotto la pelle, rinchiuso nel suo cuore.
In realtà, ancora una volta, Zayn non fa altro che mandare al diavolo la razionalità e seguire l'istinto.
Così nega, veloce, afferrando quella mano posata ora sul suo petto, per stringerla nella sua e lo bacia, accostando le labbra alla bocca di Liam, in un movimento veloce.
Sulle labbra di un Liam sorpreso, Zayn torna a sentirsi sano, ma sa che quando si dividerà da lui, da quella bocca, il caos lo inonderà rimproverandolo.
Liam lo guarda per qualche secondo, tentando di capirci qualcosa, ma poi chiude gli occhi, mandando al diavolo l'idea di provarci e immaginando probabilmente che quella sia solo frutto della sua mente, condizionata dall'erba che ha fumato; ricambia quel bacio, dischiudendo le labbra e permettendo alla sua lingua di trovare quella di Zayn.
Dalla sua gola viene fuori un lamento gutturale che sa di esultazione e alle orecchie di Zayn quel suono pare una lode nella quale si culla, mentre il sapore di Liam lo inonda e le sue mani trovano il suo collo.
Non importa nemmeno più che faccia freddo e che abbiano la pelle d'oca a causa di questo piccolo, inutile, particolare, perché quello che conta è quel bacio.
Quel bacio sbagliato, ma dannatamente bello.
E andrebbero entrambi oltre in quello sbaglio, se non venissero interrotti da una zip che viene aperta, alle loro spalle, e la sagoma di un ragazzo che "non posso stare dentro questa tenda con un uomo indeciso e probabilmente omofobo, come te" esclama, ignorando i due davanti al fuoco spento, per poi incamminarsi verso il lago.
Liam e Zayn guardano quella scena, interdetti, e poi tornano su di loro, imbarazzati.
Zayn prova esattamente quello che ha pensato: il caos che lo rimprovera.
Liam se ne rende conto e sbianca, improvvisamente sa che è stato un errore.
Perché, però, sembra così giusto?
"Non- non doveva succedere..." sono le sue parole, mentre si distanzia da Liam, tentando di alzarsi.
Ma Liam lo afferra per un polso e il suo sguardo non lascia spazio a dubbi.
È sembrato giusto perché lo è, almeno per quella notte. Non lo lascerà andare. Quella notte deve essere la loro.
Almeno una.
Per una soltanto deve avere la possibilità di amarlo. Deve avere la possibilità, prima che l'altro decida, di mostrargli quello che Zayn ha sempre fatto per lui, anche quando non avrebbe dovuto.
E salgo ancora in alto perché
è lì che c'eri tu.
Ma ora serve il coraggio per me
di guardare giù.
E non c'è niente che resiste
al mio cuore quando insiste
perché so che tu non passerai mai
*
The most obvious secret is out
Sono state tre le volte in cui Zayn ha capito una cosa di se stesso.
E tutte e tre le volte ha fatto fatica ad accettarlo, per questo, la prima, ha pensato bene di tenerlo nascosto, di custodire quel pensiero come un segreto.
Tutte e tre le volte c'è di mezzo Liam.
La prima volta, infatti, Liam è a letto con l'influenza.
Sembra che Liam stia per morire da un momento all'altro; o meglio, Zayn pensa che ogni suo lamento sia una parola, un punto o una virgola del suo testamento. Per questo motivo, ride sconsolato e sta al suo capezzale.
"Tu non sai davvero cosa significa essere malato..." farfuglia Liam, in uno dei soliti vaneggiamenti, con il naso chiuso e rosso e la voce nasale. Zayn sorride, seduto su una poltrona accanto al suo letto e annuisce, beffardo.
"No, probabilmente no, ma so invece cosa significa essere Liam Payne ammalato e vorrei tanto essere un ignorante in merito" ironizza. Liam lo guarda di striscio, fulminandolo come meglio può, ma poi, dolorante, non fa altro che tornare a lamentarsi.
"Hai la febbre, Liam, stai saltando la scuola e... ti lamenti? Davvero, non capisco" continua Zayn, facendoglisi vicino per afferrargli il termometro. "Ti si sta abbassando, comunque, hai 38"
Un altro lamento e Liam si gira su d'un fianco verso il migliore amico. "Ho la febbre, sto saltando scuola e sono solo tutto il giorno..." borbotta imbronciato.
Zayn lo guarda sorpreso, per un momento, poi sorride con rammarico portandosi una mano sul cuore.
Sì, perché in quella immensa casa Liam è sempre solo. I suoi genitori hanno sempre una scusa per non esserci.
"Ma ora ci sono io qui..." dice affabile, sorridendo subito dopo. Liam lo guarda contrito, ma poi sorride e socchiude gli occhi.
"E ringrazio il cielo che sia così, almeno posso vederti per un'ultima volta..." afferma catastrofico. Zayn si lamenta e si avvicina.
"Liam, se questo fosse il tuo ultimo giorno di vita, te lo prometto, sarebbe per mano mia e non per la febbre" sussurra.
Liam incrocia quelle iridi scure e sospira. "Oh, suvvia, ti è proprio difficile capire che avrei soltanto bisogno di coccole?" si lamenta.
Lo stupore colpisce nuovamente il viso di Zayn che lo guarda, mentre il cuore precipita furioso in una corsa irregolare.
Liam lo sorprende sempre.
Poi, però, si rilassa e in un sospiro costrittivo, torna a ridere.
"Tutto qui? Sono le coccole la soluzione per farti smettere?" chiede. Liam annuisce e a Zayn pare in un momento un cucciolo abbandonato che lo sta pregando di prenderlo con sé e fargli tante, tante coccole.
Sorride, passandosi velocemente una mano tra i capelli. "Non lo dirai a nessuno?" chiede, Liam si acciglia. "Sai, ho una reputazione a scuola da mantenere..."
Liam lo guarda ancora, gli occhi rossi e il mal di testa lo confondono, ma riesce comunque ad arrabbiarsi per quell'affermazione.
"Vaffanculo tu e la tua reputazione" bofonchia, anche se risulta troppo buffo con quella voce e quell'espressione malaticcia, per farlo apparire serio e arrabbiato.
Zayn ride ancora, infatti, anche se dentro di sé nasconde un emozione che maschera, come sempre, attraverso la sua finta indifferenza.
Perché Zayn finge sempre di essere un menefreghista e, a volte, lo è sul serio. Ma quando si tratta di Liam, tutto in lui cambia. E questo è stato così fin da... sempre.
Entrambi non ricordano il momento in cui si sono conosciuti perché tutto è successo quando erano ancora piccoli, ma sanno che fin da subito sono stati legati da qualcosa che non si è più spezzato.
Entrambi, fin da subito, hanno saputo di poter contare sull'altro, di potersi fidare soprattutto.
Il primo incontro di Liam e Zayn è stato un ritrovarsi, non un conoscersi, perché in qualche modo, da qualche altra parte, il loro primo incontro era già avvenuto.
Liam e Zayn si stavano cercando e si sono trovati.
"Fammi spazio, dai" afferma con un sorriso sincero, alzandosi dalla poltrona per avvicinarsi al letto.
"C'è tutto il materasso libero e mi chiedi di farti spazio?*" ribatte Liam, ridendo e aprendo le braccia per accoglierlo.
Zayn si sdraia e si avvicina. "Dovrei essere io ad abbracciarti, non credi?" boccheggia, poco dopo, con il capo poggiato sul petto dell'altro.
Liam ci pensa, apre gli occhi e abbassa il capo verso Zayn. Quest'ultimo invece si discosta e lo guarda accigliato.
"Hai ragione" ribatte. "Ho sempre ragione" risponde Zayn, ridendo, mentre lo spinge verso il materasso per abbracciarlo finalmente con braccia e gambe.
"C'è del polipo in te..." esclama Liam, poco dopo, avvolto dal corpo del migliore amico; sente terribilmente caldo in quella posizione, ma – diamine – non lo caccerebbe via nemmeno se stesse andando a fuoco.
"Sta' zitto" borbotta l'amico, strusciando una guancia sul petto di Liam. Liam sorride e ringrazia silenziosamente di non essere più solo.
Zayn respira l'odore di Liam ed è in quel momento che capisce, o meglio, che si permette di pensarlo.
Non vorrebbe essere in nessun altro luogo, ora, se non su quel corpo. E probabilmente avrà la febbre anche lui, ma è il male minore, se con un semplice abbraccio sta riuscendo a rendere sereno il suo migliore amico.
Perché Zayn farebbe di tutto per Liam.
Perché lo ama, in modo diverso rispetto a qualsiasi altra cosa. Lo ama in un modo nuovo, strano, dolce, profondo.
E questo è sbagliato, perché quell'amore lo spinge a desiderare cose innaturali.
La seconda volta accade dopo aver conosciuto finalmente il nonno di Liam.
"Zayn..." lo chiama Liam, seguendolo sul cortile. "Zayn!" urla, ma l'amico non ha intenzione di fermarsi.
Cammina veloce sulla strada acciottolata, facendo rumore e fatica, ma nella testa ha solo il desiderio di volersene andare da lì.
"Aspetta ti prego..." lo chiama, inseguendolo e raggiungendolo. Liam lo afferra per un braccio e lo tira indietro. "Hey..." dice. Zayn lo guarda un secondo e poi, rosso in viso, sposta lo sguardo altrove.
"Tuo nonno è uno stronzo..." afferma. "Lo so" è la risposta di Liam che fa stupire l'altro. Zayn lo guarda con gli occhi sgranati e poi si acciglia. Liam sorride e annuisce. "Lo so e concordo con te. È un vero stronzo, ti ha trattato male facendoti tutte quelle domande ma..."
"Non è colpa mia se sono musulmano; non lo ha detto chiaramente ma... tutte quelle domande sulla mia famiglia... io..." sbotta, farfugliando, Zayn con gli occhi lucidi.
"Non è colpa mia se sono cristiano e se mio nonno è uno stronzo..." risponde Liam, accarezzandogli velocemente una gote. "A me non importa quale sia il tuo Dio, io non sono come loro, Zayn. Te l'avevo detto che era meglio non conoscerli..." continua, dispiaciuto.
Zayn lo abbraccia d'impeto e non gli importa se dietro quelle miriadi di finestre qualcuno lo stia guardando. Non importano nemmeno più tutte le parole di quell'anziano signore.
Nuovamente importa soltanto Liam. Liam lo abbraccia poco dopo, sorpreso e consolato. Gli accarezza i capelli e il capo di Zayn finisce su una sua spalla. "A me importa soltanto di te" gli confessa l'amico.
E Zayn lo pensa in quel momento, una seconda volta, che lo ama.
Lo ama a tal punto da non voler credere in nessun Dio, perché questo li dividerebbe. Lo ama in un modo che non si spiega, né si immagina.
Ma lo ama, perché d'improvviso la rabbia, la delusione e la tristezza scivolano via e restano soltanto un abbraccio, un odore e una frase: A me importa soltanto di te.
La terza volta, Zayn credeva sinceramente di non amarlo più. Credeva di esserselo lasciato alle spalle, di averlo dimenticato Liam.
La terza volta che Zayn fa un pensiero del genere, Liam non lo vede da un anno.
La terza volta, Zayn è su un palco che balla e si spoglia, fa il suo lavoro e Liam è lontano dalla sua mente, ma vicino, dietro una porta e sta per aprirsi.
Quando Liam entra in quel locale notturno, sbuffa e si rimprovera per aver seguito i suoi compagni di Università, perché non comprende affatto quel tipo di divertimento.
Per fortuna con lui c'è anche Louis, l'unico – in realtà – che lo ha convinto ad andare.
"Per fare una cosa diversa! Ho bisogno di vedere com'è un nightclub per scrivere una scena, vuoi impedirmi di scrivere?" se ne è approfittato lo scrittore con un sorriso egoista stampato in faccia.
Liam si è convinto, anche perché Louis ha ragione: deve iniziare a fare cose diverse, deve iniziare a non pensare troppo.
Perché i pensieri conducono, alla fine, sempre ad un'unica persona.
Quella persona che, poi, Liam vede sul palco.
Il cuore si blocca, fa sciopero, quando i suoi occhi si piantonano sul corpo seminudo di Zayn Malik, il suo amico d'infanzia, l'uomo che ha abbandonato, l'uomo che non vede da un anno.
"Cosa succede, Lì?" gli chiede Louis, avvicinandosi. "Sembra che tu abbia visto un fantasma..." continua l'amico, inconsapevole del fatto che il fantasma è fatto di carne e ossa, è su quel palco, ed è tutto il passato del suo migliore amico.
Louis segue lo sguardo dell'amico e alza un sopracciglio. "Lo conosci?" chiede ancora.
Liam non guarda da nessun'altra parte, nemmeno in quegli occhi azzurri che col tempo sono stati capaci di calmarlo nelle tempeste dei suoi malumori.
Guarda soltanto verso l'unica persona al quale sente di appartenere da sempre e che dopo tanta distanza è di nuovo lì, a pochi metri di distanza da lui. Poi annuisce.
"È il mio migliore amico... cioè... lo era... ora..." farfuglia. Louis lo studia, d'improvviso preoccupato. Poi guarda verso il palco e ci pensa con la fronte aggrottata.
"Qualsiasi cosa sia successa, andrei a parlarci. Sembra... importante per te" risponde sincero.
Solo in quel momento Liam lo guarda e abbozza un sorriso, mentre il cuore batte e lo fa un po' troppo forte. "Lo è" non lo era, lo è – non ha mai smesso di esserlo.
Zayn lo vede in un secondo momento, quando si avvicinano per sedersi ad un tavolo e Liam lo guarda, aspettando il momento in cui i loro sguardi si incrocino.
Zayn lo osserva per un secondo, poi sposta lo sguardo e... realizza il momento dopo.
Torna a guardarlo, stupito, meravigliato, in trance. Smette di respirare, ma qualcosa più forte di lui lo fa continuare con lo show.
Lo osserva e lo studia, mentre si domanda se sia davvero lui o se quello sia il riflesso di una sua allucinazione.
Poi, un'altra domanda: quanto tempo l'ha aspettato?
Perché non è vero che ha smesso di pensare a Liam, né che ha smesso di amarlo.
Zayn lo ama ancora, lo ha sempre fatto e in quell'amore, ha aspettato il suo ritorno.
Quando finisce lo spettacolo, si chiude velocemente nel suo camerino.
Tenta di respirare, toccandosi il petto per far cessare quel dolore misto a gioia.
Si guarda allo specchio e non sa se ridere o se piangere, mentre tenta di decidere cosa fare.
Poi non ci prova più, semplicemente esce per raggiungere la sala principale dell'HeartAttack.
Liam è ancora lì, dove lo ha lasciato; appoggiato ad una colonna che guarda verso gli amici che, più fortunati, si sono seduti.
Zayn lo osserva ancora, mentre gli si avvicina e poi sorride. È veramente lì, è tornato da lui. È tornato a cercarlo.
La speranza lo fa avanzare, l'amore gli sussurra tante bugie.
Poi Liam si guarda attorno, forse con la speranza di trovarlo, e i loro occhi si incontrano di nuovo.
E non fa in tempo a dire il nome dell'amico, che quest'ultimo si avventa su di lui e lo abbraccia, forte, ossessivo e possessivo.
"Hey" gli dice Liam, abbracciandolo e socchiudendo gli occhi.
Entrambi, all'improvviso, hanno come la sensazione di tornare a respirare dopo un lungo tempo di apnea.
Entrambi, in silenzio, sentono il cigolio di una porta chiudersi alle loro spalle: perché è così, sono tornati a casa.
Liam è tornato, non conta più niente. Liam è lì e tutto il dolore che ha sentito in sua assenza diventa un ricordo lontano che ammassa nei meandri di un luogo, dentro di lui, che – non lo sa, ma – un giorno scoppierà, riducendolo a pezzi.
Liam e lì e Zayn lo pensa una terza volta: lo ama.
Lo ama benché se ne sia andato. Lo ama perché è tornato. Lo ama perché Zayn è così.
Lo ama perché è questo quello che trovi scritto nel Destino della sua vita.
Zayn Malik amerà sempre e profondamente Liam Payne.
E questo, per un po' di tempo, resterà il suo segreto. Un segreto che custodisce per sé, non per gli altri, per le sue paure, non per i pregiudizi; perché perfino Louis, l'esperto, guardandoli insieme in quell'abbraccio, capisce che il loro è amore e ne è profondamente invidioso.
* "C'è tutto il materasso libero e mi chiedi di farti spazio?*" nel capitolo in cui Liam e Zayn dormono insieme dopo essere tornati dall'ospedale, Zayn fa questa esclamazione ricordando proprio quel momento.
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