Il momento sbagliato per dire Ti amo, quello giusto per dirsi Addio
Il momento sbagliato per dire Ti amo, quello giusto per dirsi Addio
Un colore nell'abisso degli occhi spenti di Liam. Un colore che può cambiare una vita: esisti e non esisti più.
Rosso. Ovunque.
Liam vede solo quel colore da ogni parte, anche dentro di sé, quando chiude gli occhi.
Non sa nemmeno come ci sia arrivato nel bagno della sua camera, ma ci si è trascinato spinto da una forza che si è impadronito di lui.
Ha sferrato velocemente un pugno allo specchio, senza sentire dolore, dopo essersi guardato e non essersi più visto.
Si è, poi, inginocchiato a terra, tra i pezzi di specchio infranti al suolo e ha pianto, esausto, buttando fuori tutto ciò che nel tempo ha trattenuto.
Non se ne rende conto nemmeno che la mano che ha stretto a pugno sta già sanguinando, non si rende conto nemmeno di quando, afferrando un pezzo scheggiato dello specchio, se lo è rigirato nelle mani con una sola idea nella testa: farla finita con tutto quanto.
Non avrebbe più rivisto Zayn, tanto vale, allora, che nessuno avesse la possibilità di vedere lui.
Ha perso il padre, ha un nonno che lo detesta, considerandolo un errore, un abominio, un codardo. Ha una mamma che non è nemmeno capace di prendersi cura di se stessa, figuriamoci dei suoi figli. Tanto vale esserlo davvero, un debole. Tanto vale dare almeno una fottuta dimostrazione a quell'uomo che lo ha chiamato 'scherzo della natura'.
Perché farla finita in un bagno, con un pezzo della specchiera, è un gesto di chi vuole mollare, senza lottare, di chi non crede che ci sia più di una possibilità, di chi non vuole vederla, quella chance.
Ma Liam non lo sa che non è affatto un codardo.
Liam non lo sa che il suo problema è ben più radicato in una malattia che lo ha preso, molto tempo addietro, consumato dentro, senza nemmeno avvisarlo.
Liam, però, non sa nemmeno che per togliersi la vita, l'unico dono che abbiamo su questa terra, ci vuole un atto coraggio.
Non si domanda cosa abbia che non va, sceglie soltanto di farla finita. E ciò che riesce a vedere, tra le lacrime e la fine di tutto, è il rosso.
Il rosso del suo sangue sul polso del braccio sinistro dopo aver tagliato con forza.
Dolore infuocato e un bruciore che non sa distinguere se provenga dalle lacrime in volto o dal polso ferito.
Vuoto, Liam si sente vuoto. Prosciugato.
Accascia le mani accanto alla vita e la testa all'indietro; non ce la fa, non ha il coraggio di tagliare anche l'altro polso.
In fondo – ciò che pensa – uno può bastare. La verità è che il suo corpo è attaccato alla vita più di quanto la sua mente immagini.
È la sua testa ad essere malata, a volersene andare. Ed è sempre lei che si domanda quanto ci voglia per farla finita, per abbandonare quel mondo.
Non vuole pensare ancora per molto, vuole farla finita, vuole smetterla di essere Liam Payne, nome aristocratico che ha ricevuto da un nonno che lo considera un abominio.
Quando sente le forze venire meno, quando comincia a sentire freddo e a tremare, pensa che sia la fine... e allora si abbandona a un nome, a un viso, a due occhi scuri e profondi che gli mancano – e gli mancheranno terribilmente anche di là, dall'altra parte del mondo.
Pensa a colui che non avrebbe visto più, se avesse vissuto. A colui che ha rinunciato, andandosene da questo mondo. A colui che ha scelto nella sua non scelta.
A colui che vorrebbe dire 'Addio', perché è la fine.
Non sa quanto tempo dopo lo trovano lì, disteso sul tappetino del suo bagno, ora impregnato di sangue.
"LIAM!" si sente abbracciare dalla madre, ma Liam, prima di perdere i sensi, pensa che quella voce appartenga a qualcun altro; gli occhi della madre sono tanto simili a quelli di Zayn, perciò abbozza un sorriso e "Ciao" dice.
Ed è il suo Addio al migliore amico.
Ma non sa, in quel momento, che è soltanto un inizio, quello.
*
Don't
Try to make me stay
Or ask if I'm okay
I don't have the answer
Don't
Make me stay the night
Or ask if I'm alright
I don't have the answer
Irresistible, One Direction
"Mio nonno disse a mia madre che non avrei dovuto più rivederti e io, dentro di me, sapevo che ci sarebbero riusciti. Avevo appena scoperto che mio padre ci aveva abbandonato senza ripensamenti, che per tutti quanti io e le mie sorelle eravamo degli sbagli e che mio nonno avrebbe fatto di tutto per erigermi come voleva lui, senza di te."
Quando Zayn lo ha semplicemente guardato, rivelando nei suoi occhi lo stupore e il dolore di ricevere quella conferma, Liam ha semplicemente continuato a parlare, raccontando la sua storia.
Senza più travisare su nulla.
"I dottori mi hanno spiegato, soltanto dopo, che già stavo soffrendo di una depressione dovuta allo shock, a un trauma, a una perdita; e che se l'ho fatto, se ho provato a uccidermi, è perché ero mentalmente instabile..." Afferma, abbassando lo sguardo.
Quella cosa, in realtà, l'ha sempre vista come una giustificazione. Liam non si è mai sentito malato, ma i medici hanno le loro ragioni: soffriva di depressione, aveva smesso di vivere, dentro e fuori, a causa dell'abbandono del padre e delle continue pressioni del nonno.
E aveva continuato ad andare avanti, spinto dalla forza dell'affetto di una tra le poche persone che gli faceva veramente del bene: Zayn.
Lontano da lui, con la consapevolezza di non rivederlo più a causa del nonno, Liam ha semplicemente lasciato alla mente la volontà di remargli contro.
Liam ha dato il consenso alla sua ragione malata di fare ciò che voleva.
"La realtà è che mollai ancor prima di iniziare a lottare; anzi, no, la verità è che non volevo combattere.
Per un momento ho preferito finirla, abbandonare tutti, smettere di esistere perché... non contava più nulla." Si giustifica. "Ed è vero, ho sofferto di depressione e, oggi, se ricordo quel momento, nel bagno della mia stanza, so che non ero in me. Che avevo qualcosa dentro che non funzionava... ma... sono stato sempre io a mollare, a cedere alla volontà di farla finita..."
Zayn sposta lo sguardo davanti a sé e immagazzina tutta quella serie di notizie.
Ha una domanda che non riesce a porre: perché non l'ha mai saputo? Perché Liam non gli ha mai parlato delle pressioni del nonno, delle sue volontà, o di cosa provasse ancor prima di provare a... suicidarsi?
Rabbrividisce.
Come sarebbe potuta essere la sua vita senza Liam?
"Dopo aver sentito le parole di mio nonno scappai nella mia stanza, nel mio bagno, mi guardai allo specchio e non mi riconobbi.
Non ero più io e so che è stato veramente così... che non ero io quello ad agire.
Lo feci: ruppi lo specchio con un pugno e trovai quel pezzo accanto alla mano... che mi reclamava.
Tagliai solo questo polso perché anche in quel momento riuscii ad essere un codardo.
Mi ripetevo: può bastare, non devo sentire per forza tutto questo dolore."
Fa una pausa perché a tremare non è più soltanto la sua voce, ma tutto il corpo.
Quei ricordi sono tuttora terribili nella sua mente. E sono di un rosso vivo che lo turbano.
"Mi ha trovato mia madre, penso che dallo studio di mio nonno abbia sentito tutto...
E se non fosse stata lì, al momento giusto, io non sarei qui a raccontartelo.
Mi hanno portato all'ospedale e al resto pensò mio nonno.
Non mi hai trovato, quell'estate, perché ero in una clinica psichiatrica. Niall l'ho conosciuto lì, era il mio compagno di stanza..."
Zayn lo ascolta in silenzio, tornando sui suoi occhi nocciola.
La bocca gli ha tremato inesorabile, perché sente tuttora il bisogno di piangere, ma ha resistito, stringendo i pugni e i denti.
Quando poi Liam gli ha detto la verità su Niall, ha leggermente spalancato gli occhi e Liam ha abbozzato un sorriso, annuendo.
"Soffre di un disturbo bipolare. Anche lui ha avuto il suo incidente, ma... non ha tentato il suicidio.
Anche se il mio è stato soltanto un episodio, un qualcosa che sta passando, il suo, invece, è un problema che spesso non può controllare.
Beh, non ti importa di Niall, lo so, ma è questo uno dei motivi della mia menzogna; perché non volevamo che voi sapeste di avere a che fare con due pazzi – lui, soprattutto, non voleva.
Ci siamo ripromessi di mentire a chiunque, il giorno che sono uscito dalla clinica e di ritrovarci una volta che fosse uscito anche lui, perché insieme avevamo la forza per tirare avanti.
Lui sosteneva me e io sostenevo lui. È tuttora così.
E anche se sapevo che sarebbe stata dura mentire a tutti, a te, glielo promisi perché lui era tutto ciò che avevo in quel momento e non volevo perderlo."
Zayn annuisce amaramente. La sua testa ha già iniziato a elaborare tutto quanto ed è difficile per lui restare inespressivo.
Vorrebbe buttare fuori tutto il vomito di parole che ha dentro, ma tace.
"Quando sono tornato a casa, ho scoperto che mio nonno mi aveva diseredato, in quanto tentato suicida di fronte al suo Dio, e scoprii che avevo perso veramente tutto; ma non mi è mai importato, anzi, in quel momento mi sono sentito libero.
Non mi concessero nemmeno di abitare in quella casa e mi donarono questa, come se fosse il mio esilio.
Da allora non vedo più nessuno, nemmeno le mie sorelle – anche se mi chiamano di nascosto per farmi gli auguri al compleanno e io lo stesso.
Mio nonno continua a mantenermi, con la casa e l'università, perché sono pur sempre vivo – mantengono tutti noi in realtà.
Ma è come se fossi morto veramente, per loro, in quel bagno." Liam sorride amaramente, abbassando lo sguardo.
La gola secca gli impedisce di parlare, così ogni tanto fa una pausa o balbetta. In tutto ciò Zayn non smette mai di guardarlo.
"Mi chiedi il perché non sia venuto a cercarti e... Niall non è la sola risposta che devo darti.
Non pensare che mi fossi dimenticato di te, non ti ho dimenticato nemmeno per un secondo. Però sapevo che se ti avessi cercato, se ti avessi trovato, avrei dovuto mentirti. E non perché l'avessi promesso a Niall, no, perché la verità è che mi vergognavo, mi sentivo in colpa."
Zayn trema e adesso non gli importa più che Liam riesca a percepirlo. Stringe i pugni e la mascella.
Si sente furioso.
"Ti ho abbandonato, Zayn. Non mi sono fatto scrupoli in quel bagno e nella mia testa mentre pensavo di morire, ti ho anche detto 'Addio' e mi è andato bene.
Se ci penso ora, invece, mi sento uno schifo, perché eri – sei – importante per me e, in quel momento, non sei bastato. Eri lontano, mio nonno ti avrebbe allontanato ancora di più e io...non ho lottato. Io-"
"Hai provato ad andartene per sempre. E lo hai fatto per due volte." ribadisce Zayn con la voce rotta.
Liam alza lo sguardo, sorpreso di sentire la sua voce e quelle parole. Con gli occhi lucidi e stupiti, annuisce mesto, stringendo la mascella.
Poi allunga una mano verso quella di Zayn, ma quest'ultimo la sposta ancor prima che Liam possa raggiungerla.
La mano rimane in aria, serrata dalla consapevolezza di quel rifiuto.
Soltanto dopo qualche secondo Liam la tira indietro, toccandosela come se si fosse bruciato col fuoco.
Fa male, ma non si aspettava di certo un abbraccio.
"I-io temo di sapere tutto questo già da un po'..." dice Zayn atono. "Non nei dettagli, ma quella..." e indica la cicatrice.
Sta cambiando tutto dentro di lui.
Liam annuisce. "Sì, lo avevo capito... ma... Zayn stai-"
"Non chiederlo. Non sono io quello che ha passato quello che hai passato tu. E nonostante questo la mia risposta sarebbe comunque che non lo so, né voglio saperlo come cazzo sto..." ribatte asciutto.
Liam si sente sconfitto, annuisce ancora una volta e guarda la porta.
"Quando ti ho visto all'HeartAttack ho pensato subito a quanto fosse ironico il Destino. Ero uscito da otto mesi e vivevo nella costante tentazione di domandare ai tuoi genitori dove fossi, ma il codardo continuava a sussurrarmi: Come farai poi a conviverci senza dire la verità? Come farai a mentirgli? Cosa inventerai? Come farai a sopportare il suo sguardo quando, poi, cedendo gli dirai di aver provato a morire? E cedevo alla ragione.
Poi ti ho visto, su quel palco, mentre ballavi, bellissimo, così cambiato, così adulto... e, lo ricordo ancora, pensai subito al passato, in quel letto, abbracciato ancora a te.
Non lo nego, Zayn, guardandoti ho pensato che pur di stare con te avrei mentito, perché avevo ancora bisogno di te, di capire se c'era ancora il migliore amico che avevo abbandonato. Volevo sapere se c'eravamo ancora noi.
Quando mi hai visto e mi hai abbracciato, ho capito che nonostante tutto tu non avresti chiesto nulla.
E infatti ti sei fatto bastare il Liam che avevi davanti. Ed è stato il mio miracolo, tu eri ancora il mio Zayn pronto a darmi forza, amore e sostegno senza chiedere nulla. Sono stato un egoista, lo so..."
"Io pensavo fossi tornato da me, che mi avessi cercato e trovato in quel posto" Gli confessa Zayn, abbassando il capo alla realizzazione che, invece, è stato solo uno scherzo del destino, il loro incontro. "Ma dentro di me, in fondo, sapevo che non era affatto così" continua atono, stringendo ancora di più i pugni.
Liam nega dispiaciuto. "Sì, lo so, e non ho mai detto il contrario perché sapevo che poi sarebbero succedute le menzogne. E non volevo mentirti.
Anche se poi è arrivato Niall nella nostra vita e insieme a lui le bugie. Per tutto il tempo che è passato dopo, insieme a lui, non ti ho mai detto nulla per quella promessa fatta a lui..."
Zayn annuisce, mentre cala il silenzio.
"Ti ringrazio per avermi detto finalmente tutto." Afferma.
La sua freddezza è innaturale, Zayn vorrebbe scoppiare, urlare, dimostrare quanto ci soffra nel sapere che lui,cazzo, non è bastato a fare in modo che Liam non facesse una tale stronzata.
Lui non basta mai. Non è mai stato abbastanza, quando Liam, per lui, è sempre stato tutto.
Sempre, anche in tutti gli abbandoni.
Liam inizia a sfregare le mani, incerto su cosa dire e cosa fare. Quella situazione è ingestibile, quell'aria è irrespirabile.
Si rinfila l'orologio, perché quella cicatrice è la colpa di tutto quanto e non vuole vederla ancora.
Zayn sorride, improvvisamente, e nega a un pensiero che lo ha appena colpito. "Se non ci fossimo incontrati al nightclub, non ci saremmo più rivisti..." afferma, rendendo chiari i suoi pensieri.
"Non dire così..." dice Liam.
Quelle tre parole, però, rompono l'ampolla di freddezza dove Zayn ha tentato di nascondersi.
"Avanti, allora! Mentimi un'altra volta e dimmi che un giorno saresti venuto da me! Perché, cazzo, Liam, è proprio questo che non capisco!"
Scoppia. "Hai detto di sentirti in colpa per quello che hai fatto perché mi hai abbandonato, ma eri vivo, Liam! Sei sopravvissuto e, nonostante la situazione, non avevi più tuo nonno a farti pressione!
Potevi venire da me! Potevi almeno scrivermi, cazzo! No, tu... ti sentivi in colpa e non volevi mentirmi... Certo!
La verità è che non mi volevi nella tua vita, ero troppo scomodo! Lo sono sempre stato..."
"Non dir-"
"Non mi volevi! E sì, Liam, mi hai abbandonato e io, come un coglione, ti ho sempre aspettato!
Ti ho aspettato ogni fottuto giorno, per scoprire, poi, che il nostro incontro è stato accidentale.
E nonostante mi avessi abbandonato, mi sono aggrappato a te e mi sono sentito una merda, un niente, quando non mi hai spiegato dove fossi finito, dove fossi stato per tutto quel tempo. Perché non ti ho chiesto, Liam, ma avrei voluto che tu me lo dicessi.
Ho taciuto, invece, perché avevo così tanto bisogno di te, ero così felice che fossi tornato, che mi bastava anche quel fottuto silenzio. Ho finto che non fosse successo nulla! Chi è il coglione egoista, eh?"
Zayn non ha mai parlato tanto e, ora che lo sta facendo, lo fa guardandolo in viso.
Liam, invece, non ci riesce, ha lo sguardo verso il basso e alcune lacrime hanno iniziato a rigare le sue gote.
"Io non ti ho chiesto un cazzo per paura di rovinare tutto, quando tu hai provato a farla finita! Te ne rendi conto?" è disperato.
E quando Zayn si rende conto di quelle lacrime, inevitabilmente inizia anche lui a tirare tutto fuori; escono lacrime brucianti che fanno avvampare il suo volto di un rosso vivo.
Riprende fiato.
"Sono un coglione che si è fatto calpestare più volte, in silenzio; facendosi bastare il niente!
Ma se avessi avuto bisogno, sarei corso da te. E non ti giudico per aver tentato il suicidio, perché so cosa significa essere depresso e so che è una malattia grave, so che in quel momento non eri nemmeno in te e che avevi bisogno di cure.
Io ti giudico perché non mi hai chiamato tutte le volte che ti sentivi soppresso da tuo nonno, non me ne hai mai nemmeno parlato, cazzo! Perché non l'hai fatto, eh? Perché ti sei tenuto tutto dentro? Avrei potuto aiutarti...Tu mi hai voluto lontano, perché io volevo stare lì." E gli indica il cuore. "Sei tu che non mi hai voluto"
Adesso urla. E non conta che l'altro possa vederlo nella sua disperazione, perché Liam deve vedere tutto quello che ha trattenuto dentro – per anni.
"Ma, certo, io non bastavo. Io non basto mai, Niall invece sì! Niall è la tua forza, quella che non sono mai stato io.
Ed è per questo che non sei venuto a cercarmi! Perché per quanto la tua fottuta mente non lo voglia ammettere, tu mi hai dimenticato.
Niall, le bugie, le colpe e la paura di perdermi? Tutte stronzate! Io non ti sono bastato. È questa la verità"
"NON è VERO!" Sbotta Liam con un tono grave, furioso, che fa saltare sul posto l'altro. "Tu questo non puoi saperlo, non puoi nemmeno dirlo dopo tutto quello che è successo tra noi. Non puoi sapere cosa ho nella testa, né quello che ho qui dentro" e si indica il cuore. "Non... puoi nemmeno immaginare quanto tu sia importante nella mia vita. Non lo sai quanto ti...amo, Zayn. I-io...non-"
Zayn non può negare di aver sussultato a quella confessione e Liam non può mentirsi nella consapevolezza di aver esitato a quelle due parole.
Ma è così.
Lo ama nel modo più sbagliato che esista.
"Io non potevo mentirti, né dirti ciò che era successo perché ti avrei perduto... Io..."
"Certo! E mi hai perduto comunque, in questo modo! Anzi, hai ragione, mi hai abbandonato senza nemmeno darmi la possibilità di conoscere cosa ti fosse successo. E questo è anche peggiore..." Ribatte, affranto.
Il brutto per Zayn è che lo avrebbe perdonato, o meglio, non ci sarebbe stato nemmeno niente da perdonare, se solo Liam fosse venuto da lui a dirgli la verità. Se solo Liam gli avesse dato la possibilità di sapere... da sempre, dall'inizio.
Lo avrebbe perdonato in qualsiasi caso e forse non si sarebbe perdonato per non esserci stato, forse si sarebbe sentito in colpa per la sua assenza. In qualche modo, avrebbe trovato delle colpe da gettarsi addosso.
Perché Zayn lo perdona sempre; lo ha fatto quel giorno, all'HeartAttack, quando se lo è ritrovato davanti dopo un anno di assenza.
Non ha battuto ciglia, né chiesto motivazioni, no, Zayn ha semplicemente chiuso gli occhi e riaperto il cuore alla persona che stava attendendo da sempre.
Ed è questo, in quel momento, che lo spaventa.
Gli occhi chiusi e il cuore aperto di quel momento passato.
Perché, probabilmente, lo perdonerebbe anche ora, socchiudendo gli occhi.
Perché lo ama, anche se non sa dirglielo. Perché lo ama anche se lui non è abbastanza per Liam.
Ed è questo che lo fa capitolare.
Sbarra gli occhi e rabbrividisce.
Perché con Liam non riesce ad essere la persona che è con gli altri, il menefreghista che è nella vita?
Perché gli interessa troppo di Liam, ecco perché; perché quell'uomo è dentro la sua pelle, aggrappato come una dipendenza, e non se ne va.
Zayn non può vivere così – è questo quello che pensa in un attimo, per la prima volta.
"Hai ragione" gli dice Liam, asciugandosi velocemente le lacrime. "Hai ragione tu..." ripete.
E, allora, Zayn apre gli occhi e chiude il cuore. In un momento prova ad essere il menefreghista che è con tutti.
"Ma ciò che ti ho detto è vero, i miei sentimenti sono reali. E non ti ho mai dimenticato, mai, non c'è stata una notte che non chiamassi il tuo nome.
E mi sei mancato ed è stato come non respirare fino al giorno in cui ti ho rivisto. Ti sarei venuto a cercare, perché non ho fatto altro che cercarti in tutta la vita...E mi basti, Zayn. Tu mi sei sempre bastato, io... non ho mai voluto di più. Solo che... ho sbagliato..."
Quelle parole Zayn le ascolta, atterrito dentro, inespressivo fuori, mentre non piange più.
Ma ormai è nell'abisso delle sue consapevolezze e non può tornare indietro. Ormai si sta riconoscendo per ciò che ha fatto e non riesce più ad accettare niente di tutto questo.
Nemmeno l'amore di Liam, perché è insano, è malato tanto quanto il suo.
Zayn non può vivere succube di un uomo, perché non è naturale essere così legato ad una persona che, con alti e bassi, è andata avanti anche senza di lui.
Zayn stringe i pugni e serra la mascella. La mente lucida, il cuore a pezzi.
Non può amarlo più, non deve amare più Liam perché questo significa non amarsi, non avere rispetto di se stesso.
Liam si è suicidato e non ci è riuscito, Zayn è morto ogni volta che Liam ha mentito o che è rimasto in silenzio.
Zayn è morto tutti i giorni in cui Liam non è tornato a cercarlo. Ed è morto definitivamente quando è tornato grazie a un bluff giocato dal Fato.
E non può proprio vivere così, perché adesso si sente uno schifo.
Quello non è amore.
Zayn capisce che deve imparare a vivere senza di Liam, una cosa che fino a quel momento, con gli occhi chiusi, non ha voluto fare, né vedere.
Una cosa che, adesso ad occhi aperti, a mente aperta sui canali della verità, deve accettare e capire.
Non può amare nessun altro, se prima non impara ad amarsi.
Non vuole amare nessun altro, ora, con il cuore chiuso.
Con Liam non ha avuta dignità per se stesso. E non può continuare a vivere in dipendenza della vita dell'altro; non se Liam ha pensato anche una sola volta di farla finita e non ha avuto remore a provarci, ad abbandonarlo.
E ora che quel segreto è venuto fuori, Zayn deve dirgli "Addio".
Deve farlo per se stesso, perché deve imparare a vivere, assurdamente, senza la sua ragione di vita.
"V-vorrei restare solo, adesso" Quando questa parole escono fuori dalla sua bocca, Liam è già pronto ad ascoltarle. Quindi si alza lentamente e annuisce, mentre altre lacrime riversano sulle sue guance.
Liam non lo sa, né lo immagina, però, che quella è l'ultima volta che vedrà il suo migliore amico.
Heartache, doesn't last forever
I'll say I'm fine
Midnight, ain't no time for laughing
When you say goodbye
Irresistible, One Direction
*
Dirty Dancing
It's in your lips
And in your kiss
It's in your touch
And your fingertips
And it's in all the things and other things
That make you who you are
And your eyes
Irresistible
Irresistible, One Direction
"Andiamo con Giulietta" è la sentenza di Niall quando si ritrovano sotto casa. Josh si gira a guardarlo stralunato e "Chi?" domanda.
"È il nome che ha dato al furgoncino della Volkswagen..." annuncia Harry, affondando le mani nelle tasche e sorridendo, ritrovandosi improvvisamente in mezzo ai due che si stanno lanciando saette al posto di sguardi normali.
"Il suo furgoncino ha un nome?" ribadisce divertito Josh, guardando prima Harry e poi Niall con un sopracciglio alzato.
"Quante domande! Sì, è la mia Giulietta. Ora se permetti andiamo... Ciao, Josh! Ciao!" risponde Niall tentando di andarsene verso il garage.
Harry e Louis osservano Josh e gli sorridono con impaccio, prima di tentare di incamminarsi verso l'irlandese, ma Josh li blocca sul posto.
"No, dai, andiamo con il mio Romeo!" esclama lo spogliarellista con un sorriso malizioso.
Harry si acciglia mentre Louis alza gli occhi al cielo e trattiene uno sbuffo sorridente.
"Che?" sbotta Niall, voltandosi per guardarlo sbalordito.
"Il mio BMW. Non lo sai? Si chiama Romeo" si giustifica Josh, passandosi una mano tra i capelli.
Sta palesemente mentendo.
"Ah sì? E da quando?" gli domanda Niall avvicinandosi minaccioso con le mani posate sui fianchi.
Harry e Louis osservano in silenzio.
Quei due – pensano ormai come se fossero una sola anima – dovrebbero prendersi una stanza e sfogarsi.
"Ah, da quando l'ho comprato! Appena l'ho visto, ho pensato: Questo BMW è maschio e si chiamerà Romeo. Perché un giorno troverà la sua Giulietta..."
"Pare che quel giorno sia arrivato" il tono sarcastico di Louis fa rivoltare gli occhi al cielo a Niall e fa ridere di gusto Josh.
"L'ha chiamata in quel modo adesso" ha ribattuto Niall, passandosi una mano davanti al viso, esasperato.
"Ma va?" è la risposta di Louis. "Le sta provando tutte per fare colpo su di te..." è l'ammissione dello scrittore che, come sempre, parla schiettamente.
Harry gli getta uno sguardo addosso colmo di uno scetticismo che a Louis, per la prima volta, fa pensare di aver sbagliato in una sua analisi. Ma, in realtà, Harry sta pensando se anche con lui Louis abbia tutta quella maniacale attenzione ai dettagli – sebbene quelli di Josh nei confronti di Niall siano palesi anche ai muri.
"Sì, certo, comunque andiamo con Giulietta." Taglia corto Niall, improvvisamente imbarazzato, con la chiara intenzione di glissare le affermazioni di Louis.
Josh alza gli occhi al cielo, mordendosi un labbro per l'ennesimo rifiuto. "Ma cosa ti costa fare come dico io una volta?" dice esasperato. Niall spalanca gli occhi e diventa rosso – stavolta però è rabbia per davvero.
"Non dici sul serio, vero?" esclama inviperito, ricordandosi di tutte le idee che Josh gli ha proposto e che, inevitabilmente, ha visto realizzarsi.
Harry decide che deve intromettersi per stemperare la situazione, anche perché Louis non sembra voglia farlo.
"Non c'è bisogno di scaldarci tanto. Josh è stato tanto gentile da offrirsi per accompagnarmi e perciò devo andare con lui..." Niall non può credere che Harry abbia preso quella presa di posizione, perciò lo guarda allibito.
Harry arrossisce, improvvisamente in colpa per non essersi messo dalla parte di Niall. Louis osserva Harry e lo fa con gli occhi azzurri spalancati, mentre la sua carnagione, già chiara, sbianca maggiormente.
Niall guarda lo scrittore con la speranza che questo venga a suo favore, ma un Louis spaventato all'idea di Josh e Harry soli, se ne esce fuori con "Quello che ha detto Harry*".
Il sorriso di Josh si amplia come la delusione nel volto di Niall che, sconfitto e con la coda dalle gambe, abbassa il capo.
"Voi figli di papà li conquistate tutti con una bella macchina e qualche carineria?" abbozza in un affronto al quale, stupendo tutti e tre, Josh non ha la prontezza di rispondere.
Niall lo guarda con il sopracciglio alzato, domandosi perché lo spogliarellista lo abbia improvvisamente guardato allo stesso modo – con piglio – senza ribattere con una delle sue solite battute sarcastiche – o maliziose.
Anche Harry e Louis se ne accorgono e guardano Josh curiosi.
Che Niall abbia detto qualcosa di sbagliato?
"Comunque d'accordo, andiamo con il tuo BMW" ribadisce Niall. Il volto di Josh torna a illuminarsi dopo un momento di buio.
"Romeo" soffia, facendo dietro front e incamminandosi verso l'auto. "Si chiama Romeo"
Niall sbuffa e sale in macchina, sedendosi accanto a Josh. Un gesto naturale che Louis nota in un sorriso e che Harry intuisce solo dall'espressione dello scrittore.
"E dobbiamo farlo incontrare con la tua Giulietta... freme alla sola idea!" conclude poco dopo Josh, quando accende e accelera per far rimbombare il motore.
Niall sospira esasperato e guarda fuori dal finestrino, negando e sorridendo a stento. Josh ride, invece, accompagnato da Harry e Louis.
"Oh, questa devo proprio scriverla!" sbotta Louis, afferrando il taccuino dallo zaino. Harry sorride, mentre lo osserva ed è contento senza una valida motivazione.
L'HeartAttack pullula di persone quella sera. Harry ha iniziato a lavorare, servendo ai tavoli, senza troppi indugi, mentre Josh, dopo un ammiccamento in direzione di Niall, è sparito nel suo camerino, probabilmente per prepararsi.
Louis e Niall, invece, si sono seduto ad un tavolo appartato.
"Quindi tra te e Harry..." tenta di fare un discorso Niall. Louis gli rifila uno sguardo di ghiaccio che contro gli occhi blu di Niall, tuttavia, si scioglie disperdendosi.
"Che vorresti dire?" chiede, allora, allacciando le braccia al petto e accasciandosi allo schienale della sedia. Niall sorride e sorseggia il suo analcolico.
"Che non ti ho mai conosciuto così, Louis. Sei diverso da quando c'è quel ragazzo" bofonchia l'irlandese facendo spallucce.
Louis si guarda intorno e pensa a quelle parole, domandandosi se sia realmente così.
I due ricordi che gli vengono in mente sono il bacio e il modo in cui si è sentito eccitato sotto il tocco leggero del ragazzo dai capelli ricci.
Perciò Louis sbuffa e fa spallucce: "Non c'è nessuna differenza" mente, mentre un'ombra si getta sul suo volto.
Si è davvero lasciato andare a tal punto da non rendersene nemmeno conto?
Louis pensa di essere stato in uno stato di assuefazione fino a quel momento e di essere tornato a capire cosa sia accaduto soltanto ora.
Niall se ne rende conto e decide di lasciar cadere il discorso; Louis è un tipo veramente difficile da maneggiare. Appena entrati nel locale ha sorriso a Harry come l'uomo più innamorato dell'universo e ora, invece, dopo quella conversazione, sembra essere la persona più schiva e fredda del locale, ma soprattutto la più disinteressata in fatto di sentimenti.
Difatti, se in un primo momento Harry è il centro dei suoi pensieri e lo osserva ovunque egli vada, a quella rivelazione Louis smette di tenerlo sott'occhio – si obbliga a non farlo, a disinteressarsi.
In realtà Louis si è accorto di tutta la gelosia che ha provato, del dispiacere nell'aver baciato Eleanor e della gioia nell'aver baciato di nuovo Harry. Si è reso conto benissimo dell'eccitazione nei boxer al tocco di Harry e dei sorrisi ebeti e sinceri spuntati sul suo viso ogni qualvolta che Harry dicesse qualcosa di buffo; soltanto che ha evitato di preoccuparsi, perché sapeva – e sa – che poi sarebbero conseguiti i... guai.
"Josh ti piace" sbotta Louis in quella che non sembra una domanda. Niall quasi si soffoca con il liquido che è tornato a bere. "C-che cosa?" balbetta.
"Ti piace, non ti ho mai visto così con un ragazzo... anche se pensavo non ti piacessero – i ragazzi" ammette Louis, puntando finalmente le sue iridi azzurre in quelle sorprese di Niall.
Niall vorrebbe ribattere con un "Non lo sapevo nemmeno io" ma si rende conto che così facendo cadrebbe in una retata che Louis ha tessuto di proposito e, perciò, si morde la lingua guardandosi in giro.
"N-non mi piace" ribatte poco dopo. Louis annuisce, con poca convinzione, e atono risponde: "Lo vedremo..."
Quando lo spettacolo di Josh inizia sul palco del locale, Niall rimane folgorato alla vista dello spogliarellista e un sorrisetto compiaciuto di Louis, con l'aggiunta di un "Visto?", gli dà decisamente il colpo di grazia.
Josh si muove libero e sinuoso sul palco dell'HeartAttack e coinvolge tutti i presenti, conducendoli a ballare a ritmo di musica.
Anche Harry è rimasto stupito a quello spettacolo, così diverso dall'ultimo di Zayn, e lo ha guardato con un vassoio in mano, vicino al bancone del locale, con la bocca semiaperta.
Louis lo ha notato e ha sentito nuovamente quella scossa che lo fa rabbrividire lungo tutta la colonna vertebrale.
Non si sentiva così da tempo; da Stan, ma evita di pensarlo.
"Andiamo a ballare?" chiede Niall, ridestandolo dai suoi pensieri. Louis lo guarda e alza un piglio. "Come scusa?" domanda, sperando di aver capito male.
"Andiamo in pista? Sembra si divertano..." dice Niall, muovendosi e tentando invano di non guardare verso Josh che, mentre incita il suo pubblico, si spoglia e balla come un matto scatenato.
Louis lancia uno sguardo nella direzione dello spogliarellista e si schiaffeggia.
"Se vuoi andare a ballare con lui, vai senza chiederlo a me. No?" chiede, ovvio, incrociando le braccia al petto. Louis non può, non deve muoversi da lì, deve controllare quell'imbranato di Harry, deve tenerlo sotto occhio come se questo potesse scappare da un momento all'altro... Anzi, no, non deve guardarlo, non deve tenerlo sott'occhio, ma deve rimanere comunque lì.
Perché sì – è la sua giustificazione.
Niall alza un sopracciglio e sbuffa.
"Te lo sto chiedendo a te, perché dovrei ballare con lui?" Louis scoppia a ridere, incapace di trattenersi.
"Niall, smetti di negare e accettalo" lo rimprovera dopo essersi schiarito la voce e tornando serio.
Il bue che dice cornuto all'asino, insomma.
Niall sbarra gli occhi e arrossisce.
"Parli proprio tu? Smetti anche tu di negare le emozioni e renditi conto che Harry ti sta cambiando inesorabilmente... ma in meglio!" sbotta l'irlandese, mentre la mascella di Louis si serra inesorabile e i suoi occhi azzurri diventano due iceberg gelidi.
Niall rinuncia, è inutile, è come parlare con un muro.
"Okay, d'accordo. Niente, lascia perdere" Afferma e incrocia le braccia al petto, guardando verso la porta del locale.
Tuttavia le sue sono parole inutili, perché qualcun altro ha deciso per lui.
E se vuole ballare, Niall Horan ballerà.
"Nessuno può mettere Bebe in un angolo**" sono le parole che lo fanno drizzare sul posto e che, puntualmente, lo fanno capitolare su un paio di occhi verdi.
No, Josh non può davvero aver detto una cosa del genere. Non a lui, non con un microfono vicino alla bocca. Non mezzo nudo di fronte a un centinaio di persone.
No, Josh non può essere sceso dal palco per raggiungerlo, non può aver detto quella frase mentre, offrendogli una mano, lo ha invitato ad alzarsi.
No. Non può aver usato una citazione di Dirty Dancing con lui. Non può avergli decisamente dato della donna, chiamandolo Bebe.
Ma di cosa si stupisce ancora Niall? Dovrebbe farlo di se stesso, quando per l'ennesima volta sta alle sue direttive e afferra quella mano, alzandosi.
Louis, nel frattempo è scoppiato a ridere, così come Harry, da lontano, mentre serve a un tavolo.
Quando Josh vede realizzarsi i suoi desideri, quando le loro mani si stringono impavide l'una nell'altra, sorride contento e nel fomento lancia uno sguardo verso Louis – che sta ridendo ancora come un matto.
"Anche tu" dice, afferrandolo per un braccio e trascinandolo verso la pista.
A quel punto anche Niall è scoppiato a ridere, mentre Harry è rimasto in silenzio, d'improvviso serio, ad osservare un Louis trascinato – mentre protesta inutilmente – verso il centro della sala.
Se Louis ha iniziato a muoversi a destra e sinistra senza troppo entusiasmo, colto da un imbarazzo improvviso per quella situazione che non gli appartiene, Josh non è stato ovviamente dello stesso avviso e Niall, assuefatto dal corpo, dal sorriso e dagli occhi dello spogliarellista, gli è stato dietro in dei movimenti che apparentemente gli sembrano sconnessi e imbarazzanti.
Il modo in cui Josh lo sta guardando – mangiandoselo con gli occhi – però lo fa ricredere. Non deve essere poi tutta questa schifezza e si morde un labbro al pensiero che piaccia così tanto a quel tipo.
Josh gli è sempre più vicino, mentre a ritmo sposta la testa a destra e sinistra con un sorriso sbarazzino; e anche in quel semplice movimento pare a Niall un tipo troppo vispo, troppo bello – sì, lo ha pensato veramente.
Si osservano e Niall pensa che quello sguardo convinto possa perfino infastidirlo, così si avvicina all'orecchio di Josh e "Perché hai l'espressione di uno che sta pensando qualcosa come 'I'm sexy and I know it'?" urla, muovendosi poi velocemente per guardarlo.
Josh ha riso, divertito, spostandosi elegantemente i capelli all'indietro.
Trova che "sexy" sia la voce di Niall vicino al suo orecchio, pensa che tutto di quel ragazzo che sta ballando, che si sta lasciando andare, con lui, sia assolutamente sensuale.
E lo vuole.
Si avvicina all'orecchio per rispondergli, dopo avergli gettato addosso uno sguardo carico di sottointesi e "La risposta è nella tua domanda, occhi blu" soffia, delicato, facendolo rabbrividire. "E grazie per il complimento" conclude per poi gustarsi l'espressione sbigottita di Niall che balbetta in modo decisamente sexy – ma va? – qualcosa come: "Non era affatto un complimento, ma una costatazione..."
Quando poi Josh gli afferra una mano e lo spinge vicino, circondandolo velocemente per la vita, tutti i movimenti successivi li compie con una gamba in mezzo a quelle di Niall – gesti che lo sorprendono maggiormente.
Il bacino sbatte contro quello dell'altro, facendolo avvampare. E il modo in cui Josh danza, così esperto, così sensuale, così perfetto, manda al diavolo – ancora una volta – la fottuta ragione di Niall.
Sono assurdamente vicini, in una stretta che conduce i loro volti ad una distanza inesistente; occhi negli occhi si mandano segnali indescrivibili e danzano, mentre lasciano che le loro mani carezzino ovunque la pelle dell'altro. Le loro bocche – probabilmente invidiose di ciò che è permesso di fare ad altre parti– si ricercano celeri, avvicinandosi e toccandosi in un tocco appena accennato; tutto questo accade in un modo che imbarazza ed eccita l'irlandese che, infine, si spaventa e sgattaiola via da tutto quello.
Lo sguardo deluso di Josh perdura per dodici secondi – Louis li conta, visto che non ha niente di meglio da fare. Poi, senza perdersi d'animo, Josh ci riprova e si avvicina a Niall, questa volta in un attacco felino da dietro. E lo fa sempre a ritmo di musica, ancheggiando sensuale troppo vicino al fondoschiena dell'altro.
Niall salta sul posto e si allontana avvicinandosi a Louis e guardandolo, rosso in viso, con il respiro affannato.
Gli piace troppo e per questo vuole scappare.
I suoi occhi blu stanno gridando: "Portami via di qui. Ho paura."
Louis invece gli sta tacitamente rispondendo, con un sorriso compiaciuto, "Visto? Avevo ragione io, quello ti fotte il cervello. Ti piace"
Sì, Louis sta dicendo – in silenzio – proprio quelle parole e Niall Horan le intuisce tutte in uno sbuffo.
Louis gli sorride, prima di fargli cenno di ritornare al tavolo. Ma è tardi, per Louis stavolta, che viene coinvolto in un ballo da due ragazzi che gli hanno messo gli occhi addosso non appena è entrato in pista; occhi che lui, opportunamente, ha evitato per tutto il tempo.
Quando i due si avvicinano, provandoci spudoratamente, Louis si sente in gabbia.
Niall vorrebbe aiutarlo, sentendosi in colpa per averlo inevitabilmente spinto in quella situazione, ma quando si gira verso Josh, per chiedergli una mano, la testa va in panne: Josh sta flirtando con un altro uomo, ballando allo stesso modo con cui danzava poco prima con lui, mentre gli lancia uno sguardo di sfida.
E Niall, assurdo ma vero, non ci vede più e, no, non dalla fame – per quanto insolito e ironico fosse il destino – ma dalla rabbia.
Niall è furioso.
Si avvicina a Josh, con tutta l'intenzione di spintonare il tipo con cui si sta divertendo e... si ferma di colpo.
Josh ha sorriso, capendo quel gesto implicito, ma poi lo guarda serio, dispiaciuto, quando comprende che Niall non lo raggiungerà.
La ragione ha finalmente bussato nella sua testa, dicendogli: Ma che diavolo fai? E soprattutto perché dovresti farlo? Non hai motivo né per incazzarti, né per nulla...
E Niall sa che non ha tutti i torti la ragione; perciò si spinge via, dimenticandosi inavvertitamente del problema 'Louis'.
Per fortuna per lo scrittore, Harry non lo ha abbandonato con lo sguardo nemmeno per un secondo.
Quando ha visto i due ragazzi avvicinarsi e provarci spudoratamente – nonostante le intenzioni di Louis fossero palesemente chiare nel rifiutare prima con gentilezza, poi con fastidio, i due – Harry è partito in uno scatto verso il palco, abbandonando il vassoio sul bancone.
È arrivato alle spalle di Louis, messo in evidente difficoltà, e lo ha afferrato in vita.
Sta chiaramente segnando il territorio.
Per un momento Harry ha ringraziato il cielo di essere più alto di Louis, in modo da poter adocchiare i due marpioni.
Louis, sentendosi afferrare, si volta nella sua direzione, alzando il capo per fissarlo con i suoi occhi spaventati – probabilmente dal fatto che, magari, ci fosse un terzo opportunista – ma si è poi rilassato, in un sospiro, realizzando che fosse finalmente in salvo nell'abbraccio di quel ragazzino.
Gli occhi smeraldo di Harry, però, non si sono soffermati su Louis, perché troppo impegnati a guardare in cagnesco – e stavolta il suo sguardo è risultato veramente incattivito – i due ragazzi.
E forse è stato il cartellino invisibile ma evidente sulla sua fronte, con su scritto 'è mio', che funziona oppure il fatto che Louis gli si sia improvvisamente appiccicato addosso, perché i due omaccioni se ne vanno, alzando le mani e ridendo.
Solo in quel momento Harry si rende conto della situazione: il corpo di Louis è addossato al suo –completamente, aggiunge la sua mente; lo guarda, in un sorriso impacciato.
"Non ti facevo così..." gli soffia Louis, girandosi nella sua direzione, mantenendo quel contatto come se fosse un'esigenza.
"Così come?" domanda arrossendo e abbassando lo sguardo. Le sue mani sono salite sulle braccia di Louis, ma non hanno nessuna intenzione di spostarsi. Louis sembra avere la stessa finalità, visto che le sue sono posate sui fianchi dell'altro in un gesto delicato e possessivo.
Louis ride improvvisamente, gettando il capo all'indietro e sbalordendo Harry che lo fissa con piglio.
Sono immobili, ma vorrebbero ballare.
"Che c'è ora?" sbotta e il suo tono nasale è così tenero da far tornare a sorridere Louis come un idiota.
"Sei assurdo, Harry" anticipa. "Prima mandi via quei due come l'eroico geloso della situazione" continua, ridendo ed evidenziando – volutamente – la parola 'geloso' con gli occhi carichi di apprezzamento.
"E ora sei decisamente arrossito come... come un perfetto timidone!" sbotta. "Sei un incredibile miracolo, lo sai?" conclude, spostando per un momento una mano sui suoi capelli per spettinarli dolcemente.
È il suo miracolo.
Harry socchiude gli occhi a quell'attenzione, a quelle parole che l'hanno colpito, smussandolo e scombinando di proposito tutti i tasselli dentro di sé, creando così un'improvvisa confusione – è forse questo innamorarsi? La creazione di un caos, capace di non farti capire più nulla?
Sorride impacciato, sentendosi pieno ma ingarbugliato dentro.
"Ma in questi casi non si ringrazia e basta?" chiede turbato, mentre arrossisce maggiormente.
Louis ride ancora. "Ah, la tua assurdità colpisce ancora. Anche sfacciato, eh?" lo beffeggia, socchiudendo gli occhi ilari e ridendo.
Poi si fa improvvisamente serio e lo guarda pieno di gratitudine: "Comunque se leggi fra le righe, Harry,troverai il mio ringraziamento" gli soffia Louis, avvicinandosi al volto del riccio per stampargli un bacio su una guancia, gesto che fa saltare il suo cuore malato – di cosa? Malato di caos? Esiste questa malattia?
Quando torna al tavolo e Harry lo abbandona, confuso e imbambolato, per tornare a lavorare, Louis ripensa alle parole di Niall e un'ombra cade sul suo volto.
Harry non è soltanto un miracolo per lui. Harry è un uragano di emozioni nelle quali Louis si è ritrovato inevitabilmente convolto.
Ora sta allo scrittore decidere se continuare a farne parte, oppure abbandonare prima di combinare il solito casino.
Niall è uscito dall'HeartAttack, inconsapevole del fatto che fosse seguito da qualcuno. Quando sente dei passi dietro di lui sbuffa immaginando già di chi siano.
"Ti prego, lasciami in pace" bofonchia, passandosi una mano davanti agli occhi in un gesto che sa di esasperazione.
Josh non risponde, gli si fa soltanto vicino. Niall lo guarda di striscio e si accorge che indossa soltanto un paio di pantaloni neri.
"Entra dentro, ti prenderà un accidente" gli dice, guardando di fronte a sé, con un tono che però è immancabilmente preoccupato.
Josh ride e si passa una mano tra i capelli.
Solo in quel momento lo spogliarellista pensa che non ha nemmeno finito il suo spettacolo a causa di quel ragazzo. E non è mai successo in vita sua che non ne concludesse uno; perché per lui sono sacrosanti come le messe per un cattolico e si sente di aver appena fatto un peccato, ma non gli importa – e quella nella sua mente appare come una bestemmia.
Affonda le mani nelle tasche e sospira. "Sei un mistero per me, Niall"
Il fatto poi che lo abbia chiamato per nome, dà all'irlandese l'impressione che il suo tono sia improvvisamente serio – il che è veramente insolito.
"Se mi conoscessi un po' di più, diresti invece che sono anche piuttosto scontato" borbotta l'altro, affondando anch'egli le mani nelle tasche dei jeans.
Josh ride.
"Hai detto bene "Se solo ti conoscessi", ma tu e i tuoi modi non me ne danno modo. Te ne sei accorto?" risponde amaro.
Niall lo fissa con cipiglio e la bocca semiaperta.
"Davvero? Che cosa ti spinge ad essere tanto... tanto insistente con me?" sbotta, improvvisamente incuriosito.
Josh fa spallucce: "Vorrei saperlo tanto anch'io. Forse proprio perché non riesco a decifrarti, forse proprio per questo motivo insisto. Te l'ho detto, sei un mistero."
Niall ride, sorprendendo l'altro. "Che banalissimo cliché il tuo" farfuglia. Josh rimane attonito per qualche secondo, poi annuisce capendo le sue parole.
"Rientro, devo pur sempre guadagnarmi da vivere..." dice sarcastico.
Niall ride e borbotta un "come se ne avessi bisogno" che fa bloccare al suolo lo spogliarellista.
Josh drizza le spalle e torna sui suoi passi. "Cosa pensi di me, Niall?"
Nuovamente l'utilizzo del suo nome lo percuote dentro, sussurrandogli che non è un buon segno; anche perché ora Josh ha gli occhi leggermente oscurati da quelle pagliuzze ambrate che a Niall fanno supporre – ancora una volta – di aver detto qualcosa di sbagliato.
"Non vuoi saperlo" ironizza, ma lo sguardo improvvisamente serio dell'altro lo congela sul posto.
"Voglio, invece. Ma dalle tue precedenti affermazioni posso arrivarci anche da solo. Vediamo, sono un figlio di papà, uno sbruffone, un montato pieno di soldi, un perditempo e, sì, spogliarellista nel senso brutto della parola"
La mente di Niall pensa che Josh sia questo e tanto altro, ma il resto sono soltanto cose apprezzabili – cose belle.
E quel pensiero lo sconvolge nuovamente, assieme al fatto che non sappia assolutamente dove Josh voglia andare a parare.
"Io no-" tenta, ma l'altro lo interrompe: "Ti dico una cosa, in questa descrizione c'è qualcosa di sbagliato e che mi ha ferito. Ma non te l'ho detto, perché non mi interessa, perché sono così; mi scivola addosso e mi passa.
Sono uno che prende le cose alla leggera, sono quel tipo di persona alla quale piace la vita così, come viene; perché anche se c'è tanta merda al mondo, ho la fortuna di apprezzare le poche cose belle che mi capitano.
E tu, benché mi faccia terribilmente impazzire con i tuoi improvvisi cambiamenti d'umore, sei una fra queste. Sei una cosa bella, da vivere." Sbotta, improvvisamente irato.
Niall lo guarda allibito; sono tante le cose che lo hanno stravolto, come il fatto che l'altro lo consideri una 'cosa' bella – e che la sua mente, poco prima, abbia pensato la stessa cosa di lui.
Ma ciò che rimane ancorato ai meandri della sua testa è una frase in particolare: i suoi cambiamenti d'umore lo fanno impazzire.
La sua pazzia, eccola di nuovo lì come protagonista di tutto.
Ciò nonostante, incurante dello sconvolgimento dell'altro, Josh riprende parola: "Scusami se sono così, scusami se ti sconvolgo e scusami se ti ho rotto i coglioni. Ho capito il messaggio, sei una cosa bella ma irraggiungibile e non ti importunerò più" e con quelle parole Josh rientra nel locale, lasciando Niall nel vuoto, insieme alla sua pazzia.
Io sono una persona che prende le cose alla leggera, perciò allo stesso modo si dimenticherà di lui?
Mi scivola addosso e mi passa, ha detto Josh. Perciò ora che gli ha praticamente detto 'Tanti saluti' si farà scivolare addosso il ricordo di lui? Si farà passare quel 'sei una cosa bella'?
Niall è improvvisamente spaventato, perché non vuole che questo accada.
E forse Josh ha ragione: lui è un mistero perché non capirà mai cosa vuole dalla vita.
Pensava di non volere Josh nella sua, ma ora si sta ponendo giusto quella domanda: Vuole o non vuole?
E la risposta è una. Quella che lo immobilizza ancora lì, al suolo.
Vuole.
Ci pensa e si manda al diavolo, ormai è troppo tardi e farebbe bene a iniziare a fare come lo spogliarellista: farsi scivolare addosso quel momento in cui una persona l'ha fatto sentire desiderato e farsi passare l'idea diandare a chiedergli scusa.
* "Quello che ha detto Harry" omaggio alle parole di Louis: "What Harry said", che, beh, ha il suo significato.
** *cofcof* citazione del film Dirty Dancing – ormai non mi giustifico più, Josh sta diventando scandaloso.
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