Broken Strings - e le pippe mentali di un idiota felice.
Broken Strings – e le pippe mentali di un idiota felice.
Liam Payne non sapeva che una semplice camminata per il corridoio della sua immensa villa gli sarebbe costato tutto; eppure, quando sente il nonno discutere a bassa voce, pronunciando il nome del padre, sente già un pezzo del suo mondo crollargli addosso.
Si avvicina alla porta semichiusa, quieto, per non farsi sentire, e appoggia l'orecchio sul legno, per tentare di udire meglio.
"È stato un disonore dal primo giorno. Come potevo impedirti di sposare un tale rifiuto della società, quando tu sei sempre stata come me? Eri una testarda, tesoro, se ti avessi impedito di fare qualcosa, avresti portato disonore a questa famiglia con qualche tua avventatezza. E poi ti eri impuntata, dicevi di amarlo, quando era chiaro perfino ai muri quanto strano fosse che tuo marito si portasse sempre dietro quell'altro uomo..."
"E-era il suo migliore amico, padre..."
"MA QUALE MIGLIORE AMICO! Sono due scherzi della natura! Erano due pezzenti in cerca di dote e l'hanno dimostrato! Si sono approfittati di te, di noi! Davvero tenti ancora di difenderlo? Dopo che vi ha abbandonato per quell'uomo, senza scrupoli?"
Liam sbarra gli occhi, tramortito da quel peso di conoscenze.
Ciò che il nonno sta insinuando sul padre è qualcosa capace di far cadere tutte le sue – pochissime – certezze.
Ha iniziato a tremare, ma non sa che ciò che sta per ascoltare lo demolirà totalmente.
"Hai messo al mondo degli errori con quell'uomo. Degli errori ai quali io sto tentando di porre rimedio!"
Un errore; ecco cosa sono lui e le sue sorelle. Liam non può davvero credere che quella conversazione stia avvenendo.
Una lacrima scende silenziosa sulla sua gote e brucia, brucia come quelle parole stanno mandando a fuoco gli ultimi pezzi della sua innaturale razionalità.
L'asciuga, velocemente, mentre torna ad ascoltare, attento, il suono del suo nome.
"Le piccoline per fortuna non saranno un problema, cresceranno con me. Ma Liam... Liam è così simile a quell'uomo e così diverso da noi. Lui sarà il padrone di questa casa, appena compirà diciotto anni, e avrà tutto! Tutto! Devo porre un rimedio a tutto ciò, deve cambiare. Io l'ho visto, lo vedo, e mi preoccupa. Deve cambiare, deve cambiare assolutamente."
"C-cambiare?" boccheggia, annaspando.
"Sì, altrimenti diventerà uno scherzo della natura come tuo marito" afferma in un'offesa che Liam, oramai, è abituato a sentir venire fuori dalla bocca del nonno.
Sei un codardo, gli ha detto un giorno. Come tuo padre, ha sottolineato.
Sente alcuni singhiozzi strozzati della madre.
Sei uno scherzo della natura, gli dice la mente con la voce impetuosa del nonno. Come tuo padre.
Lo è davvero?
La madre di Liam sta piangendo e il ragazzo non sa se entrare per intervenire e farla smettere o se scappare via, per allontanarsi da quella realtà.
È dall'inizio di quella maledetta estate che sono iniziate le pressioni, i cambiamenti: il padre che se ne va di casa, la madre rinchiusa la maggior parte del tempo nella sua stanza, le sorelline che non capiscono cosa stia accadendo. Suo nonno che non lo lascia respirare e, per il quale, ogni momento è stato buono per farlo sentire un'incompetente.
E, poi, Zayn che è partito per tre mesi. L'assenza del suo migliore amico è ciò che più di ogni altra cosa lo sta dilaniando.
Zayn è la sua forza, senza di lui si sente perso.
"Non piangere, ti prego. Mi fai solo pentire di averti permesso tanto e averti rovinato la vita così, in questo modo. Avresti dovuto sposare chi dicevo io, lo so che l'hai capito soltanto ora; ma, tranquilla, questa volta non accadrà lo stesso errore..."
Ancora quella parola: errore.
Liam resta in ascolto, sa che il nonno sta per parlare di lui.
Perché lui è un errore. Ma cosa può fare il nonno per rimediare con lui?
Cosa può togliergli che non gli abbia già tolto?
Lui è un errore che può essere aggiustato?
Sbarra gli occhi, terrorizzato da un'idea che diventa subito realtà.
È un incubo, quello. Non può essere altro, mentre ascolta il tono senza espressione del nonno.
"Quell'amico di Liam si sa che fine ha fatto?"
Liam, purtroppo, resta ancorato a quella porta e ascolta tutto ciò che non vorrebbe sentire.
È agghiacciato.
Presto si sveglierà, magari abbracciato a Zayn che non se ne è mai andato.
È terrorizzato, il nonno sta per mettere in mezzo l'unica persona, dopo la sua famiglia, alla quale tiene.
Stringe i pugni.
"C-chi? Zayn? È partito con la sua famiglia... Perché?"
"Bene. Ottimo!" Dice il nonno, pieno d'entusiasmo.
Liam inizia a tremare di rabbia, disperazione e terrore.
Vorrebbe correre via, ma resta piantato sul posto quando sente le parole che lo fanno crollare.
"Qualcosa, allora, inizia ad andare per il verso giusto..." continua in quello che sembra un sorrisetto di vittoria che Liam, però, non può vedere.
Poi, le parole decisive, quelle capaci di spezzare un mondo, una vita, la ragione – quella di Liam.
"Tuo figlio non dovrà più vederlo."
A quelle parole, come una pistola sparata in aria durante una gara, è iniziata la fine.
Quella che Liam, quando ci pensa, associa ancora – stranamente – a un colore.
Al colore che ha inondato quel momento e che è protagonista, dopo anni, di quel ricordo.
Un colore.
Il rosso.
*
Let me love you for the last time.
It's the last chance to feel again.
But you broke me
Now, I can't feel anything.
Broken strings, James Morrison feat. Nelly Furtado
Lo stringe forte, in un egoismo che lo sta logorando dentro.
Zayn mugugna qualcosa e Liam, inerme, lo lascia andare, con la preoccupazione che gli abbia fatto del male.
Lo lascia andare veramente.
Si guardano, l'uno dispiaciuto, per un momento che perdura troppo, sottratto da quel ricordo che lo ha sommerso in un battito di ciglia e l'altro accigliato, perché Liam ha iniziato a tremare.
Zayn per un momento ha anche creduto fosse lui, per l'emozione, ma quando ha trovato quelle iridi nocciola gli è stato tutto chiaro.
Liam trema e la paura si intravede in quel marrone che lo sta divorando e consumando da dentro.
"Che succede?" Chiede allarmato, accarezzandogli una gota.
Liam si sdraia distrattamente, portando con sé il corpo dell'altro e scioglie il legame con Zayn che, improvvisamente, si ritrova disteso su un letto con il migliore amico che gli dà le spalle, mentre si riveste.
"Liam?" Lo chiama, mettendosi di lato e avvicinandoglisi con una smorfia di dolore. Liam si gira, con le lacrime agli occhi e il corpo interamente sottomesso ai brividi, lo spinge giù, in modo che sia comodo e che non senta dolore.
Perché nonostante tutto, Liam si preoccupa sempre della salute delle persone che ha a cuore.
"Che succede?" Chiede Zayn, ancora. "T-ti sei pentito di quell-" inizia a domandare Zayn, ma Liam lo interrompe.
"No, no, non è successo nulla di tutto questo" farfuglia, infilandosi velocemente i pantaloni, seguiti poi dalla maglietta.
"E allora perché sembra che tu voglia scappare?" domanda Zayn, con la speranza di sbagliarsi e la paura a fomentare i suoi dubbi.
"Non sto scappando" dice, distratto.
"Ah no? Sembra proprio di sì..." commenta indispettito e affranto.
Non possono davvero fare un passo avanti e due indietro, ogni volta.
Zayn lo afferra per un braccio che gli stringe per trattenerlo, anche se Liam è ancora seduto sul letto.
Poi, lentamente, allenta la presa e lo accarezza.
Liam si ferma, guarda avanti a sé e sospira. Sentire la pelle di Zayn a contatto con la sua lo fa tornare un momento al presente.
Quando si gira verso Zayn, tuttavia, non sembra ancora il Liam che conosce.
"Stavo scappando" ammette e gli occhi di Zayn si aprono per lo stupore. "Ma... non per quello che è successo" precisa.
Zayn non sa se sentirsi sollevato o peggio di prima; nel dubbio trattiene il respiro e aspetta che Liam riprenda a parlare.
"M-mio padre..." farfuglia. "M-mio padre, quell'estate, è... scappato con il migliore amico. Loro... loro hanno avuto una relazione. Da sempre"
Dire quelle parole è stato difficilissimo e il groppo alla gola, che gli si è formato mentre parlava, non ha aiutato.
Aveva ragione tuo nonno, allora, sei uno scherzo della natura?
Perché ti sei comportato come lui, come tuo padre, sei andato a letto con il tuo migliore amico.
Hai sempre voluto che ciò accadesse e continui a desiderare altro.
Zayn lo guarda con un'espressione confusa e indecisa. Non sa cosa provare, né tantomeno cosa dire.
"Te l'ha confessato lui?" Chiede, alzandosi a sedere per raggiungerlo e sentirsi più vicino.
Liam lo guarda con esitazione, mentre Zayn gli accarezza nuovamente una guancia e gli sorride, tentando di rassicurarlo.
Se Zayn sapesse la verità, non porrebbe una domanda del genere.
Perché Liam non ha più rivisto il padre.
Nega.
"No, l'ho scoperto da mio nonno..." dice con franchezza, facendo spalancare maggiormente gli occhi di Zayn, che lo fissano allibito.
Liam socchiude gli occhi, non è in grado di guardarlo mentre dice quelle parole: "Il giorno che ha detto a mia madre che non avrei dovuto rivederti mai più..." biascica, abbassando lo sguardo.
Eri uno scherzo della natura anche a quel tempo, tu non lo sapevi ma tuo nonno l'aveva già capito.
Zayn lo afferra con entrambe le mani per il volto, facendogli spalancare gli occhi.
E ciò che vede lo frantuma in mille pezzi.
Zayn sta affogando nel suo sguardo, con quegli occhi neri così espressivi, in quel momento, di preoccupazione e paura, alla ricerca di una fottuta speranza che gli impedisca di credere che ciò che sta pensando non sia la verità.
Una verità sbagliata.
"Non voglio sapere il perché di questa sua decisione. È sempre stato una testa di cazzo e non mi sorprende che sia arrivato anche a questo punto ma... ti prego, Liam, dimmi che non gliel'hai permesso.
Dimmi che non è questa la verità.
Non dirmi che sei sparito, che non ci siamo visti per un anno e che se non fosse stato per quel fottuto incontro all'HeartAttack non ci saremmo mai più rivisti, per colpa di tuo nonno.
Dimmi che se è successo è per un altro fottuto motivo..." parla con voce roca, spezzata dalla consapevolezza che quelle sono parole vane, bruciate dagli occhi di Liam, che non promettono nulla di buono.
Una verità sbagliata, perché ciò che gli sta chiedendo Zayn è possibile, ma non di certo migliore.
Liam esita, guardandolo con gli occhi lucidi.
Cos'è uno scherzo della natura? Un uomo che ama un altro uomo?
Perché dovrebbe esserlo per questo motivo?
Liam non ci trova veramente nulla di male. Nemmeno quando ha scoperto del padre; certo, la notizia l'ha scombussolato, ma soltanto perché tutti i castelli costruiti in diciassette anni sono crollati in un millesimo di secondo, rivelandosi delle mere finzioni.
La sua famiglia è stata una menzogna.
Liam non è rimasto sconvolto dalla consapevolezza che suo padre fosse gay, ma che quest'ultimo non avesse mai amato la madre e che metterli al mondo, lui e le sue sorelle, fosse tutto parte di un piano.
Un errore.
Perché Liam non ci trova veramente nulla di sbagliato nell'amare un altro uomo. Perché non c'è veramente nulla di sbagliato, in realtà. Per quanto, poi, il nonno non abbia mai pensato il contrario; loro, per quell'uomo di un'altra generazione, sono degli scherzi, degli abomini.
Ma dov'è lo sbaglio?
Cosa c'è di sbagliato nell'amare?
Liam si sente uno sciocco a domandarselo, ma spesso i suoi dubbi sono stati proprio questi.
Negli anni, ripensando al legame innaturale con Zayn, si è domandato cosa lo spingesse verso lui in modo così diverso dagli altri legami con gli altri ragazzi.
C'era qualcosa di sbagliato, c'è tuttora agli occhi di coloro che li etichettano come errori di Madre Natura. Ma Liam non è mai riuscito a capire cosa.
Dove, soprattutto, sia il difetto, lo sbaglio, l'abominio.
Hanno due occhi per guardarsi, una bocca per baciarsi e un cuore per amarsi. Non c'è davvero nulla di diverso, tutto uguale.
Dov'è la pecca?
Non hanno due tette, certo, ma sono indispensabili? – e se non fosse in quella situazione, Liam riderebbe come un pazzo a questo stupido pensiero.
Zayn si discosta da lui, come se improvvisamente si fosse scottato con il fuoco. Guarda Liam spaventato, disperso nei meandri in cui non voleva cadere, addolorato da una verità che, da sempre, non ha mai voluto sentire.
"No. Non è questa la verità. Io... non gliel'ho permesso, io ho sentito questa conversazione dietro la porta dello studio di mio nonno e poi...io... ho...sono andato via. Ma non gliel'ho permesso, ho agito prima che potessero farlo, perché... ci sarebbero riusciti, l'avrebbero fatto... non mi avrebbero più permesso di vederti..." farfuglia.
"Così io... io... ho..."
Dillo, Liam.
Dì la sacrosanta verità.
Permetti a Zayn di scegliere.
Dagli la possibilità di decidere di quell'amicizia che non è mai stata tale.
Perché tu, questa possibilità, l'hai avuta e l'hai affrontata.
Dillo, Liam.
Digli che quelle parole, le ultime di Zayn prima che partisse: "Sii felice, Liam. Sii felice" non sei riuscite a tenertele strette.
Digli che non sei stato felice nemmeno per un momento, che sapere che tuo padre fosse gay e che fosse scappato con il migliore amico, abbandonandovi senza scrupoli, ti ha marchiato nell'anima e ti ha cambiato in un momento.
Digli che sentire le parole di tuo nonno, le ennesime piene di disprezzo, ti hanno obbligato a prendere una decisione insensata.
La più facile, la meno dolorosa per te.
Digli che non sei sempre stato cosciente di ciò che facevi, benché l'avessi deciso.
Digli che per un solo fottuto momento non sei stato più tu.
Digli che hai scelto, Liam.
Ma che non hai scelto né tuo nonno, né tua madre, né le tue sorelle... e nemmeno lui.
Dillo.
Dì la verità.
"Io..."
Bussano alla porta, entrambi si girano verso di essa e Niall spunta, intimidito e turbato all'idea di trovarli in atteggiamenti compromettenti.
Quando, però, quattro occhi scuri, vacui e spaesati, lo guardano con piglio, si riscuote e spalanca la porta.
Fa un sorriso e non si domanda, non si preoccupa, se ha appena interrotto qualcosa.
Liam e Zayn lo guardano senza fiatare.
Per l'ennesima volta Niall li ha interrotti.
Che sia il Destino fatto a persona?
"Buongiorno ragazzi... Dormito bene?" Chiede, titubante, appoggiando entrambe le mani sui fianchi.
Liam e Zayn annuiscono senza guardarsi. "Ottimo!" esclama Niall, appoggiandosi allo stipite della porta. "Zayn, come stai?"
"Bene" dice risoluto, rigirandosi nel lenzuolo per sdraiarsi a pancia in su.
Tutti i muscoli del corpo sono tesi e irrigiditi per la sofferenza che dentro di sé sta provando.
Ha dolore ovunque, mentale e fisico, ma appare placido e immutato.
Lentamente lo sente, dentro di lui, che qualcosa sta cambiando e, con paura, si chiede se sia pronto ad affrontare tutto questo.
Vorrebbe sentire la verità, ora che pensa di saperne la maggior parte. Ma allo stesso tempo non vuole, perché questo lo costringerà a una decisione.
Perché Zayn non è stupido, se Liam ha tutta questa difficoltà nel dirgliela, la realtà dei fatti, è perché ha paura che questa possa ferirlo.
Cosa hai fatto, Liam? Cosa diavolo hai combinato di tanto grave?
Cosa c'è di peggiore del sapere che un suo parente stretto l'abbia costretto a non vederlo più?
Niente, pensa erroneamente Zayn.
Forse la scelta arbitraria di Liam di non vederlo più, di perderlo... E allora tutto quadrerebbe.
Che Liam abbia deciso di abbandonarlo di sua spontanea volontà? Questo spiegherebbe il perché non l'abbia cercato al suo ritorno.
Sì, ma il suo ritorno da dove? Non è stato in Irlanda, come gli aveva detto. E, quindi, dove è stato? E Niall? Da dove viene fuori Niall?
Lo guarda e Liam fa lo stesso.
Il brutto di quella – non – amicizia è il loro capirsi anche in silenzio. E Liam vede tutte quelle domande che Zayn si sta ponendo, ma alle quali non può rispondere. O non vuole?
E Zayn, dal canto suo, vede l'esitazione, la paura negli occhi e nel corpo tremante di Liam e decide, per il bene d'entrambi, che attendere il momento giusto, quando saranno nuovamente soli, sia la soluzione.
"Cosa ti hanno detto i dottori?" Li ridesta Niall.
"Che mi è andata bene e che devo stare a riposo per tre settimane..." Risponde, atono.
Soltanto in quel momento Niall capisce di aver, dopotutto, interrotto qualcosa.
Si mette dritto sul posto e tossisce.
"Beh, vi lascio soli" inizia. "Mh, Liam?" ridesta però l'attenzione del ragazzo vestito e sorride, incerto: "...dopo ho bisogno di parlarti"
Ma è troppo tardi, la porta d'ingresso si apre e gli occhi di Louis e Harry, insieme ai loro corpi, fanno subito capolinea nella stanza di Zayn.
Louis lancia immediatamente uno sguardo complice e divertito nella direzione di Liam, che abbassa lo sguardo.
E Harry, dietro di lui, sorride impacciato salutandoli con la mano.
"Ciao, ragazzacci! State giocando al dottore e all'ammalato?" interviene Louis, ilare e, soprattutto, stranamente solare.
Niall scoppia a ridere, portandosi una mano davanti alla bocca, mentre Zayn sbuffa e "ci mancava lui..." farfuglia, senza farsi sentire.
"E tu saresti l'infermiera?" chiede, guardando l'irlandese che non riesce più a contenersi dal ridere, nonostante l'altro l'abbia appena beffeggiato.
Louis Tomlinson è decisamente troppo entusiasta, ma nessuno – eccetto, forse, Harry – si chiede il perché.
"Anche se fosse, Lou, vorresti partecipare?" Lo rimbecca Niall, dandogli una spallata. Louis sorride, lanciando uno sguardo malizioso verso i due sul letto; poi riprende parola: "Pur volendo non posso, devo scappare all'Università" dice, scappando verso la propria stanza.
Né Niall, né Harry, né nessun altro ha il tempo di dire qualcosa perché Louis ripiomba tra i due, che sostano sulla porta, con un sorriso smagliante – fin troppo, in realtà – e uno zaino in spalla.
"A proposito, stai bene Zayn?" domanda, guardandolo. Zayn fa uno scocco con la bocca, biasciando poi un "Seh", menefreghista, che Louis si fa bastare.
"Favoloso! Scappo via. A dopo" dice guardando Niall e Liam – e Zayn di striscio. Poi, girandosi verso Harry, cambia espressione – sembra quasi più dolce.
"Ciao, Harry" soffia, accarezzandogli velocemente un braccio.
Harry non ha nemmeno il tempo di ricambiare a parole quel saluto, mentre quello per arrossire lo trova immediatamente; così si strofina con la mano il pezzo di pelle che Louis gli ha toccato e, impacciato, lo guarda sparire dietro la porta d'ingresso.
Liam si alza dal materasso con l'intenzione di seguire Niall e Zayn lo lascia andare.
Ora sa che tutte le volte che ha preferito Niall a lui, l'ha fatto per un solo motivo: non perché tenesse più a uno che all'altro, ma piuttosto perché Liam ha veramente paura di perderlo, dicendogli tutto.
E, ora, Zayn non esita più nella scelta tra il voler sapere oppure no.
Zayn vuole assolutamente conoscere la verità, ma l'affronterà soltanto quando saranno da soli, senza orecchie indiscrete pronte ad origliare.
Perché se quella verità è capace di fargli prendere l'unica decisione che, nella vita, non prenderebbe mai, allora deve farlo guardando solo gli occhi di Liam.
"Devo andare a comprare delle bende nuove per Zayn" dice risoluto Liam, guardando Niall; in realtà vorrebbe soltanto uscire per prendere una boccata d'aria.
"C'è Harry per questo!" Sputa fuori Niall, con l'urgenza di parlare con Liam che traspare da tutti i pori. Harry si gratta il capo e annuisce.
"C-certo. Sono l'ultimo arrivato..." ricorda a Liam, sorridendo impacciato.
Liam lo osserva in tutta la sua buffa ingenuità e per un momento lo invidia.
Vorrebbe essere come lui – apparentemente senza problemi.
"Harry, dovremmo essere noi a ricordartelo, non il contrario... Ma okay." Dice Niall, dandogli un buffetto sulla spalla.
"Hai veramente tutta questa urgenza di parlarmi?" chiede Liam, senza voler veramente ricevere una risposta. Niall, però, annuisce con vigore.
"D'accordo, dimmi tutto" dice, passando a Harry i soldi con un sorriso dolce che Harry ricambia, prima di allontanarsi verso la porta d'ingresso.
"Dunque, ieri..." Inizia Niall.
*
Il sorriso di Louis quella mattina abbaglia chiunque, in direzione contraria alla sua, lo incontri per le strade dell'Università.
Louis ha un'ora di una lezione che ha sempre trovato noiosa e deludente, ma quella mattina è troppo – mh, sì – entusiasta per deprimersi all'idea che dovrà sorbirsi sessanta minuti della voce monocorde del professor Martin.
"Ciao, Louis!" Lo saluta una ragazza, mentre sta camminando – sculettando – verso la propria aula.
Ricambia ampliando quel magnifico sorriso, mentre gli occhi brillano di luce propria.
"Ciao, Susan" risponde, solare.
C'è un unico pensiero che lo rende così... così. Anzi, due parole.
Due. Semplici. Parole.
Mi piaci.
Insomma, per quanto abbia tentato di fare il vago, Louis ha capito il senso di quella dichiarazione.
Non è stupido, a volte finge soltanto di esserlo.
Ma il punto è che per quanto sia sveglio e capace di capire le persone, non può davvero crederci.
Si è spesso sentito dire frasi come 'non ti sopporto', 'sei irritante', 'sei matto', 'sei strano' – quest'ultima l'ha sentita spesso.
La maggior parte delle volte, alcune fra queste, le ha prese anche come complimenti, sebbene non siano mai partiti come tali.
Ma mai – mai – qualcuno gli ha detto con franchezza 'Mi' e 'piaci' nella stessa frase. O meglio, qualcuno potrà anche averlo pensato – e dimostrato – ma quella è la prima volta che lo sente dire, ad alta voce, senza fraintendimenti, benché l'imbarazzo e la goffaggine abbiano avuto la meglio sul viso e sul tono di voce di Harry; ciò nonostante, 'Mi piaci' è uscito da quella bocca. Dalla bocca di Harry.
E gli piace quel 'Mi piaci' – ah, che giro di parole! –, gli piace fin troppo.
Louis sorride, mentre la lezione è già incominciata da non sa nemmeno quanto tempo.
Ha preso un foglio, l'ha piegato in due con tutta l'intenzione di prendere appunti e, invece, si è messo a disegnare.
E Louis Tomlinson è un disastro con il disegno.
Quando guarda il risultato, quelle due paroline riecheggiano ancora nella sua testa e la bozza, che ha davanti, gli ricorda molto vagamente una bocca.
L'osserva con piglio.
'Mi piaci', quelle che dovrebbero essere due labbra stanno dicendo proprio quelle parole - immagina.
Perciò quella bocca appartiene a Harry.
Louis Tomlinson è negato con il disegno e ha appena abbozzato le labbra di Harry Styles.
Arrossisce, mentre si guarda attorno per vedere se ha destato l'attenzione di qualcuno, ma – fortunatamente – tutti stanno ascoltando il professor Monotono-Martin.
Mi piaci.
Insomma – si domanda – per quale motivo dovrei piacere a qualcuno?
Sono talmente curioso da sfinire le persone con mille domande, ho una voce talmente stridula che infastidirebbe anche un sordo; sono basso, ho il culo grande e la gambe corte.
Adoro scrivere, perciò evado spesso dalla realtà e... e... sono strano.
Cioè, sono davvero strano.
Si porta la matita alla bocca, puntellandosela sulle labbra, e guarda il professore.
Poi sorride ancora e il 'Mi piaci' torna nella sua testa.
Insomma, non sa il motivo per cui piace a Harry, ma è così.
'Mi piaci' ha detto e Harry non può rimangiarselo.
Qualche minuto dopo, forse mezz'ora, Louis si ridesta dai mille 'Mi piace' che vorticano nella sua testa al suono della voce nasale di Harry e accade.
Perde tutta la spensieratezza e l'allegria del momento.
Sono due i motivi che, come la panna agitata troppo, smontano l'entusiasmo di Louis.
Il primo, ha risposto al "Mi piaci" di Harry come colui che a un "ti amo" risponde impreparato con un fottuto "grazie", ergo, in maniera veramente pessima;
Il secondo, di motivo, la felicità che sta provando nell'aver saputo di piacere veramente - e stavolta veramente, veramente - a qualcuno è il primo sintomo di fallimento per chi si è promesso di slegarsi dalle emozioni e si è, invece, miseramente - ma felicemente - ritrovato impiccato con esse.
Quando, però, il professor Martin interrompe la lezione, annunciandone la fine, Louis sta di nuovo sorridendo come un ebete, mentre i suoi occhi fissano – mai stanchi – ancora quell'abbozzo imperfetto delle labbra di Harry.
È impossibile essere concentrati su un pensiero indefinito che non sia il fottuto 'Mi piace', né tanto meno è possibile che quell'entusiasmo venga smontato per più di due secondi.
Quella bocca disegnata, però, è terribile, pensa. Perché Louis non è un pittore, ma – esagera – nemmeno il migliore di tutti i tempi potrebbe rendere quella bocca piena e succosa, come le fragole, perfetta come lo è nella realtà...
Cazzo, lo sta rifacendo, si sta impiccando – pensa.
Ripensa ai due motivi che potrebbero smontare la sua felicità e decide di evitare il numero due, fingendo che tutto sia ancora sotto il suo controllo.
Si concentra, invece, sul numero uno.
Si alza, raccoglie le sue cose, saluta alcuni colleghi e va via con un unico pensiero, conciso e limpido, nella testa: Deve scusarsi con Harry.
Anzi, ne ha due di pensieri: questo che si è appena ripromesso di fare e...
Mi piaci.
Sorride come un idiota – idiota, ma pur sempre felice – e si dirige verso casa.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top