Oltre il tempo e lo spazio 💎 (Giorno 1)

Non è ovviamente una OS dedicata ad Anne e Gil, ma si concentra sugli attori Lucas e Amybeth.

Ispirata a un film.













Giorno 1

In un attimo era tutto cambiato. Non c'era più il suono dei clacson, l'aria stantia di smog oppure la finestra che affacciava sui palazzi. Ma ero abituato, la mia routine quotidiana passava da un'epoca all'altra, riuscendo a godere solo di pochi preziosi momenti.

Non so dove fossi finito, i viaggi erano stancanti e mi ritrovavo sempre privo di ogni indumento mentre la mia pelle si smaterializzava.

Udii il cinguettio degli uccelli, l'erba leggera che mi solleticava la pianta dei piedi e le risate di qualcuno.

Spiai attraverso il cespuglio e la vidi stendere una tovaglia sul prato.

Normalmente non mi mostravo agli altri per paura di traumatizzarli, ma fin dall'inizio quella bambina sembrava legata a me con il filo spinato.

L'avevo vista muovere i primi passi, dire le prime parole, crescere e divenire sempre bella. Occhi azzurri come l'oceano e una cascata di riccioli biondi incorniciati da un paffuto e adorabile viso. Pur non volendo, rivolse lo sguardo verso il cespuglio, capendo di non essere sola come pensava.

"C'è qualcuno?"

Presi fiato. Quella scaltra bambina aveva scoperto il mio nascondiglio.
"Beh, salute a te, terrestre!"

Afferrò una scarpetta, tirandomela contro il cespuglio e colpendomi nonostante la protezione di foglie che avevo intorno.

"Ehi, Amybeth ti prego. Non sono qui perché voglio farti male." le dissi, massaggiandomi la parte offesa, dove presto sarebbe uscito il bernoccolo.

"Come sai il mio nome?" domandò, a sua volta, con le mani ai fianchi. "Perché non esci fuori?"

"Potresti darmi la coperta? Per favore?"

"Darti la coperta? Forse dovrei chiamare la mamma e dirle che c'è qualcuno nel nostro giardino."

"No! Ti prego, non chiamare la mamma. Sei al sicuro."

Era già umiliante ritrovarmi nudo e non poter dare spiegazioni sul fenomeno per preoccuparmi della reazione degli altri.

"Come posso fidarmi di uno che mi parla da un cespuglio?"

"Ti prego, non sono pericoloso e me ne andrò subito se mi passi la coperta."

Si chinò per prenderla e si avvicinò porgendomela. Me la misi sulle spalle avvolgendola intorno al corpo discinto.

"A che ti serve la coperta?" domandò indubbiamente stupefatta da quello che stava vedendo.

Uscii allo scoperto, sostenendomi l'unico indumento con la mano."Viaggio nel tempo, vengo dal futuro, e quando succede devo stare attento."

"Davvero? So che non si può farlo. Stai dicendo una bugia", continuò inarcando un sopracciglio. "Forse sei un fantasma?"

"Sì, invece. Non ti sto mentendo, e so che nel futuro saremo amici quando crescerai."

"E tu sai come sarò? Sarò bella?"

"Certo, molto. Ai tuoi colleghi girerà la testa nel vederti..."

Sapevo per certo che il nostro era un legame che trascendeva qualsiasi linea spazio temporale, e che niente e nessuno l'avrebbe spezzato. Sapevamo entrambi che in qualche modo, o a qualsiasi età, ci saremmo riuniti.

Non so se per predestinazione o mi ritrovavo di fronte a una buffa coincidenza.

"Se vieni dal futuro saprai molte cose." Proseguì, colpendomi per il suo acume.

"Beh, il tuo nome è Amybeth. Ti piace stare a contatto con la natura e odi che venga maltrattato un fiore. Il giardino è il posto che preferisci di più del resto della casa, e..."

"Va bene, sai molte cose..." disse sorridendomi. "Ma questo non prova che vieni dal futuro."

"D'accordo" risposi diminuendo la distanza tra i nostri corpi. M'inginocchiai ai suoi piedi, guardandola negli occhi. "Sei una donna dalle mille risorse e non ti piace mentire, è una cosa che non sopporti. Poi naturalmente adori camminare a piedi nudi e sentire il freddo del parquet sotto i piedi, e non ti piace il sushi. Ti dà la nausea."

"E come lo sai questo?" domandò ancora.

"Ti conosco." dissi soltanto a bassa voce.

"Uhm, e io come faccio a capire che nel tuo futuro sono davvero così?"

"Beh, perché tra poco potrei sparire sotto i tuoi occhi."

Sentivo che era giunto il momento, quei minuti preziosi li avrei conservati in fondo al cuore nell'attesa di rivederla, magari quando sarebbe andata all'università o vedendola passeggiava con il naso sopra le scritte del suo libro preferito, nei pressi del parco in una città totalmente cambiata.

Ma avrei rivisto Amybeth, mi sarei perso nei suoi sguardi, ammirando i suoi occhi e i suoi lineamenti, mentre aggrottava la fronte e tentava di ripetere nuovamente delle nozioni che non le entravano nel cervello.

"Ma... non capisco, perché te ne vai?"

"Tornerò, te lo prometto. Non so quando, ma lo farò." mi sorrise, mi stava dando una delicata carezza sul viso, eppure mi sentivo frustrato all'idea di raggiungere un posto dove lei non c'era. "E un giorno, non molto lontano, ci rivedremo."

"E quando?"

Non avevo idea di come si controllasse, ma le nostre vite non sarebbero state separate a lungo. Ma, ahimè, ero costretto a ripartire. Sentivo già formicolio dappertutto.

"La prossima volta fammi trovare dei vestiti. Magari qualcosa che tuo padre non mette più, te ne sarei grato." mi rialzai e allungai la mano nella sua direzione.

Mi guardò per un attimo titubante prima di stringerla e fissarmi.

Poi qualcosa mi trascinò con sé, lasciando che la mia pelle si smaterializzasse nell'aria, avvertendo ancora il tocco delle sue mani.

La lasciai a malincuore, chissà sotto quale altro aspetto l'avrei rivista la prossima volta.

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