(Giorno 16) Elizabeth Bennet & Mr. Darcy 💎

Amybeth x Lucas (FANMADE)

Giorno 16

Casa, che suono celestiale può avere questa parola.

Può avere tanti significati: un rifugio sotto cui proteggersi dalle intemperie, dove mettere radici e lì costruire i pilastri per una famiglia.

Oppure è semplicemente la possibilità di poter restare al fianco di chi ami, senza la costante paura che si allontani e ti lasci costernato e pieno di dubbi.

Un altro risveglio improvviso, trasportato da una parte all'altra come un essere la cui esistenza è condannata dalla nascita.

Prigioniero di un sindrome genetica, che nessun libro ha studiato o di cui si abbia una cura definitiva.

Convivo ogni giorno con questi spostamenti e soffro vedendo l'oggetto della mia venerazione svanire, come l'aria che accarezza le sue dita.

È incantevole il modo in cui ti attira e conquista lentamente l'anima, fino a renderla schiava.

Desidererei essere il nastrino che le abbellisce i capelli ramati o il romanzo che legge con tanta dedizione.

Vorrei essere tutto ciò che sfiora, però purtroppo mi devo limitare a guardarla mentre il cuore mi sale nella gola.

Vorrei poterle dire chi sono, ma come potrei? Se anche ci riuscissi sarebbe troppo assurdo da spiegare e mi scambierebbe per pazzo.

Se solo... fosse semplice, riuscirei a scacciare questi pensieri dalla testa.

Non mi sarei...

E aveva smesso di leggere sollevando il viso per guardarsi intorno. Si alzò, continuando a ispezionare al posto, camminando a piedi nudi mentre la veste bianca sfiorava i fili dell'erba.

Trovare lei era forse l'unica nota positiva. Spesso pensavo all'anima gemella, quella persona di cui si aveva bisogno fino all'ultimo respiro, il petto su cui riposare, il porto dove tornare.

Casa.

Famiglia.

Il calore di una carezza sulla pelle o braccia fragili da stringere.

Ma ero cosciente di dover seguire il mio corpo, che mi avrebbe condotto costantemente lontano da lei.

E magari non ci sarebbe stata più, quando avrei portato a termine l'ultimo viaggio.

Ero di nuovo nel giardino della sua tenuta nascosto da occhi indiscreti, ma perfettamente visibile ai suoi occhi così espressivi che mi toglievano il fiato.

"Lucas?" Il suo volto s'illuminò di felicità quando si affacciò dal cespuglio, come se stesse aspettando da quella volta che onorassi la mia promessa, quando era solo una bambina.

Mi resi conto che non ero stato un sogno, nonostante il mio "viaggiare nel tempo tra le epoche", e che non era paura quella che leggevo sul suo volto.

C'eravamo scelti e sarei rimasto con lei, anche se avessi varcato la luna nel cielo. Sarei tornato per stare con lei e avrei vissuto ogni momento.

"Salute a te, terrestre." Le dissi come la prima volta, provocando la sua risata.

Puntò il dito sull'abito. "Questa volta non hai avuto bisogno dei vestiti."

"Era nel vecchio baule nella soffitta, spero non sia un problema." mi grattai la nuca con imbarazzo.

"Non penso, sono abiti in disuso." rispose, coprendosi la bocca con una mano. Poi mi guardò, avanzando nella mia direzione. "Sembri uscito dalle pagine di un romanzo."

"Effettivamente, di epoche ne ho viste parecchie."

"Davvero? Dev'essere incredibile."

"Dipende..." il mio volto si oscurò improvvisamente.

Quanto poteva cambiare il suo pensiero nel corso degli anni?

"Potresti parlarmi del tuo ultimo viaggio, per favore?" chiese, facendomi segno di sedersi accanto a lei sul tronco.

"Ero sotto la doccia, e mi sono ritrovato in una foresta innevata." osservai i suoi lineamenti contratti mentre le sue piccole dita mantenevano il segno attraverso le pagine. "Sarei morto per il freddo se due alpinisti non mi avessero offerto il loro aiuto e portato al riparo in una baita."

"E nessuno può sapere quando te ne andrai, vero? Non hai nessun parente?" continuò, chinando lo sguardo mentre le nostre dita s'intrecciavano.

Scossi la testa. "Non posso evitarlo."

"Nemmeno l'amore?" dichiarò apertamente per poi arrossire ferocemente. "Non hai una persona amata da cui desideri ritornare?"

Mi soffermai a riflettere, prima di trarre un respiro pesante e piegarmi sulle ginocchia. "Purtroppo no, Amybeth. E non sarei in grado di chiedere un sacrificio del genere alla persona di cui sono innamorato."

"Beh, io lo farei." la guardai con la coda dell'occhio. "Se è il vero amore credo che varrebbe la pena anche aspettare tutta la vita solo per abbracciarlo."
Aprii le pagine del romanzo sul suo grembo. "Non sarebbe bello sentirsi..." Appena i nostri occhi s'incatenarono, distolse il viso imbarazzata e si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Sentirsi... Elizabeth Bennet quando danzò con Mr. Darcy?"

Con quel suo vestito bianco candido e la coroncina di fiori sul capo sembrava una principessa e nel guardarla il mio cuore accelerò di colpo.

Le presi una mano poggiata delicatamente sul foglio e la invitai a rimettersi in piedi. "Allora, mi concede quest'onore, mia dolce Amybeth?" e le baciai il dorso della mano con dolcezza.

"Qui?" domandò senza staccarmi gli occhi di dosso. Le feci un cenno d'assenso. "Se insiste, ballerò con lei, viaggiatore del..." Non concluse la frase mentre avvolgevo la mano attorno alla sua vita, spingendola sul mio petto.

Cominciammo ad ondeggiare l'uno nelle braccia dell'altra, incuranti di ciò che ci circondava, se non degli sguardi taciti. Chiuse gli occhi, adagiando la testa sul mio petto mentre le stringevo la mano sempre più forte. Poi percepii il suo respiro, che mi levigava le gote mentre i miei occhi erano sulle sue labbra leggermente schiuse.

Le presi il viso tra le mani, accarezzandole le guance, mentre le lacrime bagnavano copiosamente le sue guance. Era così crudele quanto il destino si fosse accanito su di me, perché mi sentivo già invisibile, nonostante il mio corpo fosse ancora abbracciato al suo. Non avevo un futuro, non ci sarebbe stata una famiglia, soltanto un terribile senso di vuoto e l'incertezza che non sarei più tornato.

Mi pesava doverla abbandonare, farle vivere un sogno e dopo distruggerlo.

Era avvinghiata al mio corpo, stringendo forte un lembo della mia camicia mentre poggiavo la bocca sui suoi capelli rossi. Non più biondi.

Respirai profondamente e guardai il cielo illuminato dalle luci del tramonto, prima di essere scomposto in tante particelle assorbito dall'aria della sera.

L'ultimo ricordo restò il volto ferito di Amybeth. L'avevo di nuovo lasciata sola e in balia della disperazione.

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