Capitolo 3
Al terzo giorno dopo la rottura, sto iniziando ad accorgermi che forse, le cose tra noi due, non andavano proprio alla perfezione. È proprio vero che quando inizi a guardare l'intera relazione da una prospettiva diversa, ti accorgi di molte cose.
Apro l'armadio e prendo un semplice pantalone della tuta grigio e una maglietta bianca. Mi infilo le scarpe, prendo la borsa e prima di uscire di casa, faccio un po' di respiri profondi, cercando di calmare quella marea di dolore che provo ancora.
Fortunatamente, fino al supermercato, non incontro nessuno. Non sono pronta a parlare con qualcuno e a rispondere soprattutto alla solita domanda "ma ti sei lasciata?".
L'aria fresca di settembre mi apre i polmoni e mi fa sentire un po' meglio.
«Scusa, non volevo», dico a qualcuno quando i nostri due carrelli si scontrano. Quando alzo gli occhi, mi accorgo che è un ragazzo e ha un viso molto familiare. «No, scusami tu. È stata colpa mia». Provo a fargli un mezzo sorriso.
«Aspetta... tu sei Olivia Cooper. Non so se ti ricordi di me. Eravamo nello stesso corso di inglese al liceo. Sono Ethan». Sono felice che mi abbia riconosciuta. Per quattro lunghi anni, ho avuto una cotta per lui, ma ovviamente era fidanzato con una delle ragazze più belle della scuola.
«Certo che mi ricordo di te. Sono passati sei anni, ma mi ricordo. Come stai?».
«Sto bene. Si va avanti. Tu, invece?».
«Anche io sto bene», mento. «Con Vanessa? State ancora insieme?».
«No. Quando è partita per il college abbiamo entrambi deciso di lasciarci. Non potevamo sopportare una relazione a distanza». Pensavo che comunicare con altre persone mi avrebbe solo fatto star male, invece, sento il dolore attenuarsi un po'.
«Mi... mi dispiace», balbetto per l'imbarazzo.
«Non ti dispiacere. Era una storia che non poteva andare avanti. Eravamo troppo diversi».
«Come ti capisco».
«Anche tu ti sei lasciata da poco, immagino». Ecco la frase fastidiosa. «Sí. Anche noi eravamo troppo diversi», rispondo semplicemente.
«Senti, non è che magari dopo aver fatto la spesa ti va di andare a prendere un caffè per fare una chiacchierata?». Il mio cuore esplode di gioia immensa.
«Certo. Devo solo più prendere dell'acqua e caricare le cose dentro il bagagliaio della macchina».
«Ti accompagno, allora». Ethan è cambiato parecchio da quando eravamo al liceo. È rimasto sempre molto affascinante ma sembra più maturo.
«Aspetta, faccio io», mi dice mentre mi carica sul carrello una confezione d'acqua. Dalla maglietta posso intravedere i muscoli. «Vedo che ti alleni sempre parecchio».
«Sì. Dopo aver lasciato la squadra di football e aver finito il liceo, mi sono semplicemente iscritto in palestra». Dopo aver pagato la spesa ed aver caricato tutto nel baule della macchina, ci dirigiamo a piedi verso una caffettiera che si trova vicino al supermercato. «Mamma mia quanti anni sono passati. Che hai combinato?», mi chiede mentre ci sediamo ad un piccolo tavolino.
«In realtà, nulla di che. Lavoro in una biblioteca ma per adesso sono in ferie. Non sto passando un bel periodo e non ho le forze di andare a lavorare».
«Posso immaginare. Quindi prima mi hai mentito dicendomi che stavi bene».
«Esatto. In questo momento non so neanche io che cosa provo».
«Quando mi sono lasciato con Vanessa, mi sentivo perso. Poi ho capito che la vita va avanti, con o senza di lei. Credo che è quello che dovresti capire anche tu, in questo momento. Lo so che fa male e che piangi di notte, ma il tempo cura tutte le ferite. Devi farti forza e riprendere in mano la tua vita. Te lo dico per esperienza». Cerco in tutti i modi di trattenere le lacrime. «Grazie», è l'unica cosa che riesco a dirgli.
«Vuoi un fazzoletto?».
«No, no. Li ho in borsa. Grazie lo stesso». Tiro fuori dal pacchetto il fazzoletto e mi asciugo gli occhi. «Scusa. È che ancora una ferita bella aperta e molto fresca».
«Non ti devi scusare. Ci passano tutti prima o poi. Chi più, chi meno. Come ti dicevo prima, devi solo farti forza e riprendere in mano la tua vita».
«È che non so come fare. Siamo stati insieme per tre anni e non so come comportarmi. Eravamo diventati una persona unica, e adesso che s'è n'è andato dalla mia vita, io non mi riconosco più».
Tira fuori dalla tasca dei jeans un pacchetto di sigarette. «E da qui che devi ripartire, Olivia. Tu sei unica al mondo. Non esistono altre persone come te. Ricordatelo sempre».
Parlare insieme a lui mi ha fatto sentire il cuore e l'anima un po' più leggeri. Abbiamo riso e scherzato su tutto quello che combinava quando andavamo al liceo. Abbiamo parlato molto delle nostre relazioni e ci trovavamo molto spesso ad avere dei pensieri in comune.
Forse, mi piace ancora un po' questo ragazzo.
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