Capitolo IX
➢ Ho letto e tradotto sulle note di problemas – Paris Boy
"Ella no me da problemas"
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Dopo alcuni giorni, Zhuang Dong Na, che era tornata dal suo viaggio di lavoro, mi chiamò per esprimere la sua gratitudine. Era venuta a sapere che Jiang Chen non mi aveva neanche ringraziata ed era sicura che ciò fosse stato davvero sgarbato da parte del "nostro" Jiang Chen.
Le sue parole esatte erano state: "Sai che il nostro Jiang Chen si presta poco alle interazioni sociali, ma questo è anche il suo punto di forza, I kinda like it." con tanto di annessa risatina.
Zhuang Dong Na si era laureata in inglese e le era sempre piaciuto intercalare quella lingua nei suoi discorsi. Ai tempi in cui lavoravamo insieme amava anche mescolare l'inglese quando chiacchierava online, ad esempio, "Sono via per un viaggio d'affari questo weekend, faremo un meeting quando torno".
Ci fu una volta in cui Situ Mo le disse esplicitamente che non sarebbe più riuscita a sopportarla a lungo e le chiese con innocenza sincera: «Non ti stanca cambiare sempre lingua?» Zhuang Dong Na accettò di buon grado la critica e cercò di evitare questa piccola mania. Situ Mo ne fu profondamente grata.
Comunque Zhuang Dong Na mi suggerì che, per esprimere la loro gratitudine e farsi perdonare, avrebbero voluto offrirmi una cena. Io respinsi l'offerta con tatto, ma forse fu troppo tatto, a tal punto che lei fu totalmente incapace di cogliere la mia riluttanza. In pratica mi diede di sua spontanea volontà l'ora e il luogo e poi riattaccò subito il telefono.
Dato che ero stata praticamente costretta ad accettare quell'offerta, divenni di pessimo umore.
Per cui Fu Pei e Situ Mo, essendo miei colleghi, dovettero sorbirsi i miei insulti un paio di volte.
Feci arrabbiare così tanto Situ Mo che arrivò a dire che le era venuta voglia di dimettersi, tornare a casa e farsi mantenere dal marito.
Per questa sua visione totalmente sbagliata dell'uomo che deve sostenere economicamente la donna la insultai ancora una volta e alla fine la costrinsi ad ammettere che non era neanche degna dei privilegi che il Paese le offriva e che di conseguenza era una parassita priva di cuore e coscienza. Alla fine il cuore mi fece male ma l'umore migliorò.
Prima di uscire da lavoro ricevetti una telefonata da Su Rui. Dopo il nostro primo incontro eravamo diventati, in qualche modo inconcepibile, amici.
Dopo quella festa avevo gettato in lavatrice l'abito, ma quando lo avevo tirato fuori, non importava da dove lo guardassi, sembrava un ammasso di foglie marce.
Così presi l'abito e andai a trovare Su Rui. Lui si servì di un macchinario che mi sembrò tanto un aspirapolvere, con cui stirò il vestito riportandolo al suo aspetto fluttuante verde chiaro e originale.
Mi spiegò che quell'aggeggio era un vaporizzatore per indumenti, ma io gli dissi che nella mia mente restava un aspirapolvere.
Arrivammo addirittura a litigare, lui mi disse che non lo rispettavo, io gli dissi che stava trasformando un granello di sabbia in una montagna. Discutemmo fino a ora di pranzo e alla fine mi portò fuori a mangiare. Quando finimmo offrii io e lui annunciò che eravamo ufficialmente diventati amici grazie a quella litigata.
Su Rui mi disse che stava sbrigando delle commissioni nella zona del mio ufficio, mi chiese se mi andasse di mangiare insieme appena fossi uscita da lavoro. Gli spiegai che avrei dovuto cenare con Jiang Chen e la sua ragazza. Lui si mostrò solidale nei miei confronti e si offrì volontario per accompagnarmi.
Mi disse che voleva aiutarmi a incentivare il mio coraggio, ma io lo sapevo che voleva solo andare a scroccare un pasto gratis.
Ci riflettei per un po' arrivando alla conclusione che fosse sul serio un po' avvilente andare a incontrare la coppia 'marito e moglie' del mio ex fidanzato da sola, così decisi di portare Su Rui con me.
Quando noi due arrivammo al ristorante, loro non erano ancora arrivati.
Chiacchierammo per un po', fino a quando non ci trovammo in completo disaccordo e la discussione sfociò quasi in una rissa.
Allora Su Rui prese in prestito due penne dal cameriere, entrambi stendemmo i tovaglioli di carta e iniziammo a disegnare: lui vestiti e io illustrazioni.
Quando terminammo, Jiang Chen e compagnia bella non erano ancora arrivati, per cui ci scambiammo i disegni per una valutazione. Su Rui disse che le mie illustrazioni erano infantili e andavano bene solo per i bambini; io ricambiai dicendo che i suoi vestiti fossero brutti, non andavano bene per essere indossati neanche dall'intera umanità.
Per fortuna Jiang Chen e Zhuang Dong Na arrivarono prima che iniziassimo a litigare pesantemente.
«Ragazzi siete finalmente arrivati.» sorrisi mentre li rimproveravo, costringendomi a spostare gli occhi da quei cinque artigli che lei teneva infilati nel braccio di Jiang Chen. «Un altro po' e sareste arrivati giusto in tempo per raccogliere il mio cadavere.»
Zhuang Dong Na rise quando ci spiegò: «Gli ho detto che saremmo dovuti venire separatamente, ma ha insistito per fare una deviazione in ufficio to pick up me, quindi abbiamo fatto un percorso più lungo, I'm sorry.» Dopo aver finito di parlare si bloccò e gli occhi le caddero su Su Rui: «E questa persona è...?»
«Sono Su Rui, un amico di Xiaoxi, mia sorella maggiore e il dottor Jiang sono colleghi. Inizialmente le avevo chiesto di uscire fuori a cena, ma mi ha detto che aveva già preso impegni con qualcun altro, quindi l'ho spudoratamente seguita e ora sono qui a scroccarvi un po' di cibo. Non vi dispiace, giusto?» Su Rui si era precipitato per rispondere prima di me.
«Of course no, più siamo meglio è.» rispose Zhuang Dong Na e voltò il capo indietro per sorridere dolcemente a Jiang Chen che stava spostando in fuori la sedia per lei.
Dopo che tutti prendemmo posto e finimmo di ordinare, improvvisamente nessuno aprì più bocca e la scena sembrò solidificarsi per un momento.
Guardai alle due persone di fronte a me, ma sembrava che non avessero alcuna intenzione di salvare la situazione.
Come qualcuno la cui schiena diventava insensibile quando era costretta a silenzi imbarazzanti, potei solo guardare Su Rui implorando aiuto.
Lui, senza problemi, afferrò il tovagliolo di carta sul piano del tavolo e lo passò a Zhuang Dong Na, dicendo: «Questo è lo schizzo del vestito che ho personalizzato per Xiaoxi in base alle sue misure.»
Zhuang Dong Na lo prese, lo guardò attentamente per un po' e poi si congratulò: «You are so talented, questo vestito è molto bello e si adatta molto bene a Xiaoxi.» Dopo aver finito di parlare, lo spinse persino finché non fu sotto gli occhi di Jiang Chen, chiedendogli: «Cosa ne pensi?»
Jiang Chen lo scrutò con uno sguardo di mera indifferenza. Poi annuì e disse: «Mm, non male.»
Dato che avevo appena insultato quel vestito neanche pochi minuti prima, di fronte a tali complimenti mi limitai a una risata vacua e echi d'accordo.
Su Rui si passò una mano tra i capelli e rise timidamente: «L'ho disegnato a caso. Non so perché, ma Xiaoxi è davvero adatta allo stile di moda che disegno, l'ho intuito subito quando il dottor Jiang l'ha portata al mio negozio per comprare dei vestiti. Addirittura allora pensai che fossero una coppia.»
Spiegai in fretta a Zhuang Dong Na: «È stato il giorno in cui l'ho accompagnato alla serata per tuo conto.»
Zhuang Dong Na sorrise e non rispose, invece fu Jiang Chen che alzò la testa e posò gli occhi su di me. Fu la prima volta, da quando era entrato, che mi volse lo sguardo.
Probabilmente fu il riflesso incondizionato dovuto a tutti quegli anni, perché quando lo vidi guardarmi gli sorrisi spontanea, umile.
Ma dopo che lui mi restituì il suo sguardo apatico, mi chiesi perché dovessi essere sempre così fottutamente accondiscendente con lui.
Il piatto ordinato da Jiang Chen fu il primo ad essere servito, la bistecca media sfrigolava sul piatto di ardesia. Lui prese una forchetta per pungere e rompere l'uovo in camicia che ancora ondeggiava di lato. Il tuorlo fluì lentamente nel piatto che emanava vapore e l'olio caldo zampillò un po' prima di crepitare e schizzare dappertutto. Jiang Chen raccolse in un movimento aggraziato il tovagliolo di carta accanto alla sua mano per bloccare gli schizzi di olio e, dopo che fu tutto finito, lo usò persino per pulire il bordo del piatto tutt'intorno.
Sapevo che quel tovagliolo di carta era il disegno di Su Rui e nel vedere Jiang Chen stropicciarlo per bene fino a renderlo una piccola pallina, sentii inspiegabilmente un senso di soddisfazione riempirmi il cuore.
Su Rui e Zhuang Dong Na stavano chiacchierando di tutto, di tanto in tanto anch'io mi univo a loro e snocciolavo qualche frase. D'altronde, Jiang Chen se ne stava praticamente in silenzio e anche se l'argomento della conversazione si fosse spostato su di lui, lui avrebbe trovato un modo per distoglierlo e cambiarlo di nuovo.
Quella cena fu incomparabilmente deprimente per me.
Anche se Jiang Chen non parlava, di tanto in tanto Zhuang Dong Na si avvicinava al suo orecchio per sussurrargli qualcosa privatamente e quando lo faceva i suoi occhi roteavano verso di me, ogni volta sembrava mi sorridesse e non sorridesse allo stesso tempo.
Su Rui ne fu così sconvolto da non riuscire a sopportarlo, così la imitò avvicinandosi al mio orecchio per sussurrarmi: «È ovvio che ti stia provocando. Non ha nessuna moralità.»
Lo respinsi con uno schiaffo: «Non parlarmi appoggiato all'orecchio, è disdicevole!»
Su Rui rise divertito: «Non dirmi che sai anche come ci si imbarazza adesso?»
Presi in mano un cucchiaio di purea di mais: «Vogliamo vedere quanto ci mette il mio imbarazzo a trasformarsi in rabbia?»
Su Rui agitò frettolosamente le mani. «Mi dispiace, d'accordo?»
Rimisi a posto il cucchiaio, soddisfatta. Solo allora notai che Zhuang Dong Na ci osservava attentamente, un sorriso sul viso curioso. Lanciai uno sguardo a Jiang Chen con la coda dell'occhio, ma lui stava tagliando la sua bistecca come se nulla fosse. Silenzioso, ordinato, aggraziato.
La sua espressione improvvisamente mi ricordò come, ai tempi dell'università, lo accompagnavo spesso a fare pratica chirurgica.
Usava la pelle e l'intestino di maiale per esercitarsi sulla sutura e saldare i punti. Quell'energia silenziosa e seria mi aveva sempre fatto sentire come se stessi guardando un film su un chirurgo pervertito o assassino o qualcosa del genere.
«Xiaoxi, mi sembra che Su Rui sia molto carino con te.» fu il sorriso di Zhuang Dong Na, che si voltò persino verso Jiang Chen per chiedere approvazione: «Vero?»
Jiang Chen ci piantò gli occhi addosso con lo stesso sguardo che usava quando esaminava i pazienti. Poi sputò, disdegnato, solo una parola: «Vero.»
Su Rui, che non sapeva provare neanche il minimo senso di vergogna, prese a gesticolare vivacemente: «Vedi Chen Xiaoxi? Tutti dicono che sono carino, tu sei l'unica persona che non se ne rende conto!»
Non so perché di punto in bianco mi era passata la voglia di litigare con lui, così risposi, quasi scoraggiata: «Ma anch'io penso che tu sia molto carino.»
Non so se perché il mio tono di voce si fosse deformato trasmettendosi nell'aria, o se perché gli elementi ostruttivi come il cerume nelle orecchie di Su Rui fossero così tanti da causare una distorsione del suono, ma sembrava che lui mi avesse preso sul serio.
Prima mi fissò con aria assente, poi all'improvviso entrambi gli occhi si ammorbidirono, delicati come acqua. Mi rivolse un sorriso soffice, il viso screziato di rosso.
Rimasi così scioccata che i miei arti si agghiacciarono, mi massaggiai il collo. «Perché stai arrossendo senza motivo? Non sorridermi... così. È buffo.»
Su Rui continuò a guardarmi senza sapere cosa fare. Il rossore sul suo volto scomparve subito, come una marea in calo, così chiesi sospettosa: «Ti stai prendendo gioco di me, vero?»
Mi guardò senza dire una parola, poi abbassò il capo e iniziò a mangiare tranquillamente la paella di pesce.
La sua improvvisa timidezza mi fece sentire completamente a disagio. Fu come sentire un formicaio arrampicarsi lentamente in formazione militare dalla punta dei miei piedi sù, lungo tutto il corpo, fino al cuoio capelluto...
Per sovvertire a quella sensazione divorai la pasta rimanente, così veloce che quasi mi affogai.
Su Rui mi diede una pacca gentile sulla schiena: «Stai attenta, non vorrei che soffocassi fino a morire.»
Avrei voluto rispondere: «Ma ti sembra modo di parlare?»
Ma poi... Jiang Chen aprì improvvisamente bocca: «Non preoccuparti, non morirà. Anche quando i noodles le usciranno dal naso, lei non morirà comunque.»
Scostai la mano di Su Rui e lanciai un'occhiataccia sprezzante a Jiang Chen.
Stava parlando di una cosa che era successa al nostro primo appuntamento ufficiale. A quel tempo andammo nell'unico ristorante occidentale vicino alla nostra scuola.
Allora, il nervosismo mi attanagliava il cuore. Era come se qualcuno mi avesse gettato una manna dal cielo e io avevo il costante timore che chiunque fosse stato sarebbe sceso da un momento all'altro per riprendersela.
Persa nei miei pensieri ordinai un piatto di pasta e mi ci immersi dentro. Proprio mentre mangiavo con foga, Jiang Chen, che era seduto di fronte a me, se ne uscì improvvisamente così: «Chen Xiaoxi, resta con me stanotte.»
Lo shock mi fece soffocare a tal punto che mi si spinsero fuori le lacrime e, cosa ancor più spaventosa, una tosse violenta mi fece schizzare gli spaghetti fuori dal naso...
Guardai il filo di pasta che oscillava sul bordo del bicchiere e ogni speranza nel mio cuore si sbriciolò in polvere. Pregai Jiang Chen di lasciarmi mentre piangevo, promettendogli persino che non l'avrei mai più tormentato in futuro.
Jiang Chen usò un tovagliolo di carta per aiutarmi ad asciugare lacrime e muco mentre mi confortava: «Non ho visto niente, non ho visto davvero niente...»
Piansi fino a crollargli tra le braccia. Ce ne andammo mano nella mano, poi lui mi cinse le spalle, io lo strinsi per la vita... finimmo anche per abbracciarci. Direi che per un primo appuntamento sicuramente era già un bel passo avanti.
Più tardi, Jiang Chen mi spiegò che avrebbe semplicemente voluto che lo accompagnassi in biblioteca per una sessione di studio notturno, visto che presto avrebbe dovuto dare uno degli esami peggiori: patologia.
Dopodiché ciò che accadde quella sera veniva spesso fuori, e ogni volta lui mi prendeva in giro per aver avuto subito pensieri poco casti.
Lanciai un'occhiataccia feroce a Jiang Chen e lui mi guardò con una freddezza glaciale.
Per un attimo tra noi due sembrò ci fossero scoppi di fiamme a bruciare l'aria.
«Mi dispiace, il mio Jiang Chen sta solo scherzando...!» Vedendo come l'atmosfera si fosse scaldata in una volta, Zhuang Dong Na tentò in tutta fretta di appianare le cose.
«Nessun problema, alla mia Xiaoxi non interessa.» fece Su Rui, pronto ad aiutarmi e vendicarmi.
Gli angoli dei miei occhi ebbero uno spasmo. Con tutti quei miei e tuoi saremmo potuti diventare una famiglia.
Mi pare che ci fosse una canzone patriottica, popolare quando eravamo ragazzi, che sarebbe stata perfetta per spiegare i gradi di familiarità nel tono di questa loro conversazione: «Abbiamo tutti una famiglia, il suo nome è Cina... la nostra grande Cina, una famiglia davvero numerosa...»
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Mi fa morire 🤣🤣🤣🤣
Comunque Jiang Chen, ben ti sta! Un po' di sana gelosia non fa mai male... ma la serata non è ancora finita 😏😏
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