Capitolo IV
➢ Ho letto e tradotto sulle note di Nobody Compares to you – Gryffin
"'Cause I took so much time to reset my life
But in just one look, I'm back
Forget that I could have anyone I like
But now all I remember is what we had
Nobody, nobody, nobody compares to you
Somebody, somebody please help me get over you"
༻♡༺
La scorsa notte io e la dottoressa Su abbiamo avuto un'intima chiacchierata fino alle cinque del mattino.
Dopodiché mi ha salutato con una amichevole pacca sul sedere dicendomi: «Vado a informare l'accettazione che ho finito il turno. Oggi non lavoro.»
Durante il sonno non ero riuscita a capire se fossi sveglia o dormivo davvero. Nel mio stato di assopimento era come se vedessi costantemente una persona di fronte a me, a un certo punto gli ho persino chiesto se fosse un fantasma. Credo anche di avergli spiegato come funziona il karma nelle relazioni, soprattutto quando si coinvolgono terze parti per risolvere le cose.
Questo tipo di sonno... simile all'essere in trance senza dormire davvero era assolutamente il peggiore.
I ricordi del passato non facevano che scorrere rapidamente nel mio cervello, senza trascurare neanche i più piccoli dettagli. Non riuscii neanche a capire se stavo sognando o ripescando vecchi pezzi di vita.
Molte persone direbbero che è inutile guardare al passato, ma per me il mio passato era degno d'essere ricordato: era il più pro-attivo, vivace, buffo, eccitante, moralmente stimolante... corteggiamento inverso della storia.
Si sarebbe potuto chiamare: "La storia di successo di una ragazza svampita."
Avevo una cotta per Jiang Chen a quei tempi. Ci fu una settimana di meticolose riflessioni in cui combinai tutte le informazioni tratte da romanzi, manga e drama e con cui alla fine riuscii a elaborare 3 strategie di attacco: una lettera d'amore, il passaparola e... la confessione.
Poi impiegai un'altra settimana per fare uno studio analitico di questi tre piani.
Le lettere avevano degli svantaggi. Primo: non sapevo scriverle. Secondo: Jiang Chen ne riceveva spesso e non ne leggeva una neanche per sbaglio.
Gli svantaggi del passaparola? Primo: era facile che gli arrivasse un messaggio completamente fuorviato. Secondo: dalle informazioni raccolte da drama e romanzi sembrava che a finire col protagonista maschile in questo caso era sempre la portavoce.
Per cui, alla fine, non mi rimaneva che una singola opzione: confessare.
Pensiamo sempre che ci siano infinite possibilità nella vita, ma ci spaventiamo a fare questo e poi anche a fare quell'altro che alla fine la verità è che ci rimane sempre e solo una possibilità.
Così, sfogliai il Calendario Giallo* e scelsi una data fortunata per confessare i miei sentimenti a Jiang Chen.
In quel periodo svolgeva attività extracurricolari e aiutava spesso nelle operazioni di pulizia della scuola. Lo seguii in incognito per un po', prima di chiamarlo. Si girò insieme alla scopa che aveva in mano e... la polvere che aveva sollevato in quell'istante, nel voltarsi indietro, mi arrivò direttamente in bocca.
Mi uscii fuori una cosa del tipo: «Jiang Chen mi pia– puah... puah! ...piaci.»
All'inizio mi rivolse uno sguardo inespressivo, poi le sue sopracciglia si spinsero sugli occhi, confuse: «Che?»
Mi infastidii tantissimo e di fretta spiegai: «Mi è entrata un sacco di polvere in bocca! Ho detto che... mi piaci.»
Vidi le sue sopracciglia aggrottarsi così tanto che una piccola ruga si venne a formare sulla fronte... quell'espressione lo rese ancora più attraente.
Poi però disse: «Tu non mi piaci.»
Era un'epoca in cui a tutti piaceva impelagarsi in relazioni ambigue e a quei tempi non c'era nessuna canzone che spiegasse il disagio delle persone che venivano importunate da queste relazioni; così, anche se non era davvero ciò che pensavano, la maggior parte di loro optava comuqnue per dire: "Siamo ancora troppo giovani. Prima dovremmo pensare a studiare e entrare in una buona Università." oppure: "Io non vado bene per te. Meriti qualcuno di meglio."
Il rifiuto secco e risoluto di Jiang Chen mi fece pensare che il suo essere di una freddezza spietata lo distinguesse davvero da tutti gli altri. Questo mi fece diventare ancora più determinata a piacergli.
Così Jiang Chen iniziò a essere tormentato da me.
Ogni giorno lo aspettavo la mattina presto nel vicolo tra le nostre case. Quando usciva di casa indossavo un sorriso radioso come il sole della primavera e dicevo: «Che coincidenza, anch'io sto andando a scuola!»
Quando le lezioni stavano per terminare, ancor prima che suonasse la campanella, preparavo tutte le mie cose. Una volta suonata mi precipitavo giù per le scale e aspettavo che Jiang Chen mi passasse di fianco per dire: «Che coincidenza, anch'io sto andando a casa!»
Ero così disorientata che soffocai con la mia stessa saliva, mi svegliai, sbattei le palpebre al soffitto un paio di volte e iniziai di nuovo a entrare in trance. Mi vidi sulle scale, mentre sorridevo a Jiang Chen. In un batter d'occhio stavo afferrando il suo zaino, implorandolo: «Aspettami dieci minuti, va bene? Devo consegnare il mio lavoro al prof di inglese.»
Lui si tirò indietro lo zaino: «Dov'eri durante la nostra lezione di inglese? Li Wei mi sta aspettando di sotto.» Dopo una piccola pausa, aggiunse: «Dobbiamo comprare alcune cose per l'assemblea di classe.»
Probabilmente fu perché avevo vestito i panni della diligente e paziente ragazza per troppo tempo che il mio cuore ebbe un piccolo rimbalzo o forse semplicemente perché diventai pazza di rabbia, ma fatto sta che mirai agli stinchi tirandogli un bel calcio: «Allora vattene dalla tua Li Wei!»
Probabilmente non dovette aspettarselo perché gli scappò un grido, prese persino a saltellare su un piede dal dolore: «Chen Xiaoxi, tu sei pazza!»
Dopo mi sono appoggiata alla ringhiera, guardando Jiang Chen e Li Wei incamminarsi verso i cancelli della scuola. Era quasi il crepuscolo: un lenzuolo arancione drappeggiava tra cielo e terra, come se qualcuno avesse rovesciato per sbaglio una bottiglia di aranciata, tingendo tutto d'un unico colore.
Quella volta avevo solo 16 anni, e ricordo ancora che fu la prima volta nella mia vita in cui mi sentii irrevocabilmente triste.
Le scene nella mia testa continuarono a susseguirsi completamente a caso. In questo ricordo bloccavo Jiang Chen sulla soglia della nostra classe.
«Ho qualcosa da dirti.»
Mi rivolse un'occhiata sfuggente, le braccia incrociate sul petto: «Parla.»
Dopo il calcio sulla gamba che gli avevo tirato, le sue risposte erano diventate, se possibile, anche più sporadiche di prima.
Io avevo lasciato che l'amore e l'orgoglio si facessero guerra per un paio di giorni, più tardi fu il primo ad annichilire il secondo per cui non potei far altro che andare a scusarmi.
Abbassai la testa e dolcemente, sussurrai: «Non avrei dovuto prenderti a calci quel giorno, mi dispiace.»
Lui non mi rispose per un tempo interminabile, alla fine mi costrinse ad alzare gli occhi solo per vederlo con l'attenzione rivolta verso il campo da basket, al piano di sotto.
Ovviamente mi arrabbiai di nuovo e lo richiamai, garrendo: «Jiang Chen!»
Lui si protese un po' verso di me per guardarmi meglio: «Sai, non sono ancora sordo.» mi disse, «Mi hai chiesto scusa, no? Non è successo niente.»
Dopo aver detto ciò si voltò per andare via.
E mente i miei occhi seguivano la sua schiena allontanarsi, io sentii il cuore pulsare di tristezza.
Un po' come quando mia madre bruciò le ali di pollo brasate e il fumo denso mi arrivò alle narici facendomele bruciare.
Inconsciamente mi strofinai il naso e lo chiamai: «Jiang Chen.»
Lui guardò indietro.
Mi scappò risatina nervosa e pregna d'amarezza: «Pensi... che io porti sfortuna?»
Mi fissò sbalordito per un momento, poi rispose: «Sto solo scendendo a giocare a palla.»
Non dissi più niente, la profonda tristezza che mi stritolava il cuore mi fece pensare che forse sarebbe stato meno doloroso per lui morire per soffocamento.
Jiang Chen rimase a lungo a guardarmi, alla fine mi parlò corrucciato, la voce un po' turbata: «Guarda che non è niente di serio, la nostra squadra sta già perdendo.»
Annuii: «Allora vai!»
Lui però si voltò e in una leggera corsa mi venne di nuovo incontro. A qualche falcata di distanza si arrestò: «Chen Xiaoxi.» pronunciò il mio nome.
«Cosa?»
«Dammi una mano e passa al negozio all'angolo a comprare una bottiglia d'acqua.» mi sorrise, la sua fossetta riempita dai raggi del sole al tramonto.
Prima che potessi rispondere era già giù per le scale.
Andai al mini market dove fui combattuta tra l'acqua Yi Li e l'acqua della sorgente di Nongfu per un po', ma alla fine scelsi la sorgente di Nongfu perché costava 50 centesimi in meno.
Arrivata al campo da basket notai molte ragazze a bordo campo, tra queste anche Li Wei. Aveva in mano una bottiglia di Mai Dong che costava due dollari e mezzo in più della mia Nongfu Spring.
Durante l'intervallo, Li Wei chiamò Jiang Chen per offrirgli la sua acqua.
La osservai da dietro mentre ansimava e gli andava incontro alla velocità della luce, quasi come se dovesse spiccare il volo da un momento all'altro.
Jiang Chen però non accettò. Mi rivolse una rapida occhiata e disse, un po' in difficoltà: «Ho già detto a Chen Xiaoxi di portarmi dell'acqua.»
Ma lei insistette: «Ho preso una bevanda sportiva con l'aggiunta di elettroliti. In caso contrario, chi altro potrebbe berla? Costa persino un po'!» gli sorrise in modo dolcissimo.
Pensai di doverla almeno un po' tirare fuori dall'imbarazzo per cui mi avvicinai, mollai l'acqua Nongfu sul palmo di Jiang Chen e gliela strinsi tra le dita. Poi presi la Mai Dong dalla mano di Li Wei, tolsi il tappo e tirai giù una generosa sorsata. Mi asciugai la bocca con il dorso della mano, dicendo: «Nessuno spreco, nessuno spreco! Sono appena corsa dal negozio all'angolo e ho sudato un sacco, grazie mille!»
Lei chinò la testa per la vergogna, e mi ricordò il timido fiore di loto descritto dal poeta Xu Zhimo. Mi è sempre piaciuto leggere quella poesia, è davvero un capolavoro.
༻♡༺
«Xiaoxi, Xiaoxi... Xiaoxi!» Le grida continue di mia madre mi destarono dal mio soffice sogno profumato di fiori di loto. Mi stropicciai gli occhi, sbadigliando: «Mamma, è vietato fare confusione in ospedale».
Lei mi lanciò uno sguardo in tralice: «Ma se proprio ora stavi blaterando nel sonno.»
«Cosa ho detto?» le chiesi mentre mi ripulivo gli occhi umidi di sonno.
«Fiore di loto timido o qualcosa del genere.» mi disse.
«"La tenerezza quando reclini il capo è come un fiore di loto troppo timido per sopportare un colpo di freddo." Una poesia di Xu Zhimo. In fondo la nostra Xiaoxi è come me, possiede i sentimenti di un poeta.» Mio padre diede il suo contributo dalla suo letto d'ospedale, un'aria immensamente orgogliosa.
Mi voltai a guardarlo per correggerlo: «In realtà sognavo la mia insegnante di lingua e letteratura durante l'ultimo anno, mi ha chiesto di recitare "Secondo addio a Cambridge".»
La faccia di mio padre divenne improvvisamente contrariata: «Ma quella poesia non è "Secondo addio a Cambridge"! È "Sayonara"!»
Mia mamma ci mise del suo: «Chi? Jiang Nara vero? Io la conosco! È coreana!»
In quel momento la guardai sbalordita. Lei gonfiò il petto, sbuffando: «Da quando a casa è stato installato Internet, anche la casalinga si è ritagliata del tempo per sé!»
Su Internet facevo patate del Tianya Club, un popolare sito di forum in cui però non scrivevo mai nulla. Presa da un moto istintivo lo andai a controllare scoprendo di aver risposto a molti post– non solo, la maggior parte di loro riguardavano bei ragazzi! Inizialmente pensai che nel sonnambulismo avessi dato sfogo ai miei desideri interiori, poi però scoprii che avevo abilitato per sbaglio il nostro computer di casa all'accesso automatico al forum.
Fidatevi se vi dico che la cosa più triste al mondo è avere una mamma che fa parte del Tianya Club.
Dopo aver pranzato, la mia mamma del Tianya Club mi appioppò tra le braccia un sacchetto di frutta che un collega di mio padre aveva portato quella mattina. Mi costrinse a cercare Jiang Chen per ringraziarlo dell'aiuto. Pensai che a rigor di logica e onestà di sentimenti avrei dovuto davvero ringraziarlo. Così uscii portando con me l'ingombrante sacco di frutta.
Quando arrivai di fronte il suo studio, solo allora iniziai a diventare un po' nervosa. Questo era ufficialmente il nostro primo incontro da soli dopo non esserci visti affatto negli ultimi tre anni.
Bussai alla porta e la risposta che venne dall'interno fu: «Entra pure.» Spinsi la porta già schiusa e trovai Jiang Chen chinato sulla scrivania a scrivere qualcosa. Poi alzò gli occhi per rivolgermi uno sguardo rapido e fece, monocorde: «Predi una sedia e siedi.»
Tutta quella gentilezza calorosa mi mise subito sotto pressione.
Poggiai il sacchetto di frutta sul tavolo, tirai indietro una sedia per sedermi di fronte a lui, dall'altra parte del tavolo. Poi dissi, delicata: «Mia madre mi ha chiesto di portarti un po' di frutta.»
Lanciò un'occhiata al sacchetto: «Ringraziala da parte mia. Stamane sono andato a vedere Chen. Le sue condizioni sono molto stabili. Penso che possa essere dimesso in due o tre giorni. Può tornare dopo una settimana per rimuovere i punti.»
Quando ebbe finito di parlare, chinò di nuovo la testa per scrivere alcune cose, scoccandomi uno sguardo che aveva tutta l'aria di un "Sono molto impegnato".
Mi ero seduta goffamente per circa due minuti che già mi rialzavo per andarmene senza neanche averlo convenientemente ringraziato. Alla fine, recitai ipocritamente e cortesemente le battute: «Grazie per il tuo aiuto, non so davvero come sdebitarmi.»
Lui smise di far scorrere la penna, mi sorrise apologetico per dirmi: «Potresti presentarmi qualcuna.»
Osservai attentamente la sua espressione per constatare che lui davvero non stesse scherzando. Fui preda della depressione. Chiedere all'ex fidanzata di presentargliene una nuova era qualcosa di inumano.
Era paradossale come essere licenziati, ma avere un capo che ti scrive comunque una lettera di raccomandazione; o come quando il tuo insegnante ti becca a copiare, ma poi ti da tutte le risposte; o come risposarsi e chiedere all'ex moglie di essere una delle damigelle.
Ogni sorta di sentimento nel mio cuore stava straripando. In quella sua mente brillante quanto, esattamente, mi faceva magnanima?
Emisi un sospiro profondo, forzai una risata vacua: «Che tipo di ragazza cerchi in particolare?»
Mi soppesò per un po', il cuore mi rimase intrappolato in gola mentre innumerevoli battute mi balenavano in mente, come: "Qualcuna proprio come te sarebbe perfetta" oppure "In realtà, non ti ho mai dimenticata..."
«Un pochino più alta e sfilata di te potrebbe andare.» disse invece.
Il mio piccolo cuore inestimabile e... non corrisposto riprese rapidamente il suo battito regolare. Gli sorrisi, rigidissima: «La tua richiesta non è poi così difficile, ti aiuterò a guardarti intorno.»
La penna nella sua mano girava meravigliosamente tra le dita quando disse: «Allora ti ringrazio in anticipo.»
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Che strategie quelle della nostra Xiaoxi eh, veramente brillanti 🤣🤣 La amo troppo!
Mentre Jiang Chen... posso solo dire che chi non lo conosce deve avere infinita pazienza, con lui.
La parte: "Credo anche di avergli spiegato come funziona il karma nelle relazioni, soprattutto quando si coinvolgono terze parti per risolvere le cose."
Credo che Xiaoxi si riferisse a suo papà e a come l'ha coinvolto, sbagliando. E credo anche che il fantasma fosse Jiang Chen 🤣🤣... chissà, forse alla fine è rimasto davvero in ospedale per lei ❤️
~Curiosità
Il Calendario Giallo: i cinesi sono molto superstiziosi, è nella loro cultura. Hanno persino un calendario che indica loro quali sono i giorni più propizi durante l'anno.
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