Visite

Il governatore di Braavos incontrò Le Loro Grazie Imperiali e Reali in un'afosa mattinata estiva. Come c'era da aspettarsi, non giunse da solo. Il suo seguito comprendeva non meno di due dozzine di cortigiani agghindati nei più sontuosi abiti di foggia orientale, una schiera di mercanti talmente impregnati di profumo da trasudarne e file di servitori in livrea celeste con l'uomo morto di Braavos ricamato sul giustacuore. La sua consorte, l'affascinante e giovane Lady Glover, si attirò a suo malgrado l'invidia di metà delle dame della corte per il suo vestito d'un giallo sgargiante intessuto con fili d'oro e dallo strascico grigio. L'intento di quest'ultimo era, secondo le intenzioni di Lady Glover, richiamare alla mente il Titano di Braavos, lustro della città, temprato dal mare, dalla salsedine e dai gabbiani ma rimasto da secoli perennemente a protezione dei civili che dimoravano sotto la sua ombra. Ci riuscì, colorando però un buon numero di guance imbellettate del verde della gelosia.

Il governatore, uomo rispettabile, biondo e nella primavera dei suoi anni, si sarebbe fermato anche per il matrimonio della cugina di Sua Grazia Aegon sesto, ma quella mattina decise subito di affrontare il vero motivo della sua venuta: l'attentato ai danni dei sovrani da parte di un suo concittadino. Nella Sala del Trono, il cui pavimento era un caleidoscopio di colori grazie alle vetrate, si profuse in un lungo discorso sulla pace, sulla fratellanza e sulla fedeltà, non omettendo in seguito di parlare di Braavos e dei suoi rapporti con Valyria prima e con i Targaryen dopo. Accusò pubblicamente il mercenario di tradimento e di tentato omicidio e lo condannò alla fustigazione sulla piazza della Banca di Ferro. Il suo cadavere, enfatizzò il governatore sputacchiando vischiosa collera, sarebbe divenuto un lauto banchetto per i corvi e per i gabbiani del porto, rimanendo lì con avvertimento per tutti coloro che avrebbero nuovamente osato anche solo pensare di colpire la Corona. Una corona, dichiarò, che "aveva finalmente portato a Braavos e alle altre Città Libere pace, giustizia e abbondanza."

Seduta sul suo trono nella posa più regale che potesse permettersi, Daenerys cercò di rimanere ancorata a quella sfilza di parole. Ben presto però cominciarono a prolungarsi e Dany accettò la mano di una cara amica chiamata distrazione. Con il suo corpetto tempestato di rubini, in perfetto sintonia cromatica con Jon nei colori rosso e nero di Casa Targaryen, cominciò a far vagare lo sguardo sulla marea di volti che invadeva la Sala del Trono. Il luogo era gremito, intriso dei troppi profumi dei cortigiani e decorato dalle costellazioni dei loro abiti sfarzosi. Non vi era angolo che non fosse occupato. Dalla balconata, alle scale, fino agli angoli in ombra. Ovunque occhi erano inchiodati alla bionda sagoma del governatore di Braavos, ovunque ventagli aperti nascondevano pettegolezzi e sussurri, ovunque le menti si trasformavano in vascelli con cui fuggire via da quella bollente ed esagerata noia.

Dany notò Gendry. Il Lord di Capo Tempesta era arrivato pochi giorni prima nella Capitale per trascorrere gli ultimi momenti prima delle nozze con la sua futura sposa. Le sembrò a disagio, distratto, una figura immobile accanto ad Arya. Picchiettò il dorso della mano di Jon per attirare la sua attenzione. "Non ti sembra che Gendry sia un po'... a disagio?"

"Prima che la cerimonia avesse inizio io e lui abbiamo avuto una civile discussione fra uomini." Le rispose Jon stringendole la mano sul bracciolo del trono. "Gli ho semplicemente raccomandato di trattare bene la mia sorellina e non osare procurare dolore a lei o ai piccoli Robb ed Olek."

Dani sapeva ormai che la civile discussione fra uomini in questione era stata tutto meno che civile. Con un sorriso divertito si domandò se la schiena di Gendry non avesse risentito della brutale spinta contro il muro da parte di Jon. Sperò di no. "Sei davvero incorreggibile Jon Snow."

Per miracolo, gli Dei decretarono una fine al discorso del governatore e stabilirono l'inizio a quello dei doni. Il primo di essi sbalordì tutti, soprattutto i due principini maggiori seduti ai piedi dei troni dei genitori. Le mascelle dei presenti ricaddero per lo stupore quando nella sala entrò una bestia dal collo lungo e sottile come quello di una bottiglia, il pelo color paglia, disseminato di macchie marroni e le gambe altrettanto lunghe e fragili, simili a due ramoscelli. Il governatore sorrideva dinanzi alla reazione collettiva.

"Proviene dal cuore pulsante di Essos, vicino a Yi Ti ed a Asshai, dove in foreste misteriose si annidano bizzarre creature." Spiegò. "I mercanti e i locali la chiamano giraffa. Ella si nutre delle fronde più alte degli alberi."

"Giraffa..." Ripetè Jon incredulo.

Anche Dany non credeva ai suoi occhi: se quell'animale era vero, allora doveva esistere anche quello strano bufalo con le corna sul muso e quella mucca grigia e nuotatrice che descrivevano i viaggiatori! Rinoceronte era il nome del primo, il secondo le sfuggiva ora, ma era certa iniziasse con ippo. Aveva visto draghi, tigri, pantere, alligatori, lucertole e scimmie a grandezza d'uomo, ma mai una cosa come una giraffa. Che nome buffo per un così buffo animale!

"Mamma, possiamo tenerla?" Le domandò Rhaella estasiata. "Ti prometto che non la mangerà Meghar!

Ma non era finita qui. Il governatore si fece portare uno scrigno, lo aprì e svelò al mondo due tubi avvolti da quella che pareva essere pergamena bruciacchiata. Sigari, li chiamò e li descrisse come oggetti usati per fumare e provare piacere. Domandò a Jon se volesse disporsi a provarne uno, essendo la clientela del sigaro composta in gran parte dal sesso maschile. Incredibilmente e lasciandosi alle spalle i suoi problemi ai polmoni, Jon accettò. Dany lo fulminò con lo sguardo mentre si avviava a mettere in bocca il sigaro e a farlo accendere dal governatore. La sua punta prese fuoco, disgregandosi lentamente.

"Dovete inspirare e poi lasciare andare." Gli suggerì il braavosiano. "Vi piacerà, molti dicono di provare ebrezza con questa nuova invenzione."

Jon ubbidì e quando il sigaro abbandonò le sue labbra un fiore di fumo germogliò, destando una pioggia di applausi scroscianti. Seguì però un colpo di tosse particolarmente forte. L'ansia tornò ad avvelenare le viscere di Daenerys, preoccupandola che i polmoni di Jon potessero essere stati intaccati in qualche modo dal fumo e che la tubercolosi potesse essersi risvegliata d'improvviso e proprio lì, circondati da tutta la corte. Non era vero, per fortuna. Jon smise di tossire roseo e felice e tornò al suo posto, ringraziando il governatore.

"Sei un imprudente!" Gli sussurrò. "Non hai pensato alla tua salute, mio piccolo draghetto di neve? La Mamma questa notte non ti farà le coccole!"

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top