Veri gioielli
Daenerys tracciò un invisibile cuoricino sul petto di Alysanne. La piccola rise lieta, le iridi viola scintillanti. Le sue braccine si alzarono verso la mamma unite a un adorabile gorgoglio. Dany ripeté il gesto e ancora una volta godette dei versetti della sua bimba. L'attirò a sé, levandola dalla stuoia e stringendola contro il suo petto. I suoi boccoli oro-argentati erano cresciuti, ricoprendo come della soffice erbetta la testolina di Alysanne. Inspirò il suo aroma. Reduce dal recente bagnetto la piccina profumava di olio bergamotto e all'iris. Mentre lei la baciò sulla fronte, Alysanne ne approfittò per giocherellare con una sua ciocca di capelli, tirandola come se fosse una corda penzolante.
Sulle prima Dany sorrise, ma quando la forza nelle manine della sua figlioletta divenne maggiore, si vide costretta a fermarla. "No amore mio, no, i miei capelli non sono dei giocattoli."
"Ma!" Esclamò Alysanne, le labbra due petali di rosa. Per Dany, tutti i suoi figli erano ugualmente belli, ma doveva ammettere che Alysanne era la sua fotocopia. Occhi viola e capelli oro-argento, i tipici tratti della bellezza valyriana. Lì dove Rhaella era il perfetto connubio fra lei e Jon, Alysanne era una piccola Daenerys. "Ma"
Già, sono la tua mamma. A differenza di Vaes Dothrak là fuori, in fermento come una ciotola di zuppa sul fuoco, i suoi bambini quel giorno erano calmi. Avevano giocato senza fare bizze, standosene buoni e tranquilli sulle loro stuoie. Forse il vero motivo risiedeva nel soddisfacimento della richiesta di Rhaella qualche giorno prima. Non era salita in groppa a un drago, ma a un cavallo, quello di Jon per la precisione. Con gli occhi spalancati per la meraviglia, Rhaella aveva trottato al sicuro nelle braccia del suo papà, le manine strette sulle briglie come quelle di un vera cavallerizza.
I giorni stessi che avevano preceduto l'arrivo del khalasar a Vaes Dothrak erano stati tutto sommato tranquilli, per la somma gioia di Dany. Jon non si era lasciato prendere da ansie o da stress e non l'aveva lasciata sola per un secondo. Erano stati giorni di passeggiate in mezzo all'erba, di giochi all'aria aperta con i bambini, di gare fra destrieri e le notti... ogni singola notte sembrava quella in cui avevano concepito Jaehaerys. Le stelle vegliavano il loro amore, l'erba accarezzava le loro pelli e Jon entrava in lei irruente come un guerriero dothraki, no, come un Khal.
Dany ripose Alysanne sulla stuoia e si alzò a cercare il suo gemello. Da quando aveva iniziato a muovere i primi passettini, Daeron non si era più fermato. Era diventato una trottola, una lepre scattante. Per fortuna, si sapeva sempre dove rintracciarlo. Dovunque ci fosse una pergamena, un libro o anche solo un'incisione, Daeron era lì, fermo, immobile e appostato come una silenziosa sentinella di quelle parole.
"Questo piccolino vuole già leggere!" Scherzava Jon ogni volta che tornava con Daeron nelle braccia. "Sarà un piccolo topo di biblioteca!"
E adesso, propio come un topolino, Daeron si stava nascondendo agli occhi della sua mamma. Vagando per la tenda, Dany cercò ovunque il figlioletto. Non era dietro le sacche di cibo né appollaiato sui cuscini o su qualche stuoia e nemmeno accanto al focolare. Se ne stava appartato in un angolo intento a osservare con grande curiosità - o almeno con tutta la curiosità che un bimbo di nemmeno un anno potesse dimostrare - un segno tracciato suo terreno.
"Daeron? Vieni dalla mamma cucciolo." Al suo richiamo, il bimbo si alzò sulle gambette e incespicò nella sua direzione. Alla fine, quando le sue manine si poggiarono sui palmi di Daenerys, lei lo accolse con un candido sorriso e lo prese in braccio.
Daeron rispose al sorriso e Dany non riuscì a non pizzicargli le guance. Era un neonato così... così... perfetto. Ecco la parola giusta per descrivere tutti i suoi figli: perfetti. Le creature più perfette che l'universo avrebbe mai potuto ospitare. A casa, la loro nursery era spaziosa e luminosa, le loro septe prudenti e sagge donne e i loro giocattoli non avevano nulla di lussuoso. Esattamente come i loro genitori volevano che crescessero, in un modo semplice, senza agi dovuti al loro stato.
"Che sta succedendo qui?" Con sottobraccio Rhaella e Aemon, Khal Aegon fece il suo ingresso nella tenda. Le campanelle nella sua treccia tintinnarono lievemente. "Oh Dei.. là fuori vi è un caldo torrido! È molto meglio stare qui, non è vero mia dolcissima Imperatrice?"
Senza mollare Daeron un secondo, Dany si diresse verso di lui. I suoi figli maggiori si aggrappano alle sue gambe, ridendo e gridando il suo nome. Jon rise a quella vista e le prese il viso fra le mani. "I bambini ci assediano amore mio, cosa dobbiamo fare?"
"Cadere sotto questa invincibile armata mio Khal." Nonostante il sudore della fronte, Jon era bellissimo. I suoi occhi luccicavano d'amore come due fulgide stelle del firmamento. "E magari sorseggiarci una limonata e forse - e dico forse - portare questa Khaleesi ad una passeggiata romantica al tramonto fra le vie di Vaes Dothrak..."
"Tentatrice." Le disse Jon divertito prima di baciarla con enfasi sul collo. "Accetto ben volentieri, a patto che anche lo Stallone che Monta il Mondo ci onori della sua presenza."
Sentendosi chiamato in causa, Jaehaerys scalciò e questa volta il suo richiamo non fu sentito solamente da Dany, ma anche da Aemon. Scrutando il ventre ricurvo della sua mamma, il bimbo ci posò una mano sopra. "Fratellino! Il fratellino si muove!"
"Già cucciolo." Jon lo prese in braccio e gli scompigliò i capelli. "E adesso il fratellino berrà della dissetante limonata. Andiamo mia banda, tutti a far merenda!"
I miei gioielli comunicano fra di loro. Pensò Dany a quella scena. I miei draghetti parlano, i miei bimbi, i miei tesori.
L'unico tesoro sulla terra, insieme all'amore di Jon, che per lei avesse veramente importanza.
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