Una bella serata

Un filo di vento fece volare un documento. Questo svolazzò per un po', creando una serie di invisibili cerchi nell'aria, per poi atterrare sul pavimento. La pergamena ingiallita era nettamente in contrasto con le piastrelle di terracotta.

Jon si chinò e lo raccolse, riportandolo così sulla cima della torre di lettere, biglietti e decreti che dominava il tavolino suo e di Daenerys. Lei non si soffermò molto ad osservare il documento fuggiasco e la sua attenzione ritornò ben presto su un altro che aspettava fra le sue mani di essere letto e firmato.

Jon la guardò non celando un sorriso. Insieme a lei anche un'attività lunga e penosa come occuparsi delle scartoffie diventava piacevole. Bastava che ci fosse lei e tutto si illuminava. Oh la sua Dany...

La sua Dany al quale non sfuggì il suo sorriso. "Hai intenzione di rimanere lì imbambolato tutta la sera a farmi gli occhioni dolci o vuoi lavorare?"

Il modo in cui le sue labbra si mossero nel pronunciare quella frase, abbozzando un sorrisetto divertito con gli angoli della bocca, fece tremare Jon fino alla punta dei piedi. Ma volle ubbidirle e perciò ritornò con lo sguardo fisso sulla lettera che aveva dinanzi. Proveniva dal Lord della Casa Fossoway di Sala dei Cedri, una delle più importanti casate dell'altopiano.

Jon ruppe la ceralacca rappresentante una mela, emblema della Casata, e dopo aver dispiegato la lettera cominciò a leggerla. Era una richiesta di espansione del feudo di circa 100 piedi, terreno in più che Lord Fossoway intendeva donare a un suo vassallo fresco di giuramento. Jon lesse attentamente, riga per riga, ma ben presto le lettere presero a danzare sulla pergamena e quei sottili ricami d'inchiostro andarono a formare l'immagine di Dany.

Il suo pensiero gli martellava nella mente come un tarlo. Forse perché il ballo si sarebbe tenuto il giorno seguente e lui non vedeva l'ora di vederla pronta per l'occasione, agghindata in sete, drappi, velluti e gioielli come la Regina che era, oppure perché quella sera era già bellissima di suo. Lì sul balcone giungeva una brezza tiepida che le agitava le sue ciocche argentate come nastri di satin. I suoi occhi correvano senza stancarsi sulle parole del documento e il modo in cui giocherellava con la piuma d'oca nella mano, facendo sì che la punta solleticasse la sua guancia, era davvero una cosa eccitante per Jon.

Sembrava che Daenerys Targaryen mettesse grazia e leggiadria in ogni suo atto, anche nel più piccolo e insignificante, e questo, Jon lo sapeva, dimostrava ancora una volta che lei era una vera Regina, sia all'esterno che all'interno.

Ma anche altro lo faceva fremere alla vista della sua amata quella sera: le sue gote colorate da uno spruzzo di rosa, la trasparenza della camicia da notte che lasciava intravedere le sue forme e poi la fragranza di cedro che emanava, segno lasciato dal recente bagno... Oh tutto questo glielo stava rendendo duro come una roccia!

Come poteva pensare a lavorare quando una dea era scesa a fargli visita?!

Si sentiva come un ragazzino alla prima cotta quando era in presenza di Daenerys, sentiva le gambe farsi molli come gelatina e l'intero viso avvampare nel fuoco dell'amore. Con lei non era un Re o un Lord, ma Jon, solo e semplicemente Jon, senza nessuno Snow o Targaryen o Stark da aggiungere in seguito. Era il suo Jon e lei era la sua Dany, dalla notte dei tempi fino alla fine di quegli stessi tempi.

Si accorse solo allora di essere rimasto immobile ad osservarla per cinque minuti buoni.

"Ehi! Jon Snow è in casa? Daenerys chiama Jon!" La mano di Dany continuava a passargli davanti agli occhi per ridestarlo da quella trance. "Jon è fra noi o si trova in un altro mondo?"

"Eh cosa?" Dovette scuotere la testa per ritornare nel mondo mortale. "S-Sono qui!"

Quando vide il sorriso di Dany ebbe paura di ricadere nel vortice. "Allora ci sei! Pensavo di averti perso!"

Lei gli diede un adorabile buffetto sul mento e Jon chiuse gli occhi, godendosi quella sensazione divina. Le sue mani erano così morbide, con una pelle liscissima e profumatissima. A Jon sembrava di avere il mento avvolto da un fazzoletto. Un breve e piccolo bacio lo svegliò dall'incantesimo. Riaprì gli occhi e si ritrovò a un palmo di naso con il viso di Daenerys. Il suo sussurrò lo investì in pieno viso: "Torna a lavorare."

Jon sbuffò quando il bianco idillio della mano di Dany si allontanò da lui e continuò a farlo anche quando, con mosse rapide, immerse la piuma d'oca nel calamaio, scrisse una risposta a Lord Fossoway, firmò con un svolazzante "Aegon VI legittimo re.." e tutto il resto, versò la ceralacca sulla pergamena e infine sulla rossa collinetta impresse il sigillo dei Targaryen. Dany non mancò di notarlo anche se le sue ametiste rimasero incastonate nell'inchiostro del documento che stava leggendo. "Piantala di brontolare..."

"Non sto brontolando. Sto solo pensando che lavorare alla vigilia di un giorno di festa non sia un'idea grandiosa." Depose la lettera nella pila di documenti già letti.

"Un sovrano deve appurare che tutto sia a posto prima di stendersi per riposare mio re."

La frase di Dany sarà pur stata ricolma di verità, ma a Jon non andava comunque di lavorare in una serata così bella e soprattutto con lei così bella. Si alzò e prese Dany da dietro sotto le ascelle. Lei non capì subito le sue intenzioni e si mosse animatamente per ritornare con i piedi sul terreno.

"Ehi Jon cosa fai? Lasciami giù! Lasciami andare!"

Richieste che rimasero solo richieste. I piedi scalcianti di Dany sorvolarono il pavimento e atterrarono sul morbido materasso del letto. Jon la fece smettere di agitarsi serrandole i polsi. Avvicinò il suo viso a quello di Dany e si perse nel suo oceano violetto. I loro fiati condensarono in uno solo.

"Ora ci rilassiamo mia regina, d'accordo?"

Le iridi di Dany erano come pugnali che gli perforavano la pelle e gli colpivano l'anima. Quell'anima che solo loro riuscivano a vedere nuda e palpitante. Jon sentì un fuoco vivo nascergli nel petto e battere all'unisono con il suo cuore. Era un fuoco d'amore, un fuoco talmente caldo che al suo passaggio il sangue nelle vene diventava vapore e il cervello si trasformava in una poltiglia pronta a colare fuori dalle orecchie.

Doveva trasmettere quel calore ad altri, altrimenti non sarebbe sopravvissuto. L'unione delle sue labbra con quelle di Dany fu il modo. Erano due soffici nuvolette rosa, quelle labbra, ed erano cariche di una pioggia che avrebbe spento il suo incendio. La sua lingua si protese fino a sbattere contro la parete umida del palato di Dany, per poi lottare contro la sua lingua.

I due rosei e caldi sfidanti si presero a pugni più volte, avviluppandosi in fascio viscoso di saliva, prima che la rissa fosse interrotta. Con ancora il sapore di Dany sulle labbra, Jon si alzò in piedi per togliersi i pantaloni. E mentre lui si spogliava la sua amata consorte compì un gesto che gli fece andare il sangue al cervello.

Tirando in su la camicia da notte, Daenerys Targaryen aprì le gambe e mostrò agli occhi di Jon Snow una minuscola porticina rosa che chiedeva solo di essere aperta da una chiave,

E Jon aveva una chiave.

Non appena si ritrovò nudo difronte a lei, si gettò sul letto e tenne ferme quelle gambe lattee stringendole con le mani. Le piante dei piedi di Dany erano morbide quanto la sua pelle e strusciarono come marmo levigato contro i suoi pettorali, per poi trovare finalmente la loro giusta collocazione sulle sue spalle e serrare in un cancello di carne il suo collo. L'ape irrequieta che Jon aveva in mezzo alle gambe giunse finalmente al suo fiore e ne assaporò il nettare con sibili quasi impercettibili di piacere. Affondò nella carne bagnata fino a giungere alla scalata della montagnetta dell'estasi.

Le mani di Jon aiutarono quelle di Dany a togliere l'impedimento dell'abito e quando lei si ritrovò nuda davanti a lui - focosa e bianca come alabastro - lui non resistette alla tentazione di aggrapparsi ai suoi seni. Le sue dita torsero quelle perfette palle gonfie e ne strizzarono i capezzoli fino a quando delle perle di latte spuntarono sulla sommità e scivolarono lentamente lungo quelle curve.

I suoi denti azzannarono quella succulenta preda, marchiandola di rosso quando si levarono. I gridolini entusiasti di Dany gli rimbombarono nella testa, inducendolo a continuare. Irruppe con maggior forza nella caverna vellutata, spingendo e spingendo con sempre più passione. Ad ogni spinta Daenerys urlava, veemente come solo lei sapeva essere, bruciante di passione. Anche lei spingeva in amplessi concitati aggrappata al suo collo. I loro visi si fronteggiavano e si lasciavano e volte si saldavano in un bacio.

Ogni volta che i loro corpi si scontravano Jon sentiva quello di Dany palpitare d'amore e i suoi polmoni riempiersi del suo profumo in profondi respiri. Lui faceva lo stesso affondando il viso nella pozza lunare dei suoi capelli, ispirando quell'aroma che era suo e soltanto suo, e intingendosi nell'olio dothraki del quale erano unti.

La voleva, la desiderava, la bramava con tutto sé stesso.

Dal collo, le gambe scesero a fasciargli la schiena come bende rosa e aggrappandosi al suo collo Dany si alzò. Jon fece scivolare le sue gambe sotto le sue natiche e le allungò. Si ritrovò con Daenerys incollata addosso come una vivente armatura umana e con il cazzo rialzato che la perforava fervorosamente. Le mani di Dany gli cinsero il viso e gli fecero le guanciotte mentre le sue labbra si posarono sulle sue, mordendole impetuosamente e fondendo le loro essenze in un connubio esaltato.

"Ti ho rilassato mia regina?" Quando le loro bocche si lasciarono i respiri di entrambi erano affannati.

La fronte di Dany si posò sulla sua. "Fino a fondo mio re, sei veramente un maestro."

Jon le sorrise. "Quindi questo significa che per oggi abbiamo chiuso con tutti quei documenti noiosi? E che domani mi offrirai l'onore di un ballo?"

"Certo che lo farò! Con chi altri dovrei ballare se non con il mio amatissimo sovrano?"

Si distesero sul materasso. Le lenzuola tutt'intorno a loro erano stropicciate e fuori il cielo era un nero velo decorato dai luccicanti diamanti delle stelle. Le tende di lino del loro letto a baldacchino facevano trasparire il baluginare ardente delle candele.

"Però..." La mano di Dany calò in quel morbido mondo e artigliò con forza il pene di Jon. Un sussurro di gioia sfuggì dalle sue labbra quando quel caldo guanto si strinse intorno al sacchetto del suo seme. "... non pensare di cavartela così ogni volta che ti scoccia lavorare. Quando questi giorni di festa saranno conclusi ricominceremo e ti incollerò alla sedia se tenterai di distrarti ancora."

"Wow... come siamo lavorativi..." Jon cinse le sue spalle con un braccio e attirandola a sé la baciò sul capo.

"Anche se il nostro regno è ricco ed è in pace non significa che ci sia meno lavoro da fare Jon Snow."

Jon posò il mento sulla sua testa e chiuse gli occhi, inalando la fragranza post sesso della sua Dany. Rimaneva bellissima in ogni cosa che faceva, la sua bellissima Dany...

"Domani ti farò roteare fra le mie braccia come mai hai visto mia regina." Il respiro della sua regina era lento, una deliziosa nenia. "Anche se sono un pessimo ballerino, ma vedrai come ti farò roteare..."

"Oh ne sono certa mio re." Anche se le sue palpebre erano abbassate, Jon era certo che le ametiste di Dany in quel momento si fossero sgranate, scintillando alla soffusa luce delle candele e che un bianco sorriso avesse fatto la sua comparsa sul suo volto. "Vedi soltanto di farmi venire il voltastomaco dopo tutte quelle giravolte."

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