Ultimi giorni nell'attesa

I respiri dei suoi figli si alzavano e abbassavano all'unisono come un gruppo di tamburi, ma, a differenza di essi, erano flebili e gradevoli all'udito. Dispersi nel mare candido delle lenzuola dei loro genitori, Rhaella, Aemon, Daeron e Alysanne restavano saldamente aggrappati all'ancora del sonno nonostante tagli di luce fossero già stati inflitti al pavimento, annunciando l'arrivo del giorno. Adesso che il sole si era innalzato nel cielo, sorridendo al mondo con il suo giocondo e brillante faccione, il nero delle ombre aveva progressivamente lasciato il posto al verde degli arazzi, all'ocra delle pareti e al rosso dei tappeti. Daenerys girò il viso, scontrandosi alla sua sinistra con un marito altrettanto radicato nel sonno.

Jon dormiva con il viso sepolto nel cuscino e un braccio levato contro lo schienale nel letto. Fortunato lui, nel suo ventre non dimorava un folletto malizioso che perennemente si girava e rigirava, scalciando e non cessando mai un attimo la sua ghiottoneria. Jaehaerys si era dimostrato, fino ad ora, il suo figlio più ostinato. Dany ringraziò gli Dei che la data prestabilita per la sua nascita fosse sempre per vicina. Non sarebbe riuscita a tollerare un altro ciclo di luna con lui.

"Mamma?..."

Uno sbadiglio e una palpebra stropicciata e Rhaella Targaryen si levò dal materasso, i suoi capelli un garbuglio di fili neri paragonabile soltanto a quello di suo padre. Dany le sorrise. Alla mattina la sua bambina era totalmente diversa dalla creatura birichina che si sarebbe rivelata in seguito durante il corso della giornata. All'aurora, Rhaella era ancora permeata del profumo invisibile dei sogni ed era la più calma e buona delle fanciulle. Dany cercò di ammirarla oltre la collina del suo grembo. Un lembo della camicina da notte le ricadeva dalla spalla, lasciandola scoperta e conferendo ulteriore lunghezza a una manica che seppelliva così una manina del suo tesoro. Rhaella sbadigliò di nuovo.

"Buongiorno amore mio." La salutò Dany. "Hai dormito bene?"

Si domandò come avrebbero risolto il problema del letto una volta che Jae fosse venuto alla luce. Ogni loro figlio era ben accolto fra le loro coltri, eppure fare spazio per ben cinque bimbi e un metalupo si annunciava un'impresa assai ardua. Il loro breve dialogo destò anche Aemon, che si raggomitolò come un gattino accanto alla coscia di Dany, sfregandovi poi il capo contro.

Rhaella annuì. "Ho sognato di volare."

"Davvero?" Alysanne sonnecchiava in mezzo al corpo suo e di Jon, Daeron aveva invece trovato spazio su quel cuscino vivente e bordato di pelliccia che era Spettro. "Devo dedurre che si sia trattato di un sogno bellissimo."

"Fantasmagorico." Da quando aveva imparato a pronunciare quella parola senza intoppi, Rhaella la utilizzava spesso. "C'eravate anche te e il papà ed Aem e Dada e Aly e il fratellino. Jae ci guidava sull'erba alta insieme ad altri bambini che io non conoscevo e l'erba..." Le sue pupille luccicarono briose. "... l'erba era fatta di smeraldo e di rubino e di zaffiro e persino d'oro e d'argento!"

Lo Stallone che Monta il Mondo mostra ai suoi consanguinei le terre del suo khalasar. Dany si immaginò Jaehaerys da adulto, la copia identica di Jon, un Khal dell'Ovest con l'aspetto del Nord, vissuto nel Sud e che imperava nell'Est. Pensò anche a Rhaego, al figlio strappato dal suo grembo senza neppure un alito di vita ad animarne il corpo, ma il suo pensiero mutò subito in quello di un neonato vivo e rubizzo. In quello di Jae. Si passò una mano sulla curva che ormai l'aveva confinata a letto. Con un calcio, il suo piccolo khalakka rispose.

Nel frattempo, Alysanne e Daeron aveva raggiunto i fratelli maggiori e avevano dischiuso le loro palpebre, riprendendo affinità con il mondo. Solo Jon mancava all'appello, ma Dany non aveva alcuna intenzione di svegliarlo. In quei giorni stava lavorando come un pazzo, donando anima e corpo affinché nessun pensiero di governo sfiorasse la mente di Daenerys, specialmente ora che il posto di Primo Cavaliere era vacante e le più illustri personalità del reame continuava a giungere alla Capitale nella speranza di aggiudicarsi il prestigioso ruolo. Un momento di requie se lo meritava ampiamente. Quel giorno, Dany aveva già deciso, avrebbe trascorso un giorno di riposo con la sua famiglia. A discapito delle sue intenzioni, Alysanne picchiettò la manina su un gluteo del suo papà.

"Lasciate dormire il papà bambini, ne ha bisogno."

Quasi come una risposta, un russare soffocato giunse dal cuscino. Accennando una risatina, Dany protese un braccio verso la capigliatura nera del suo sposo e solleticò quei riccioli amati, beandosi dell'espressione addormentata di Jon Snow. I lineamenti del suo Jon si contorsero e, lentamente, due iridi grigie di schiusero ad incrociare le sue d'ametista. Sollevando il viso dal cuscino che ormai ne aveva assunto la forma, Jon soffocò uno sbadiglio.

"Ben svegliato Jon Snow, passata una bella notte?"

Con le palpebre ancora socchiuse, Jon mugugnò qualcosa simile ad un: "Sì..." E poi ripiombò dritto sul cuscino.







Fecero colazione con frittelle, marmellata di lamponi e fette di torta a limone sul loro balcone. I gemelli, da poco iniziati all'arte delle posate, si dimostrarono molto abili nell'impugnare un cucchiaio, Aemon e Rhaella mostrarono ai genitori la lezione appresa il giorno prima: come scrivere i loro nomi e, nel bel mezzo di tutto ciò, Jon osservò Dany sorridente.

"Che succede amore mio?"

Il rosmarino era profumato, La glicine in boccio e il cielo limpido, sgombro di qualsiasi nube. Sotto il tavolo le dita di Jon si intrecciarono nelle sue.

"Te l'ho già detto quanto ti amo?"

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