Trecce

I giardini erano un tripudio quel pomeriggio e esaltavano tutta la gloria della natura. I rami degli alberi erano piegati da frutti maturi, arance, limoni, mele e pere grossi quanto il pugno di un uomo. Le fronde argentee degli ulivi stormivano alla brezza e si affacciavano sul mare. Il gorgoglio delle fontane e il cinguettare degli uccelli fra i rami creavano un'incantevole musica di sottofondo.

I giardini profumano di mirto e di lavanda e i capelli di Jon di olio. E Daenerys, di quell'olio, li stava ungendo. A dire il vero stava ungendo la treccia, la treccia che lei stessa aveva realizzato per donare maggiore forza al suo sposo durante il periodo della sua malattia. Una treccia dothraki con una tintinnante campanella d'argento ad essa legata, una capigliatura che simboleggiava la prodezza sul campo di battaglia. Seduta con Jon all'ombra di un olmo, Dany teneva un occhio fisso sulla treccia e un altro sui bambini che si stavano rincorrendo nel prato vicino.

Rhaella e Aemon inseguivano Spettro ridendo mentre Daeron e Alysanne sonnecchiavano nel loro cestino di vinimi, pienamente sazi dopo una buona dose di latte materno a testa.

Un tempo compivo la medesima azione per Drogo, intrecciavo i capelli del mio Sole-e-Stelle, li ungevo con l'olio delle pianure e vi legavo ad essa una miriade di campanelli significanti una miriade di vittorie. Lunga e nera era la treccia di Drogo, un serpente strisciante nella notte. Quei capelli lasciati liberi l'avevano avvolta come una coperta per tante, infinite notti e quelle campanelle avevano invaso i suoi sogni mentre Drogo giaceva al suo fianco. Ora, i capelli che le facevano compagnia durante le notti erano quelli di Jon, ricci e corvini. Era lui ad essere il Khal del suo cuore, il possente guerriero invincibile.

"Non me la taglierò mai." Affermò Jon. "La lascerò crescere proprio come i Khal dei tuoi racconti e ad ogni nostra unione sarai libera di scioglierla. Tutti vedranno il coraggio del tuo Re."

Oh ma io l'ho già visto tante volte. Dany gli sorrise e concluse il suo lavoro. "Tu hai già infuso in te tutto il coraggio del mondo."

Jon girò il viso verso di lei. Un raggio di sole colpì le sue iridi e il colore che conferì loro ricordò a Dany quello di una soffice nebbia autunnale. "No, tu sei la persona più impavida mai esistita Daenerys Targaryen."

La baciò. Le dita unte di Dany atterrarono sull'erba e la sua schiena incontrò il tronco dell'albero. La lingua di Jon affondò nel suo palato, viaggiò sui suoi denti e assoggettò la sua in uno scontro vischioso. Dany sentì le sue mani stringerle i seni e strizzarle i capezzoli pur essendo quest'ultimi coperti dal del morbido lino. In mezzo alle sue gambe qualcosa si infiammò. Il suo Drago era focoso quel giorno...

"I dothraki sono tornati nel loro amato Mare." Dichiarò Jon quando ebbe finito. Lui se ne stava adagiato sulle ginocchia di lei e Dany, con infinita tenerezza, giocherellava con la campanella intrecciata nei suoi capelli. "Sono pronto a scommettere che molti sono rimasti fedeli a te, mia coraggiosa e bellissima regina. Ci siamo preoccupati del nostro esercito occidentale dimenticando che tu hai a tua disposizione un esercito orientale. Potremmo utilizzare loro contro la Tigre di Volantis."

"I Dothraki seguono chi cavalca amore mio e io cavalcavo un drago, una creatura ancor più grande dei loro venerati cavalli. Seguono chi dimostra forza e sbaraglia i suoi nemici e io compii ciò con le anziane del Dosh Kaleen e i Figli dell'Arpia a Volantis. Al solo sentir nominare le tue imprese ti bacerebbero i piedi!" Dany rise. "Ma rimangono sempre un popolo guerriero. Dove loro passano non cresce più nulla, popoli vengono sterminati e razzie compiute. Non voglio che Volantis soccomba a un tragico destino."

"E chi ha detto che deve essere così? Tu sei la loro Khaleesi e ubbidiranno a te. Potrai donar loro un ampio terreno nei pressi di Volantis o..."

"Ubbidiranno a me e a te." Lo interruppe Daenerys. "La tua idea mi intriga Jon e nutro delle speranze di compiere un viaggio aldilà del Mare Stretto. Solo con la nostra corte però, non con quei tre volantiani pidocchiosi."

Recentemente, pur di guadagnarsi i favori reali, i due mercanti volantiani avevano regalato una raffinata collana di zaffiri a lei e un pugnale con l'impugnatura di rubino a Jon. Entrambi avevano accettato i doni ma non avevano più rivolto la parola ai due orientali. Il timore di una guerra aleggiava ancora nelle loro menti e avevano altro a cui pensare, il Grande Editto come prima cosa. Durante la maggior parte dei pomeriggi, poi, erano occupati con gli allenamenti di Daenerys. Ogni giorno migliorava sempre di più, diventava agile e scattante come un felino ed era persino diventata capace di far capitolare Jon nella polvere alcune volte. Le vesciche erano scoppiate e scomparse e la spada si era adeguata alla sua mano, diventando un tutt'uno col suo braccio.

"Certamente mia divina regina, anzi ancora meglio: mia Khaleesi."

Dany sorrise e accarezzò la treccia del suo sposo. L'olio le bagnò le dita. "Grazie mille, mio Khal."

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