Timore
In seguito all'attentato molte cose cambiarono nella Fortezza Rossa e fu soprattutto Jon a volere questo cambiamento. Un numero maggiore di guardie cominciò a vagare per i corridoi e il rumore dei loro stivali di pelle sul pavimento cominciò a farsi sentire con sempre maggior frequenza. Ogni volta che Daenerys usciva anche solo nei giardini o nei cortili interni era sempre accompagnata da una scorta. Ma non erano gli unici uomini armati al suo fianco, perché lungo il cammino ne incontrava sempre altri. Uomini vestiti di acciaio dalle espressioni glaciali che al passaggio suo o di Jon battevano le lance o uno stivale sul terreno salutandoli con impassibili: "Vostra Grazia."
Jon ordinò anche che nuove guardie fossero stanziate anche davanti all'ingresso dei loro appartamenti e della nursery dei bambini. Perciò, ogni qualvolta Dany andava a trovare i piccoli o loro venivano da lei, un silenzioso accompagnatore in armatura osservava ogni suo atto. Lei sapeva che era lì per proteggerla e per proteggere Rhaella e Aemon, ma si sentiva comunque violata nella sua privacy. Il cambiamento più drastico fu però proprio quello di Jon. Dal giorno dell'impiccagione dei sicari cominciò a diventare più agitato. Le sue dita tamburellavano sempre su ogni superficie e i suoi occhi vagavano in giro, scrutando ogni cosa con minuziosa attenzione. Sembrava irrequieto, perennemente irrequieto.
Irrequietezza che cominciò a preoccupare Dany una mattina, all'ora di colazione. Il suo lato del tavolo era apparecchiato con cura, i piatti e le posate erano al loro giusto posto, mentre quello di Jon era sgombro.
"Perché non mangi?" Gli domandò Dany a quella vista.
"Non ho fame oggi amore mio." Jon le sorrise. Era un sorriso così pieno d'amore che Dany si sentì sciogliere il cuore. "Tu invece hai bisogno di nutrirti, quindi... mangia la pappa mia regina!"
Non appena il vassoio con la colazione approdò sul tavolo bianco, la Regina in questione ubbidì e inzuppò con piacere il pane caldo nel latte. Per poi notare che la fetta era già stata vittima dei morsi di qualcun'altro. "Jon che cosa significa?"
"Da oggi in poi nelle cucine avremo un assaggiatore." Solo allora Dany notò quale cespuglio fossero i capelli di Jon. Evidentemente quella mattina aveva dimenticato di spazzolarli ed erano usciti ancora più spettinati del solito. "Così non rischieremo il rischio di avvelenamento. Ogni piatto destinato a noi o ai bambini dovrà prima essere assaggiato da una bocca estranea."
A quelle parole Dany ritornò con la mente a Roccia del Drago e a quando il dolore per li morti di Rhaegal e Missandei e la paura di essere avvelenata non le avevano fatto toccare cibo. Ora Jon sembrava essere ricaduto nella sua stessa situazione: il timore dell'avvelenamento impediva al suo sposo di toccare cibo e doveva ricorrere a un assaggiatore. Decise di domandargli se qualcosa lo stesse turbando ma prima che potesse aprir bocca Jon la baciò sulla fronte.
"Ora vado a lavorare. Tu fa colazione con calma."
Lavorare. Ecco un altra cosa che era cambiata in Jon Snow. Le abituali scartoffie che normalmente la sera Dany e lui leggevano e firmavano ora erano tutte nelle sue mani. Non chiedeva aiuto e si ritirava da solo, nel salotto privato, per visionare quella montagna di documenti che sembrava crescere sempre di più ogni giorno che passava. E quell'attività non si limitava solo alla sera, ma anche alla mattina e al pomeriggio. Dopo le riunioni del Concilio Ristretto Jon si allontana da tutti e lavorava per ore, fino a quando della candela sul suo tavolo non rimaneva che un laghetto di cera. Daenerys si diceva pronta ad aiutarlo, pronta a togliergli quel fardello dalle spalle almeno per un po'. "Non puoi fare tutto quel lavoro da solo!" Era la frase che gli ripeteva da giorni. Ma Jon sembrava essere sordo ai suoi richiami e continuava a isolarsi con la sola compagnia di quel mare di documenti, di un calamaio, di una piuma d'oca e di una candela. Ormai le sue mani erano sempre sporche d'inchiostro.
Sospirando, Dany lo guardò andare via con una pila di documenti sottobraccio. Quando la porta si fu chiusa lei tornò a concentrarsi sulla colazione, beh, per quanto poteva concentrarsi su una colazione che era stata già in parte consumata da qualcun'altro. Stava giusto gustando una fetta di pane cosparsa di marmellata di mele quando sentì la porta aprirsi. Si girò con la speranza che fosse Jon, ma fu una speranza mal riposta, perché invece dei grigi occhi del suo sposo, incrociò quelli marroni di Samwell Tarly.
"Perdonate del disturbo Vostra Grazia..." Il giovane Gran Maestro si inchinò e i metalli della sua catena tintinnarono fra di loro. "Ma... ecco... vorrei..."
"Cosa succede Sam?" Dany depose il pane. "Qualcosa di grave?"
Sam ritornò retto. "Cosa? No, non proprio... insomma... sono qui per chiedervi di installare un guardia davanti al mio studio. La notte scorsa vi è stato un furto."
"Un furto?" Dany alzò un sopracciglio.
"Si... ecco... dalla mia mensola di medicamenti. Vedete, in particolari evenienze noi maestri abbiamo bisogno che il paziente sia lucido e attivo e per far questo utilizziamo una sostanza proveniente dal Continente Orientale chiamata caffeina. E il barattolo di questa sostanza è sparito dalla mia mensola. Ho provato a cercarlo in ogni angolo dello studio, ma non ve n'é traccia. E non l'ho mai somministrata a nessuno finora!"
Dany sospirò. Prima Jon e ora furti inspiegabili?! "Non appena giungeranno delle nuove reclute ti prometto che le posizioneremo subito davanti alla porta del tuo studio, ma per ora Sam dovrai accontentarti semplicemente di controllare di averlo chiuso a chiave più di una volta."
Sam se ne andò con un inchino e un sorriso. "Grazie Maestà, grazie mille!"
Quando avvertì i suoi passi allontanarsi oltre la porte, Dany si abbandonò sullo schienale della sedia, preparandosi già mentalmente alla vista di altri uomini in armatura per i corridoi del Castello.
Quando Myanna glielo disse, una sera alla toeletta mentre le stava spazzolando i capelli per la notte, Dany all'inizio stentò a crederci. Sentiva i crini di cavallo della spazzola scioglierle i nodi e rendere i suoi capelli una fluida cascata di luce lunare. Jon ormai veniva sempre tardi o non veniva affatto, dunque il loro rito serale di sciogliere le sue pettinature doveva essere svolto dalle morbide e abili mani della sua ancella.
Myanna sciolse un altro nodo e una ciocca argentata ricadde sulla schiena di Dany, scontrandosi con il purissimo lino della camicia da notte. Come la spazzola ricominciò a vagare nel mare dei suoi capelli, Dany sospirò. Quando si alzava la mattina Jon era già in piedi da un pezzo e di solito lo trovava al tavolo della colazione già al lavoro. Il sorriso con cui l'accoglieva le riscaldava il cuore, ma non il letto. Ad ogni suo risveglio il lato di Jon era freddo, come se non si fosse adagiato. Eppure, quando Dany riusciva a rimanere sveglia fino al suo ritorno, lui le si stendeva accanto e le augurava la buonanotte con un dolcissimo bacio.
Ma dormirà davvero? Si domandò guardando il suo riflesso nello specchio. Visti gli ultimi comportamenti del consorte, la risposta sembrava no. Jon era sempre più agitato, sempre più nervoso e sempre più magro. Ogni mattina trovava una scusa per saltare la colazione e successivamente anche il pranzo e la cena. Dany gli aveva fatto recapitare i pasti nel salotto privato, ma tornavano sempre indietro intatti e ormai freddi. Per non parlare poi delle riunioni del Concilio. Qualunque fosse l'argomento trattato, Jon alla fine riusciva sempre a portarlo sulla congiura, sui possibili nemici e sul bisogno di rafforzare ulteriormente il controllo nel palazzo.
Se va avanti così ci ritroveremo delle guardie anche in bagno. Questo pensiero buffo riportò un po' di sole nella sua giornata.
Myanna non mancò di notarlo. "Siete felice Vostra Grazia?"
"Era solo un pensiero sciocco Myanna, giusto qualcosa per ridermi addosso. Ma posso farti una domanda?"
"Certamente Vostra Grazia!" Alla luce delle candele accese il suo sorriso sembrava essere fatto d'avorio. "Potete chiedermi qualunque cosa."
"Beh..." Oh andiamo sei la Regina, puoi chiedere qualunque cosa. "Anche il resto della corte ha notato lo strano comportamento del Re di recente?"
Myanna si morse il labbro e distolse per un attimo lo sguardo. "Posso dirvi quello che si dice in giro Vostra Grazia? Posso essere autorizzata a dirvi dei pettegolezzi di palazzo?"
Pettegolezzi di palazzo. Daenerys non li aveva mai sentiti prima. "Sì, racconta."
"Dunque, le guardie che sostano fuori dalla vostra porta e davanti alla nursery dei principini reali, mi hanno informato che il Re di notte non dorme. Poco dopo che è rientrato da voi, esce munito di una candela, e con quella comincia a vagare nel corridoio. Si ferma per un attimo dai principi e li osserva addormentati nelle loro culle, poi ricomincia il suo vagabondaggio. A volte ritorna nel vostro salotto privato e ricomincia a lavorare, ma quasi ogni notte rientra nella vostra stanza, prende una sedia e veglia su di voi. Ha paura che qualcuno venga a uccidervi nel sonno."
Cosa?! Ecco allora perché il suo letto era freddo, non perché Jon si alzasse ore prima di lei, ma perché non si alzava proprio! E questo preoccupava molto Dany. Si soffocava di lavoro e non riposava neanche un attimo... no, non stava affatto bene e se questo poi Dany ci sommava questa sua continua ansia di un altro attentato alle loro vite... che stesse diventando paranoico?
No, è impossibile, Jon farebbe qualsiasi cosa pur di sapere che io e i bambini siamo al sicuro, ma così è esagerato. Già, era un pensiero stupido, Jon non stava diventando paranoico, era solo un po' stressato, tutto qui. Gli avrebbe chiesto di rilassarsi un po' e poi si sarebbe fatta dare da Sam una bella fiaschetta di latte di papavero per farlo e dormire tranquillo.
Ringraziò Myanna e chiuse gli occhi, concentrandosi sul spazzola che stava liberando il suo capo argenteo da odiosi nodi.
Ciononostante volle comunque verificare se quei pettegolezzi erano veri. Quella notte attese Jon a letto e fece finta di dormire. Dovette aspettare un po', ma alla fine Jon arrivò. Dany sentì la porta aprirsi e gli stivali di Jon calpestare il pavimento diretti verso di lei. Cercò di dare l'impressione di essere profondamente addormentata anche quando percepì il viso di Jon a pochi centimetri dal suo.
"Oh mia dolce Dany..." La mano ruvida di Jon le accarezzò la fronte. Pur avendo gli occhi chiusi Daenerys percepì l'inchiostro fresco sulle sue dita. "Nessuno oserà farti più del male finchè ci sono io. A te e ai bambini. Vi difenderò a costo della mia stessa vita."
Un bacio arrivò sulla sua fronte e Dany decise di far finta di averlo percepito nel sonno. Mosse lievemente il capo sul cuscino e questo servì perché Jon si allontanasse da lei. Nell'oscurità, il suono dei passi sembrò essere puntato ancora una volta alla porta. Una porta che poco dopo si richiuse. Fu allora che Dany si alzó e corse alla serratura. Oltre lo spioncino ardeva la fiammella di una candela. Una candela che successivamente si mosse, lasciandosi dietro una scia di fuoco, e si scoprì che a tenerla in mano era proprio Jon Snow. Jon uscì fuori dal suo campo visivo e il buio ritornò a dominare aldilà della porta, ma dalla direzione che aveva preso sembrava essersi diretto verso la nursery.
Allora era vero. Jon non dormiva, ma se ne andava in giro per il palazzo preoccupato per l'incolumità dei suoi cari. E per i suoi cari era pure disposto a sormontarsi di lavoro, se questo avrebbe implicato la loro sicurezza e la loro tranquillità. Voleva che lei e i bambini stessero calmi, senza doversi preoccupare di documenti o attentati. Ma non si rendeva conto che prima o poi il suo corpo non avrebbe più retto? Si stava facendo del male da solo...
I passi ritornarono a farsi sentire nel corridoio: Jon stava ritornando. Fulminea, Dany ritornò a letto, riprendendo la stessa posizione addormentata di prima. E fu così che Jon ritrovò quando rientrò. Dany lo sentì alzare qualcosa e deporre quel qualcosa accanto al letto. Molto probabilmente era una sedia, ma a occhi chiusi Dany non poteva dirlo. Da lì in poi la notte fu silenziosa. L'unico suono che ogni tanto irrompeva nell'aria immobile era un borbottio. Il borbottio dello stomaco di Jon. Lui cercava di farlo tacere:
"Zitto! Non sveglierai Dany!"
Ma perché? Ti sta solo giustamente dicendo di mangiare. Non mangi da giorni Jon e nulla è avvelenato...
Finse di girarsi nel sonno e provò ad aprire di poco le palpebre. Con gli occhi socchiusi Dany vide Jon torreggiare su di lei. I suoi occhi erano aperti, fissi su di lei, due perle grigie scintillanti nelle tenebre insieme agli occhi di rubino del pomolo di Lungo Artiglio. Jon se ne stava seduto accanto a lei con la spada vicino, pronto a difenderla nel caso fosse successo qualcosa.
La mattina seguente provò a parlargli. Lo trovò al tavolo della colazione mentre stava compilando un documento. Al posto del piatto e delle posate vi erano calamaio, una pila di fogli e un leggio portatile in legno che stava agevolando la lettura. La penna d'oca restava sospesa nella sua mano in attesa di posarsi sulla pergamena e le iridi cerchiate di nero di Jon seguivano con attenzione ogni singola parola. Tuttavia, quando la vide arrivare, i suoi occhi si alzarono da quei ghirigori d'inchiostro e incrociarono quelli di Daenerys con uno sfavillante sorriso.
"Buongiorno amore mio! Dormito bene?"
La abbracciò con amore e la baciò sulla guancia, ma Dany riuscì solo a sentire le mani magre, troppo magre. "Benissimo e tu? Hai dormito?"
"Certamente! Come un ghiro. E mi ha dato una bella carica per ritornare al lavoro!"
Le profonde occhiaie scure sotto i suoi occhi raccontavano un'altra storia. Dany gli prese il viso fra le mani ottenendo da Jon uno sguardo confuso. "Non è vero, tu non dormi e non mangi da giorni. Ti stai sovraccaricando di lavoro e se andrai avanti così finirai per crollare..."
Jon prese una sua mano e donò un appassionato baciò sul palmo. "Io sto bene. Voglio solo che tu e i piccoli stiate al sicuro, se dovesse succedere una cosa simile alla congiura del Tempio non me lo perdonerei mai."
"Ma questo non giustifica il morire di esaurimento!" Perché non la capiva? Stava dicendo ciò per il suo bene! "Jon, ti prego, questo pomeriggio stenditi un attimo."
Lui sospirò prima di ritornare a sorriderle. "Per te questo e altro mia regina, ma adesso perdonami, ho del lavoro da fare."
E detto questo prese i documenti, il leggio e il calamaio e uscì, lasciando Dany sola.
Promessa che diversamente dalle altre di Jon Snow non fu mantenuta. Jon si stese sì un attimo, ma visto che Dany nella promessa non aveva specificato il dormire, lo fece per lavorare in una posizione più comoda. Ormai Dany aveva capito chi aveva rubato la caffeina dai medicinali di Sam, ma non poteva farci niente. Con o senza caffeina Jon continuava a diventare sempre più nervoso. Ogni giorno che passava l'inquetudine in lui cresceva. Spesso si piazzava davanti alle finestre e osservava fuori silenzioso per ore.
Una volta Daenerys lo beccò a parlare contro il muro e quando gli domandò con chi stesse parlando la risposta di Jon fu un confuso: "Con... mmh... con la... la mamma..."
Ma Lyanna è morta da anni. Che stesse avendo pure delle allucinazioni?
Per quanto ogni giorno Dany lo implorasse di mangiare e di dormire, Jon continuava il suo ritmo incessante. E le conseguenze di questo ritmo si riflettevano sul suo comportamento. Un pomeriggio lui e Dany erano nella nursery a giocare con i bambini e una servetta che stava pulendo un vaso di ceramica su un mobiletto lo fece cadere per sbaglio. I cocci finirono a decorare il pavimento e la rabbia di Jon per quell'errore fu incontenibile.
"Che cosa intendevi fare?! Ferire la Regina e i principini?!"
Spaventata, la ragazzina si ritirò in un angolo. Jon troneggiava su di lei con gli occhi rossi dalla rabbia. "Volevi far loro del male con quei pezzi appuntiti? O forse nascondono un veleno? Chi è che ti ordinato di farlo?!"
Dany dovette urlargli più volte di smetterla, perché stava spaventando quella povera creatura e anche Rhaella e Aemon. Successivamente si profuse un profonde scuse con la vittima della furia del marito. Ma non fu solo l'unico episodio di stranezza da parte di Jon. A una riunione del Concilio Ristretto si mise a parlare animatamente con un sedia vuota. Ci volle la mano di Ser Davos ondeggiante davanti al suo campo visivo per farlo smettere.
"Con chi state parlando Vostra Grazia?" Domandò con voce preoccupata l'anziano contrabbandiere.
"Con..." Per un secondo Jon non parve non riconoscere i volti di chi aveva di fronte. "Con Robb, qui c'era Robb..."
A quel punto Dany fu certa di non riuscire a sopportare oltre quella situazione.
E non si ritrovò sola. Perché anche Tyrion, Davos e Sam erano seriamente preoccupati per la salute, sia mentale che fisica, del loro sovrano. Perciò un pomeriggio Jon fu convocato nella Sala del Concilio Ristretto e si ritrovò dinanzi la moglie e i tre consiglieri.
"Jon..." Fu Daenerys a cominciare, avvicinandosi lentamente a lui. "Siamo molto, ma molto, preoccupati per te."
Una risata sgorgò dalla gola di Jon Snow e fece gonfiare le guance scarne. I suoi capelli erano aggrovigliati in un modo non umano. Da quanto non vedevano una spazzola? O un bagno? "Ve l'ho già detto: sto bene. Voglio solo che quello che è successo nel Tempio non ricapiti mai più. Nel mondo là fuori ci sono tanti nemici e anche qui dentro! Tutti possono farci del male Dany! Tutti possono tradirci!"
Ma cosa stai dicendo? La pena stringeva il cuore a Dany al vederlo ridotto così. Si avvicinò a lui e gli strinse le mani. "Ti prego, ti scongiuro, piantala con questa pazzia! Stai diventando paranoico!"
"Io?! Paranoico?! Io non sono paranoico, io ho paura per la nostra famiglia! Ti ho perso una volta e non succederà ancora! Non succederà ancora!"
Dany vide un luccichio liquido comparire in quelle iridi cerchiate di nero. Lui ci teneva davvero, ma non poteva andare avanti così. Sospirò. "Mi dispiace Jon, ma lo faccio per te."
E facendo un segno ordinò a Sam e Davos di fiondarsi su di lui. Il vecchio lo teneva fermo da dietro mentre il giovane gli versava in bocca il latte di papavero. Come fu liberato Jon si spinse in avanti, aggrappandosi allo schienale di una sedia. Osservò Dany prima che le sue palpebre cominciassero a farsi pesanti. Crollò sul pavimento, finalmente addormentato dopo giorni. Dany gli si inginocchiò accanto e fece sì che il suo capo si posasse sulle sue ginocchia. Visto da vicino Jon appariva ancora più esausto, con delle occhiaie scavate fino alle guance e il viso scavato dal digiuno di un pallore anormale.
Tuttavia nel sonno sembrava essersi calmato e il suo respiro ritmico ne era la conferma. Daenerys gli accarezzò la fronte e rialzò la testa per parlare con Sam.
"Ha bisogno di farsi un bagno."
Detto fatto. Jon Snow fu trasportato come un sacco di patate sulla spalla di una cavaliere della Guardia Reale verso i suoi appartamenti. Lì ad attenderlo vi era una vasca d'acqua calda fatta preparare per lui da Dany. E fu proprio lei a lavarlo mentre lui giaceva addormentato in quel letto bollente. Dopodiché passò al letto reale e fu ricoperto da soffici e morbidi coperte.
Dany rimase lì ad osservarlo e gli strinse la mano.
Vedi di non farmi mai più preoccupare così. Noi siamo protetti, noi siamo dei draghi e nessuno riesce a sfuggire alla furia del drago. Grazie comunque per l'amore che dimostri, anche se ci sono modi un po' meno drastici di farlo.
Sapeva che era impossibile, ma sperò comunque che la sua mente avesse trasferito questo messaggio a quella del suo Jon. Il sorriso assonnato che comparve sulle sue labbra sembrò esserne la conferma.
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