Sulla strada di casa
"Mamma... non voglio..."
Stropicciandosi gli occhi, un mezzo addormentato Aemon Targaryen strinse la mano della sua mamma. Sorridendogli e tenendo con il braccio libero Daeron a sé, Daenerys scostò i teli della tenda. Un'alba accecante la accolse. Il sole, come un tappeto dai fili rossi, gialli e arancioni, aveva coperto completamente Vaes Dothrak. Sotto quella luce ogni singolo edificio sembrava essere fatto d'oro.
"Mmh... Mamma... non voglio andare...via..." Aemon sentiva terribilmente la nostalgia del letto, altra caratteristica in comune con il suo papà. "Mamma..."
Dany si abbassò al suo livello, beandosi della vista del visino assonnato del suo piccino. "Dobbiamo tornare alla Fortezza Rossa cucciolo mio. Adesso tu, Rhaella, Alysanne e Daeron farete la nanna nel carro, d'accordo?"
Aemon annuì e, dopo essersi stropicciato per l'ennesima volta gli occhietti, emise un sonoro sbadiglio. Riprendendolo per mano, Dany continuò sul suo cammino. Discese la collina che fino ad allora aveva ospitato la tenda sua e di Jon. Alle pendici l'aspettavano il suo re con Rhaella e reggente fra le braccia un'addormentata Alysanne. Jon le venne incontro con un candido sorriso.
"Siamo pronti per lasciare questo magnifico posto e far dormire questi piccoli ghiri?"
Dany si era già preparata mentalmente a dire addio per la seconda volta a Vaes Dothrak, alle sue stradine tortuose di fango e di polvere, ai suoi mercati schiamazzanti e carichi di euforia, ai dothraki dalla pelle di bronzo che vi cavalcavano protetti dalla Madre delle Montagne e alla pozza d'acqua scura che era il Grembo del Mondo, eppure ora, mentre il suo sguardo si soffermava per un ultima volta su tutto questo, una profonda tristezza calò sul suo animo. Quel luogo racchiudeva così tanti ricordi..."
"Torneremo qui..." Cercò di mettere un freno al groppo che stava facendo su e giù per la sua gola. "... vero Jon? Vivremo ancora come dei dothraki e.. e-e questo non è un addio, m-ma un arrivederci..."
Jon la strinse a sé con infinito amore e Dany bagnò involontariamente la sua giubba. Ormai era tornata ad assaporare quelle antiche emozioni che pensava fossero bruciate insieme al cadavere di Drogo e adesso a quelle emozioni doveva voltare le spalle... perché? Perché non poteva trottare ogni giorno nell'erba alta con la sua cavalla d'argento o vedere gli arakh alzarsi e bere avidi la luce del sole nella loro lucentezza? Il bacio di Jon su suoi capelli fece diminuire il numero delle sue lacrime.
"Certo che ci torneremo amore mio! Cavalcheremo ancora e nell'erba e ci uniremo corpo e anime sotto stupefacenti volte stellate e poi il bambino che porti in grembo è lo Stallone che Monta il Mondo! Che viva ad Approdo del Re o nella profondità del Mare Dothraki, il suo destino sarà il medesimo e un giorno il nostro khalasar sarà sotto il suo controllo. Torniamo alla radura dell'albero di limoni, non sei contenta?"
"E alla porta rossa..." Al suo sogno primordiale, il suo piccolo khalakka avrebbe giocato all'ombra dell'alberello di limoni, ben al riparo sotto le sue fronde e protetto da dei meravigliosi fratellini, gli altri suoi piccoli dothraki. Con un sospiro, Dany mise da parte i suoi timori e la sua malinconia e osservò felice il suo re. "Va bene, sono pronta. Torniamo ad Approdo del Re."
Il khalasar si mise in marcia, un corteo di cavalli, di uomini con campanelli tintinnanti nei capelli e di carri dalle ruote lignee che, per quanto fossero agghindati con importanti vessilli del Continente Occidentale, non erano esenti dai tipici scossoni della strada. Si fermarono solo quando il sole era ormai giunto al termine del suo giro nel cielo e pallidi astri iniziarono ad avvistarsi. Vicino alla radura prescelta per la loro sosta un esile fiume tagliava in due la terra, come una ferita argentea e carica di pesci guizzanti.
Il gorgoglio dell'acqua fece da sottofondo al bagno di Daenerys. Bagno che non compì da sola, perché Rhaella e Aemon si mostrarono desiderosi di sguazzare nell'acqua con la loro mamma. Dany e le sue ancelle lavarono loro primi, ricoprendoli di schiuma dalla testa ai piedi e lasciando scivolare sulle loro testoline ricciolute e non una calda cascata d'acqua. Jon non era lì con loro, ma era partito alla testa di un corteo di caccia.
"In zone paludose come queste gli aironi fanno i nidi." Le aveva detto con l'arco in spalla prima di congedarsi da lei. "E io intendo far sì che la testa piumata di uno di quegli uccelli spilungoni incontri le mie frecce. Vedrai, te ne porterò uno al tuo cospetto, cucineremo la sua carne sul fuoco e con le sue piume realizzerò un mantello per te, mia bellissima regina e Khaleesi!"
Promessa alla quale, Dany era certa, il suo sposo avrebbe tenuto fede. Si lasciò lavare i capelli da Myanna e la schiena da Juti e infine Kily versò nell'acqua qualche goccia di profumo di giglio. Daenerys chiuse gli occhi e si crogiolò in quella coperta d'acqua. All'altro capo della vasca i suoi figli maggiori stavano trovando diletto nel far tuffare i loro lupi e i loro draghetti di legno. Le loro grida di divertimento fecero nascere un sorriso sulla mente di Dany.
I miei bambini, i miei gioielli. Fin dalla più tenera età il loro bagnetto era stato assistito dai loro genitori. La primissima volta, quando Rhaella era ancora una neonata di pochi giorni e dal pianto facile, il caos aveva avuto il predominio e sia Dany che Jon erano usciti più bagnati della bimba. In seguito, come per pappe, cambio di panni e giochi, ci avevano preso la mano e adesso, dopo ben quattro figli, Dany sarebbe stata capace di compiere ogni singola azione ad occhi chiusi. Lei e Jon volevamo che ogni attimo trascorso con i loro pargoli fosse unico e speciale. Come unici e speciali sono i nostri figli. Essi sono tutti benedizioni scese dal cielo per noi e per la Casa Targaryen.
Se così era gli Dei dovevano adorare lei e Jon e la loro Casata come pochi altri! Jon era più fertile di un toro e un anno sì e uno no Dany gli donava un bimbo. Ma dopo Jaehaerys si erano prefissati di aspettare un po' prima di tentare un'altra gravidanza... se gli Dei non la pensavano diversamente, era ovvio.
Quando Dany, Rhaella e Aemon uscirono dalla vasca i principini furono sottoposti a un'intesa azione di sfregamento ed asciugamento da parte della mamma e delle sue ancelle. Da minuscoli teli passarono ai loro abiti notturni e raggiunsero i gemellini sulla stuoia adibita ai giochi. Dany, invece, si fece portare la pelle dello hrakkar, il leone bianco delle pianure, che Jon aveva cacciato per lei. La bestia era stata grossa dieci volte lei e nel suo pelo Dany si sentiva piccola piccola, ma quella pelle sapeva di Jon. Sapeva di lui, del suo profumo di crine di cavallo, di pini nordici e di sudore. Stringendosela intorno al corpo e lasciando che la testa albina dell'animale coprisse la sua, Dany aveva l'impressione che fosse Jon a stringerla e che posasse il suo mento sul suo capo.
Si abbandonò sulla stuoia senza abbandonare la pelliccia e cadde in un sonno tranquillo, nero e denso come l'inchiostro.
Il Mare Dothraki venne anche nei suoi sogni, gli steli piegati dal vento e rilucenti come fili d'argento alla luce delle stelle. Dany camminò in esso, sfiorò l'erba con la mano, ascoltò il suo fruscio e i suoni delle bestiole che si animavano con la discesa delle tenebre. Lì un uccello cinguettava, là un cicala cantava alla luna e piena e gravida di luce e lì i passi felpati di qualche grande felino, un leone o un puma, cadevano morbidi sulla terra.
Gli zoccoli che Dany udì avvicinarsi non erano morbidi, ma tamburellavano il terreno con impeto, quasi a volerlo distruggere. In men che non si dica un portentoso stallone nero, identico in tutto a quello di Jon se non fosse stato che quello del suo sposo aveva il nero interrotto da una gemma bianca sulla fronte, si stanziò davanti a lei. E sulla sua groppa...
No, non è possibile, io ti ho visto bruciare. Khal Drogo, il suo cuore prese a battere impetuoso contro la sua cassa toracica.
"Yer Jalan Atthirari Anni." Luna della mia vita. Da quanto non sentiva queste parole? Delle lacrime le affiorarono agli occhi e presto le sue ametiste affogarono in un mare salato. Drogo smontò da cavallo e si avvicinò a lei. Quando la sua mano callosa e dura come il cuoio le accarezzò la guancia un brivido le percorse la spina dorsale. Gli occhi di Drogo erano neri e caldi.
"S-shekh ma shieraki anni..." Era lui? Era davvero lui o era tutto un folle sogno?
Il dothraki di Drogo ritornò a irrorare il suo cervello come una fonte alla quale non si dissetava da anni. "Hai un uomo buono al tuo fianco, un valente Khal. Lui farebbe qualsiasi cosa per te."
"Lo so." E io farei qualsiasi cosa per lui.
"Trattalo bene, luna della mia vita, è lui l'uomo che il Grande Stallone ha scelto per te fin dalla notte dei tempi. Tu e lui eravate destinati fin dal principio ad essere dei salvatori, dei vincitori, a far risorgere il mondo dal fuoco e dal ghiaccio. Amalo come mai hai amato me, con ogni fibra del tuo essere, con tutta la tua anima. Lui ti ha dato figli e figlie che raggiungeranno la gloria e lo Stallone che Monta il Mondo. Ti ha reso felice. Amalo, luna della mia vita, amalo tanto, amalo fino all'ultimo giorno della tua esistenza..."
I suoni divennero ovattati, Drogo divenne una sagoma dai contorni infiniti in lontananza e il Mare Dothraki sfumò nel nero lago del sonno.
E lì dove prima vi era stato Drogo ora vi era Jon. Jon che sedeva accanto a lei e che la osservava dormire con piume in ogni dove sulla tunica grigia. Come vide le palpebre di Dany sbattere, un sorriso fiorì sulle sue labbra.
"Ben svegliata mia amorevole regina, ho per caso disturbato il suo sonno?"
Dany non rispose, ma gli si fiondò addosso e lo baciò senza sosta sul viso. Jon rise a quel gesto. "Ehi, ehi, ehi? Che succede? Se mi accogli così perché sono tornato con un dannato airone allora devo andare a caccia più spesso!"
"Ti amo." Gli sussurò Dany fra un bacio e l'altro. "Ti amo infinitamente, tu sei il mio Khal Aegon, il mio Aegon sesto, il mio Jon Snow... sei unico ed insostituibile e io ti amo tanto..."
Jon rispose alla stretta. "Anche io, ti amerò fino alla fine due miei giorni amore mio."
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